La vendetta dei broccoli su Libero
Oggi sul quotidiano Libero Miriam Romano ha scritto una recensione su La vendetta dei broccoli, il “giallo vegetariano” di Diana Lanciotti giunto alla decima edizione. Un libro che ha fatto innamorare migliaia di lettori e acceso un dibattito sulle scelte alimentari.
La vendetta dei broccoli
Diana Lanciotti
Paco Editore
288 pagine – Prezzo 18 euro
Il libro è pubblicato da Paco Editore, la casa editrice nata per sostenere le iniziative benefiche del Fondo Amici di Paco. Il ricavato (compresi i diritti d’autore) è infatti devoluto al Fondo Amici di Paco per aiutare gli animali senza famiglia. Acquistarlo è perciò un gesto di grande solidarietà.
Può essere acquistato in libreria o direttamente dall’editore: sul sito www.amicidipaco.it o telefonando allo 030 9900732. Comprandolo direttamente dall’editore il ricavato per la beneficenza è maggiore.
Per informazioni: tel. 030 9900732, fax 030 5109170
paco@amicidipaco.it – www.amicidipaco.it
La vendetta del killer che amava gli animali
È un giallo, perché le pagine si legano le une alle altre per svelare il mistero. Ma è anche una favola, perché c’è un eroe. Un eroe che non salva principesse da draghi, ma gli animali dai carnivori. O meglio, da chi li cucina, li serve in abbondanti porzioni, conditi e contornati, e se ne fregia di farlo. Gli chef blasonati delle braci, stellati cuochi delle carni succulente, sono i colpevoli che diventano le vittime della trama. Le pennellate macabre sono stilettate alla coscienza del lettore. La morale c’è e pervade il libro, ma è alleggerita dalla trama divertente, dall’ironia della scrittura.
La vendetta dei broccoli, edito da Paco Editore, ha già nel titolo quanto basta. La rivolta dei vegetariani contro i mangiatori di carne. Contro chi del consumo di carne ne fa una religione. La scrittrice Diana Lanciotti ha creato quasi un genere nuovo: «Il mio libro è un giallo vegetariano.»
Uscito cinque anni fa, precursore di tante battaglie animaliste che si sono combattute solo più di recente, La vendetta dei broccoli lancia un messaggio. Senza sentenze stantie, lasciando per una volta da parte l’impronta censoria dei saggi.
«Il mio obiettivo era far riflettere su certe tematiche», spiega Diana Lanciotti, «ci sono tanti manuali sul vegetarismo, ma che le persone carnivore non leggono. Scrivendo invece un giallo, ho avuto la possibilità di arrivare anche a queste persone. Quello che troviamo nel piatto è frutto di sofferenza, volevo far riflettere su questo. Far acquisire più consapevolezza quando ci sediamo a tavola era l’obiettivo.»
La trama in sintesi è questa qui: uno spietato serial killer, “il serial killer dei broccoli”, percorre l’Italia in lungo e in largo per eliminare uno dopo l’altro Ernesto Vaccini, Oliviero Aliverti, Romano Serventi, Gavino Floris e altri quattro celebri cuochi in gara a “La forchetta d’oro”, un prestigioso festival culinario, per aggiudicarsi il titolo di “chef carnivoro dell’anno”. Ma è difficile provare antipatia per l’assassino, inseguito da polizia e carabinieri che per tutto il libro si danneranno per investigare sull’identità dell’omicida. Non è solo un killer che miete vittime senza compassione. È anche un giustiziere, architetto di un progetto delittuoso che ha come scopo la vendetta. Tutti i delitti sono firmati. Un broccolo è la traccia inconfondibile dei suoi crimini, l’indizio lasciato sul cadavere dello chef di turno, che riconduce a lui tutti i delitti, in un cerchio che si stringe e in cui il serial killer si muove abilmente.TEMI ATTUALI
La scrittura, sempre chiara, tiene alta la tensione. Mentre via via il libro, giunto alla 10ª edizione, con la leggerezza dei romanzi spiega come gli allevamenti intensivi siano tra i maggiori responsabili dell’inquinamento e dell’aumento dei gas serra. Temi più attuali che mai. Inseriti in questo giallo non provocano sbadigli, né scrollamenti di spalle. E l’autrice ne ha la prova: «Molte persone mi hanno detto che dopo aver letto La vendetta dei broccoli hanno smesso di mangiare carne. Non pensavo di raggiungere un obiettivo simile. Un signore mi ha persino raccontato di aver regalato una cinquantina di libri per perseguire la causa.»
Diana Lanciotti di essere vegetariana non ne fa un mistero. Allo stesso modo parla senza peli sulla lingua delle sue battaglie sul fronte degli animali. Tra le altre cose è fondatrice del Fondo Amici di Paco, associazione nazionale no profit per la tutela degli animali. Ma con il personaggio tratteggiato nel suo libro in realtà lei c’entra poco.
«Sono molto lontana dai fanatismi degli animalisti. Sono pacifica e nelle mie battaglie non utilizzo mai toni forti. Non mi piacciono i modi beceri», spiega. A casa sua non si mangia la carne, «ma mi siedo volentieri a tavola anche con amici che non sono vegetariani.»
Però per scrivere un libro dal tema così forte, una forzatura su sé stessa l’ha dovuta fare: «Ho scritto delle parolacce, non lo faccio mai.»Miriam Romano