Mamma storna. Vedere il mondo con occhi diversi
Cara Diana, ho letto tutti i tuoi libri e spero di poterne leggere ancora tanti. L’ultimo che ho letto è “Mamma storna” che mi avevano regalato sapendo la mia passione per gli animali, non sapendo che… come te per gli uccellini non nutro una grande passione. E invece come te, leggendo Mamma storna mi sono innamorata di queste creature che prima mi limitavo a guardare con distrazione come facessero semplicemente parte del paesaggio. Il tuo libro ha stravolto il mio modo di vedere gli animali. Ora guardo anche le formiche e pure le mosche con occhi diversi, chiedendomi ogni volta: ma lì dentro, in quel piccolo essere, ci sarà un’anima?
Il tuo libro è splendido e solo un’autrice di grande sensibilità e amore per gli animali poteva scriverlo. Scritto come un diario mi ha appassionata come se fosse un romanzo. E’ commovente ma anche esilarante con tratti di vera comicità e tra un a risata e un batticuore spalanca le porte di un mondo sconosciuto e tutto da scoprire. Un mondo che ho scoperto e ora voglio conoscere meglio.
Mamma storna è una storia fantastica che sembra incredibile eppure è vera come dimostrano anche le bellissime fotografie che tu stessa hai scattato ben sapendo che senza di quelle forse qualcuno non ti avrebbe creduto…
Leggendolo si sta incollati dall’inizio alla fine senza un istante di noia. I dialoghi tra “mamma storna” e lo storno Oreste sono irresistibili e obbligano alla risata, e a volte diventa impossibile leggerlo in pubblico se non si vuole passare per matti… Tutti dovrebbero leggerlo, grandi e piccini per scoprire i segreti affascinanti ma a portata di mano della natura.
Grazie, Diana. Non ho altro da dirti se non che ti sono grata per averlo scritto e avermi fatto scoprire la “grandezza che c’è nel piccolo”.
Con ammirazione
Daniela
P.S. Andando in Sardegna ti è ricapitato di vederlo?
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Carissima Daniela, come ho già avuto modo di dire l’incontro con Oreste per me è stato rivelatore. E’ come se mi avesse dato un paio di occhi nuovi, che vedono più in profondità e dietro le apparenze. Grazie a lui e a ciò che mi ha insegnato in quei pazzi e strampalati 42 giorni di convivenza ora so, ho la certezza che dentro ogni essere vivente c’è un’anima. Che ci fosse intelligenza già lo sapevo, anche se qualcuno si ostina a dire che gli animali non ne sono dotati.
Ero già particolarmente attenta al mondo animale, ma ora la sono ancora di più.
Con "Mamma storna" spero di aver portato tante persone a porsi delle domande sul mondo che ci circonda e le creature che lo popolano insieme a noi. Creature che la maggior parte degli uomini credono inferiori, ma che sono invece semplicemente diverse. Creature che molti credono distanti da noi, e con le quali invece è possibile comprendersi e interagire. Certo, fa comodo pensare che la diversità crei una distanza insormontabile, perché se tutti ci rendessimo conto che anche un semplice uccellino, così come una gallina, un vitello, un maialino pensano, soffrono e provano in ogni caso sentimenti… sai che rivoluzione? Più nessuno mangerebbe carne e il nostro sistema andrebbe a rotoli: non ci sarebbero gli allevamenti, non ci sarebbero i macelli, non ci sarebbero le industrie della carne e quelle ad essa correlate. E sai che giro di affari ruota intorno a questo modo di vivere (e di mangiare)? Eppure dovremmo arrivarci, prima o poi, a questa rivoluzione. Piano piano una nuova coscienza prenderà piede e si diffonderà contagiando tutti. Ci vorrà tempo. Ognuno di noi, se ci crede, può darsi da fare, modificando il proprio modo di vivere e i propri consumi. Io l’ho già fatto da tempo e in più scrivo libri nella speranza di riuscire, nel mio piccolo, a seminare qualche dubbio in chi ha le grande certezza che l’uomo sia il padrone del mondo e che il mondo sia asservito all’uomo.
Sto per pubblicare un "giallo vegetariano", con il quale vorrei tentare di far riflettere tante persone sulle scelte alimentari che per abitudine, pigrizia, mancanza di immaginazione molti credono obbligate. Vorrei dimostrare che non è così, e che è possibile vivere e nutrirsi anche senza ammazzare animali. Lo farò a modo mio: attraverso un libro non di denuncia, ma un romanzo che porti a riflettere senza pugni nello stomaco.
Ma torniamo a Oreste: visto che me lo chiedi… sì, sono convinta di averlo rivisto lo scorso autunno, in Sardegna. Ero fuori a fare un po’ di giardinaggio, avvolta dai soliti profumi meravigliosi della macchia e dalla solita pace che tanto amo. Da un po’ sentivo qualcosa di strano nell’aria. Come se qualcuno mi stesse osservando. A un certo punto ho sentito uno sgrek potentissimo. Ho alzato gli occhi e su un roccione a qualche decina di metri da me ho visto un uccellino. Non uno dei soliti cardellini petulanti e curiosi che mi circondano mentre lavoro fuori e nemmeno uno dei due splendidi Corvi imperiali (li chiamiamo i due Mig) che ogni volta che passano sopra casa ci salutano. Era un uccellotto scuro, taglia media, fermo immobile. Ho provato a chiamare: «Oreste!» e lui si è staccato e mi è volato incontro, ma a una decina di metri ha fatto dietrofront per posarsi di nuovo nello stesso punto da cui era partito. Ho continuato a chiamarlo per un po’, e lui continuava a muovere la testina. Sono entrata a prendere il binocolo e a chiamare Gianni. Era inequivocabilmente uno storno adulto. L’unico che ho visto in zona in tutti questi anni. Gli storni ci sono, ma non nella zona rocciosa dove abitiamo noi. Loro si raggruppano a pochi chilometri da lì, nella zona pianeggiante, fuori dal comprensorio in cui siamo noi. Nelle tre ore successive, lo storno è rimasto a tiro di voce, cambiando di tanto intanto formazione rocciosa. Era come se mi seguisse, pur da lontano, nei miei spostamenti. Dentro di me sentivo che era lui. Ho provato esattamente la stessa sensazione magica, quasi mistica, che provavo quando ero "prigioniera" dell’incantesimo in cui Orestino mi aveva avvolta.
E’ rimasto lì finché è iniziato a far buio. Poi, con un volo lento e plateale, proprio come volesse a tutti i costi farsi notare, si è diretto nella stessa direzione in cui il vento l’aveva portato, due anni prima. E’ andato là, dove allora l’aveva portato il destino e da dove, anche se brevemente, è tornato per dirmi che ora lui è diventato quello che io mi sono impegnata perché lo diventasse: uno storno libero e, ne sono certa, felice.
Grazie per le parole che mi hai scritto.
Un caro saluto
Diana