Sul Dogo Argentino
Vorrei esprimere le mie considerazioni riguardo l’articolo apparso sulla rivista “Amici di Paco” n°60 dal titolo “Tornano le liste dei cani pericolosi?”
Alcuni nostri amici e clienti ci hanno avvisato della presenza di un articolo sulla vostra rivista che parlava di razze canine pericolose, corredato dalla foto del nostro cane Vertigo.
Tale notizia ci ha preoccupato, in quanto è già accaduto che anche a “Striscia la notizia” siano state usate immagini dei nostri cani per introdurre un servizio su cani dogo argentino utilizzati per caccia e combattimenti.
Noi stiamo lavorando da molti anni nella selezione di cani sicuramente sani, equilibrati caratterialmente e dolcissimi, ma anche di famiglie adatte a ospitarli, e, vedere i nostri “bambini” affiancati a tutto ciò che può far ritenere il dogo come un cane pericoloso ed aggressivo ci fa dispiacere perché va contro il nostro lavoro, il nostro impegno, la nostra fatica e il nostro amore per la razza.
Sicuramente il vostro articolo si mostra nettamente contrario a ciò che il Presidente della Codacons ha dichiarato sulle razze potenzialmente pericolose e sulla necessità di riattivare una “lista nera” di cani, ma alcuni lettori possono soffermarsi sul titolo e sulla foto che lo accompagna, lasciandosi influenzare negativamente da tale razza senza proseguire nella lettura. Come si può dedurre dalla foto, i nostri dogo sono molto dolci e affettuosi, attaccati alla famiglia ed equilibrati in mezzo alla gente.
Auspico quindi che il dogo argentino venga sempre più spesso collegato ad avvenimenti piacevoli che possano mettere in risalto le innumerevoli qualità positive che tale razza possiede. Grazie
Luigi Mangia – Dogodelbiancomanto
(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)
Gentile signor Mangia, proprio ieri ero a Sassari all’expo internazionale canina e, grazie alla sua lettera, mi sono soffermata a osservare i Dogo Argentino più di quanto abbia fatto in passato. E ho notato quanto i padroni di questi cani siano cambiati. È cambiata la tipologia: un tempo li si vedeva tutti “tappati” da superamachi, con l’aria truce e il fumetto “Stammi alla larga sennò ti aizzo il cane”. Ora sono i primi a sorriderti, a invitarti ad avvicinarti, a decantarti le meraviglie dei loro cani, e quelli che giocano di più con loro.
Significa che gli allevatori come lei hanno fatto un buon lavoro, non solo selezionando buoni cani, ma anche “selezionando” buoni clienti, che in questa razza non cercano l’aggressività ma l’equilibrio che si raggiunge con una giusta selezione e una idonea educazione.
In effetti l’idea che ci si fa spesso di questi cani (a causa di discorsi fuorvianti) è che siano cani “temibili e aggressivi”. Senz’altro lo sarebbero se non ci fossero persone come lei e altri allevatori appassionati che tendono a esaltare le doti di docilità ed equilibrio.
Resta il fatto che, come lei stesso ha sottolineato durante la telefonata che ci siamo fatti, non sono cani per tutti.
In realtà nessun cane è “per tutti”. Ogni razza (o mix di razze) ha delle caratteristiche particolari (le cosiddette “qualità naturali” di cui parlo anche nel mio libro L’esperta dei cani) che lo rendono inadatto a certe persone e adatto ad altre. Non sto parlando di aggressività, ma di indole e caratteristiche specifiche: un Border Collie non potrà mai essere il cane di un pantofolaio, pena farne un cane frustato e infelice (ne parlavo propri ieri con la mia amica Piera, che da un paio d’anni convive con una splendida Border Collie e per amor suo ha stravolto il proprio stile di vita); un Maremmano Abruzzese non sarà mai adatto a chi abita in piena città e lo porta a sgambare 10 minuti al campetto; un Bovaro del Bernese non sarà adatto a chi desidera l’obbedienza pronta di un Pastore Tedesco; uno Yorkshire Terrier non sarà adatto a chi vuole farne un ninnolo da salotto… anzi, dovrei dire “non sarebbe”, perché purtroppo questa razza intrepida, usata per cacciare i topi dalle miniere e dalle abitazioni dei minatori, è stata “riconvertita” a cane da grembo. Fatto che dimostra l’adattabilità dei cani che, pur di compiacerci, sono disposti a rinunciare alla propria natura per diventare ciò che noi vogliamo. Però provate a lasciare libero uno Yorkshire in piena campagna, a correre in mezzo al fango e l’erba alta… e ditemi se è più felice in questo caso o quando gli tocca fare la bella statuina sul sofà…
Lo stesso Dogo Argentino, così come qualunque cane di forte temperamento, non è adatto a chi non ha sufficiente polso per gestirlo, ma non è nemmeno adatto a chi vuole mostrarsi “macho” agli occhi altrui esibendo il cane che… fa paura, per colpa della nomea che queste stesse persone gli cuciono addosso.
La valutazione dell’acquirente è uno dei punti di forza dell’allevatore serio, che deve cercare chi sappia gestire ma anche valorizzare questi cani come meritano.
Come leggo sul suo sito www.dogodelbiancomanto.it: “Allevare è un’arte e come tale deve essere condotta con cura e passione; non è sufficiente far nascere dei cuccioli per definirsi bravi allevatori; per esserlo, è necessario tener conto delle leggi della genetica, avere nozioni di veterinaria, conoscere la psicologia canina e molti allevatori in ciò non brillano: è perdonabile chi sia in buona fede, ma non lo è chi specula sui cuccioli, trattandoli come una qualsiasi merce da vendere.”
Mi dispiace che, come lei mi ha segnalato, qualcuno abbia letto una (non voluta) associazione tra “cani pericolosi” e Dogo Argentino.
In realtà la foto “incriminata”, che io stessa ho scattato lo scorso aprile all’esposizione canina di Montichiari, ritrae un momento (durato diversi minuti, documentati da una lunga sequenza fotografica) di tenerezza tra un ragazzo e il suo Dogo. Ho fatto quelle foto proprio perché sono rimasta incantata dalla dolcezza e dalla complicità che i due mostravano, e quando abbiamo scelto una foto che accompagnasse l’articolo di Valeria Rossi mi è sembrato il modo giusto per smantellare le teorie della Codacons. Fortunatamente chi ha letto l’articolo, ma anche chi ha guardato bene la foto, non ha frainteso le nostre intenzioni.
Con i più cordiali saluti
Diana Lanciotti