Articolo “Facciamo polemiche/4 – “Gli aguzzini dell’accoglienza” su La Verità di oggi

Oggi La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro, pubblica l’articolo di Diana Lanciotti “Gli aguzzini dell’accoglienza”. Se non avete la possibilità di comprare il quotidiano (a cui ci si può abbonare anche online: https://www.laverita.info/) cliccando su “Continua a leggere” qua sotto potete leggere il testo integrale e commentarlo. Facciamo polemiche/4 Tra imbonitori e ipocriti dell’accoglienza Anche l’articolo “Facciamo polemiche/3. Una task force tira l’altra” è valso a Diana Lanciotti decine di telefonate ed email di consenso. «Ero partita a scrivere questi articoli perché soffrivo a cogliere tanta rassegnazione», commenta Diana. «Gli Italiani sono un popolo meraviglioso, che sta affrontando questa prova con una serietà e un coraggio che rifulgono rispetto alla buffonaggine e alla pusillanimità di chi ci malgoverna. L’Italia è il paese più bello del mondo, con un patrimonio culturale, artistico, naturale e umano che il mondo ci invidia e… vorrebbe comprare in svendita. Abbiamo imprenditori e professionisti di grande caratura in ogni campo, e spesso li costringiamo ad andare all’estero. Qua rimangono quelli che amano troppo l’Italia per abbandonarla, e perciò lavorano a testa bassa, e i mediocri. Spesso questi entrano in politica. Ora sono tutti lì, stretti tra di loro, a farsi scudo contro la rabbia che sta salendo nei cittadini.» Allora non c’è più solo rassegnazione. «Finalmente qualcosa sta cambiando. Tante persone mi hanno espresso il loro malcontento ma anche la loro voglia di reagire. Sta salendo la rabbia, ed è un momento pericoloso ma anche importante. La rabbia, giustificatissima, non può ridursi a sterile sfogo sui social, ma deve incanalarsi in una protesta costruttiva, ovviamente pacifica, ma implacabile. Non è più il momento della cosiddetta “opposizione responsabile.” È ora di un’opposizione dura, forte, che non faccia sconti a nessuno. Se l’opposizione non si decide a dare una scossa al baraccone e a mandare a casa questi incapaci, sarà corresponsabile della rovina dell’Italia. Però deve poter contare sul sostegno degli Italiani. Non possiamo continuare ad aspettare che le roboanti promesse che ci hanno fatto si concretizzino. Gli stessi che le fanno non ci credono. Chi sperava che la tanto strombazzata “Fase 2” significasse un riappropriarsi dei propri diritti (di movimento, di lavoro, di culto) ha ricevuto dall’ultima conferenza di Mister Decreto l’ennesimo schiaffo, l’ennesimo raggiro. Questo usurpatore, che considera gli italiani sudditi e non cittadini, è andato per l’ennesima volta in tv a lucidare il suo ego, “concedendo” graziosamente scampoli striminziti di libertà spacciandoli come grandi conquiste. Col fare di un imbonitore da televendita, ha confermato che, per riprendere a vivere, dobbiamo aspettare. Forse che gli “scienziati” (quei divi della tv in lizza per l’Oscar al miglior bidonaro) si decidano. Ma questi, troppo presi dal guardare il mondo dal microscopio, non hanno la più pallida idea di come affrontare il mondo in scala 1:1. Intanto la gente fallisce, si dispera, muore. Vogliono sfinirci, prenderci per stanchezza. Di Maio scrive: “Partirà la fase2 con nuove regole per iniziare ad abituarci a quella che sarà una nuova normalità. Affrontiamo la crisi con dignità, impegno e senso civico. Siamo un grande Paese.” Con la sua retorica da strapazzo, questo signore si permette di appellarsi alla dignità, al senso civico e all’impegno degli Italiani. Valori che non appartengono a lui né alla classe politica di parassiti che vivono sulle nostre spalle. A lui e ai suoi compari do un consiglio spassionato: si trovino un lavoro, presto. Perché quando li manderemo a casa gli servirà. E allora non potranno contare sul reddito di cittadinanza.» Diana è abituata a parlare col cuore al cuore e alla coscienza delle persone. Da 25 anni lo fa come scrittrice di libri diventati veri e propri cult, e da 23 attraverso il Fondo Amici di Paco, l’associazione no profit da lei fondata insieme al marito in seguito all’adozione del mitico Paco. Una causa che ha assorbito tutto il suo desiderio di fare qualcosa “per migliorare un pezzettino di mondo” come lei stessa definisce il suo impegno. Diana sta per uscire col suo ventunesimo libro Antivirus. Emergere dall’emergenza, una lettura indispensabile per tener allenata la mente (v. riquadro) . Di seguito le sue riflessioni sull’ipocrisia dell’accoglienza, che anche in questo periodo crea tensioni sociali molto rischiose. Sul suo sito www.dianalanciotti.it potete leggere e commentare questo e altri articoli di attualità e politica. Paola Cerini Gli aguzzini dell’accoglienza Anche se la pandemia da coronavirus l’ha spedita in secondo piano, l’emergenza immigrazione non è rientrata. E si riproporrà, più forte che mai, quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata. Anche se siamo presi da altri pensieri, non facciamo calare l’attenzione su altri temi importanti dai quali, volutamente o no, ci hanno distolti. Il rischio è che il coronavirus, come lo stanno usando, diventi un’arma di… distrazione di massa: mentre noi siamo chiusi in casa, attanagliati dalla paura, senza contatti umani, senza lavoro (mentre negli altri paesi pur osservando le dovute cautele, si continua a lavorare), stanno cambiando il nostro mondo, senza che noi abbiamo voce in capitolo, escludendoci da qualunque decisione che riguardi il nostro futuro. Alla faccia della democrazia. Anche se per un po’ gli arrivi di clandestini sono cessati e, addirittura, si è assistito al paradosso che i clandestini sbarcati in passato volevano tornare a casa per paura di essere contagiati, ora gli sbarchi, assistiti (e favoriti) dalle navi delle ONG, sono ripresi. In più, mentre noi siamo agli “arresti domiciliari”, controllati, braccati e placcati se solo osiamo fare una corsettina o prendere un raggio di sole in solitario, i clandestini che vivono ai margini della società continuano indisturbati a spacciare, rubare, creare disordini. E, mentre per controllare e reprimere le nostre sporadiche “disobbedienze” si attua un dispiegamento di forze degno di miglior causa, a stanare gli extracomunitari clandestini tocca a Brumotti, l’inviato a due ruote di Striscia la notizia. Le forze dell’ordine, ottemperando a disposizioni da stato di polizia, sono costrette a infierire sui cittadini onesti e a chiudere un occhio verso i clandestini. Del resto hanno appena scarcerato 40 mafiosi del 41 bis… che cosa possiamo aspettarci? C’è da arrabbiarsi, o no? Che noi cittadini onesti, se solo ci riprendiamo uno scampolo delle libertà che ci sono state portate via senza nemmeno l’avallo del Parlamento, veniamo trattati come i peggior delinquenti, mentre i veri delinquenti, in nome di un malinteso senso di accoglienza, possano fare i comodacci loro ai danni nostri. E guardate che non sono razzista. Sono solo stufa di questo razzismo alla rovescia, con cui si discriminano gli Italiani a favore di chi è vittima di un traffico di vite umane mascherato da benefattore.  Adesso in tv si parla solo di virus, ma vi ricordate quelle parate di tuttologi e tuttologhe, vestiti di tutto punto, che con le loro giacchettine alla moda, i capelli agghindati, le barbette ben curate, il cerone di scena, i labbroni verniciati, i tacchi alti  e la gonna corta, il sorrisetto di circostanza e l’aria saccente, si professavano paladini dei diritti umani? Quanta ipocrisia c’era nelle dichiarazioni sull’uguaglianza tra uomini? Si sprecavano (e si sprecheranno ancora) le frasi del tipo “Siamo tutti uguali”, “Non ci sono differenze tra popoli”,  “Dio ci ha fatto tutti uguali”, “Dobbiamo essere fratelli”, “Il colore della pelle non conta”. Tutto vero, affermazioni incontrovertibili, su cui nessuno (se non qualche irriducibile xenofobo permeato di teorie naziste) può aver da ridire. In realtà sono proprio coloro che esprimono queste verità “inconfutabili” a smentirle, questi fautori dell’accoglienza che vorrebbero svuotare l’Africa per portare tutti gli Africani qua, e farli vivere ai margini della società, come tanti disadattati. Secondo questi ipocriti dell’accoglienza, che vanno a braccetto con quelli che definisco “aguzzini dell’accoglienza” (coloro che dell’accoglienza fanno un orrendo business), i diritti stanno solo dalla parte dei migranti. E non si soffermano mai a pensare alle tensioni sociali e alle discriminazioni che la politica ipocrita dell’accoglienza crea a favore degli extracomunitari, a sfavore dei cittadini italiani. Basta pensare alle graduatorie per le assegnazioni delle case popolari, che vedono sempre primi in classifica gli immigrati. Qualcuno smentisce, ma la realtà la conosce bene chi vede e vive il degrado di interi quartieri. Provino, questi paladini dei diritti umani, ad alzare i loro deretani e a farsi un giro nelle periferie delle grandi città, o nei centri di accoglienza, e forse capiranno che la tanto sbandierata accoglienza è una facciata, dietro la quale si nasconde un orrore che è segno di grande inciviltà… altro che integrazione! Siamo degli incivili, infatti, ad accettare che degli esseri umani vivano in condizioni pietose, emarginati, senza lavoro o sfruttati. Che vita gli facciamo fare, dopo averli attirati qua facendogli credere che ci sia il Bengodi? Ma se il Bengodi non c’è per noi che siamo cittadini italiani, figurarsi per loro. E la chiamano accoglienza, solo perché gli paghiamo il telefonino, il piumino griffato, i jeans di marca, le scarpe da ginnastica all’ultima moda, e poi li sbattiamo a vivere ai margini della società, o a subire come tante vittime una situazione che forse loro stessi deplorano, o ad arrabattarsi in qualche modo, arrivando non di rado a delinquere. Oltre agli aspetti etnico/culturali messi in gioco con questa pseudoimmigrazione incontrollata (che in realtà non è altro che un’invasione controllatissima da chi ha un chiaro disegno geopolitico ed economico in testa) andrebbero citati i problemi di salute causati dall’ingresso di portatori sani di malattie sconosciute o scomparse. Non è questione di razzismo, ma di realismo. La verità è che questi poveri spiantati, vittime di un disegno tutto giocato sulla loro pelle, di cui sono incolpevoli pedine, potrebbero essere aiutati là dove sono nati e dove hanno diritto di restare e vivere bene. In dignità, salute e felicità. Nostre e loro. Ogni essere umano ha il sacrosanto e inviolabile diritto di poter vivere nella terra dov’è nato, con dignità, rispetto, lavoro, salute. Proviamo a pensare: che cosa c’è di più caro per un essere umano della propria famiglia, della propria terra, della propria casa? C’è diritto più sacrosanto di poter vivere liberamente dove si è nati e non dover essere obbligati ad andarsene? Salvo casi rari, nessun essere umano ama essere sradicato dalla propria terra natia, nessuno si allontana felicemente dalle proprie origini… a meno che non vi sia costretto: dalla guerra, dalla fame, dalla miseria, dal bisogno di trovarsi un lavoro. Costretto, appunto, da condizioni avverse, che sono al di fuori di lui e della sua volontà. Così come la maggior parte di noi “occidentali” è felice quando nel luogo dove è nato può trovare famiglia, lavoro, amicizie, perché la stessa felicità non può appartenere anche a coloro che vogliamo a tutti i costi sradicare per portarli in mezzo a noi, a condurre un’esistenza da derelitti, senza la dignità di un lavoro, di una famiglia, di un ruolo sociale? Solo noi “occidentali” abbiamo diritto di realizzarci come esseri umani in casa nostra? E perché, invece di essere vittime di un disegno che parte da lontano e incombe sulle loro teste e si accanisce sulla loro pelle, i popoli africani non possono trovare la felicità là dove sono nati, e devono essere costretti a venirsene via da CASA PROPRIA, ed emigrare in posti dove difficilmente saranno felici ma rimarranno degli spiantati a vita? Perché non ci chiediamo una buona volta che diritto abbiamo noi, noi che ce ne stiamo comodi e beati a casa nostra e guai se qualcuno si sogna di mandarci via, di credere che gli Africani che vengono via dall’Africa qua da noi possano essere felici? Privandoli della loro vera identità, della loro terra, delle loro radici, li stiamo condannando all’infelicità. Fingendo di liberarli, li stiamo imprigionando nell’ipocrita trappola dell’accoglienza. Perché invece, visto che le risorse ci sarebbero, non li aiutiamo a rendere accogliente la loro vera casa, cioè l’Africa, un continente meraviglioso e pieno di risorse che potrebbe rendere felici tutti gli Africani? E invece no: in Africa vogliono fare affari i Cinesi, le multinazionali, o vogliono godersela solo i turisti che ci vanno con la solita mentalità colonialista, vedendone solo la parte romantica e folcloristica e mantenendo il loro senso di superiorità verso gli Africani. Poi se ne tornano a casa, dichiarandosi folgorati dal leggendario … Leggi tutto Articolo “Facciamo polemiche/4 – “Gli aguzzini dell’accoglienza” su La Verità di oggi