Fine anno al canile di Olbia
Mi è capitato tra le mani questo vecchio articolo, pubblicato su Amici di Paco nel gennaio 2006, e ripubblicato successivamente nella prefazione di “Occhi sbarrati – Reportage dal canile”, il libro fotografico che ho ambientato proprio al Rifugio “I Fratelli Minori” di Olbia.
Vorrei che queste mie considerazioni servissero come spunto di riflessione a chi ogni tanto (come in questo periodo) mette sotto attacco Cosetta e altre persone come lei, che si impegnano con amore e sacrificio per salvare ogni anno centinaia di vite dalla strada e dalle sofferenze.
Ma forse è proprio il loro impegno che dà fastidio o desta invidia… Perché chi sa aiutare gli altri col sorriso sulle labbra e non si tira mai indietro davanti alla sofferenza altrui (degli animali ma anche dei propri simili) può dare davvero tanto ma tanto fastidio a persone irrimediabilmente rose dall’invidia e dall’incapacità di darsi agli altri senza interessi e tornaconti personali.
(Clicca su “continua” per leggere il seguito)
Il reportage della visita di Diana, Gianni e Paco al Rifugio dei Fratelli Minori di Olbia, per portare un contributo da parte degli “amici di Paco”
"L’ultimo giorno dell’anno in canile. Era da un po’ che ci pensavo, e ho fatto in modo di combinare gli impegni per esserci. La mancanza di Boris, così straziante soprattutto nel periodo delle feste, quando c’era più tempo per stare insieme e godere della reciproca compagnia, si è così, almeno per qualche ora, fatta meno opprimente.
Una giornata piena di emozioni, che mi porterò per sempre nel cuore.
La prima emozione è stata l’incontro con Cosetta. Fino allora ci eravamo solo sentite per telefono o internet, e vederci è stato, almeno da parte mia, come rivedere una vecchia amica. Forza e amore trapelano da ogni suo gesto, quando parla dei suoi cani, quando li accarezza, quando ne accoglie le esuberanti manifestazioni d’affetto.
Mi mostra le sue mani. «Queste sarebbero mani da commercialista…» In effetti sono piagate dal lavoro in canile, e difficilmente quando in ufficio, smessi i panni della salvatrice di cani, indossa quelli della commercialista, riuscirà mai a nascondere i segni delle sue fatiche e del suo impegno per questi 600 cani e per tutti quelli che in tanti anni sono andati e venuti. Ma quelle mani, mani ruvide e segnate da una sconfinata passione, per i cani di Cosetta sono le mani più belle che ci siano. Sono le mani di chi li ha salvati e ora li ama, uno per uno, senza differenze, come fossero tutti cani suoi.
«Visto?» Cosetta mi mostra il dorso della mano gonfio e bluastro. «È il regalo di uno dei nove cucciolotti che ieri abbiamo prelevato dalla campagna per portarli qui, nella speranza di farli adottare.» I nove cucciolotti sono adorabili, ma scatenati come ogni cucciolotto con tanta voglia di vivere. E, già toccati dalla cattiveria degli uomini, mordono anche una mano amica, non sapendo ancora distinguere chi tra gli umani vuol fare del bene e chi del male.
Ho girato tra i box, questi box a cielo aperto dove i cani possono respirare l’aria meravigliosa e profumata della Sardegna, questa terra che io amo così tanto, a cui sento di appartenere.
Non ho visto cani tristi, afflitti, chiusi in se stessi. Ho visto cani allegri e, se possibile in un canile, felici. Felici quando Cosetta e gli altri volontari, gli altri angeli del canile, entrano in un box a portare le pappe, o a dare una ripulita. Ho visto persone spalare la m… a carriole, col sorriso sulle labbra, un sorriso che nasce dal cuore e dall’amore per queste creature meravigliose gettate via come scarpe vecchie.
Certo, il Rifugio dei Fratelli Minori di Olbia è pur sempre un canile, e si sa che tutti i cani dovrebbero avere una casa e una famiglia tutta per loro. Ma finché ci saranno persone che si disfano dei loro cani con la stessa disinvoltura con la quale gettano nella pattumiera il quotidiano del giorno prima, per fortuna che c’è questo Rifugio. Per fortuna che c’è Cosetta, e Cristina e Giovanni e Marco, e Maria Grazia, e Antonietta, che con il loro amore e la loro dedizione riescono a rendere accettabile, addirittura gioiosa, la loro condizione di reclusi senza famiglia. E per fortuna che ci siete voi, “amici di Paco”, che grazie alla vostra generosità avete permesso a me, Gianni e Paco di passare un ultimo giorno dell’anno memorabile e portare un po’ di aiuti a chi ne ha tanto tanto bisogno.
Diana Lanciotti"
Da “Amici di Paco” 33 – gennaio 2006