– OGNI GATTO È UN’ISOLA (aprile 2018)
Ogni gatto è un’isola. Un viaggio appassionante e divertente alla scoperta del più misterioso degli animali domestici Intervista a Diana Lanciotti, autrice di storie di animali di grande successo, in occasione dell’uscita del suo diciottesimo libro. Trovare uno scrittore che scriva di cani e anche di gatti non è facile. Di solito, come gli estimatori delle due diverse famiglie animali, tendono a contrapporsi, a non… mescolarsi. In ogni caso, mentre può succedere di trovare persone che amano sia i cani che i gatti, è molto difficile che nella produzione letteraria di uno scrittore si trovino opere dedicate sia ai… bau che ai miao, come li chiama la mia nipotina. Ma Diana Lanciotti, che non a caso ho definito “autrice unica nel panorama letterario italiano per l’originalità e l’eterogeneità delle sue opere”, spezza il mito dello scrittore solo cinofilo o solo gattofilo. Lei è indistintamente innamorata degli uni e degli altri. Sapete già, perché non ne ho mai fatto mistero, che sono una fan sfegatata di Diana, e più passa il tempo e più mi trovo in buona e abbondante compagnia, come dimostrano le migliaia di libri venduti nella sua più che ventennale carriera di scrittrice e ben diciassette titoli pubblicati, in prevalenza storie che sono diventate dei veri e propri cult. Libri appassionati e appassionanti, che hanno prodotto un cambiamento profondo nel modo di intendere il nostro rapporto con gli animali e con la natura che ci circonda. Nota come scrittrice ma anche come fondatrice del Fondo Amici di Paco, l’associazione che da oltre vent’anni si impegna a favore degli animali, e a cui devolve il ricavato dei suoi libri, Diana continua a sorprenderci affrontando, con eclettismo raro in campo letterario, temi ogni volta diversi: dopo una serie di libri dedicati agli animali, tra cui la famosa trilogia di Paco, si è proposta (con un successo strepitoso) come romanziera, con quattro romanzi d’amore e avventura che l’hanno fatta conoscere anche a chi non segue la letteratura “animalista”; quindi come fotografa (con tre libri fotografici dedicati ai suoi “musi ispiratori”), quindi come giallista con La vendetta dei broccoli, “giallo vegetariano” apprezzatissimo anche dai non veg; con L’esperta dei cani, scritto in collaborazione con Demis Benedetti, e I cani non hanno colpe ha voluto dissipare la nebbia che avvolge il mondo dell’educazione cinofila e aiutare tanti proprietari a migliorare il rapporto con i loro cani. Sorprendendoci per l’ennesima volta, Diana ha voluto cimentarsi con un libro che riprende i temi de L’esperta dei cani e I cani non hanno colpe ma… in versione gattofila. Anche se, come lei stessa dice, è molto difficile “educare” un gatto. Però si può fare molto per capirlo e, evitando i più grossolani errori, creare una felice convivenza. Ne parliamo nelle pagine successive con la stessa Diana, per cercare di capire in che cosa possiamo migliorare l’intesa con i nostri amati gatti. Diana, siamo a quota diciotto. Sono lontani i tempi in cui ti schernivi quando ti chiamavano scrittrice. «In effetti suonerebbe strano se rifiutassi questa definizione. Piano piano, quasi senza accorgermi, ho finito per fare quello per cui ero evidentemente predestinata e che tutti mi hanno sempre indicato come il mio sbocco naturale.» A proposito di persone che ti hanno sostenuta, vorrei, e credo non ti dispiaccia, fare un cenno alla tua mamma, che se n’è andata un mese fa. Lei è sempre stata una tua strenua estimatrice. Entusiasta e orgogliosa dei tuoi successi. «Sì, infatti questo nuovo libro lo dedico a lei. Ed è un grande dispiacere che sia il primo che non può leggere e per il quale… farsi venire gli occhi lucidi.» Come stanno venendo a te… «Per forza. Non averla più qua è un grande dolore.» Hai scritto delle parole bellissime, per ricordarla, sul tuo sito e sulla rivista che dirigi. «Sì, le ho pubblicate sul mio sito e anche su Amici di Paco, perché voglio far sapere a tutti quelli che da anni mi vogliono bene e mi sostengono che buona parte di ciò che sono e di ciò che faccio, anche per aiutare gli animali, è merito della mamma.» L’amore per gli animali, perciò, ti deriva da lei. «Sì, da lei e dal papà, ma anche dai nonni e dagli zii. Ho avuto la grande fortuna di vivere in una famiglia in cui tutti amavano gli animali e, facendomi crescere in mezzo a cani e gatti, mi hanno insegnato ad amarli a mia volta, a non averne mai paura e a rispettarli. Ad amare e rispettare tutto il Creato, con quello che di buono e meno buono contiene: persino l’essere umano!» Ti ritieni privilegiata? «Sì, faccio quello che amo e amo quello che faccio, sia dal punto di vista professionale che delle passioni: gli animali, la scrittura, la fotografia, il giardinaggio, la natura in genere. Ho l’immensa fortuna di poter mettere insieme passioni e competenze professionali per metterle al servizio di una causa.» Fortuna, sì, ma anche capacità… Ma veniamo al libro. Anche stavolta hai scelto un titolo originale e intrigante. «Ogni gatto è un’isola fa il verso al famoso libro di Thomas Merton Nessun uomo è un’isola, che a sua volta si ispira a un passo di John Donne, secondo il quale ogni essere umano non è solo, ma esiste e ha senso in quanto parte di tutta l’umanità.» Verrebbe da chiedere… e che c’azzecca coi gatti? Anche se io, avendo letto il libro in anteprima, so che c’azzecca… «In effetti ha un senso, ma in senso contrario. I gatti, al contrario di noi umani e dei cani, non sono esseri così sociali e socievoli e possono cavarsela molto bene da soli. Il senso di cooperazione è molto meno sviluppato, in loro. Alcuni sono dei veri e propri solitari, e accettano la compagnia dei propri simili solo se vi sono abituati sin da piccoli, oppure se hanno sufficienti risorse (cibo, acqua, rifugio) da condividere. Sennò se ne stanno da soli. E poi… sono anche molto più contemplativi rispetto a un cane. Raramente si vede un cane in posa ieratica a contemplare il mondo dall’alto della propria… superiorità. Il gatto lo fa, regolarmente. E quasi sempre in perfetto e sublime isolamento.» Isole, però, anche in quanto diversi, diversissimi, tra di loro. «Vedo che hai letto con attenzione (ride, n.d.r.) Scherzi a parte, in effetti la felinità, più che un denominatore comune, è un fattore altamente differenziante. Al contrario della caninità, che alla fine accomuna tutti i cani, rendendone più facilmente interpretabili i comportamenti e prevedibili le reazioni.» Ma un gatto si può educare? «Direi che è una missione quasi impossibile. Almeno se intendiamo per educazione quell’insieme di regole comportamentali che impartiamo ai cani, o ai figli. Per tanto che ci illudiamo di averlo addomesticato, il gatto mal si presta a quella che noi intendiamo (caninamente e umanamente ragionando) per obbedienza. Il fatto è che mentre quando si parla di problematiche canine si tende a essere seri (e preoccupati… a volte addirittura disperati), quando a crearci dei problemi sono i gatti, be’… si tende a essere più indulgenti, se non addirittura rassegnati. O a sorriderci su. Siamo sempre più condiscendenti, nei loro riguardi. In certi casi conniventi, in altri complici, in altri rassegnati. Spesso, vere e proprie vittime.» Mi ha colpito questa tua frase: «Si sa quanto i gatti siano abitudinari, metodici, attaccati alle cose che possiedono. Che non significa, come molti fraintendono, che si attacchino più alla casa che ai propri familiari umani: semplicemente, tra le “cose che possiedono”, ci mettono anche i propri umani». Vuoi sfatare il mito che il gatto si attacchi alle cose e non alle persone? «Sì, infatti. Forse perché per loro siamo a nostra volta “cose” da possedere… Tornando seri, dobbiamo ricordare che, come del resto i cani, i gatti contano molto sulla disponibilità delle risorse che garantiscano la loro sopravvivenza. Tra queste ci siamo noi, che a nostra volta garantiamo altre risorse, come cibo, acqua eccetera. D’altro canto è vero che il gatto è molto più abile di un cane a procacciarsi da solo queste risorse, diventando un po’ meno umanodipendente rispetto al suo collega cane. Motivo per cui a volte vuol farci credere di poter fare addirittura senza di noi… ma poi subentrano, alla faccia di chi dice che gli animali sono mossi solo da pulsioni e opportunismi, dinamiche come l’affetto, l’affinità, la tenerezza. Ci sono gatti che lontani dai loro umani soffrono né più né meno dei cani.» Hai qualche episodio da raccontarci? «Ti faccio un esempio fresco fresco. Pochi giorni fa la nostra Mara (l’art director che da una ventina d’anni collabora con la Errico & Lanciotti, l’agenzia di marketing e comunicazione di cui Diana e il marito sono titolari e che cura gratuitamente tutta la comunicazione del Fondo Amici di Paco, n.d.r.), alla quale vogliamo bene come a una figlia, ha avuto un breve ricovero in ospedale. Per tutto il tempo Kitty, la sua Certosina che è legatissima a lei (e viceversa), ha girato per casa miagolando disperata. Eppure la casa era sempre la stessa, il marito e i figli di Mara idem, e la ciotola sempre piena. Potremmo dire che non le mancava nulla, ma sbaglieremmo: a lei mancava la sua amata “mamma”. Quando Mara è tornata, Kitty le ha fatto un’infinità di feste, poi si è piazzata a letto con lei, e per ore e ore l’ha letteralmente abbracciata, circondandole il collo con le zampine. Lo stesso aveva fatto anni fa la mia Maggie quando, per colpa di uno sciagurato intervento alle tonsille (per cui Diana ha rischiato la vita due volte, n.d,r.), passai giorni e giorni a letto e Maggie restò sempre al mio fianco a prendersi cura di me, meritandosi il… diploma di infermierina… No, mi dispiace, ma chi dice che i gatti non si affezionano agli esseri umani si sbaglia di grosso.» Il gatto è un inguaribile disobbediente? «Il gatto non obbedisce: aderisce benevolmente alle nostre aspettative, si degna di compiacerci, ci concede i suoi favori. Ma per una volta che ci va bene, quante altre volte non va come vorremmo? Ma, così come i cani non hanno colpe quando sbagliano, ancora meno l’hanno i gatti: è la natura che li… dipinge così. E come ogni bel quadro ben riuscito, ogni pennellata di troppo potrebbe rovinarlo.» Bell’immagine, quella del quadro. Mi fai venire in mente che difficilmente il gatto viene dipinto senza quell’aria di mistero e signorilità che lo contraddistingue. Ma torniamo al dunque: educarli, quindi, è una causa persa. «Più che altro è inutile. Ciò che possiamo fare è cercare di capirli. Innanzitutto per l’amore che ci lega a loro, e che si meritano, e poi anche per poter prevenire o eradicare comportamenti che, andando in aperto contrasto con le nostre aspettative, rischiano di rovinare la convivenza. Se pensiamo di affrontare un gatto come si affronta un cane, e di ricevere da lui ciò che solitamente ci aspettiamo da un cane, be’… rischiamo davvero delle pesanti delusioni. Non per niente gli estimatori di cani e di gatti si dividono molto spesso in due partiti: chi ama gli uni odia (o comunque non ama) gli altri. Non sempre è così, per fortuna, e ci sono tanti casi di felici convivenze con cani e con gatti. È il mio caso e quello di tantissime altre persone.» Attualmente vivi con… «Due cani e tre gatti. E un marito…» E la convivenza com’è? «Con il marito? Non male, grazie (ride, n.d.r.) Scusa, so cosa intendevi: cani e gatti sono amici per la pelle e per il pelo.» Cani e gatti possono andare d’accordo? «Eccome! In casa mia cani e gatti sono sempre convissuti in perfetta armonia, e però mai mi sognerei di pretendere da un gatto ciò che pretendo da un cane. Il giusto, anzi, sarebbe proprio non pretendere nulla, da un gatto. E goderne solo i favori, le fusa e gli strusciamenti; quando, ovviamente, sua maestà te li concede. A volte, contrariamente a quanto si crede, è più facile far andare d’accordo cani e gatti che gatti e gatti. Con i cani non c’è competizione, perciò può … Leggi tutto – OGNI GATTO È UN’ISOLA (aprile 2018)
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