Attualità

La sofferenza del Papa in diretta tv

Buon giorno,
come la maggior parte delle persone che ieri hanno visto i telegiornali, sono ancora sconvolta dalla sofferenza che il Santo Padre sta affrontando con la forza che solo una immensa Fede può dare.
Ma quello che maggiormente mi strazia è il crudele accanimento con cui i media stanno strumentalizzando quelle terribili immagini.
Stiamo vivendo anni difficili, in cui ognuno di noi cerca di trasmettere ai propri figli i valori fondamentali per una società sempre migliore e dove l’esempio che il Papa sta dando a noi tutti ci aiuta in questo difficile compito.
Le immagini trasmesse e pubblicate, con ripetitività assordante per ottenere l’emozione più deteriore, quell’indugiare a lungo sui particolari esacerbanti di un uomo che fino all’ultimo respiro dà tutto se stesso per l’umanità è per me paragonabile ad una profanazione della Sua sofferenza. Mi piacerebbe che la stampa, in ogni sua manifestazione, avesse sì sempre maggiore libertà, ma non di lacerare chi guarda o legge nè tanto meno togliere dignità alla forza del sacrificio estremo.
Alimentare le polemiche di chi – laici e non – ulula per ottenerne le dimissioni, non solo è scorretto, ma sconvolgente per la sua disumanità.
Grazie e cordialità

Laura D.V.

(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)

Gent.ma Laura, per certi aspetti non posso che concordare. E aggiungerei che l’indugiare sui particolari dei malanni fisici e delle cure somministrate al papa, che i giornalisti ci propinano con dovizia ogni giorno, mi mette a disagio; mi sa, come dice Lei, di profanazione della sua più intima sofferenza. Sofferenza che, pur essendo il Papa un personaggio pubblico, è sua e assolutamente privata.
Ma forse è proprio questo il punto: l’essere un personaggio pubblico, anzi un personaggio di rilevanza planetaria. Ed essendolo, Giovanni Paolo II non può scrollarsi di dosso, nemmeno in quelle che forse e purtroppo saranno le sue ultime ore, l’attenzione (che a volte può apparire morbosa, ma forse non lo è) del mondo intero. E non solo dei cristiani, ma, come ho appreso con sollievo oggi dal tg, anche del mondo musulmano, che lo considera un grande uomo e giudica la sua futura scomparsa una grave perdita per tutta l’umanità.
E’ questo il punto principale, è questa la causa di quei riflettori accesi costantemente notte e giorno e di quello stillicidio di notizie, annunci, smentite.
Ma è inevitabile che succeda così. Ci troviamo di fronte a un personaggio di importanza epocale, che è entrato nella storia, che ha fatto la storia.
Se dobbiamo arrabbiarci, arrabbiamoci con certi giornalisti (pochi, per fortuna) che nemmeno in questa circostanza non hanno capito che il sensazionalismo da questa dolorosa vicenda andrebbe lasciato fuori, fuori dalla porta, e quella porta la si dovrebbe chiudere a doppia mandata.
Stamattina ero in macchina e avevo, per abitudine, la radio sintonizzata su una trasmissione d’intrattenimento. Non le dico il fastidio che mi hanno dato in quei pochi minuti (poi ho cambiato canale) quegli sciocchini dei conduttori che, incapaci di affrontare un argomento serio come la malattia del Papa, ne parlavano in tono che definirei frivolo e di una profondissima superficialità.
Meglio star zitti, piuttosto. E dopo due parole di circostanza sul Pontefice, via con la musica o con la pubblicità di un telefonino o di una crema contro i brufoli. E poi di nuovo il collegamento con l’inviato in piazza San Pietro, il quale, con tono da grande rivelazione dice: "Ci è appena giunta la notizia che il papa è entrato in coma". Poi aggiunge qualcosa e ritorna all’annuncio shock. "La notizia è confermata: il papa è peggiorato, e in questo momento sta entrando in coma".
Se non era che stavo guidando, mi sarebbero cascate le braccia…
Se non ci fosse dietro una vera tragedia, una frase del genere rientrerebbe a pieno merito nello stupidario dei giornalisti e diverrebbe una delle gag più riuscite di qualche comico di Zelig.
Ma come si fa a dare una notizia del genere: "Il papa in questo momento sta entrando in coma"? Ma cos’è, siamo allo stadio, alla cronaca sportiva "minuto per minuto"?
Il problema, credo, è anche dovuto al proliferare di agenzie di stampa che si fanno la guerra cercando di battersi l’un l’altra sul filo di lana, e quando si lavora in queste condizioni vuol dire che l’etica e la professionalità sono state seppellite da un pezzo.
Un’ultima cosa: ho appreso oggi, sempre dalla radio, che le grosse emittenti televisive si sono accaparrate a suon di soldoni le postazioni più strategiche in piazza San Pietro dove collocare le loro telecamere. Addirittura, qualcuno afferma che la CNN avrebbe prenotato ancora 8 anni fa il roof garden di un albergo con vista privilegiata sul Vaticano, nell’evenienza di una situazione come quella che purtroppo il Papa sta vivendo…
Non so se è vero, ma è verosimile.
Scandaloso, certo, tutto questo "circo mediatico". Ma, per le suddette ragioni, inevitabile e comprensibile.
Del resto questo è il Papa che, grazie o a causa dell’enorme e abnorme espansione del mondo dell’informazione, divenuto forse la vera grande potenza che domina e muove il nostro mondo, ha avuto il maggior grado di esposizione: ogni cosa che ha fatto e detto nella sua vita da pontefice è stata riportata, diffusa, amplificata. Ma va bene così, se i mezzi moderni di comunicazione possono servire a diffondere nel mondo la parola del Papa.
E dunque nemmeno ora che forse sta per lasciarci, Giovanni Paolo II può ambire a un po’ di silenzio. Ma forse lui stesso non lo vorrebbe, perché quello che conta, in questa grande confusione, è che tutti i fedeli che lo amano possano seguire il suo calvario e sentirsi vicini a lui, per non lasciarlo andare in solitudine, per non sentirsi troppo soli.

Un caro saluto

Diana

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