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FESTIVAL DELLA CARNE DI CANE DI YULIN: FERMIAMO LA STRAGE!

Un appello del Fondo Amici di Paco tramite la sua fondatrice per la cancellazione di una manifestazione a cui gli stessi Cinesi sono in maggioranza contrari.

“ANCH’IO ME LO MANGIO… DI BACI!” Con questo messaggio provocatorio Diana Lanciotti, la fondatrice del Fondo Amici di Paco, associazione nazionale per la tutela degli animali, anche quest’anno ha voluto affrontare l’argomento scottante del Festival della carne di cane che dal 21 al 30 giugno si svolge a Yulin, nel distretto sudorientale di Guangxi Zhuang.

Ogni anno oltre 10.000 cani (ma si parla anche del doppio) vengono ammassati in gabbia per le strade della città cinese, per essere scelti dai “clienti”, uccisi con metodi brutali e cucinati. Si tratta spesso di cani rubati alle famiglie o raccolti per strada, mentre una parte è allevata allo scopo. Una vera e propria mattanza che non si può giustificare appellandosi alla tradizione. Un altro dato spaventoso è che almeno 3.000 persone muoiono in seguito al consumo di carne infetta.
Così come da anni si impegna contro la strage pasquale di agnelli e capretti e contro il consumo di carne in genere, Diana Lanciotti dice no al massacro di cani in Cina.

«Che siano diecimila o ventimila non cambia», dichiara la Lanciotti. «Anche un solo cane ucciso per essere mangiato è una crudeltà inaccettabile. Lo sappiamo bene noi che i nostri cani li amiamo e, tutt’al più … li divoriamo di baci.»

Anziché ricorrere a immagini shock, anche per questa campagna la Lanciotti ha preferito rispettare l’approccio da lei stessa voluto per tutta la comunicazione del Fondo Amici di Paco: “persuadere con dolcezza”, attraverso la riflessione e magari il sorriso, e non con i pugni nello stomaco o la violenza.

«Questo festival deve essere soppresso», continua Diana. «Gli stessi Cinesi lo disapprovano in gran maggioranza. La loro coscienza animalista è in forte aumento, soprattutto nei giovani. Da un sondaggio risulta che quasi il 70% dei Cinesi dichiara di non aver mai mangiato carne di cane, il 64% è favorevole alla chiusura del festival di Yulin e il 62% pensa che l’evento danneggi l’immagine della città. Purtroppo, e nessuno ne parla, tanti turisti stranieri vanno a Yulin proprio per sperimentare l’assaggio di carne di cane che nei loro Paesi è giustamente vietato. Dobbiamo fare pressioni per accelerare una soluzione che prima o poi arriverà, ed è già nell’aria.»
Anche grazie a campagne promosse a livello internazionale come quella del Fondo Amici di Paco.

Già nel 2016 Diana Lanciotti si era fatta promotrice di un’iniziativa contro il massacro di Yulin e aveva scritto una lettera all’ambasciatore cinese, esprimendo la riprovazione di migliaia di sostenitori del Fondo Amci di Paco verso una barbarie fuori dal tempo, dalla logica, dalla compassione.
Lo scorso marzo, in occasione della visita in Italia del Presidente cinese, aveva inviato una lettera al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Ambiente e degli Esteri per invitarli ad affrontare anche il tema dei diritti degli animali spesso violati in Cina, interpretando “le aspettative di milioni di persone che considerano il rispetto verso ogni essere vivente un valore fondante della società civile”.

Sul tema delle scelte alimentari Diana Lanciotti ha scritto La vendetta dei broccoli (www.lavendettadeibroccoli.it), un “giallo vegetariano” ad alta tensione che ha riscosso un successo straordinario, favorendo una riflessione profonda e cambiamenti sorprendenti circa le abitudini alimentari.

«Siamo in un’epoca di grandi mutamenti», conclude Diana, «e in modo sempre più rapido si sta diffondendo una cultura più rispettosa verso il Creato, che parte da una riflessione profonda dei cittadini più che da iniziative a livello istituzionale che, seppur presenti, sono molto più lente.»

Importante figura di riferimento nel mondo dell’associazionismo e del no-profit, oltre che pubblicitaria la Lanciotti è giornalista (direttore editoriale della rivista “Amici di Paco”) e scrittrice, con all’attivo venti libri, alcuni dei quali diventati veri e propri cult, come Paco, il Re della strada, Boris, professione angelo custode, Black Swan-Cuori nella tempesta, La gatta che venne dal bosco, I cani non hanno colpe, Ogni gatto è un’isola.

La campagna “Anch’io me lo mangio… di baci!” è ideata dalla stessa Lanciotti e realizzata gratuitamente dalla Errico & Lanciotti, l’agenzia di marketing, comunicazione, editoria di cui Diana è direttore creativo e contitolare, insieme al marito Gianni Errico.
Da 22 anni la Errico & Lanciotti cura gratuitamente tutta la comunicazione del Fondo Amici di Paco e di Paco Editore, la casa editrice nata per sostenere l’associazione no-profit.

Scrivete a Diana le vostre opinioni su questo o altri argomenti in fondo all’articolo oppure a diana@amicidipaco.it

Due parole sul Fondo Amici di Paco
Il Fondo Amici di Paco, fondato nel 1997 da Diana Lanciotti, pubblicitaria, scrittrice e giornalista, con il marito Gianni Errico, architetto, in seguito all’adozione di Paco al canile, è una delle associazioni no-profit più attive a livello nazionale, sia sotto l’aspetto degli aiuti concreti ai rifugi che quello della sensibilizzazione. Sin dalla nascita, ha portato all’attenzione di istituzioni, media e cittadini le problematiche dei cani e dei gatti abbandonati rendendo noto il fenomeno del randagismo e altre problematiche fino a prima taciute o ignorate
Grazie a numerose campagne di sensibilizzazione (come quella di Natale: “Non siamo giocattoli, non regalarci a Natale”, o quella estiva: “Non abbandonare il tuo cane. Lui non ti abbandonerebbe mai”, o quella di Pasqua “Buona Pasqua anche a loro”, tutte realizzate gratuitamente dall’agenzia Errico & Lanciotti), ha saputo aprire la strada a una nuova coscienza nei riguardi degli animali e favorito la nascita di molte altre associazioni impegnate a difenderli, tanto che occuparsi dei diritti e del benessere degli animali è diventato un impegno diffuso e riconosciuto da tanti.
In nome e nel ricordo di Paco, scomparso nel 2006, il Fondo Amici di Paco prosegue le sue attività sia nella direzione della sensibilizzazione che degli aiuti concreti ai rifugi che accolgono i cani e i gatti abbandonati. Non avendo spese di gestione (di cui si fanno carico i due fondatori), l’associazione può devolvere l’intero ricavato delle somme raccolte grazie alla generosità dei suoi sostenitori che da tutta Italia appoggiano le iniziative a favore degli animali più bisognosi.

Per informazioni e donazioni: Fondo Amici di Paco tel. 030 9900732, paco@amicidipaco.it, www.amicidipaco.it

Per devolvere il 5×1000 al Fondo Amici di Paco per aiutare tanti animali in difficoltà il codice fiscale da indicare è: 01941540989

Simona Rocchi
ufficio stampa Fondo Amici di Paco
___________________________________

FONDO AMICI DI PACO
Associazione nazionale per la tutela degli animali
Organizzazione di Volontariato – O.N.L.U.S.
Tel. +39 030 9900732 Fax +39 030 5109170
paco@amicidipaco.it  –  www.amicidipaco.it

 

9 commenti

  • Roberta

    Sono anni che firmo petizioni contro questa assurda e atroce usanza, ma fino ad ora mi sembra che non sono servite a fermarla, con tutto ciò seguitero’ a farlo, chissà se un giorno leggeremo che i cinesi si sono civilizzati e che hanno capito che il cane è il miglior amico dell’uomo per intelligenza per sensibilità e fedeltà.

    • Diana Lanciotti

      Cara Roberta, dobbiamo insistere.
      Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa. Il Fondo Amici di Paco fa quel che può grazie a persone che, a titolo assolutamente gratuito (me compresa), sottraggono il loro tempo al lavoro e alla vita privata.
      In ogni caso molti Cinesi hanno una coscienza animalista spiccata. Infatti è da loro che è nata la lotta contro questa barbarie.
      Un caro saluto

      Diana

  • Gina

    É Il Festival dell inferno di “gente dannata “che un giorno pagherà per l orripilante uccisioni..!! La ruota della vita gira sempre all infinito..

  • Patrizia Contini

    Io ho scoperto questo festival abominevole da tre anni e da allora non mi dò pace. Firmo petizioni da qualsiasi parte arrivino, finanzio associazioni, spargo la voce anche se la gente NON vuole ascoltare, e arriverei ad andare in Cina se fosse necessario, ma questo abominio continua. Sono fermamente convinta che dobbiamo fare un’alleanza mondiale tra tutte le varie associazioni contro Yulin che esistono per poter ottenere la chiusura definitiva di questa mattanza. Ma come si fa a chiamarlo Festival?

    • Diana Lanciotti

      Cara Patrizia, il “festival” è nato pochi anni fa, e com’è nato credo che presto verrà chiuso. Ci sono troppi movimenti da tutto il mondo per abolirlo. E molti Cinesi sono contrari. Ci sono associazioni che ogni anno vanno là per salvare molti cani. Noi, da qua, facciamo campagne e appelli alle istituzioni, anche se, come sai, la politica viene sempre al traino dei movimenti popolari: “ragioni diplomatiche”, “problemi più urgenti e importanti” sono alcune delle scuse che accampano. Ma noi non molliamo.
      Se vuoi, aiutaci a diffondere questa campagna e sostienici come puoi: http://www.amicidipaco.it/index.php?page=sm&val=14&type=1&tc=0
      Il Fondo Amici di Paco fa quel che può grazie a persone che, a titolo assolutamente gratuito (me compresa), sottraggono il loro tempo al lavoro e alla vita privata. Ma abbiamo bisogno di sostegno, anche economico.
      Un caro saluto

      Diana

  • A. L.

    Gentile Diana
    sono una zoologa, naturalmente condivido con Lei un amore infinito per tutti gli animali, cani e gatti in particolare.
    La ammiro moltissimo per tutto l’impegno e la dedizione che ha profuso in tutti questi anni per gli animali meno fortunati, che grazie alla Sua fondazione hanno potuto trovare tutte le cure e l’amore che meritano, creature meravigliose e pure da cui l uomo può solo imparare.
    Le scrivo oggi per chiederLe cosa possiamo fare per fermare l’orrore di Yulin che ormai sta per iniziare. Vorrei firmare la petizione ma dal sito non sono riuscita a farlo, mi può aiutare per favore?
    Le confesso che quando arriva il 21 giugno io mi sento male, inizio a piangere e non smetto per tutta la durata di questa barbarie, il solo pensiero mi spezza il cuore, non so veramente come fare, sono disperata per quello che si ripete ogni 21 giugno da 10 anni a oggi.
    Ma non possiamo fare ancora qualcosa? A livello del nostro governo perché possa fare pressione, non so una manifestazione, qualcosa di concreto. Non è possibile che stiamo a guardare senza agire, è una cosa mostruosa cucinare vivi milioni di cani e gatti, rubati alle loro case, alle loro famiglie e poi torturati per giorni e giorni fino a essere cucinati vivi.
    L’uomo non può fare questo a delle creature innocenti e meravigliose che vivono per noi tutta la loro vita.
    Ho scritto all’onorevole Brambilla ma non mi ha risposto, pensavo l’avrebbe fatto…
    Che dice, cosa possiamo fare? Spero tanto Lei potrà rispondermi…
    Facciamo qualcosa, La prego.
    La ringrazio tanto per l’attenzione, Le invio un grande abbraccio

    Antonia

    • Diana Lanciotti

      Carissima Antonia,

      come ho già detto, la politica è sempre refrattaria a occuparsi di questioni considerate marginali e comunque scomode: con la Cina ci sono in ballo grandi interessi economici… e che cosa vuole che sia se qualche migliaio di cani viene rapito, ammazzato e messo in pentola? E poi c’è sempre qualcuno che alza la bandiera della… difesa delle tradizioni. Ma quello è un argomento su cui non perdo nemmeno più tempo. Ragionando così, saremmo ancora ai tempi della schiavitù e della ghigliottina…

      In realtà non abbiamo fatto una petizione da firmare: prima di tutto perché ormai la raccolta firme come strumento di denuncia/protesta è purtroppo abusata e inflazionata, e poi perché dal punto di vista organizzativo per noi sarebbe complicato gestirla.
      Siamo una piccola (anche se molto attiva) associazione, per scelta: non vogliamo pagare personale, sedi, attrezzature, ma trasformiamo tutti i fondi che raccogliamo in aiuti concreti ai rifugi. Ci occupiamo di questioni nazionali, e ogni tanto ci permettiamo di… mettere il naso fuori dai confini italiani. Ci sono già tante organizzazioni ben più strutturate che si occupano delle questioni internazionali e se lo facessimo anche noi ci sovrapporremmo a loro e distoglieremmo forze e risorse (che non sono mai abbastanza) alle iniziative su cui siamo impegnati.

      Prenda la Campagna Antiparassiti, che ci occupa (e mi occupa personalmente) per almeno 4 mesi. Io di lavoro faccio ben altro, e il Fondo Amici di Paco è un’attività no-profit che esiste proprio grazie al fatto che come pubblicitaria metto a disposizione (gratuitamente) le risorse personali e della mia agenzia per fare campagne, raccolte fondi, libri per poter aiutare concretamente i rifugi a salvare e far adottare migliaia di cani e di gatti.
      Ho il brutto vizio di voler seguire personalmente ogni attività del Fondo: per la Campagna Antiparassiti muoviamo diverse migliaia di euro donati dai nostri sostenitori. Mi sento totalmente responsabile del buon uso dei loro contributi: anche una confezione di prodotti in più o in meno fa la differenza. Lo sanno bene i nostri fornitori, che costringo a un tour de force, a fare e rifare proposte, preventivi. Per risparmiare il massimo, e poter dare il massimo.

      Più di così, come Diana Lanciotti e come Fondo Amici di Paco, non saprei che cosa fare. Non potrei: non sono una “volontaria di professione”, come definisco coloro che si spacciano per volontari ma in realtà fanno del volontariato un mestiere… Per carità, niente da dire, ma io ho scelto diversamente. Come ho spiegato in “Paco. Diario di un cane felice”, il Fondo Amici di Paco è nato in seguito alla delusione nata dall’incontro con una grossa associazione. Un’associazione strutturata come un ministero, di quelle che con i fondi raccolti finanziano le proprie sedi, le proprie attrezzature, i propri mezzi di trasporto, i propri viaggi, il proprio personale, che chiedono soldi alle sezioni locali anziché darne… D’accordo, quando l’intento è benefico può andar bene anche questo, però io preferisco una gestione più “snella” e lineare e usare tutto quanto raccogliamo per dare aiuti concreti.

      Sa quante volte mi sono sentita dire: ma perché non avete sezioni sul territorio, perché non fare manifestazioni, perché non avete volontari in giro…? Purtroppo ho scoperto che il mondo animalista è molto variegato, e il rischio è che se affidi ad altri la gestione di certe iniziative la situazione vada fuori controllo e finisca per snaturarsi lo spirito che ha dato vita all’associazione: diffondere il messaggio di amore e rispetto verso tutte le specie viventi e aiutare concretamente i rifugi che salvano animali gettati via come scarpe vecchie.
      Ci sono troppi personalismi, troppi orticelli da annaffiare, troppa litigiosità, troppe invidie.

      Non sono una “volontaria di professione”, ma neanche una politica stipendiata con i soldi dei contribuenti (i nostri) che, non dovendo preoccuparsi di portare a casa il pane quotidiano, possa dire di dedicarsi a tempo pieno agli animali…

      Ecco perché, e mi scusi se l’ho presa larga, per Yulin credo di aver fatto quello che sono in grado di fare.
      Ho scritto all’ambasciatore cinese (https://www.dianalanciotti.it/2016/06/festival-della-carne-di-cane-in-cina/), al nostro Presidente del Consiglio (https://www.dianalanciotti.it/2019/03/rapporti-italia-cina-e-diritti-degli-animali-lettera/), ne ho parlato sulla rivista “Amici di Paco” (https://www.dianalanciotti.it/2019/03/e-in-arrivo-amici-di-paco-71/), ho creato la campagna “Anch’io me lo mangio…” (https://www.dianalanciotti.it/2019/06/festival-della-carne-di-cane-di-yulin-fermiamo-la-strage/) di cui stanno parlando diverse testate. Per la prima volta ci ho messo… la faccia. Non amo comparire nelle campagne o sulle copertine dei miei libri. Ma per i cani di Yulin l’ho fatto.

      Inutile che le dica: farò ancora qualcosa. Non posso permettermelo, perché non posso permettermi come fanno (bravi, ma anche fortunati a poterlo fare) tanti giovani che vanno là per una settimana a sottrarre centinaia di cani alla mattanza.
      Io ho fatto quello che è in mio potere. Ma se saremo in tanti a farci sentire e a non abbassare la guardia, le cose cambieranno. Come sono cambiate, e tanto, da quando 22 anni fa Paco faceva la sua comparsa in tivù, sui giornali e in libreria e raccontava al mondo la barbarie del randagismo. Allora non se ne parlava, ma da allora è un fenomeno conosciuto, in deciso calo (anche se qualcuno barando dice che è in aumento…) e difendere i diritti degli animali non è più considerata un’eresia o una perdita di tempo.

      Scusi se ho approfittato della sua email per chiarire alcune cose. Forse non le ho dato la risposta che sperava, ma non ho voluto farle promesse che non potrei mantenere.
      Pubblico questa sua lettera e, insieme ad altri commenti, la farò avere al Presidente del Consiglio.

      Grazie per avermi scritto e aver espresso i suoi sentimenti, che condivido in pieno.

      Un caro saluto

      Diana Lanciotti

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