Parole buone…
Carissima Diana, sono una signora di 46 anni, gattofila alla follia, che ha da circa tre mesi scoperto i suoi libri… e li ha letti tutti (quelli sugli animali) trovandoli meravigliosi! Ho pianto con i tre libri di Paco e i due album fotografici, ho adorato “Mamma storna”, anche se ho pianto per come è finito…
Ho appena finito “La gatta che venne dal bosco” e ho adorato “la Monica Bellucci dei gatti”! Scrive in modo semplice, chiaro, incisivo, dolce… riesce ad andare diritta al cuore e posso dirle che secondo me lei è più brava di Deric Longden (che ho scoperto e amato grazie a lei).
Spero di tutto cuore che ora stia meglio: ho letto che per colpa di un medico ha avuto seri problemi di salute per alcuni anni… spero sia tutto alle spalle. Io aspetto il seguito della storia di Maggie e delle sue bimbe Alice e Amelia, e degli altri.
Non condivido totalmente le sue idee ma semplicemente per differenze religiose: sono testimone di Geova e non credo nel Paradiso per noi… quindi nemmeno per gli animali ma credo che in un futuro più vicino di quanto pensiamo vivremo tutti qui, sulla Terra, in pace e armonia tra uomini e soprattutto animali. Questo sarà meraviglioso e spero abbia voglia anche lei di conoscere più a fondo la Bibbia…
Mi scusi se le scrivo una lettera: io sono negata per internet. Lo uso solo per cercare libri sugli animali, soprattutto cani e gatti. Così ho scoperto Paco e ora sono iscritta al Fondo Amici di Paco: un’idea ammirevole! Apprezzo tantissimo tutto ciò che riuscite a fare e cerco di aiutarvi come posso. Ho regalato i vostri libri a mia zia e a un’amica.
Con l’egoismo che permea tutto il mondo è una gioia vedere che esiste qualcuno che lotta per aiutare gli animali!
Lei mi è stata vicino, è diventata una di famiglia con il suo stile, il suo affetto, il suo amore sviscerato per gli animali, è un esempio. E quando il nostro gatto Gino ci lascerà (ha 13 anni ma spero vivrà il più a lungo possibile; è nero con una macchia bianca sul petto, un adorabile fifone che mi chiama per andare nel prato a dargli i fili d’erba che lui sgranocchia felice) sarà un dolore immenso e penserò a lei che può capirmi… e mi consolerà.
Mi scuso per la pessima calligrafia e la prossima volta sarò felice di scrivere a macchina. Le lascio il mio indirizzo se avesse piacere di rispondermi… ma non spero in un simile onore.
Un grandissimo saluto e abbraccio a lei e a suo marito e a tutti gli animali della sua vita… con grande stima e affetto
Natalia
Carissima Natalia, pensavo di non pubblicare questa lettera ma di scriverle privatamente. I complimenti possono sempre sembrare autocelebrativi.
Però… e perché mai non dovrei, finalmente, pubblicare qualcosa che fa bene al cuore? I complimenti fanno bene, eccome. Dovremmo abituarci a scambiarceli più facilmente, sistematicamente, quotidianamente. A scuola dovrebbero istituire la materia “Amore e Rispetto”, e insegnare a usare parole belle e buone, quando ci si esprime, e a usarle per esprimere sentimenti buoni, che facciano del bene al nostro spirito e al nostro prossimo.
Invece viviamo purtroppo in una società (qualcuno la chiama “civiltà…) in cui se uno anziché offendere, inveire, aggredire e infamare il prossimo si dimostra educato, rispettoso e, magari, usa anche parole gentili, come minimo lo guardano con sospetto, pensando che abbia secondi fini, oppure lo dileggiano etichettandolo come quello del “volemose bene”.
A me sono capitate proprio recentemente entrambe le cose: chi mi conosce sa come io mi impegni a coltivare valori e sentimenti positivi e cerchi di trasmetterli al mio prossimo e trasferirli nelle cose che faccio, anche attraverso la scrittura.
Eppure, qualcuno che non mi conosce, qualcuno che dentro di sé evidentemente coltiva l’erba infestante della cattiveria e del rancore, ha cercato di denigrare e offendere questo mio modo d’essere di cui, mi scusi l’immodestia, vado fiera. Ecco, forse è questo il motivo per cui pubblico questa sua lettera: perché ho bisogno di sentire e vedere scritte parole belle e buone, in questo nostro bel mondo che a volte qualcuno trasforma in un posto malsano in cui vivere.
I suoi complimenti, lo sento, nascono dal cuore, e scaldano il cuore. Davvero.
Per quanto riguarda Mamma storna, le rivelo che nella nuova edizione c’è qualcosa che la farà sorridere, anziché piangere. E troverà anche le risposte alle sue domande sulla mia salute, che ora va meglio nonostante quel “bravo” medico si sia messo d’impegno a rovinarmela. Tanto da meritarsi il ruolo principale nel mio prossimo libro Camici rossi, in cui parlerò proprio di questa brutta vicenda.
Non mi resta che augurarle che il giorno in cui dovrò… consolarla per Gino arrivi molto più in là: il mio Maciste ci ha lasciati a 21 anni e Qubì a 18.
E poi, sa una cosa? Ho scoperto che i gatti neri hanno una marcia in più. Mio marito dice che forse è perché nei secoli hanno dovuto difendersi dai pregiudizi, dalle superstizioni, fuggendo da chi li considerava creature demoniache. E loro si sono fatti più forti, più furbi, più “gatti”.
Sul prossimo numero di “Amici di Paco” (il n° 67) potrà leggere il “caso” di Nerone e capirà che cosa intendo, quando parlo dei gatti, in particolare quelli neri. Ho scoperto che, tutt’altro che demoniaci, sono in ogni caso gatti speciali… forse magici!
Per quanto riguarda le differenze religiose, l’idea del Paradiso è una mia grande speranza, ma di certezze non ne ho molte. Sulla religione ho tanti dubbi, più che certezze. Cosa che non mi impedisce di coltivare i valori dell’amore, del rispetto, della comprensione e della compassione verso il Creato e tutte le sue creature, come qualunque religione dovrebbe insegnare. Quale sia, poco mi importa. L’importante è come siamo noi, dentro di noi, e come ci comportiamo, in coerenza con i principi che dovrebbero animare e guidare la nostra crescita individuale.
Un abbraccio a lei e una coccola speciale a un gatto speciale: il suo Gino
Diana