Il giorno del ricordo… dopo 60 anni di amnesia!
Oggi si celebra il giorno del ricordo, per onorare le 15.000 (ma c’è chi dice che siano molte di più) vittime delle foibe, trucidate dai partigiani comunisti iugoslavi.
Come mai se ne parla dopo 60 anni di silenzio?
Sessant’anni di silenzio forse erano troppi anche per i mistificatori più incalliti della storia nazionale. Quegli storici, quei politici, quei giornalisti che con il loro colpevole silenzio hanno permesso che nessun libro di storia, nessun documentario riportasse i fatti così come sono avvenuti. Ora anche quei signori devono accettare che il ricordo, tenuto vivo dai parenti e dagli amici delle vittime della barbarie comunista, ridiventi pubblico e un’intera nazione rifletta, almeno per un giorno, su una pagina pietosa del proprio passato.
Perché non succeda mai più, ci dicono ora, e sono le stesse parole che pronunciano quando parlano dello sterminio degli ebrei.
Solo che, perché non succeda più, bisogna essere chiari e onesti fino in fondo.
Come nessuno si sognerebbe mai di negare o passare sotto silenzio che gli ebrei furono uccisi dai nazisti, lo stesso dovrebbe succedere per gli italiani che sono stati uccisi dai comunisti. Invece chi detiene l’informazione e ce la propina a modo suo, si produce in esilaranti salti mortali per evitare la parolina “magica”: comunista.
E allora parlano di “titini”, di “partigiani di Tito”, di “regime totalitario e razzista”, pur di non dare ai carnefici il loro giusto nome e cognome: barbari comunisti o, se volete, comunisti assassini.
Certo, che ci siano stati appartenenti a un regime comunista che hanno massacrato decine di migliaia di loro simili non fa di ogni comunista un assassino, però per i signori politici e i detentori dell’informazione a loro asserviti è meglio non rischiare che qualcuno possa fare di ogni erba un fascio, che a qualcuno venga in mente di generalizzare. E allora meglio chiamarli, quegli assassini, con i nomi più fantasiosi.
Capita, in un paese strano come il nostro, dove i comunisti che ancora si dichiarano tali pretendono di entrare nel futuro governo con quelli che sono stati comunisti fino a ieri, ma ora lo negano e per dimostrare di non essere mai stati comunisti venderebbero pure, oltre alla propria dignità, le loro madri.
No, non ci siamo proprio. Finché non si tratteranno le due grandi tragedie della storia (lo sterminio degli ebrei e i massacri delle foibe) con la stessa onestà e lo stesso metro di giudizio, dicendo chiaramente e inequivocabilmente dove stavano le colpe e come si chiamavano i colpevoli, non c’è giorno del ricordo che possa riportare giustizia a quei poveri martiri della barbarie più spietata. Della barbarie comunista.
Diana Lanciotti