NON sono NOvax ma NON sono una CAVIA (basta virologi, please)
È in atto una sperimentazione di massa sulla nostra pelle, dove siamo cavie per l’uso di “vaccini” che sono stati approvati in via “condizionata”, in deroga alle normali procedure che vengono usate per la messa in commercio di nuovi vaccini. Ma vediamo come e perché è successo. Se un anno fa qualcuno ci avesse detto che saremmo stati reclusi per mesi, che ci saremmo fatti rinchiudere senza la minima ribellione nelle nostre case facendone dei veri e propri bunker, che avremmo accettato di essere privati delle più elementari libertà, ridotti a una vita pressoché larvale, preoccupati solo di sopravvivere a una guerra scatenata con armi invisibili (un virus!); che avremmo finito per considerarci l’un l’altro nemici, portatori di malattie e catastrofi; che avremmo rinunciato alla socialità, al lavoro fuori casa, a muoverci per godere delle meraviglie del nostro pianeta o anche solo per una passeggiata ai giardinetti, a sederci su una panca a osservare i bambini che giocano, i cani che si rincorrono, gli uccellini che fanno il nido sui platani dei viali; che ci saremmo ritrovati, senza nemmeno aver studiato all’accademia d’arte drammatica, a recitare nel ruolo di vittime di una tragedia mondiale (non una guerra atomica, come avremmo potuto immaginare, ma… una pandemia!) come in quei film apocalittici (oggi li chiamano distopici) dove l’umanità, decimata da una catastrofe nucleare, si arrabatta a sopravvivere in un pianeta devastato dove più nulla è e sarà come prima… che cosa gli avremmo risposto? “Ma tu sei matto!”, “Hai visto troppi film”, “Sei un catastrofista”, “Sei un complottista”, “Tieniti per te le tue idee malsane”. E, volendo continuare a vivere la nostra vita conquistata con impegno e sacrificio, gli avremmo voltato le spalle e avremmo smesso di ascoltarlo e frequentarlo. Invece siamo messi esattamente così. Piano piano, quasi senza accorgerci, abbiamo fatto la fine della mitica rana bollita di Chomsky: quella che buona buona si adatta alla temperatura dell’acqua innalzata gradualmente, per finire miseramente lessa. Lo so, dà fastidio farsi dare della rana bollita, ma è la verità. Guardiamoci in giro: dov’è finito l’essere umano capace di lottare per la propria libertà? L’uomo che nei secoli ha scritto pagine gloriose nella storia dell’umanità? L’uomo che si è sacrificato per consegnare alle future generazioni un mondo libero da qualunque tirannia? L’uomo delle grandi conquiste tecnologiche? L’uomo geniale, quello delle scoperte scientifiche, delle sfide spaziali, dei capolavori dell’arte e della letteratura? Quello stesso uomo è stato sconfitto, o dovrei dire infinocchiato, da un minuscolo virus. Probabilmente studiato dalle perverse menti di esseri umani criminali, preparato o modificato ad arte dalle abili mani di esseri umani compiacenti e diffuso, per errore o dolo poco cambia, sempre per mano di esseri umani. La natura qua poco c’entra. Quell’uomo (o quella donna) sono io, sei tu, siamo noi. Privati di una visione del futuro, di qualunque progetto sul destino nostro e dei nostri cari, ripiegati su noi stessi, costretti a una visione “ombelicale”, incapaci di guardare al di là del nostro, appunto, ombelico. Se solo ci azzardiamo ad alzare lo sguardo, a ricominciare a fare progetti, ci dicono che siamo degli irresponsabili, che nuociamo a noi stessi e al nostro prossimo. Alla collettività. Di cui fino a poco tempo fa non interessava a nessuno, ma di colpo è diventata il fulcro dell’agire e del pensare di chi muove le leve del potere e… anche i fili che ci muovono. E non solo siamo ridotti così e accettiamo che ogni giorno ci ripetano che per il nostro bene dobbiamo rinunciare a vivere la nostra vita, ma continuiamo ad ascoltare coloro che, con perverso godimento, quotidianamente ci inondano di previsioni apocalittiche. La Scienza… una volta sembrava, ed era, una cosa seria. Quante conquiste sono state possibili grazie agli scienziati che hanno usato il loro sapere a fin di bene, per il bene dell’umanità? Ora la Scienza è rappresentata da quel manipolo di virostar che hanno occupato stabilmente i palinsesti tv, e ammazza se c’è una trasmissione in cui una di queste prefiche non è chiamata, con tanto di cachet, a dire la sua. Verità calate dall’alto come il Verbo, su cui nessuno osa avanzare uno straccio di dubbio, alla faccia dell’informazione imparziale e completa. Pare impossibile che nessun giornalista abbia mantenuto un minimo di senso critico e favorisca un minimo di contraddittorio, ma si prostri davanti alle verità sciorinate da questi teleimbonitori di tragedie, secondo i quali l’umanità da qui all’eternità è condannata a una vita di restrizioni, privazioni, costrizioni. Tassativamente prescritte, con le buone o le cattive, da loro stessi: i predicatori del virus. Che, se li mettiamo tutti in fila, troviamo numerosi aspetti che li accomunano. La mancanza di empatia, innanzitutto. Il voler a tutti i costi imporre, anche in modo veemente, la loro opinione. Il sentirsi al di sopra di tutti. Non ammettere mai i propri sbagli, ma addossarne la colpa agli altri. Pretendere l’approvazione altrui come un diritto. La freddezza, al limite del cinismo, che li mostra indifferenti ai bisogni degli altri. L’arroganza e l’intolleranza verso le altrui opinioni. Quello che avete letto, e che calza a pennello a questi predittori di catastrofi, è il ritratto del sociopatico. Queste sono le caratteristiche proprie di chi è affetto da questa patologia: Calzante, no? Si tratta di individui con evidenti problemi di socializzazione, che vogliono negare agli altri ciò che a loro non interessa oppure non riescono a fare: convivere serenamente in mezzo agli altri esseri umani, avere rapporti amichevoli ed equilibrati, cercare il confronto, il dialogo, la vita di relazione. Forse troppo abituati a rinchiudersi nei laboratori o in corsia, una volta che escono alla luce del sole ne hanno paura… A capitanare questa ciurma di asociali, il ministro della Salute Roberto Speranza. Quello che nel suo libro (distribuito e immediatamente tolto dalla circolazione) scrive perle come questa: Costui si innervosisce al pensiero di due persone che si incontrano, e si turba alla vista delle automobili per strada… Più che turbato, parrebbe un disturbato. Ed eccoci al punto: noi accettiamo che dei disturbati, dei pericolosi sociopatici decidano della nostra vita? Gente frustrata, con problemi a socializzare e relazionarsi col prossimo, abituata a ricevere il proprio stipendio (pagato da noi, nel caso dell’ineffabile ministro Speranza)… Cosa volete che capiscano, questi, se i cittadini “normali” (cioè non sociopatici) vanno in depressione a vivere da reclusi senza aver commesso nessun crimine (se non quello di aver lasciato a certi cialtroni di andare al potere)? Che cosa volete che importi a questi sociolabili se un adolescente su tre è colpito da ansia, depressione e stress a causa dell’isolamento a cui i giovani sono costretti da un anno? E quelle rare volte che si prendono un po’ di libertà, e accennano un timido ritorno alla normalità, alla vita, si sentono dare degli irresponsabili, degli untori. No, gli untori sono loro: sono questi tetri personaggi che ci “ungono”, ci contagiano col loro pessimismo, il loro catastrofismo, la loro venerazione per il peggio che ha da venire, la loro perversa attrazione verso il fondo del baratro. Quelli che ci vorrebbero, come ha perfettamente sintetizzato Diego Fusaro, “homo homini virus.” Possibile che nessuno dei giornalisti, ridotti a lustrascarpe del potere, alzi mai il ditino per chiedere a questi sedicenti detentori della verità: “Scusi, ma siamo davvero sicuri che sia così?” Mai che mettano in dubbio che quel che cola dalle bocche di questi soloni non sia propriamente oro. Non lo fanno, no. Anche perché quelle volte che, facendo senza volerlo qualche domanda incalzante, hanno messo in difficoltà questi evangelizatori del dio Vaccino, si sono sentiti dare rispostacce o comunque risposte prive di ogni logica. Epica l’uscita di uno di questi occupatori stabili dello schermo tv, circa l’efficacia del vaccino: “Funzionicchia”. Eh, già: e io devo essere costretta a farmi iniettare qualcosa che “funzionicchia”? Vogliono obbligarci? Già, perché anche se l’obbligatorietà non è costituzionalmente ed eticamente applicabile, a forza di divieti ce la faranno lo stesso, forzandoci la mano con l’abominio del “passaporto sanitario”, che per renderlo più accattivante chiamano “green pass”. Dove di verde c’è solo la vergogna che chi s’inventa queste corbellerie dovrebbe provare. Un passaporto vaccinale, che attesti che siamo tutti “allineati e coperti”. Più o meno come quello che facciamo ai nostri cani, insomma. E come loro non si ribellano a questa “schedatura”, perché dovremmo farlo noi? Del resto, funzionicchia… Quanto è costata la totale adesione dei lacché dell’informazione ai diktat di questi aguzzini che pretendono di sprofondare l’umanità nella palude della non volontà, del non pensiero, di questi aspiranti carcerieri dei corpi e delle menti? Con che cosa hanno comprato la loro acquiescenza? Con i soldi o con la paura? Ormai non siamo più cittadini, ma solo muscoli deltoidi da perforare per iniettarci un intruglio di cui nessuno (se non chi l’ha prodotto e chi l’ha finanziato) conosce la reale composizione. No, non datemi della novax. Semplicemente non voglio fare da cavia, assoggettarmi alla prima grande sperimentazione di massa di un mix di sostanze che spacciano per “vaccino”. E per poterlo fare hanno dovuto decretare lo stato di “emergenza”, che stanno protraendo all’infinito, nonostante non ne esistano (ammesso che siano mai esistite) le condizioni. Quello che vogliono è una sperimentazione di massa obbligatoria di uno pseudovaccino. Un obbrobrio illegale. Ci vorrebbe qualche avvocato sveglio e coraggioso per smontare il palco. Anche solo per dimostrare che, se vogliono obbligarci a fare un vaccino, vaccino deve essere. Ma questo è davvero vaccino o, piuttosto, una preparazione genica? Del resto che sia una sperimentazione si sa… ma non si dice. Quanti di quelli che si precipitano a fare la coda per farsi inoculare il “vaccino” sanno di essere cavie di una sperimentazione? Questo report non l’ho di certo scritto io: È il rapporto di un gruppo di medici per l’Istituto Superiore di Sanità, dove si legge chiaramente (e lo si capisce già dal titolo) che sono state fatte infinite deroghe alle normali procedure per l’utilizzo dei vaccini per avviare una sperimentazione di massa, che stanno estendendo all’intera popolazione. Il fatto è che si ha paura a dirle, queste cose. Due giorni fa al telefono un’amica, dopo una conversazione su altri argomenti, con un filo di voce, mangiandosi le parole, mi ha chiesto: «Ma tu… vaccino?» «Non ho capito, scusa.» «Ma tu te lo fai il vaccino?» Circondata da persone che la stanno pressando perché anche lei si decida a fare qualcosa di cui non si fida, non aveva il coraggio di farmi la domanda, di esprimere un sacrosanto dubbio. Si dà per scontato che siamo tutti frementi (e molti in effetti lo sono) di farci iniettare la magica e salvifica pozione. Ormai quando senti un amico o conoscente non ti chiede più “Come stai?” La domanda più ricorrente è: “Ti sei vaccinato?” Certe conduttrici tv sembrano invasate, possedute quando parlano del dio Vaccino. Si esaltano all’idea, ne anelano la discesa in terra come di un novello Messia. Se dubiti, se esprimi perplessità, ti additano, ti mettono al bando, ti isolano, ti fanno sentire strano, se non un attentatore dell’altrui incolumità. Prima o poi ti condanneranno come il peggiore dei terroristi. S’inventeranno il reato di “mancato vaccino”, che prevede l’ergastolo. Stanno pigiando sull’acceleratore, l’avete notato? Con minacce di sospensione ai sanitari che non si vaccinano, con il passaporto vaccinale, con lo stato d’emergenza e il coprifuoco protratti ad libitum. Stanno chiudendo tutti i buchi della rete perché nessuno riesca a scappare. Ormai non cercano nemmeno più di fingere di farlo per il nostro bene, di mascherare i loro veri obiettivi. Non ne hanno più bisogno: sanno di avere in pugno, grazie alla strategia del terrore, buona parte dei cittadini. E li usano per mettere in un angolo quelli che ancora cercano di difendere la propria integrità fisica e mentale. Quelli che, ancora, resistono. Per poter continuare a esistere. Come esseri umani, liberi e pensanti. Ci hanno messi l’uno contro l’altro: “homo homini virus”, appunto. D’altro canto sempre più spesso si sente affermare: “Io ho fiducia nei medici”, “Io ho fiducia nella scienza”. E a dirlo sono persone note per l’approccio critico, per la capacità di … Leggi tutto NON sono NOvax ma NON sono una CAVIA (basta virologi, please)
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