Ricordando Minù
Cara signora Diana, la mia gattina Minù mi ha lasciata lo scorso luglio ma il dolore è sempre grande e sembra spezzarmi il cuore. Lei era la mia sola compagnia, l’affetto più grande, la gioia, la serenità nella mia vita di solitudine già provata da gravi lutti. Mi ha aiutata a vivere, a sorridere ancora, a gioire delle piccole cose della vita.
C’era con lei un legame magico speciale che solo con alcuni animali si riesce ad avere. Mi dicono che ne parlo come fosse una persona, ma è vero lei era importante come una persona, per lei soffro come per i miei cari che non ci sono più.
La mia Minù aveva 16 anni, buona età per un gatto, ma speravo tanto potesse vivere ancora qualche anno. Avevo tanto bisogno di lei, della gioia, della serenità che con lei solo riuscivo ad avere. Era una piccola cara gattina adottata quando aveva due anni. Tanto più sensibile e dolce di molte persone. Lei che cercava di consolarmi se mi arrabbiavo, mettendomi le zampine sulle spalle o sulla testa. Lei che mi rallegrava con i suoi miao.
Ora mi sento sola, triste, spenta, senza il bene prezioso, la dolcezza di Minù. Sono però convinta che non finisca tutto in questa vita. Anche per gli animali c’è la vita eterna e felice. Credo che Minù sia con i miei cari e un giorno la ritroverò e sarà ancora con me per sempre. Non ho mai pensato di dirle addio, ma solo arrivederci. Anche ora le direi arrivederci mia dolce amata Minù. Fino all’incontro rimarrai sempre nel mio cuore.
Giusy
Cara Giusy, grazie per questa lettera dove ha messo a nudo i suoi sentimenti, lasciando da parte il pudore, se non addirittura la vergogna, che tanti provano quando si tratta di esprimere il proprio amore per gli animali. Non è da tutti. C’è sempre qualcuno che… ne sa di più (o meglio: che pensa di saperne di più) e giudica con sufficienza e presunzione chi invece ha il coraggio di mostrare la propria anima al mondo. Cosa che, se la facessimo tutti, renderebbe questo mondo migliore. Quando scrissi e poi pubblicai Boris, professione angelo custode, una specie di confessione col cuore in mano del mio immenso amore per gli animali, mi resi conto che molte persone non erano preparate a tanta sincerità, a entrare così intimamente in contatto con i sentimenti degli altri, soprattutto se rivolti agli animali. Però piano piano in molti hanno deciso di uscire allo scoperto, di far cadere il velo che nascondeva questi stessi sentimenti e… mi hanno ringraziata. Non so quante lettere e telefonate ho ricevuto da chi mi diceva che ero riuscita a interpretare a parole quel carico di amore ed emozioni che si teneva dentro senza l’ardire di manifestarlo. Da allora qualcosa è cambiato, e non è presunzione quando dico che è anche merito di quanto ho scritto a Boris e di Boris. Così come è merito di Paco, e della sua storia, se si è formata una forte coscienza sulle atrocità dell’abbandono. Così come è grazie a Mamma storna se si è arrivati a capire che anche un esserino umile come un piccolo storno può interagire con noi impartendoci preziosi insegnamenti.
Nelle telefonate che lei mi ha fatto parlandomi di Minù ricorre spesso una domanda: «Ma lei crede che ci sia un Paradiso anche per loro?»
Le confesso che a volte, soprattutto davanti allo spettacolo misero della pochezza e delle nefandezze umane, nutro dei dubbi sul fatto che possa esistere un essere superiore e onnipotente che, potendo fare ogni cosa, abbia creato l’uomo a… sua immagine e somiglianza. Ma se guardo negli occhi i miei cani e i miei gatti, penso che forse ci sia un equivoco e… siano loro a essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Blasfemìa? Può darsi, ma che siamo noi, fatti a immagine e somiglianza di Dio, si fa fatica a crederlo.
Quindici anni fa in Occhi sbarrati scrivevo: “I cani sono la quintessenza della bontà, della purezza, della dedizione. Se Dio ci ha messo al fianco i nostri cani (o i nostri gatti), di certo l’ha fatto per fornirci un aggancio più diretto con lui.”
Forse è davvero così. E se c’è un Paradiso per noi umani, a maggior ragione c’è per gli animali. Per noi c’è il Purgatorio, dove pentirsi dei propri peccati, e l’Inferno, dove espiarli. Loro non ne hanno bisogno, non essendo intrisi della malvagità di cui sono intrisi tanti uomini. Se fanno qualcosa di “cattivo” o “sbagliato” secondo i nostri parametri, stanno semplicemente seguendo le leggi della natura. In loro prevale l’istinto. Negli uomini dovrebbe prevalere la ragione: noi possiamo scegliere di peccare o no. Loro no. Ciò che fanno perciò non è mai peccato. E allora, se c’è un Paradiso per noi umani, a maggior ragione ci sarà per loro, anime splendide e pure, non contaminate dalla malvagità, dall’odio, dall’invidia tipiche degli uomini. Un abbraccio
Diana