Racconti da visionare
Cara Diana, sono Giusi e insieme alla mia cagnetta Diva ti ho scritto varie volte sulla “posta di Paco” sul sito www.amicidipaco.it per complimentarmi per il libro stupendo che è “Black Swan”. Ho anche letto i tuoi altri libri e anche se diversi li ho trovati comunque bellissimi e scritti in modo sublime. Che tu parli di animali o di persone sai toccare le corde del cuore e farle vibrare come in una musica.
Da qualche anno ho nel cassetto alcuni racconti autobiografici su avvenimenti a me cari e vissuti personalmente, forse pochi per farne un libro, ma potrei sempre riprendere in mano la penna per scriverne altri… solo se… sapessi che ne vale la pena. Ma come faccio a saperlo? Li ho fatti leggere a mia madre, ai miei fratelli, a una cara cugina (credo che tutti facciano così) e tutti mi hanno detto che sono belli e scritti bene e farei bene a pubblicarli. Ma onestamente non so se posso realmente fidarmi dell’obiettività del loro giudizio, anche se mi ha lusingato.
Per questo ti scrivo. So che hai tanto da fare, con i tuoi libri, con la Paco Editore, con il Fondo Amici di Paco ma se tu riuscissi a trovare un poco di tempo per dare un’occhiata ai miei racconti saprei se andare avanti o richiudere il cassetto e non aprirlo più. Scusami se ne approfitto, ma sei l’unica scrittrice e l’unico direttore editoriale con la quale sono entrata in contatto (gli altri sono tutti inavvicinabili) e oltre ad ammirarti tanto penso che tu sia una persona molto disponibile. Ti ringrazio e se me lo permetti ti abbraccio
Giusi
Cara Giusi, ti ringrazio per la tua lettera e ricordo con piacere ogni complimento che mi hai fatto sul sito di Paco. Per quanto riguarda la tua richiesta, devo precisare che non sono io a selezionare i libri che ci vengono proposti, ma una commissione di lettori. Solo se il parere è positivo subentro io per la valutazione finale.
Dopo alcuni sbagli commessi in passato proprio per… eccesso di disponibilità, quando la simpatia o l’amicizia per le persone mi avevano portato a prendere in esame libri che si sono poi rivelati impubblicabili (e mi sono sentita rimproverare e ho perso delle amicizie), per serietà e per non sentirmi tirare la giacchetta dalla parente o dall’amica dell’amica che vuole essere pubblicata passo tutto al vaglio dei consulenti editoriali, che del resto hanno molta più esperienza di me.
Purtroppo i nostri tempi sono lunghi, ma ti assicuro che anche le case editrici più importanti di noi si prendono dai 6 ai 12 mesi per dare una risposta (ammesso che la diano). Con quanto dico non voglio scoraggiarti, ma semplicemente farti conoscere la nostra realtà.
Per quanto riguarda far leggere i racconti a parenti e amici è normale, molti lo fanno. Però (non dico che sia il tuo caso, per carità) a volte si tratta di un pubblico un po’ troppo di parte e perciò o eccessivamente indulgente o, al contrario, ipercritico. Va bene, quindi, sentire “a caldo” le loro reazioni, soprattutto per evitare svarioni nella trama che magari a chi scrive sfuggono ma saltano subito all’occhio di chi legge. Fai perciò tesoro di quanto ti dicono, però fai sempre la tara e riservati di richiedere giudizi di persone competenti ma estranee.
Anch’io, sai, faccio leggere i miei libri in prima stesura a mio marito, e in seconda ai miei genitori, tutti forti lettori. Però poi non mi crogiolo nei giudizi positivi, ma ci do dentro di lima e scalpello finendo a volte per stravolgere completamente il testo, tanto che quando poi lo rileggono stampato e pubblicato stentano a riconoscerlo.
Mi permetto però un’osservazione riguardo la tipologia di racconti: sono del parere che il taglio autobiografico spesso ne limiti l’interesse da parte di un vasto pubblico. E purtroppo, quando si va su argomenti personali si rischia di andare troppo sull’autobiografico e, a meno che non si sia un personaggio (ahimé) già noto, il rischio è di precludersi la possibilità di rivolgersi a un pubblico da libreria.
Mi è capitato più volte (ma spero che non sarà il caso tuo) di consigliare a un autore, per non sprecare il proprio impegno, di trovare un tipografo locale che stampi il suo libro, magari in digitale, in un certo numero di copie (per poterlo utilizzare per vendita o regalo), senza andare sulle grosse tirature a cui è costretta una casa editrice.
Come ti dicevo, non voglio scoraggiarti ma vorrei che tu affrontassi questa esperienza con il dovuto realismo. Se poi saranno rose… farò di tutto per aiutarti a farle fiorire copiose e profumatissime. E in ogni caso, se ti piace scrivere, se ti dà emozioni e ti fa star bene, non smettere mai, anche se non dovessi venire pubblicata. La scrittura è una forma eccelsa di evasione oltre che di evoluzione e va coltivata, anche solo per sé stessi. Un caro saluto
Diana