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Per favore, non chiamatemi animalista

Da anni, da quando cioè la mia passione sfrenata per gli animali si è tramutata in impegno attivo (devo tutto a Paco, che mi ha aperto gli occhi su realtà come il randagismo, che prima non conoscevo), ho avuto modo di frequentare e conoscere il mondo animalista. Un mondo variegato, fatto di persone meravigliose, che si sacrificano economicamente, fisicamente e psicologicamente (perché davanti a certi orrori c’è davvero il rischio di andare via di testa) per assicurare una sorte benevola a tanti animali vittime di soprusi inqualificabili.

Un mondo, però, fatto anche da persone che, forse proprio perché ne hanno viste tante e sono rimaste colpite nel cuore e nella mente, sconfinano dall’animalismo al fanatismo. Oppure si tratta semplicemente di persone che affrontano ogni tema della vita con fanatismo e quindi riversano la propria aggressività, i propri eccessi, le proprie intemperanze nell’attivismo a favore degli animali. Finendo, purtroppo, per ottenere effetti esattamente opposti ai loro obiettivi.
In nessun settore della vita il fanatismo ha prodotto qualche risultato positivo nei riguardi di una causa. È il caso del fanatismo religioso, del fanatismo razziale, del fanatismo politico. Lo stesso vale per il fanatismo animalista che, anziché portare del bene agli animali, fa solo danno.
Si tratta di minoranze, per fortuna, ma così perniciose e invelenite da fare del male, e in modo pesante, alla causa animalista.
Ma perché sto parlando di queste cose?
Perché ciclicamente, su internet, girano messaggi “animalisti” che hanno contenuti talmente livorosi e pieni di odio che mi fanno rabbrividire.
Uno dei più eclatanti risale allo scorso dicembre ed era di una signora di un’associazione animalista che scriveva tutta una serie di insulti anche molto pesanti sparando a raffica contro le altre associazioni, soprattutto quelle che favoriscono le adozioni in Germania (sai che scandalo: finché in Italia i cani li abbandonano… per fortuna ci sono famiglie tedesche che fanno adozioni meravigliose, ed è tutto documentato… basta informarsi), contro chi adotta cani di razza, contro Susanna Tamaro, che si sarebbe comprata una casa con i proventi dei suoi libri (e dov’è lo scandalo?), contro chi si dichiara animalista ma non va in canile a spalare escrementi e via di questo passo. Ne è nato un battibecco tra la signora in questione e un’altra animalista, le quali se ne sono dette di cotte e di crude, coinvolgendo destinatari che non avevano nulla a che fare con loro.
Allora, sorvolando sul fatto che, a quanto scopro, la signora è abituata da anni a spandere fango, veleni e cacca e più di qualche volta si è beccata una sana denuncia, resto assolutamente sorpresa che una persona che dice di amare gli animali (e che da loro dovrebbe aver imparato qualcosa) possa prendersi la briga di scrivere una sequela tale di cattiverie.
Vorrei tra l’altro far notare alla signora che si scandalizza tanto e insulta chi sceglie un cane di razza, che non c’è reato né contraddizione a condividere la propria vita con cani di razza. Io stessa ho sempre avuto accanto, e amato, cani di razza e non.
Non ho mai capito questa presa di posizione (propria di certa parte integralista dell’animalismo) contro i cani di razza, ma ho invece sempre sostenuto l’importanza di amarli e rispettarli, di razza o no che siano. Proprio non capisco e non condivido questa preclusione, questo “razzismo” verso le razze canine. Sarebbe come dire che, con tutti gli extracomunitari senza casa e lavoro che ci sono, al momento di mettere su famiglia bisognerebbe scegliere uno di loro invece che un connazionale che ha magari una casa e anche una buona posizione lavorativa… Ma questa è pura demagogia, è populismo dei più beceri e retrivi.

In quanto ad andare nei canili e raccogliere m… e pipì, forse a quella signora sfugge che c’è anche un altro modo di aiutare il prossimo (animali e umani che siano): la sensibilizzazione.
Io stessa non sono mai andata (e l’ho sempre detto chiaro e tondo) a raccogliere deiezioni nei rifugi. Non perché mi faccia schifo (anzi, ammiro e ringrazio chi lo fa), ma perché ho preferito sfruttare e mettere al servizio della causa animalista (gratuitamente, anzi rimettendoci, com’è giusto nel volontariato, di tasca mia) la mia capacità di scrivere e la mia professionalità maturata nel marketing e nella comunicazione, per far riflettere tante e tante persone sulle crudeltà che gli uomini sanno commettere contro gli animali. E in tanti anni sono riuscita a smuovere tante, e davvero tante, coscienze e sono felice di averlo fatto soprattutto con i più giovani: i più malleabili, i più aperti alla comprensione e al rispetto. Valori che sono purtroppo estranei a persone non più così giovani, impantanate nella melma del loro livore, del loro astio inconcepibile e incontrollabile contro il mondo intero.
Persone che, quando “militano” nell’animalismo, fanno solo del male.
Non è di certo offendendo, infangando, diffamando che si fa del bene agli animali che si dichiara di voler aiutare.

Forse non dovrei parlarne, forse non varrebbe nemmeno la pena di dar seguito a certe sciocchezze (come diceva mia nonna “certe lingue parlano solo per prendere aria”), ma guarda caso proprio ieri ne è capitata un’altra, che mi ha mio malgrado coinvolta più direttamente.
Tra le centinaia di appelli che mi arrivano ogni giorno, uno in particolare mi ha colpita. Si intitolava “Che il mondo sappia” ed era lo sfogo di una signora animalista alla quale hanno avvelenato tre cani. Una cosa orribile, che lascia solo immaginare la sofferenza che devono aver patito i tre poveri cagnolini e il dolore che deve provare la signora. Però a disturbarmi, nel messaggio, c’è stata una frase: “siate maledetti.. io vi maledico voi i vostri figli e i figli dei vostri figli…”
È questa cosa di maledire “i figli e i figli dei vostri figli” che mi turba. Che cosa c’entrano i figli e i nipoti, se i loro genitori o nonni hanno compiuto un gesto così infame?
Non so perché ma mi viene da rispondere, e lo faccio, invitando a evitare espressioni di odio e vendetta e a imparare dagli animali, che non sanno odiare e vendicarsi.
Apriti cielo. Non l’avessi mai fatto! Mi arrivano mail indignate che mi accusano di buonismo, di sprecare le mie parole, il mio tempo…
Tra le altre cose mi scrivono: “Ci sono uomini e merde e loro sono delle merde… purtroppo la genetica non è una favola… e normalmente i figli somigliano geneticamente ai genitori…” E poi tirano in ballo Dio, lo Spirito Santo, il castigo divino, l’impossibilità di perdonare.
Al che rispondo:

“Che cosa c’entra il buonismo? Allora lasciamo che ci pensi Dio a punirli? No, deve punirli la giustizia umana, che non è fatta di certo di inutili maledizioni ai figli dei figli.
E poi non tiriamo in ballo la genetica, per favore. Lavoriamo, piuttosto, e concretamente, perché i figli di quei barbari crescano secondo principi di umanità, rispetto e amore. L’odio e la vendetta non hanno mai insegnato e portato a niente. Il motto del Fondo Amici di Paco è “persuadere con dolcezza”. Non può immaginare come funzioni, molto più della violenza e dei pugni nello stomaco.”

Non l’avessi mai scritto! Mi rispondono appellandosi di nuovo al castigo divino, dicendo che non serve a niente “predicare” contro l’odio e la violenza e facendo un quadro catastrofico del genere umano: “Non è possibile cambiare il mondo che ci circonda”. E ancora: “Lei si tenga la sua politica io vado avanti con la mia e se posso i metodi per insegnare il rispetto agli animali non è certo quello di parlare xke non vogliono ascoltare se ne fregano, sono solo bestie… in un modo o nell’altro questa gente deve essere trattata con al stessa moneta una giustizia nel mondo non c’è… l’unico modo x farli imparare è quello di fargli provare il dolore inflitto mi creda…non cambieranno mai..possono solo peggiorare e le cronache ce lo insegnano ogni giorno… vedo che ancora non si rende conto beata lei e ancora spera nell’essere umano, si prepari rimarrà delusa glielo garantisco… l’ignoranza è l’unica cosa che non si può combattere. Io se ne incontro uno lo faccio pentire di essere venuto al mondo… lei continui a parlare, a spiegare… il buonismo non ha mai portato nulla di buono, solo facciate, solo apparenza…”
Il tutto in tono violento e arrabbiato (oltre che sgrammaticato).
A sentire queste persone non ci sarebbe speranza, cercare di cambiare le cose sarebbe inutile.
Io, invece, la speranza l’ho e non voglio rinunciarci.

È vero che c’è ancora tanta crudeltà, ma ci sono anche tante cose positive.
Il Fondo Amici di Paco opera dal 1997 e i risultati si vedono. La storia di Paco, grazie alla quale il problema del randagismo è stato portato alla luce (all’epoca nessuno ne parlava e non se ne sapeva nulla), ha prodotto grandi cambiamenti nella sensibilità delle persone e anche nel riconoscimento dei diritti degli animali a livello legale e istituzionale. Negli ultimi 15 anni abbiamo compiuto passi molto importanti, che sono sotto gli occhi di tutti. I cambiamenti non possono mai avvenire tutti insieme, ma gradualmente.
Non bisogna mollare e pensare che tutto sia inutile. Credo fortemente nell’importanza di lavorare coi giovani: quando li incontro nelle scuole, li vedo molto più partecipi, responsabilizzati e coinvolti di quanto non fossero un tempo. I progressi ci sono, è assurdo negarli: basti pensare a com’era la situazione 20 anni fa. Allora i cani accalappiati restavano in canile 3 giorni e poi venivano soppressi, per fare un esempio. Il mio Paco si è salvato solo per una questione di mesi. Sennò toccava anche a lui.
E non esistevano leggi contro i maltrattamenti, e non c’era tutta l’attenzione che c’è ora verso i diritti degli animali. Il fatto stesso che ci siano tante persone che si danno da fare per aiutare gli animali è il segno che le cose vanno molto meglio.
Non bisogna guardare solo il lato negativo…
Come si fa a dire che tutto è inutile? In tanti anni di lavoro a fianco degli insegnanti ho visto casi di ragazzi usciti brillantemente da situazioni di degrado proprio grazie al nostro impegno. Proprio lo scorso novembre ad Arese, in un incontro con oltre 300 ragazzi delle medie e delle superiori, ne ho avuto la riprova (v. link). Ne abbiamo parlato su Amici di Paco 53. Sono esperienze che confermano quanto sia giusta ed efficace la strada che abbiamo intrapreso.
Ma se si preferisce lasciare le cose come stanno, dare tutto per perso e inveire contro il genere umano… è uno sport che non mi interessa. Di certo è meno impegnativo. Ma non fa per me.

Stando accanto da sempre agli animali, amandoli in modo viscerale, profondo, a volte devastante, mi sforzo di mettere da parte i sentimenti umani di odio e vendetta. Non è buonismo, ma è voglia di imparare da chi è superiore a noi umani in fatto di amore incondizionato e dedizione.
Se il messaggio animalista spesso non passa, ma addirittura viene rifiutato, è proprio perché si usano modi e linguaggi che anziché avvicinare allontanano chi non è coinvolto e responsabilizzato come lo siamo noi.
Ho spiegato, ho cercato di spiegare il mio punto di vista a queste signore che tanto fanno per gli animali, dicendo loro che l’aiuto che loro danno sarebbe ancora più grande e incisivo se riuscissimo a sensibilizzare le persone e soprattutto i più giovani.
Mi hanno risposto schernendomi, insultandomi.

Ecco, ecco perché non voglio essere chiamata animalista. Se l’animalismo è questo, è quello violento, becero, fanatico, disinformato, diffamatore, aggressivo, perennemente arrabbiato, io non ho nulla a che farci. Io amo semplicemente gli animali, li rispetto e voglio fare qualcosa di buono e giusto per loro. Senza per questo mettermi in lotta contro i miei simili. Senza odio, con amore. Con dolcezza, senza violenza. Col sorriso e la speranza, invece che con la bava alla bocca, gli insulti e le maledizioni.
Invece di sprecare tempo ed energie a sputare veleno, gettare fango, odiare e maledire, dovremmo dare l’esempio dimostrando a tutti che amare gli animali non vuol dire odiare i propri simili, e che si è umani più “umani” se si usa la nostra presunta superiorità di specie tendendo una mano alle specie più deboli.
Non serve a niente prendersela con il mondo intero. Andiamogli incontro a braccia tese, non prendiamolo a cannonate o a cazzotti sul naso.

Diana Lanciotti

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