La… fata della penna
Cara Diana,
il problema è che difficilmente riesco ad appassionarmi ad altri libri, dopo aver letto i tuoi. Ad esempio, dopo aver ultimato White Shark ho incominciato “Il totem del lupo”, non so se lo conosci. Beh, l’ho abbandonato a pagina 32, dopo 80 sbadigli. Normalmente in autunno e in inverno amo leggere i saggi, invece in estate mi diletto con i romanzi.
In realtà so di aver commesso un clamoroso errore: avrei dovuto riservarmi la lettura di Boris e White Shark alla fine dell’estate, prima di dedicarmi nuovamente ai saggi, ma come resistere… il faccione di Boris mi allettava tanto, io ero reduce di un periodaccio per la salute di Mafalda (la terranova di 11 anni e mezzo) e la lettura di Boris ha esaurito la riserva di lacrime, identificandomi così pienamente nelle tue emozioni.
Dopo qualche giorno, convinta che comunque nessun libro avrebbe potuto suscitare i sentimenti di “Boris, professione angelo custode”, ho iniziato White Shark e lì mi sono convinta che sei la fata della penna, anzi della tastiera! Subito dalle prime pagine mi sono appassionata alla vicenda. Il tuo modo di scrivere è profondo e incalzante, romantico e avvincente.
Un’altra cosa rispetto a Boris. Boris è stato come un’invasione dirompente nel cuore di emozioni che provo quotidianamente. White Shark è il sogno, l’aspettativa, la ricerca, la magia del mare e dell’amore in tutte le sue sfaccettature.
E quindi non posso che concludere esortandoti ad andare avanti, la scrittura ce l’hai nel sangue.
Mi spiace che tu ti possa essere sentita ferita per commenti inappropriati di persone che non possono capire né entrare in sintonia con il tuo modo di essere. Mia nonna mi diceva, nella sua semplicità, che “il raglio degli asini non arriva in cielo”. In questo caso chiedo scusa agli asini, perchè presuppongo abbiano una dose maggiore di amore ed empatia rispetto a chi ti ha scritto spropositi sul tuo conto.
Un caro abbraccio
Donatella
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Cara Donatella, purtroppo anch’io, da tempo, non riesco a trovare un libro avvincente come dico io. Alcuni autori (anzi autrici) che mi piacevano, nel genere amore-avventura, stranamente in Italia dopo alcune opere non vengono più pubblicati. Parlo, ad esempio, di Deborah Smith e Barbara Erskine, di cui ho letto le opere pubblicate in Italia, trovandole originali e appassionanti, fuori dal solito piattume. E invece forse è proprio il piattume, che piace, ma credo che piaccia soprattutto agli editor delle case editrici, che spesso intendono il loro bellissimo lavoro come un impieguccio qualsiasi, da svolgere alla bell’e meglio, senza prendersi responsabilità, senza rischiare, ma prendendo pari pari i pacchettini preconfezionati che vengono dall’estero sulla scia di veri (ma spesso presunti o addirittura millantati) successi. L’editoria italiana fa un po’ pena, e lo so di essere dura dicendolo. Ma lo dico prima di tutto come lettrice, e poi anche come scrittrice e infine editrice. Non ci sono più gli editori "illuminati" che hanno voglia di scoprire nuovi talenti. C’è solo un tirare a campare e cercare di portare a casa il proprio stipendio ogni mese.
E poi, grazie alla grancassa dei media, si spacciano come scrittori dei veri… cani. Con tutto il rispetto per i cani, s’intende.
Una volta ho letto su IBS un commento di un lettore sul primo libro di Paco. Diceva, più o meno: "Finalmente un cane scrittore, tra tanti scrittori cani"!
Divertente, e purtroppo veritiero. Una pubblicazione non si nega più a nessuno, se si tratta di calciatori, veline e illetterati del genere. Ma se un autore che avrebbe da dire qualcosa non è "figlio di" o non compare in televisione almeno tre volte la settimana per meriti diversi dal saper scrivere (o addirittura parlare)… allora non lo pubblicano. Chi glielo fa fare, a questi cialtroni dell’editoria, a questi edtor scaldasedie?
Come dico sempre: se l’opera che viene dall’estero, spacciata come grande successo, in Italia successo non ha, ci si para sempre il… dicendo che "eppure all’estero era stato un best seller! Sono gli Italiani che non capiscono niente!"
E invece, per fortuna, gli italiani capiscono ancora, molto più di quanto questi signori credano e vogliano farci credere.
E allora, visto che gli italiani "non capiscono niente", diamogli le barzellette di Totti o le scempiaggini della Litizzetto, che magari sentite in tv fanno anche ridere (a me no), ma messe su carta fanno semplicemente venire il latte alle ginocchia.
Evviva l’editoria italiana!
E grazie a questi signori, anzi a questi mercanti dell’editoria, le librerie sono invase di porcherie immani (che spesso non si vendono) e così non c’è spazio per libri che magari, se solo il pubblico li trovasse, comprerebbe. E invece lo sai che in tante librerie libri come "Boris" o "White Shark", che a te e a tanti altri lettori sono piaciuti tanto, non ci sono? Oppure ne tengono giusto una copia, e la tengono gelosamente nascosta… sissamai che qualcuno gliela chieda! Come se non si sapesse che se uno i libri non se li trova ben presentati, li va a cercare da un’altra parte.
Triste, no?
Scusami se ho approfittato della tua lettera per questo… sfogo editoriale. Ma evidentemente avevo un sassolino nella scarpa. Forse più di uno.
Un caro saluto
Diana