La schiavitù esiste ancora…
Qualche giorno fa un’amica ha avuto la cattiva idea di farmi notare il mio silenzio a proposito del terremoto, mentre sarei molto più interessato alla sorte degli animali… Visto che lei appartiene a quella vasta schiera di persone che in realtà non si interessano né al prossimo, né agli animali (tenere dei cani a modo suo non significa niente), l’ho mandata a quel paese senza troppe spiegazioni, non era il caso.
Chiunque fosse vissuto al tempo della Roma antica, ma anche nel Sud degli Stati Uniti ai primi dell’800, avrebbe trovato la schiavitù (forse persino se fosse stato uno schiavo) un fatto del tutto naturale, assurdo metterla in discussione; se dotato di buoni sentimenti avrebbe probabilmente evitato agli schiavi inutili maltrattamenti, ma niente di più.
Nel mondo di oggi 60 MILIARDI di animali a sangue caldo, dal pollo al cavallo, vengono ammazzati ogni anno in ogni paese di questo pianeta, dopo esser stati costretti a vivere vite miserabili prima di morire nella paura e nella sofferenza; ma a differenza della schiavitù di un tempo, gli “addetti ai lavori” si preoccupano di far in modo che questa realtà gigantesca (centosessanta milioni di animali al giorno) non venga percepita troppo brutalmente, venga occultata in modo tale che tutti possano tranquillamente PRETENDERE di ignorarla… anzi la Conad può dirti alla TV “hamburger di tacchino a 1€! persone oltre le cose…”
Non esistono più animali, ma solo cose, ben confezionate, impacchettate a prezzi inversamente proporzionali all’intensità dello sfruttamento industriale delle “bestie”.
Ci sono libri -pochi- che nessuno legge, dove i particolari orrendi di tanta schifezza sono descritti e documentati, ma la stragrandissima maggioranza delle persone vive come se tutto questo non esistesse, anche se basta poco per rendersene conto; IsaacB.Singer, vecchio scrittore ebreo e Nobel per la letteratura, ha scritto una volta che la “vita” di questi sventurati animali negli allevamenti equivale a “un’eterna Treblinka”(uno dei più terribili campi di sterminio nazisti, che ci fu però una sola volta. La tortura per gli animali non ha mai fine).
Così é la gente, che stia bene o che soffra disgrazie di varia natura: molte (Siria, Irak ecc ecc) sono di loro propria invenzione, altre regali del buondio (?) ma le disgrazie non rendono la gente migliore, anzi: tutti, terremotati o non terremotati, vivono come se le cose di cui sopra non esistessero, affollano i supermercati, si ingozzano senza rimorsi…
Risparmio le dimostrazioni scientifiche a riprova del fatto che tutti gli animali che finiscono nel piatto della gente erano esseri capaci di sentire, ai quali è stato impedito di vivere anche una vaga parvenza di vita, naturale: pessime vite e pessime morti, ad opera dell’uomo, con il tacito assenso dell’uomo, con la complicità dell’uomo, per cui nutro scarsa simpatia e considerazione.
Amen
Francesco Comis
Gentilissimo signor Comis, condivido buona parte di quanto lei scrive. Con La vendetta dei broccoli ho voluto mettere in risalto proprio queste atroci realtà.
Non condivido, invece, la scarsa simpatia e considerazione nei riguardi degli esseri umani, tra i quali a mio avviso ci sono per fortuna persone splendide, dotate di grande cuore e di una mente aperta. Persone che non si fanno abbindolare dalle pubblicità truffaldine e usano la propria testa per ragionare e riflettere.
Voler bene agli animali non significa non essere solidali con i terremotati, e infatti sin dal terremoto di agosto ho invitato dal mio sito i nostri sostenitori ad aiutare chi sta soffrendo per questa immane calamità. Del resto i cani da salvataggio, eroici e coraggiosi, sono la lampante dimostrazione della grande amicizia che lega gli animali agli esseri umani. E se loro ci amano e si impegnano a salvarci… forse vuol dire che non siamo tutti da buttare via!
Con i più cordiali saluti
Diana Lanciotti