Lettera aperta al professor Crisanti
Gentile professor Crisanti,
le scrivo, prima ancora che come giornalista, come figlia di medico. Un grande medico. Un medico che ascoltava, capiva, curava, salvava. Un medico che quando se n’è andato ha lasciato (e non è una frase fatta) un vuoto incolmabile in tanti pazienti che negli anni l’avevano scelto come figura di riferimento per le questioni di salute ma anche di famiglia. Un medico che sapeva stare vicino alle persone, e che anche nei momenti di disperazione sapeva alleviare, oltre al dolore del corpo, quello dello spirito.
Fu allievo prediletto dei professori Magrassi e Coppo, due grandi nomi che hanno fatto la storia della Medicina del ventesimo secolo, due pilastri della Medicina moderna:
http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=MAGRASSI_Giovanni_Artemio
https://www.aou.mo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1206
Sicuramente ne avrà sentito parlare.
Cresciuto con i loro insegnamenti, mio padre divenne il medico che ha lasciato un’impronta indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuto.
Consci di avere una perla tra le mani, Coppo e Magrassi lo mandarono, appena laureato, a lavorare a Desenzano del Garda, a Villa del Sole, una clinica di eccellenza per la cura della tubercolosi ossea. Qui mio padre compì i passi più importati della carriera, diventandone Direttore, finché l’infausta decisione della Regione di bloccare le convenzioni con le cliniche private costrinse alla chiusura, gettando nella disperazione i malati che perdevano un riferimento, un appoggio, una speranza.
Villa del Sole e mio padre, che ne divenne l’anima, furono la salvezza per decine e decine di malati, a cui fu restituita la dignità di una vita quasi o del tutto “normale”. In tanti, negli anni, rimasero legati al loro dottore da affetto e riconoscenza, diventando per noi persone “di famiglia”.
Ma non voglio dilungarmi a parlare di mio padre. Le indico alcuni link dove potrà… fare la sua conoscenza:
https://www.dianalanciotti.it/areablu-ricorda-il-papa-di-diana/
http://www.giornaledelgarda.info/a-94-anni-scompare-uno-dei-medici-storici-di-desenzano-del-garda/
https://www.dianalanciotti.it/ciao-papa/
Nella nostra famiglia la Medicina era qualcosa di sacro, e per mio padre era la ragione di vita, una missione. Con mio rammarico, mi sconsigliò di seguire le sue orme. Forse aveva già intuito la china che la Medicina stava per prendere: dalla totale dedizione alla cura del malato verso una frenetica ricerca del profitto, da una professione/missione svolta in libertà e coscienza verso un mestiere/business sottoposto alle pressioni e ai diktat delle sempre più potenti e prepotenti case farmaceutiche.
Cresciuta nel culto della Medicina, ho purtroppo avuto modo di conoscere l’avidità, l’arroganza, l’immensa presunzione di medici per cui fare il medico è solo un lavoro. Medici sui quali la longa manus delle case farmaceutiche ha gioco facile, mentre con mio padre non ha mai avuto nemmeno la possibilità di iniziare la partita. Lui ha sempre sbattuto la porta in faccia a chiunque, sventolandogli sotto il naso prebende e favori, cercasse di condizionare le sue scelte. Non riuscì mai ad accettare che per alcuni medici la professione non fosse come per lui una missione, ma un mestiere, un profitto.
Ne ho conosciuti, purtroppo, di questi palancai che disonorano la professione. Sulla mia stessa pelle, che sono stata a un passo dal perdere per la negligenza e la presunzione di uno di questi. Il primo di una lunga serie di “specialisti” incapaci di vedere il paziente nella sua interezza, ma più spesso come un limone da spremere, un portafoglio da svuotare.
Vedere tanti “colleghi” indossare indegnamente il camice bianco è stato per mio padre la più grossa delusione della sua vita. La sua fortuna è stata di andarsene nel 2018, in tempo per non assistere allo sfacelo di una Medicina bistrattata e messa alla berlina da medici sempre più somiglianti a teleimbonitori che a seri professionisti impegnati a curare le malattie.
Questa lunga premessa per farle capire il contesto in cui sono maturate le riflessioni che voglio esporle: non di certo riflessioni di una “novax”, di una negazionista, di una sprovveduta, ma di una persona cresciuta nel culto della Medicina, che ha conosciuto la faccia bella e quella più brutta di una splendida professione.
Tra le varie virostar che da un paio d’anni imperversano in tv e sui giornali, lei dall’inizio mi è parso quello più simile alla figura di mio padre: competente, schivo, immune da protagonismi, preoccupato di descrivere le cose con realismo. Poi, forse, il periodo trascorso alla corte del governatore del Veneto l’ha un po’ allontanata dal suo stile naturale, con un eccesso di presenze e una sequenza di dichiarazioni contraddittorie, che hanno disorientato chi riponeva in lei la propria fiducia. Sono giornalista ed esperta di comunicazione, e so bene quale tritacarne possano diventare i mass media e come l’eccessiva esposizione mediatica possa logorare chi non è avvezzo alle luci della ribalta. E so come certi giornalisti, troppo concentrati sullo scoop o a dimostrare tesi come da ordini ricevuti, riescano a estorcere dichiarazioni non veramente condivise da chi le esprime.
L’impressione è che lei per un certo tempo sia finito proprio in questa bolgia infernale dell’informazione pilotata, faziosa, malata. Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato e, non solo a me, lei è sembrato prendere le distanze dai suoi colleghi ormai contagiati dal protagonismo, intossicati dalla notorietà, in overdose da luci della ribalta. Piano piano, è tornato a rilasciare dichiarazioni di buon senso, a dire delle verità condivisibili da chiunque sappia come funziona un sistema immunitario, a riportare la “narrazione” nell’ambito della ragionevolezza, lontano dai proclami e dalle logiche… illogiche della politica.
Poi è arrivato lo scivolone della canzoncina di Natale cantata a tre voci con i suoi due colleghi, dai quali tutto sommato ci si può aspettare questo e altro, vista l’attitudine di affrontare argomenti seri e importanti alla stregua di chiacchiere da bar. L’uno col sorrisino saputo perennemente stampato sulle labbra, labbra sempre pronte a far uscire la versione su misura delle esigenze televisive e/o politiche del momento; l’altro ormai preda di un delirio di onnipotenza che ne ha trasfigurato i lineamenti in una maschera orrifica.
Da loro, dicevo, potevamo anche aspettarcela questa patetica performance. Ma da lei no. A sua parziale discolpa va detto che dei tre era l’unico ad apparire imbarazzato e poco convinto di un’esibizione tra il ridicolo e l’offensivo per tutti i morti e coloro che hanno sofferto e ancora soffriranno per questo flagello che si è abbattuto sull’umanità. Che non è tanto e solo il virus, quanto la malvagità mischiata all’incapacità, l’interesse economico mischiato all’inettitudine, l’ingordigia mischiata all’infamia, l’odio mischiato alla discriminazione.
Diciamo che il fondo è stato toccato, stavolta. Ma mentre ai suoi colleghi manca l’umiltà di ammetterlo o, addirittura, di rendersene conto, a lei credo che questa figuraccia pesi e non poco.
Mi rivolgo a lei, nella memoria di un padre che ha onorato la professione, a lei e non ai suoi colleghi ormai irrecuperabili sotto l’aspetto della credibilità. Colleghi davanti ai quali mio padre straccerebbe inorridito la laurea.
E le chiedo di scusarsi. Sì, di scusarsi con tutti coloro che avevano fiducia in lei e aspettano da lei spiegazioni credibili e non fumo negli occhi, parole serie e non canzoncine di Natale.
Scusarsi e approfittare dell’occasione per dare una svolta a questo racconto macabro e allo stesso tempo grottesco che va in onda 24 ore su 24 facendo perdere la trebisonda a intere popolazioni. Scusarsi e spiegare come stanno realmente le cose, ammettere che qualcuno ha fatto a gara a chi la spara più grossa, ammettere tutti gli sbagli causati dall’abbraccio mortale tra politica e “scienza”, ammettere che finora della salute dei cittadini nessuno se n’è veramente curato. Scusarsi, e ammettere l’insensatezza della gran parte delle decisioni prese dal precedente governo e da questo, accomunati dalla disgrazia di un ministro della Salute al vertice dell’incompetenza, e perciò molto più facilmente manovrabile; ammettere che i vaccini non sono la panacea, che vaccinarsi non è come bere un bicchiere d’acqua, che i bambini (e pure gli adulti) non sono cavie, che esistono cure osteggiate per motivi che non hanno niente a che fare con la salute, che certi protocolli sembrano fatti per far male e non per guarire, che in campo medico il principio di prudenza va rispettato. Sempre.
Scusarsi e ammettere che spesso alla base di tutto questo circo c’è il business, che non è solo e tanto vendere vaccini ma è il movimento di fantastiliardi che ogni dichiarazione di politici e “scienziati” artatamente provoca, secondo un copione scritto per arricchire chi ha deciso di speculare sulla pelle e la creduloneria dei cittadini.
Basterebbe ricordare lo scandalo Poggiolini, che tutti ormai si sono dimenticati. Basterebbe leggere queste poche righe di HuffingtonPost per inquadrare il problema:
Ovviamente, Poggiolini e De Lorenzo (ministro della Salute dell’epoca) erano solo la punta di un iceberg di una vasta rete di corruzione e malasanità che riguardava un nutrito gruppo di persone, composto da medici, proprietari, manager e dipendenti di aziende farmaceutiche, direttori di Asl, professori universitari e consulenti di vario tipo.
Chi ci assicura che quelli di adesso non abbiano imparato dai loro predecessori? Possibile che solo allora il sistema fosse marcio, e ora siano diventati tutti dei buoni samaritani? Possiamo davvero crederlo?
Lo spieghi a tutti, che esiste un sistema ramificato di corruttele: farà solo bene alla Sanità ricordarlo e combatterlo.
Diventi lei, visto che i suoi colleghi sono in ben altro impegnati, il riferimento sia per coloro che ingiustamente sono bollati come novax (mentre sono semplicemente persone che si informano, nutrono dubbi, pretendono garanzie), sia per quelli che sono bollati come provax, dimenticando che la maggior parte ha capitolato sotto il martello del terrore e del ricatto.
Diventi lei, per tutti, il faro, la guida per uscire dalla giungla caotica della non-scienza e ritrovare il cammino della Scienza. La Scienza che perde smalto, autorevolezza e credibilità ogni volta che viene invocata ed evocata da persone che non sanno neppure cosa sia un ragionamento scientifico, che non sanno che la Scienza è confronto, discussione, dubbio. Non un dogma. Non una religione. Non una prostituta che si vende. Non una canzoncina di Natale.
Ci dica parole chiare, vere. Senza cantarle, però. Perderà qualche ospitata in tv, ma guadagnerà la stima di milioni di persone.
Buon Natale
Diana Lanciotti
Guariremo solo se… il mio contributo a un’informazione libera dalle gabbie del Pensiero Unico
8 commenti
Federica
Cara Diana, come sempre coglie nel segno. La Medicina oggi ha preso una brutta piega. Non ho conosciuto personalmente papà suo ma amici suoi pazienti mi hanno parlato di lui come di un medico straordinario, professionsta serio e di grande umanità. Capisco che vedere questi ciarlatani che si spacciano per scienziati debba provocarle rabbia e spero che col nuovo anno scompariranno dagli schermi della tv e si lasci spazio solo a chi ha qualcosa di sensato da dire. Siamo stanchi di queste trasmissioni rissose che tengono basso il livello culturale per pubblico.
Buon Natale a lei e alla sua famiglia
Federica
carmen serino
i contenuti di questa lettera sono stampati a caratteri d’oro nel cuore di chi come me è cresciuto in un’Italia dove ancora esistevano oasi di dignità, di senso di responsabilità, di etica. Dove alcune figure professionali entravano a far parte della vita delle persone, erano punti di riferimento di intere comunità. Grazie di averla scritta! Non smettiamo di combattere e di difendere la parte migliore del nostro Paese, anche se oggi assistiamo allibiti allo straziante degrado delle nostre istituzioni, della civiltà e della Costituzione nel cui culto siamo cresciuti!
Carlo G.
Coraggio, ci vuole coraggio per dire queste cose. Tu l’hai Diana e bisogna riconoscertelo. Ma quanti medici hanno il coraggio di dire la verità? Per questo la fiducia nella Medicina è calata ai minimi storici.
Buon Natale
Carlo G.
Donatella Tinari
Io sono convinta che Crisanti, a differenza degli altri due pagliacci, non abbia cantato ma sia stato “messo lì”, giusto per essere ridicolizzato. Il labiale di Crisanti non corrisponde con la canzoncina.
Comunque, quello che auspico è che un giorno questi fenomeni da baraccone CANTINO davvero e dicano finalmente la realtà di quello che è accaduto e che stanno perpetrando. Esseri disgustosi e malvagi.
Grazie Diana, per i tuoi articoli, per la tua saggezza, lungimiranza e eleganza con la quale riesci a porti in questo periodo di delirio collettivo. Leggere le tue parole è balsamo, per il cuore. E ogni cuore ne ha bisogno, oggi più che mai.
Umberto
Pregiatissima Diana, leggerla è stata per me un emozione immensa, mi ha restituito un bel po’ di fiducia che purtroppo avevo perso nei confronti di tantissimi medici. Sono certo che suo padre guidi da lassù ogni sua azione di vita. Buon Natale, Diana.
Giuliana Camba
Gentile Diana, ho letto con enorme piacere la sua lettera. Mi ha emozionato il ricordo meraviglioso di suo padre e di quanto le ha trasmesso, grande sensibilità, attenzione e cura per l’altro. Traspare dal suo racconto l’onestà intellettuale e le sue parole hanno magistralmente esposto la drammatica situazione che stiamo vivendo in ambito sociale, lavorativo e familiare e suonano consolatorie e rassicuranti. Condivido questo appello al dott. Crisanti con l’augurio che lo ascolti. Grazie di cuore
Giulio
Una lettera da pubblicare a caratteri cubitali. Ci sono rimaste poche persone che hanno il coraggio di esprimere il proprio pensiero pubblicamente. Lei, Diana, è una di queste, insieme alla Maglie, Capezzone, Belpietro, Borgonovo, Becchi, Giordano, Fusaro, Rizzo, Meluzzi e pochi altri. Perché non unite le vostre forze per dare voce a chi è ridotto al silenzio?
Grazie da parte mia e di mia moglie e auguri d un 2022 migiore per tutti. Se lo sarà, sarà anche grazie a lei
Giulio
Anna
Sei una giornalista e ” scrittrice” speciale! Ho postato la tua lettera al professor Crisanti: veritiera e commovente!
Nipote di uno zio medico, per cui la sua professione era una missione, come per tuo padre, ho l’anima lacerata dalla mancanza di dignità dei medici oggi!
Anna