Nelly e i pitbull. Una brutta esperienza
Cara Diana,
ho appena ricevuto la nuova rivista e ho appreso con immenso dispiacere che Joy è volato in cielo (troppo presto). Ma è sempre troppo presto, lo è stato anche per la nostra Gina che ci ha lasciato nello stesso periodo di Paco. Abbiamo sofferto insieme. Voglio solo pensare che stiano giocando tutti assieme. Ti sono vicina.
E’ un pò che pensavo di scriverti per raccontare quello che è capitato a me e Nelly (un batuffolo bianco).
7 DICEMBRE 2011 h: 16.30 in paese.
Usciamo in macchina, devo acquistare qualcosa al supermercato (Nelly può entrare). Parcheggio di fronte e entriamo, compro e usciamo.
Attraversiamo la strada per entrare in auto. A 3 metri troviamo 2 cani di taglia grande (figli di pitbull) scappati dal recinto.
Nelly li vede e contenta scodinzola… una frazione di secondo e ci sono addosso. Cominciano ad azzannarla, lei urla e io anche. Loro non mollano, cercano di ammazzarla, io li prendo a calci continuando a urlare AIUTO. Cerco di salvarla mettendomi in mezzo e attaccano anche me. Mi buttano per terra ma non mollano Nelly.
Esce il ragazzo del negozio con un’altra persona (un ragazzo non del paese). Nel frattempo arriva il proprietario dei cani e li divide, se li porta a casa. Mi dice: non ti preoccupare, sono vaccinati.
Il ragazzo che non conosco ci porta al bar accanto. Mi accompagna in bagno, mi lava il sangue e chiede disinfettante e garze.
In bar c’è gente del posto che conosco da sempre.
FANNO FINTA DI NIENTE…
Dopo 20 minuti arriva mia sorella che porta la cagnetta dal veterinario e poi arriva mio marito che mi porta al pronto soccorso.
Io sono in stato di shock, non riesco più a respirare, ho un attacco di panico.
In ospedale mi cuciono la mano che poi ha fatto infezione. Cuciono Nelly dal suo medico, l’hanno morsicata dappertutto. Uno strazio vederla in quello stato. Stavo così male a vedere lei in quelle condizioni che non mi interessava nemmeno dei dolori che avevo io.
Abbiamo denunciato il proprietario dei cani. Non aveva detto niente a casa e non è mai venuto a vedere come stavamo (nemmeno una telefonata). Ha cominciato a chiamare solo quando gli è arrivata la lettera dell’avvocato.
Le cicatrici resteranno sul corpo ma sopprattutto dentro. Mi ha fatto male l’indifferenza della gente. Credevo che accadesse solo nelle grandi città ma non in paese di 3 mila persone.
L’ho presa molto male. Con il tempo passerà, però io ho paura dei cani grandi. Non porto più Nelly fuori se non c’è mio marito.
Una brutta storia, per fortuna ci è andata anche bene.
SIAMO VIVE.
Un abbraccio forte
Fulvia e la piccola Nelly
(Clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)
Cara Fulvia, da tempo, soprattutto da quando Joy se n’è andato (la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo) mi richiamo molto alla malvagità di certe persone che sembra vivano e godano solo a procurare o augurare male agli altri. Persone malate, marce nella testa e nel cuore, che ogni giorno scontano amaramente la pena per la propria cattiveria (perché la propria malvagità non può permettere a nessuno di fare una vita sana e serena).
Ma, accanto alla malvagità, sullo stesso gradino della scala delle atrocità umane c’è l’indifferenza.
Mi dispiace tanto per quanto ti è capitato. Non ho nulla contro certi cani, però ancora non capisco perché ci siano persone che li scelgono, pur sapendo che sono potenziali fonti di guai. In passato mi sono schierata contro chi ne auspicava la soppressione, però sono tuttora dell’avviso che se venisse meno la richiesta un po’ alla volta l’allevamento di certe razze finirebbe per estinguersi.
Ma quello che colpisce nella tua lettera è l’indifferenza, il far finta di niente davanti a un fatto così grave.
Non posso aiutarti a far sparire le tue cicatrici e quelle di Nelly, purtroppo, però voglio esprimerti, per quel che può contare, tutta la mia solidarietà.
Un caro saluto
Diana