Ricordo di Micia
Cara signora Diana, è passato un mese e mezzo dalla morte della mia adorata Micia, di soli 6 anni, ma lo sconforto, il dolore immenso che provo non si è placato, anzi il vuoto terribile sembra aumentare giorno per giorno. Piango ogni giorno la mia cara Micia, una gattina adottata al gattile che mi ha permesso di vivere anni belli, pieni di sorrisi, serenità. Grazie al mio tesoro, un tesoro di bontà, dolcezza, intelligenza, ho avuto anche più forza per superare momenti molto difficili.
Un giorno felice del settembre 2003 portai a casa questa creatura meravigliosa, dapprima timida, paurosa, poi, via via che passavano i mesi e gli anni sempre più cara, affettuosa: la mia “donnina”. Pensavo che la mia Micia sarebbe rimasta a lungo con noi; ma la cattiveria della vita o la sfortuna ancora una volta doveva colpirmi. Nel giugno 2007 le fu diagnosticata un’insufficienza renale che l’ha portata alla morte nel luglio 2008. Sapevo che non sarebbe guarita, ma pensavo che sarebbe rimasta con me ancora per molto tempo, anche perché con cicli di flebo passavano i momenti di crisi, riprendeva a mangiare e stava benino.
Nell’ultima settimana di luglio il peggioramento era evidente e si capiva che si stava spegnendo. Avrei dato e fatto chissà che cosa perché non accadesse. Mi sento sconvolta, il cuore non ha saputo accettare questa durissima realtà e neanche ora riesce ad accettarla. La mia adorata Micia mi manca tanto, mi mancano i bacini del mattino, i suoi miao ogni volta che le parlavo o che rientravo a casa, mi mancano i sorrisi che mi faceva fare per certe sue pose buffe. Ora è tutto triste e grigio. Per me la luce del sole, la gioia di vivere sono scomparse. Come fare ad accettare che un amore grande sia durato così poco, che uno degli esseri più cari della mia vita se ne sia andato per sempre?
Sono certa che gli animali hanno un’anima, bella, candida, piena di amore, bontà, purezza, ma vorrei avere la certezza che quest’anima sopravvive alla morte. Vorrei la certezza che l’anima bella della mia amata Micia sia in Paradiso, abbia tutta la felicità possibile e che un giorno io possa ritrovarla. Andandosene, ha portato con sé una parte di me, del mio cuore, quella parte che sapeva sorridere, gioire di piccole ma preziose gioie. Ora sono spenta, triste, detesto la vita per questo nuovo e così ingiusto dolore.
Grazie, gentile signora Diana, per avermi ascoltata, so che lei può capire.
Un caro saluto
Giusi S.
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Carissima signora Giusi, ha ragione: io posso capirla. Ma non perché io sia migliore di altri. Semplicemente perché anch’io ho vissuto esattamente il suo stesso dolore e leggendo ciò che mi scrive rivivo i momenti che, più volte nella vita, ho dovuto affrontare.
“Due anni e due mesi. Così poco, così tanto era durata la felicità di averlo con noi. Era troppo unico per poter seguire il destino di tutti i gatti di questo mondo. Troppo unico per crescere, invecchiare e avviarsi al declino come un qualsiasi gatto”. Così scrivevo in “C’è sempre un gatto”, nel racconto autobiografico che dà il titolo al libro di miei racconti sui gatti. Gatti unici. Come era unico il mio Patrick, come era unica la sua Micia.
“Dire Boris è morto mi sembra un’eresia, un controsenso, un’assurdità. Come dire che il sole gira intorno alla terra, che la pioggia cade da sotto in su, che gli animali non hanno un’anima.
L’anima bella e grande di Borois è volata nel paradiso dei cani, che poi è lo stesso degli umani… Da ieri questo mondo è meno bello, senza Boris. Perlomeno il mio mondo.” Così scrivevo di Boris, il mio meraviglioso angelo custode, il giorno dopo la sua scomparsa.
Perché queste autocitazioni? Non di certo per elogiare quanto io stessa ho scritto, quanto per dimostrarle che ciò che lei prova in questo momento è normale e giusto. Non potrebbe non sentirsi così, dopo la scomparsa di un essere tanto amato.
Non ne abbia paura, si lasci andare al dolore, se vorrà recuperare la serenità. Non si opponga al pianto, ai ricordi, se vorrà tornare a sorridere, un giorno.
È dura, cara signora, lo so e la capisco. E lei ha fatto bene a scriverlo, e anche a telefonarmi per raccontarmi della sua Micia. Quando il dolore è così grande è giusto parlarne. Non possiamo tenerlo dentro di noi. Dobbiamo dargli voce, per alleviare il peso di questa angoscia terribile che ci preme sul cuore e sembra volercelo far scoppiare.
Lei dice che si sente spenta, triste. e anche in questo caso la capisco. Dopo la scomparsa di Boris per un pezzo, un bel pezzo, non sono più stata me stessa. Certo, facevo la solita vita, lavoravo, facevo le cose di sempre, ma dentro di me ero, appunto, spenta. Me ne accorgevo un po’ sì e un po’ no. Mi dicevo che forse era normale, che a forza di bastonate la vita mi aveva cambiata e il dolore mi aveva sottratto la voglia di gioire e soprattutto di ridere. Purtroppo nemmeno l’arrivo di Joy, che pure amo con tutta me stessa, è riuscito a rischiarare quell’atmosfera plumbea che ormai si era insediata dentro di me. Poi quest’estate, dopo quasi due anni e mezzo, è successo un piccolo straordinario miracolo. Dal cielo è piovuto (letteralmente) un piccolo storno. Aveva pochi giorni e la caduta dal nido sembrava aver decretato la sua fine. E invece io l’ho raccolto (io che non ho mai avuto un particolare feeling con gli uccellini) e per ben 42 giorni sono stata la sua mamma. È stata un’esperienza straordinaria, che augurerei a tanti di provare. Il mio Oreste (così l’ho chiamato) mi ha ridato la voglia di ridere. Se guardo le foto di me e Boris, tre anni fa, e le foto con Oreste, due mesi fa, rivedo la stessa Diana, finalmente. Con lo stesso sorriso, la stessa luce negli occhi, la stessa consapevolezza (che però non ho mai perso) che la vita è bella, e va vissuta e amata. Sempre. Qualunque cosa accada
Perché le ho raccontato questa mia (straordinaria) esperienza? Per dirle che non bisogna mai disperare. Che la vita è sempre pronta a farci incontrare un piccolo Oreste che, quando meno ce lo aspettiamo, arriva a ridarci la gioia e il sorriso. Senza nulla togliere al ricordo di chi ci ha lasciati e continueremo ad amare.
Un caro saluto
Diana