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I grandi strateghi europei… ovvero la disfatta del buon senso

La guerra ci fa capire quanto l’essere umano sia inferiore agli animali.

“Siamo andati a salutare Marta e Igor, cercando di non essere tristi perché non sappiamo quando potremo rivederci. È una conoscenza lunga 30 anni. E casualmente mentre stavo cercando qualche notizia è arrivato il tuo whatsapp e siamo riusciti a farlo leggere anche a loro in russo, sul loro cellulare italiano, perché il cellulare russo è stato bloccato. È proprio una situazione tanto triste, specialmente per loro che non sanno neanche se potranno rivedere la loro casa. Speriamo in un colpo di buon senso.”

A scrivermi è Giulia, una mia amica che sabato insieme al marito Paolo è andata a salutare, forse per l’ultima volta, gli amici russi che hanno una casa in Italia, dove trascorrono le loro vacanze più volte l’anno. Ora Marta e Igor devono tornare in Russia, ma i voli dall’Italia sono interrotti e dovranno fare un giro infinito per poter tornare in patria. Igor non è mai stato simpatizzante di Putin ma ora, insieme a tanti altri Russi, sta convergendo verso un sostegno totale al presidente russo. È l’inevitabile conseguenza di sentirsi accerchiati, rifiutati, discriminati dal resto del mondo per il solo fatto di essere Russi. Conseguenza prevedibile, ma non per i “grandi strateghi” che hanno deciso di isolare la Russia senza curarsi degli effetti collaterali, compreso l’effetto boomerang.

Paolo è stato uomo d’azienda e poi imprenditore di grandi capacità, ha lavorato per anni in Russia, e con la Russia, ancora ai tempi della Perestrojka. Tempi difficili, in cui la povertà era la prima cosa che ti accoglieva quando mettevi piede nell’Unione Sovietica. Ha portato là la sue capacità di fare impresa e ha aiutato tanti russi a risollevarsi dalla miseria lavorando con l’import-export, oltre ad aver avuto un ruolo fondamentale nel promuovere l’export italiano verso la Russia. La Russia, anche grazie a lui, ha potuto apprezzare i prodotti italiani, che finora l’hanno fatta da padroni nelle importazioni estero-Russia.
Prima di conoscere Giulia e Paolo, nei riguardi della Russia nutrivo un’enciclopedia di pregiudizi. La immaginavo una nazione tuttora ancorata all’ideologia comunista, arretrata, chiusa in sé stessa, triste. E l’immagine che avevo dei Russi era quella di un popolo comunista fino al midollo, culturalmente chiuso e arretrato, violento, forte bevitore, volgare, arricchito in modo spesso poco trasparente. Perché è così che certa narrativa e certa cinematografia ce l’hanno sempre descritto.
Poi, sei anni fa, Giulia e Paolo mi hanno fatto conoscere la Russia. Non ci sono stata, ma mi hanno mostrato video e fotografie e mi hanno raccontato com’è la Russia del ventunesimo secolo. Una Russia che, nel rispetto delle tradizioni, è una nazione moderna, tecnologicamente e culturalmente all’avanguardia, proiettata verso il mondo occidentale, anche se spesso il mondo occidentale, intriso degli stessi pregiudizi che io nutrivo, tende a farla sentire incompresa e respinta.
I Russi che Giulia e Paolo mi hanno fatto conoscere in questi anni sono persone con un alto livello di cultura e istruzione, aperte, piene di interessi. Simpatiche, di profonda umanità. La riconoscenza che dimostrano verso Paolo, per averli aiutati a uscire dalla povertà e diventare imprenditori di successo, è oggi forte come allora. L’amicizia e la fedeltà verso Paolo sono tangibili e nel tempo si sono addirittura rinforzate.

Quattro anni fa Giulia e Paolo mi hanno presentato Valodia e Gianna. Lui laureato in fisica e lei psicologa e valente pianista. Entrambi, come tutti i Russi che per rispetto della nazione ospite cercano di impararne la lingua, parlano l’italiano. Li ho accolti in casa con una certa diffidenza. Proprio a me, anticomunista viscerale, portano in casa dei russi… Dopo pochi minuti i miei pregiudizi si erano dissolti. Valodia e Gianna mi hanno raccontato la loro storia, la storia di una nazione che dopo i disastri della guerra e del comunismo ha saputo rialzarsi e ritrovare la propria identità e la propria dignità. Tornando a essere una grande potenza.
Li ho ascoltati con grande interesse, pensando che i pregiudizi sono davvero un orpello di cui dovremmo disfarci se vogliamo crescere umanamente e intellettualmente.
Finché si è arrivati a parlare di passioni. Quella di Valodia è il canto.
«Cantaci qualcosa», l’ha invitato Paolo.
“Nooo”, ho pensato, preparandomi a sopportare qualche minuto di lagna in lingua russa.
Quando, con voce da tenore, Valodia ha attaccato le note di “Oci ciornie” (che, sempre a proposito di pregiudizi, credevo fosse un canto di guerra e invece ho scoperto che significa “occhi neri” ed è una canzone d’amore…) c’è mancato poco che scoppiassi a ridere. Mi pareva davvero troppo che, in casa mia, un russo cantasse una canzone “comunista”. Come se venisse qualcuno a cantare “Bella ciao” (che recentemente ho scoperto che è una bella canzone e non è nata come inno partigiano, ma ha origini molto più lontane). Poi all’ilarità è subentrato l’imbarazzo. La voglia di alzarmi e uscire. Ma quando la voce sempre più vibrante di Valodia ha intonato il ritornello “Oci ciornie, oci ciornie”… qualcosa è cambiato. È lì che è partito lo switch. L’interruttore del pregiudizio si è spento e si è acceso quello della comprensione.
“Diana”, ricordo di aver pensato. “Hai davanti a te un uomo, un russo, amico di tuoi amici, che sta onorando te, padrona di casa, con una canzone in cui sta mettendo tutto il suo cuore e la sua passione. Chissà quante volte l’ha cantata, eppure riesce ancora a commuoversi.” Ed è lì che mi sono commossa anch’io. E, vergognandomi per i miei pregiudizi snob di poco prima, mi sono alzata in piedi. Non per uscire, ma per ringraziare Valodia per aver mostrato a noi, che vedeva per la prima volta, la sua anima.
Solo a distanza di tempo ho capito di aver ricevuto una delle più grandi lezioni della mia vita: accettare gli altri e aprirsi alla scoperta di mondi diversi dal nostro senza giudicare, ma accogliendolo come un dono.
Tutti noi, italiani, russi, ucraini, americani, siamo innanzitutto portatori di anime, prima ancora che di identità nazionali. Ed è con l’anima che dobbiamo imparare a confrontarci.

Qualcuno dirà: “ Ma come, c’è una guerra in corso, si invade e si bombarda l’Ucraina, e tu ci fai il panegirico dei Russi?”
Immagino, già pronta per andare in stampa, l’etichetta di “filorussa” o addirittura “filoPutin” da appiccicarmi addosso. In un clima generale di tifo da stadio, bisogna per forza essere con A o con B. Tipico delle persone intolleranti e prive di fantasia.
Chi mi conosce sa che uno degli impegni della mia vita è sforzarmi di essere super partes in ogni circostanza, di evitare di tuffarmi a favore di una tesi o dell’altra. Anche quando farebbe comodo sposare l’opinione praticata dai più. Non è neutralità vigliacca o non voler prendere posizione per non esporsi, ma è la continua ricerca di mantenere una visione completa, che tenga conto delle ragioni di tutti gli attori convenuti in un confronto.
Certo, ora viene facile, ed è normale, prendere le parti degli Ucraini: sono loro quelli invasi e bombardati. Loro che fuggono e soffrono. E infatti la solidarietà del mondo è tutta per loro. Anche la mia, intendiamoci. Soffro con loro e per loro. Ma ciò non mi impedisce di provare una fortissima solidarietà anche nei confronti del popolo russo, discriminato per il fatto di trovarsi da quella che viene frettolosamente considerata “la parte sbagliata della storia”.
È lo sbaglio che si fa a confondere i popoli con i propri governanti e considerare i primi colpevoli degli errori commessi dai secondi.

A meno di conoscere VERAMENTE la realtà, si dovrebbe evitare di schierarsi ma analizzare i fatti con obiettività, non dividersi come tifosi allo stadio.
E invece è tutto un proclamare di voler mettere in ginocchio una nazione, tutto un giubilare per le barche e le case di proprietà russa sequestrate in Italia dalla Guardia di Finanza, mentre ci sarebbe da chiedersi se rientri nei compiti della Guardia di Finanza sequestrare beni per motivi ritorsivi. Perché o dimostrano che le hanno rubate o non pagano tasse o altro, oppure credo sia piuttosto illegale, o perlomeno arbitrario. Oltre che un atto oltraggioso, che non ha precedenti, verso cittadini stranieri. Non si è mai notata, stranamente, la stessa sollecitudine nel sequestrare i beni dei mafiosi italiani, né dei grossi evasori, italiani e stranieri.
Chiediamoci: se fosse la Russia a discriminare, mettere sanzioni o sequestrare beni ai cittadini italiani, come la prenderemmo?

Proprio ieri ho saputo che la figlia di Vladimir e Svetlana, un’altra coppia di amici di Giulia e Paolo, ha ricevuto offese e minacce nella città in cui vive col marito italiano, nel centro Italia, tanto che i genitori le hanno suggerito di… non parlare in russo. Un clima d’odio pilotato da una campagna mediatica contro il “nemico” russo, che nei pensieri degli odiatori ha preso per sua sfortuna il posto dell’odiato “novax”. Tanto da indurre l’Ambasciata russa a istituire una hotline per le segnalazioni di attacchi e minacce verso i cittadini russi in Italia.
Quelli che sono convinti di essere dalla parte giusta, e che ci sia una parte tutta giusta e una parte tutta sbagliata, stanno fomentando odio e discriminazione, condizionati pesantemente dalla stampa, tutta schierata a favore dell’Ucraina, con abbondante uso di fake news e di fake video. Senza mai dire che il popolo ucraino è vittima due volte: prima di tutto del proprio leader che, millantando potenza militare e rivendicando alleanze, lo sta portando al massacro.
La propaganda va sempre distinta dall’informazione. Ma sono pochi coloro che riescono a fare questa distinzione, in una società in cui si crede per induzione più che per convinzione. Purtroppo ancora una volta si conferma che l’informazione (o la disinformazione) è una potente arma di distrazione di massa e di distruzione delle facoltà intellettive.
Dobbiamo dire NO alla guerra ma NO, anche, a qualsiasi “punizione” verso il popolo russo. Oltre a essere ingiusto, è anche stupido: il risultato sarà di renderlo ancora più unito e compatto intorno a Putin. Anche se i “grandi strateghi” europei non l’hanno previsto e proseguono tronfi e trionfanti nella loro opera di distruzione del patrimonio immobiliare e finanziario dei cosiddetti “oligarchi”, illudendosi di fiaccarli e portarli a più miti consigli. Dimenticandosi che fino a ieri facevano comodo a tutti e che tutti hanno mangiato, con grande soddisfazione, alla mangiatoia russa.
E forse, quando sarà tutto finito, li vedremo tornare da Putin col cappello in mano.

Ma c’è chi va addirittura oltre e, in questo generale impazzare (e impazzire) di afflati censori, arriva a voler discriminare anche la Cina. È di un paio di giorni fa l’uscita di Tito Boeri, economista (!), su twitter:

“Il Governo cinese è sensibile alle esportazioni più che all’isolamento nell’opinione pubblica occidentale. Perché noi cittadini non cominciamo a boicottare i prodotti cinesi, nel senso di non comprarli, fin quando a Pechino smettono di avere atteggiamento di equidistanza?”

Questo campione di democrazia, pluralismo e diplomazia è stato presidente dell’INPS fino a tre anni fa. Visto come ragiona, si capiscono tante cose.

E intanto arriva la notizia che, e mi meraviglierei del contrario, Mosca ha inserito anche l’Italia tra i Paesi ostili per aver applicato pesanti sanzioni alla Russia. Dall’altra parte, Draghi e Ursula von der Leyen annunciano ulteriori inasprimenti contro la Russia e nuovi aiuti all’Ucraina. In testa l’Italia, che sta inviando quantità e tipi di armi su cui noi cittadini non abbiamo diritto di metter becco, tanto che hanno secretato il decreto attuativo. Armi che, consegnate seguendo canali non ufficiali, rischiano di finire nelle mani di terroristi che, un bel giorno, le useranno per compiere attentati contro l’Occidente, in segno di gratitudine per averli generosamente armati. Ma, si sa: noi Italiani siamo sempre i pionieri… come per il Covid: adottiamo le misure più drastiche vantandoci di essere i primi e che gli altri, prendendoci a modello, ci seguiranno. Dopo due anni di pandemia li stiamo ancora aspettando…
Non è chiaro cosa credono di ottenere, i “grandi strateghi” europei. Di ammansire il leone russo e trasformarlo in un docile agnellino? Dopo essersi spinti per anni fin sotto casa sua con basi e armamenti, erodendo piano piano i territori che avrebbero dovuto fungere da cuscinetto tra la Russia e la Nato?
Sarebbe un po’ come se il mio vicino di casa per anni, giorno dopo giorno, spostasse la recinzione di casa sua sempre più vicino alla mia, finché un bel dì mi ritrovo a non poter più uscire dalla porta di casa perché è bloccata dal suo cancello. E, in più, con un cane feroce che mi mostra i denti ogni volta che mi affaccio. O come se, sempre il mio vicino, anzi, un lontano parente del mio vicino (l’America che, credo tutti possiamo convenirne, non è proprio “vicina di casa” della Russia), parcheggiasse la sua auto sempre più vicino alla porta del mio garage, finché un giorno mi accorgo che mi ha sbarrato il passaggio e non posso più uscire con la mia. E io cosa dovrei fare? Certo, non bombardarlo, ma fare quanto è in mio potere per tutelare i miei diritti. Ad esempio rivolgermi alle Forze dell’Ordine (in questo caso la Nato) per ottenere il ripristino dello status quo ante. Ma se le Forze dell’Ordine rispondono ai comandi del mio vicino, o meglio del suo lontano parente, in qualche modo dovrò arrangiarmi a far valere i miei diritti.

Non giustifico la guerra, sia ben chiaro. Non ho bisogno di ribadire la mia condanna per ogni tipo di violenza, una posizione che non ho mai abbandonato in vita mia e non abbandonerà di certo stavolta. Ma se si condanna la guerra, non si può non condannare i comportamenti della controparte che hanno favorito l’escalation delle ostilità e l’irrigidimento delle posizioni, e hanno preferito le ritorsioni al dialogo dimenticando che non siamo all’asilo infantile e non possiamo chiedere aiuto alla maestra se, dopo aver preso a calci negli stinchi un compagno di classe, quello reagisce.

“I Russi non verranno a far vacanze nelle loro case in Italia, e non verranno neanche i turisti russi” mi scrive Giulia. “E poi l’ostracismo che viene applicato anche alla cultura, allo sport, che senso ha? Che risultato porta? Solo odio. E invece in Russia il popolo, anche quello che non era proPutin, davanti a questo comportamento si compatterà con lui perché sentono questi provvedimenti assolutamente ingiusti e in giustificabili.”

Invece, come dicevo, noi abbiamo questi “grandi strateghi” che, pur di assecondare gli ordini impartiti da oltreoceano, sono disposti a buttare nella discarica anni di collaborazione, amicizia, mutuo soccorso con la Russia. Persino a dimenticarsi del grande aiuto che proprio i Russi ci hanno dato a inizio pandemia per farci uscire dal pantano in cui una sanità allo sbando ci ha sprofondati. O nel 2016, dopo il terremoto che colpì Amatrice.
Sono talmente invasati ed elettrizzati dal voler dimostrare la loro fedeltà al padrone d’oltreoceano, da oltrepassare il confine del buon senso, del buon gusto, dell’intelligenza, della diplomazia. E così un indegno ministro degli Esteri (Di Maio) arriva a definire il presidente russo “peggio di un animale”, e ben gli sta la sberla sui denti arrivata dall’ambasciatore russo Razov che, impartendogli un’impeccabile lezione di diplomazia, rilascia un’intervista dalla quale emerge la classe di chi sa fare il suo mestiere, contro l’inadeguatezza di certi parvenu della politica:

“Siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso e una reale considerazione degli interessi reciproci.”

Vi consiglio di leggerla, l’intervista, perché fornisce una versione delle ragioni e dei rischi del conflitto a cui la stampa allineata non darà mai spazio (v. link)
Ascoltare tutte le campane è l’unico modo per farsi un’opinione propria, invece di accontentarsi di fare copia incolla di quelle altrui.

L’egoismo occidentale, o l’eurocentrismo, è un virus, che porta a una visione “euroriferita”: tutto ha senso solo se rientra nei paradigmi europei/occidentali, nel modo di vivere e pensare europeo/occidentale. Una visione schematica, rigida, che contrasta col tanto proclamato pluralismo, col tanto strombazzato principio della globalizzazione, dove di globalizzato c’è solo il Pensiero Unico e l’odio verso chi non si conforma e assoggetta. Una visione “eurocentrica” secondo la quale l’Europa è la culla e la detentrice della verità e tutti gli altri o si adeguano o… sono “fuori”. Fuori adesso è la Russia, quella Russia alla cui mangiatoia tutti si sono pasciuti ma che, ostinandosi a voler mantenere i propri valori e non far suoi quelli europei, diventa un’entità aliena, un bubbone da estirpare, a costo di “metterla in ginocchio” come si stanno augurando con perfido godimento politici e giornalisti saltati dal carro della pandemia mediatica a quello della guerra mediatica. L’importante è galleggiare e aver garantito il mangime con cui i pesci obbedienti al regime vengono quotidianamente pasturati.
Agli Italiani non è mai interessato delle guerre promosse dagli “Americani liberatori” in ogni parte del mondo e ne hanno accettato i massacri fingendo di non sapere. Ora di colpo sono disposti a rischiare economia e vita per un popolo trascinato in guerra per biechi calcoli politici ed economici. Non solo: da pacifisti diventano di colpo guerrafondai, plaudono agli annunci del  Duce Draghi sull’invio di armi (che uccidono, mica fanno carezze…), anziché cercare di essere messaggeri di pace. E godono a mettere in ginocchio una nazione, i cui cittadini diventano automaticamente nemici, da isolare e annientare.
Usiamo la testa, senza dimenticare l’anima.

Diana Lanciotti

P.S. Un lettore mi ha appena segnalato questo lungo video del 2015, girato perciò in tempi non sospetti, che ricostruisce le vicende dell’Ucraina degli ultimi 20 anni. Si può condividere o no, ma è comunque un contributo alla comprensione di ciò che è accaduto e sta accadendo da quelle parti. Con palesi ricadute anche su di noi.

 

La guerra… ci mancava

Tifo da… guerra

Guariremo solo se… il mio contributo a un’informazione libera dalle gabbie del Pensiero Unico

10 commenti

  • Luisa

    Cara Diana, colpito e affondato come sempre. Un articolo che nessun altro avrebbe potuto scrivere, con la tua stessa passione, la tua chiarezza e la tua onestà intellettuale.
    Vorrei aggiungere se mi permetti che oggi è la Festa della Donna e sui social si sprecano gli omaggi sdolcinati e retorici dei politici. Gli stessi che armano un popolo che, è già scritto nella storia, mai ce la farà contro la grande potenza russa e lo mandano allegramente a farsi massacrare.
    Vorrei anche aggiungere parlando di casa nostra che i politici che armano gli Ucraini e condannano la guerra sono gli stessi che stanno privando del lavoro e della dignità milioni di Italiani che non sottoponendosi a un esperimento sanitario hanno fatto una scelta libera e consapevole al contrario di chi ha accettato un’imposizione fidandosi ciecamente.
    Non farci ma mancare mai il tuo punto di vista che illumina questo momento buio.
    Un abbraccio

    Luisa

  • Silvia G.

    Cara Diana, sono solo io a vedere in ciò che sta succedendo un disegno che parte da lontano?
    Metterci uno contro l’altro è quello che sanno fare sperando che nessuno, preso a litigare con gli altri, si accorga delle manovre finanziarie di cui siamo l’obiettivo.
    Continua a scrivere. Sei la mia fonte di informazione preferita. Grazie

    Silvia

  • Irene

    A proposito di “Oci ciornie”, mi ricordo di quando mia madre andò a vedere il film con Mastroianni con questo titolo. Allora si era messa a studiare il russo e fu lei a spiegarmi che significava “occhi neri”. A casa mia abbiamo sempre amato la letteratura russa e conoscere la letteratura di un popolo basta per imparare ad amarlo.

  • Lettera firmata

    Gentile signora Diana da giorni molte persone mi chiedeno come è possibile che non si trovi una via diplomatica e i governi europei stiano portando al disastro controllato gli stati e i cittadini lo accettino. Lavoro nell’apparato statale (la prego di omettere la mia esatta occupazione) e conosco bene le dinamiche, le spinte e le pressioni a cui i politici sono sottoposti. Nessuno di quelli che vediamo al comando è immune da collusioni e intrecci. Le ramificazioni sotterranee sono tali che da fuori nessuno può immaginarsele neppure con la più fervida fantasia. Ho parlato non a caso di disastro controllato perché non è che la situazione stia sfuggendo di mano: l’hanno ben salda e sanno bene dove vogliono andare a finire. Vorrei sbagliarmi, ma sono… capitano di lungo corso e conosco molto bene la materia e le dico per certo che i governi nazionali hanno nullo o quasi nullo potere decisionale ma rispondono a ordini che vengono da un “comando centrale”. Non mi faccia dire quale ma può immaginarselo.
    Non so se pubblicherà questo mio commento. La capirei perché tanti suoi colleghi che sembravano liberi di colpo appaiono con le mani legate a sostenere senza dubbio alcuno la narrazione ufficiale e sembrano non accorgersi che tutto sta andando verso una precisa direzione imposta dal “comando centrale”, e loro non parlandone ne sono complici.
    La ringrazio in ogni caso per avermi letto e anche per la sua onestà intellettuale

    Lettera firmata

  • G.G.

    Signora Diana, come le ho già scritto leggerla è aria pura per la mente e per il cuore. Nel conformismo imperante è raro trovare chi mantiene la lucidità e riesce a non farsi trascinare dalla corrente. Già le scrissi che conosco diverse coppie che stanno pensando di lasciare l’Italia per dare un futuro degno ai propri figli. Ma ora che tutta l’Europa di fronte alla guerra sta prendendo posizioni pericolose non sanno più cosa fare. Come ho letto in un precedente commento sembra che gli sgovernanti come li chiamo io scelgano il peggio scientemente, non per incapacità: sanno quello che vogliono, o che devono fare, e lo fanno trascinandoci nel disastro.Mi chiedo come possano pensare di restarsene fuori, belli tranquilli. Credo sia più facile sfuggire a un virus che alle bombe.
    Continui a scrivere e a essere esempio a tutti i suoi colleghi, pecore bianche. Sia almeno lei pecora nera.
    Con rinnovata stima

    Guido

  • Umberto L.

    Gentile signora Lanciotti, sa dirmi che cosa è successo a politici come Salvini e Meloni o giornalisti come Maria Giovanna Maglie e Capezzone che si sono sempre distinti per essere fuori dal coro e ora si sono allineati con le scelte del governo sulle sanzioni che invece di mettere in ginoccho la Russia stanno mettendo in ginocchio l’Italia?
    Ci restano lei e Belpietro e alcuni giornalisti che scrivono sulla Verità e poi c’è il vuoto di informazione obiettiva. Come si può pretendere che i cittadini capiscano che cosa sta succdendo se l’informazione è così di parte? Capisco essere “atlantisti”, ma essere faziosi e tafazziani è un’altra cosa.
    La prego, continui così. Grazie

    Umberto

  • Giovanna

    Cara Diana, sono figlia di un’ucraina e un russo e impazzisco all’idea che uno stesso popolo si sia diviso a causa di governanti che hanno dimenticato la nostra storia. Dicono che da quando l’Ucraina è indipendente là si vive bene… e allora come mai tanti ucraini come mia madre hanno dovuto lasciare la famiglia per venire in Italia a fare le badanti o altri mestieri pesanti per mantenere le famiglie???
    Ora mi trovo con un padre russo a non poterlo dire in giro perché ho paura di essere trattata come la figlia di un delinquente. Aiutaci a far capire che non è giusto metterci uno contro l’altro, che siamo tutti un popolo e soprattutto siamo esseri Umani!!! Ho paura dell’odio che si sta dffondendo…
    Se accendo la tele sento solo gente contenta di “mettere in ginocchio il popolo russo”!!! Intanto però vedo tanti problemi in Italia con queste sanzioni che la Russia non merita. Ma l’Italia non è sempre stata un paese pacifico e pacifista??? E allora adesso perché manda armi invece di mandare ambasciatori di pace???
    Un forte abbraccio

    Giovanna

    • Diana Lanciotti

      Cara Giovanna, capisco il tuo dramma, così come capisco quello di tanti Ucraini vittime di una situazione voluta dai politici e non di certo da loro. Solo recentemente ho scoperto che dalle vostre parti non c’è mai stata una vera pace, negli ultimi anni, ma nessuno ne parlava. Qualcuno l’ha fatto notare a una giornalista, una di quelli sempre seduti al caldo nelle varie trasmissioni tv a parlare di tragedie di cui capiscono poco e gliene frega ancor meno, e lei ha risposto che… si sapeva ma “certo, non era notizia da prima pagina”.
      Già, invece ora sì, ed è chiaro che ancora una volta l’informazione è pilotata e non esiste più o quasi più il giornalismo indipendente, quello che faceva inchiesta e sbatteva la verità in faccia ai potenti. Io ho la fortuna di poter dire ciò che penso perché non ho nessuno a darmi ordini, e compiango i colleghi che sono costretti a sottostare a vincoli e devono ogni giorno calpestare la propria dignità. Ora il giornalismo è per la maggior parte agli ordini dei potenti, ed è davvero sconsolante.
      Dopo aver messo i cittadini gli uni contro gli altri per motivi “sanitari”, ora lo fanno per motivi bellici, assumendosi l’enorme responsabilità di fomentare odio e discriminazione.
      Non posso che esprimerti la mia soldarietà e pubblicare questo tuo appello al buon senso, il Grande Assente di tutta questa terribile vicenda.
      Un abbraccio

      Diana

      • Giovanna

        Cara Diana, grazie per avermi risposto, sei di grande conforto. Sono avvilita per tutti quei giornalisti che sembrano divertiti a mostrare scene terribili spesso non vere per aumentare terrore e odio…
        Da ieri sui social gira la foto di quella bambina col chupachupa in bocca e il mitra in mano… una scena fatta apposta, e invece di indignarsi come hanno sempre fatto per i soldati bambini tutti la usano come simbolo e come se fosse una cosa bella da mostrare!!! Sono tutti impazziti??? L’hai vista, Diana? Che ne pensi?
        Un forte abbraccio

        Giovanna

        • Diana Lanciotti

          Cara Giovanna, sto facendo girare anche su twitter il tuo appello, che merita attenzione perché è un richiamo al buon senso che purtoppo molti hanno perso o non hanno mai avuto. Il conformismo e il servilismo di tanti giornalisti, che mi vergogno di avere come colleghi, li portano a compiere azioni di una nefanezza inaudita, come le foto allestite per suscitare sdegno, col risutato di aumentare il livello di odio e violenza che è già altissimo.
          La foto di cui parli, di quella bambina seduta alla finestra di una casa distrutta e il fucile imbracciato, è una chiara messinscena. Eppure c’è chi non capisce la differenza tra vero e falso, se le beve tutte e si lascia condizionare anche nei sentimenti.
          Purtroppo c’è sempre più propaganda e sempre meno giornalismo. Invece di patetiche messinscene e sterili proclami gli Ucraini hanno bisogno di voci libere.
          Un abbraccio

          Diana

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