L’importanza del microchip
Cara Diana,
sono un medico veterinario che vive e lavora a Napoli. Da qualche tempo ricevo e leggo la tua rivista che poi lascio a disposizione dei clienti nella sala d’attesa del mio ambulatorio perchè apprezzo e condivido il messaggio da te lanciato.
Devo però fare un appunto su una importante questione che vedo puntualmente tralasciata quando si parla dei canili. E’ indubbio che chiunque visita un canile non può che rimanere turbato se ha un minimo di sensibilità, anche se non è un animalista convinto.
Amo gli animali e sono diventata vegetariana durante gli studi universitari, ma non posso non giudicare la situazione canili con occhio più critico e distaccato, come la mia professione mi impone.
I canili non sono una soluzione per il randagismo, bensì un fallimentare metodo per tamponare l’emergenza randagi che per il loro esorbitante numero hanno ben poca possibilità di trovare una sistemazione migliore. E’ giusto aiutare i cani
che vi sono collocati ma è sbagliato sostenere che regioni e comuni dovrebbero dotarsi di altri canili (come sostieni a pag. 14 del nr. 48), bensì eseguire controlli sistematici sul territorio affinché venga rispettato l’obbligo di applicazione del microchip, in modo da consentire di risalire al proprietario di un cane vagante.
Nella mia pratica constato quotidianamente che meno della metà dei cani ha il microchip e quando faccio presente che è obbligatorio per legge spesso osservo diffidenza.
Per questo motivo ho pensato di scriverti, per chiederti di ricordare nella tua rivista quanto iscrivere il proprio cane all’anagrafe canina mediante applicazione di microchip sia un atto di assoluta civiltà e responsabilità verso colui che si decide di accudire (oltre che obbligatorio – ma visto che i controlli sono pari a zero sembra essere una scelta facoltativa).
Ti ringrazio per l’attenzione
Ersilia Sorrentino
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Cara Ersilia, ti ringrazio veramente tanto per la tua puntualizzazione.
Concordo in pieno con quanto dici e spero che questa tua lettera, che pubblicherò poi anche su "Amici di Paco" per darle la più ampia diffusione, serva a dare un incentivo in più alla microcippatura.
Nella lettera a cui fai riferimento si parla della situazione del canile di Poggiosannita, al quale abbiamo appena inviato una fornitura di antiparassitari per aiutare l’associazione che dopo il sequestro sta gestendo la struttura. Nella lettera (dove peraltro scrivo "Non ce n’è uno, invece, che dica che i cani non si abbandonano, perché se i canili sono pieni e sono ridotti in quelle condizioni è colpa di chi li abbandona, non di certo di chi li accoglie") ho tralasciato di ripetere ciò che da anni dico: che il mio sogno è che un giorno i canili non ci siano più, perché vorrà dire che i cani non verranno più abbandonati.
Ma dato che siamo persone realiste, sappiamo che per ora siamo ben lontani dalla realizzazione di quel bellissimo sogno. Quindi, finché ci saranno persone cattive e insensibili che trattano i propri animali alla stregua di una scarpa vecchia da buttare, i canili continueranno a essere i luoghi deputati a raccogliere e salvare le vittime di questi comportamenti incivili e aberranti, in attesa di trovare loro una nuova famiglia che le meriti.
E visto che i canili in mano ai privati a volte diventano delle discariche, è necessario che la creazione di canili sia istituzionalizzata, come la legge prescrive. Ma, altrettanto importante è che, come dici tu, vengano effettuati "controlli sistematici sul territorio affinché venga rispettato l’obbligo di applicazione del microchip, in modo da consentire di risalire al proprietario di un cane vagante."
E poi vanno fatte campagne, applicate seriamente le leggi esistenti contro i maltrattamenti, sempre, senza mai mollare: non basta intervenire solo quando Striscia la notizia mette in luce un’emergenza.
Sono tante le cose da fare, tutte insieme. Ma se guardo indietro e vedo com’era la situazione nel 1997, quando ho iniziato a occupami di questi problemi, noto dei veri e concreti miglioramenti, soprattutto nella mentalità e nella maggiore attenzione verso i diritti degli animali.
Anche questa tua lettera è la testimonianza che i valori del rispetto e dell’amore per gli animali sono sempre più diffusi, così come la volontà di impegnarsi per migliorare le condizioni di vita dei nostri amici a quattro zampe.
Grazie davvero per la tua precisazione e per il tuo impegno.
Se mi permetti, vorrei finire con una delle frasi che ho messo a commento di una fotografia nel mio libro "Occhi sbarrati", un reportage fotografico che ho realizzato al Rifugio dei Fratelli Minori di Olbia, uno dei canili che aiutiamo di più: "Verrà il giorno in cui non ci saranno canili. In cui non ci saranno cani abbandonati, né umani crudeli. Lo so, è un sogno. Ma se ci crediamo, se ci impegniamo, diventerà realtà."
L’impegno, ovviamente, deve essere di tutti: mio, tuo (e su questo siamo a buon punto), dei tuoi colleghi, delle associazioni, delle istituzioni, dei privati cittadini.
Un caro saluto
Diana