Le quattro piume
Cara Diana,
ho appena finito di legger il libro “Mamma storna”. In questi ultimi anni leggo pochissimo, ma il suo libro, scritto in modo semplice e avvincente, mi ha conquistato.
Non è da me scrivere agli autori di libro ma con lei faccio un’eccezione.
Adesso le dirò una cosa che forse però saprà già, ma nel dubbio gliela scrivo.
Ho la brutta abitudine di leggere per prima le ultime pagine del libro, così ho fatto anche con “Mamma storna”. Il pensiero di quell’uccellino, ormai addomesticato, libero mi faceva stare male: sarà sopravissuto? Ho avuto la tentazione di non leggere il resto, ma poi mi sono detta che ormai avevo comprato il libro e allora… Ho fatto bene perché ho capito nel penultimo capitolo che è stato un bene che Oreste sia volato via contro la volontà di tutti. Mi riferisco al penultimo capitolo: le quattro piume dove lo storno si è strappato una penna del dorso. Ho avuto il sospetto che poteva essere l’inizio di un caso di autodeplumazione.
Una mia cocorita, quella a cui ero più affezionata, ha incominciato proprio così, preoccupata l’ho portata dall’allevatore da cui l’ho comprata, un signore che ha il dono di parlare con gli uccelli, ma non è riuscita a salvarla. Le assicuro che era una sofferenza vederla senza piume e persino sanguinante. Pensi se fosse successo a Oreste?
L’autodeplumazione è tipica degli uccelli in cattività, in particolare i pappagalli, soprattutto quelli più intelligenti. Le cause sono molteplici: da quelle alimentari a quelle psicologiche. Questo fatto mi ha fatto sentire in colpa.
Anch’io sono d’accordo che gli uccelli devono essere liberi, ma per una serie di circostanze mi sono ritrovata con due cocorite addomesticate. Alla sera, quando sono tranquilla, stanno sulle mie spalle mentre lavoro e soprattutto mentre la mia belva (un piccolo barboncino che non ha dimenticato la sua origine di cane da caccia e che ho anche il sospetto che sia uno di quei cuccioli provenienti dall’Est in condizioni raccapriccianti) sta dormendo.
Ho sempre amato gli uccelli tanto che fin da piccola, ad esempio ho sempre rifiutato di mangiare pollo, coniglio, pesce, dicevo a mia mamma: “Mi piacciono troppo i pulcini, gli animali, perché li devo mangiare?”
Ho incanalato la mia passione per la pittura con il disegno naturalistico e inutile a dire, gli uccelli sono i miei soggetti preferiti.
Quando ho la possibilità cerco tutte le leggende riguardanti gli uccelli e ho scoperto anche quella degli storni. Un tempo gli storni erano solitari, ma in una notte molto fredda e nevosa, si sono raggruppati per poter sopravvivere. Ora portano i segni di quell’avvenimento, infatti sono neri come la notte, le macchie bianche ricordano la neve e soprattutto sono diventati uccelli che vivono in stormo.
Le chiedo scusa se le ho rubato tempo prezioso e le sarei grata che questa mail non venga pubblicata sul suo sito.
Le faccio tanti cari auguri per il suo lavoro prezioso a favore di tutte le creature della Terra.
Cordiali saluti
Luisella
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Cara Luisella, la ringrazio per quanto mi ha scritto, confortandomi ulteriormente sul fatto che è giusto che Oreste sia volato via, anche se avrei preferito un modo diverso.
Sono spesso in Sardegna, anche ora, e nei giorni scorsi, per la terza volta dallo scorso ottobre, mi è capitato di vedere uno storno solitario intorno a casa (non mi era mai successo in diciassette anni, cioè da quando vengo qua: questa è una zona rocciosa e loro si raggruppano a qualche chilometro da qui, in pianura, nella direzione in cui è volato Oreste).
Credo che sia proprio Orestino. Lo vedo ogni tanto su una roccia. Me ne accorgo perché mi sento osservata, allora alzo gli occhi e lui è là. Lo chiamo, lui vola verso di me, ma quando è a qualche metro torna indietro e si apposta di nuovo a guardarmi. Se lo chiamo di nuovo muove la testolina in modo buffo oppure cambia roccia, continuando a tenermi d’occhio.
Io sono convinta che ce l’abbia fatta e ogni tanto ritorni qua o forse, addirittura, che non si sia mai allontanato. Ormai però è uno storno selvatico, come è giusto che sia, ma il ricordo di "qualcosa" lo riporta qua, ogni tanto. L’ipotesi peggiore è che non si sia mai integrato con gli altri storni (del resto lui non accettava di essere uno storno) però il fatto di vederlo tranquillo, padrone della situazione e in salute mi consola. Se il destino ha voluto così… devo accettarlo. Del resto io mi sono sostituita anche troppo al destino, rischiando di combinare un guaio.
Mi dispiace un pochino che lei mi chieda di non pubblicare la sua lettera: come avrà notato, mi limito a mettere solo il nome (senza il cognome) di chi mi scrive, oppure su richiesta indico "Lettera firmata".
Non è che voglia a tutti i costi pubblicare una lettera di complimenti (quelli potrei anche cancellarli), ma trovo molto bello e utile pubblicare le testimonianze di chi ama gli animali e ha qualcosa da raccontare agli altri, come lei.
Sa, molte persone mi scrivono dicendo di amare tanto gli animali, ma in un certo senso di vergognarsi o sentirsi derise per i propri sentimenti. Il fatto di sapere, invece, che siamo in tanti a provare sentimenti profondi per gli animali e la natura è consolante, fa sentire meno "sciocche" o fuori luogo tante persone, e aiuta a diffondere i valori e i sentimenti in cui crediamo.
Il mio sito, con la rubrica della posta, vuole rappresentare un punto di incontro e di unione tra tante persone che amano gli animali e magari fanno anche qualcosa per aiutarli. Come ha fatto lei che, comprando il mio libro, ci ha permesso di aiutare il Fondo Amici di Paco. Aiutare gli animali si fa anche attraverso l’esempio e la testimonianza di vita, non necessariamente facendo battaglie animaliste.
Se per caso ci ripensa, mi faccia sapere.
Mi creda, la sua è una bellissima testimonianza.
Un caro saluto a lei e una coccola speciale alle sue cocorite
Diana
P.S. Pubblico la sua lettera dopo averle… "estorto" il permesso, che pubblico qua sotto. Grazie ancora per il suo amore per gli animali.
"Cara Diana,
sono contenta che il suo Oreste sia riuscito a cavarsela. Gli uccelli hanno delle doti notevoli: sanno adattarsi molto bene, ad esempio i parchi si stanno popolando di parrocchetti monaci fuggiti dalle voliere, hanno un’intelligenza sviluppata, infatti sanno progettare, leggere la posizione delle stelle, calcolare l’inclinazione dei raggi solari, persino capire le espressioni umane come nei pappagalli…
Forse rimarrà uno storno isolato, forse riuscirà a trovare ugualmente una compagna, ma sono convinta che porterà nel suo cuore il ricordo della sua mamma storna.
La mia richiesta di non essere pubblicata nel suo sito non dipende dal non voler essere riconosciuta, né tanto meno perché mi vergogno dei miei sentimenti e del mio amore per la natura con tutte le sue meravigliose creature, ma dal mio cercare di rimanere nascosta, anonima come lo sono i passerotti.
Se crede tuttavia che la mia mail possa servire a qualcosa allora la pubblichi pure.
La ringrazio di avermi risposto e, soprattutto di avermi fatta partecipe del vero epilogo del suo libro.
Le mie due cocorite, Cip e Ciop, ricambiano le sue coccole con una beccatina a modo di bacino.
Tanti cari saluti
Luisella"