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Evviva la Sardegna anticasta

(AGI) – Cagliari, 8 mag. – Dalla Sardegna, dove domenica si è votato per dieci referendum, arriva un voto con forti connotati “anticasta” con il quale si chiede in modo deciso di tagliare i costi della politica. Circa 525mila sardi si sono recati alle urne per dire no a sprechi e privilegi e sollecitare un sistema amministrativo più sobrio ed efficiente. Il risultato più eclatante…

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…è quello sulle quattro province istituite una decina di anni fa e operative dal 2005 in Gallura, Ogliastra, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente. Ben il 97% dei votanti ha detto che e’ ora di farla finita con questa inutile esperienza. Resta ora il problema del passaggio di competenze di questi enti intermedi, con doppi capoluoghi in centri di poche migliaia di abitanti, nei quali lavorano centinaia di dipendenti che dovranno transitare in altre strutture. Vi saranno poi da risolvere i problemi relativi ad appalti e interventi di vario tipo non completati. Le reazioni tra gli amministratori locali sono diverse. Mentre chi, come il presidente della provincia del Sulcis-Iglesiente Tore Cherchi (Pd), si e’ già dimesso "per rispetto del voto", altri come quello del Medio Campidano prendono tempo, mentre altri ancora, come in Gallura, parlano di "colpo all’indipendenza del territorio" e non sembrano, al momento, voler lasciare. Di fatto se ne dovranno andare tutti e occorrerà indicare al più presto la soluzione per colmare il possibile vuoto amministrativo. Domenica i sardi si sono anche espressi contro le cosiddette province "storiche" (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari) anche se non in modo così massiccio come per quelle istituite con legge regionale. Oltre il 65 per cento dei votanti, in un referendum che a differenza degli altri quattro sulle "nuove" aveva valore solo consultivo, si e’ comunque espresso per l’abolizione, con buona pace dell’Unione Province Sarde che si e’ battuta con ricorsi e controricorsi per cercare di far dichiarare illegittimi dal Tar e tribunale di Cagliari i referendum regionali. Il paladino della battaglia contro il movimento referendario e il presidente della provincia di Nuoro, Roberto Deriu anche lui del Pd come Cherchi ma su posizioni evidentemente opposte a quelle del collega di partito visto che annuncia ulteriori battaglie a difesa degli enti intermedi. Il voto "anticasta" si e’ espresso anche nel referendum sugli stipendi dei consiglieri regionali. Oltre il 97% dei votanti chiede la cancellazione della norma che lega le indennità degli onorevoli sardi a quelle dei parlamentari anche se "in misura non superiore all’ottanta per cento". E ora arriva la parte forse più imbarazzante che riguarda la rideterminazione di stipendi che, sull’onda montante dell’antipolitica, vengono visti dall’opinione pubblica come inaccettabili privilegi e comunque sovradimensionati. Dello stesso tenore il voto contro i consigli di amministrazione degli enti strumentali e delle agenzie regionali. Anche in questo caso circa il 97% dei sardi che si sono recati alle urne ha chiesto l’abolizione ritenendoli inutili posti di sottogoverno. Il quadro si completa con la richiesta della diminuzione dei consiglieri regionali da 80 a 50. I cittadini hanno anche chiesto la riscrittura dello statuto sardo con una "assemblea costituente" che rappresenti le diverse componenti della societa’. (AGI) .

Domenica scorsa, insieme alle elezioni amministrative tenutesi in altre regioni, in Sardegna si sono svolti i referendum cosiddetti "anticasta".
Un consulto molto importante, in cui i cittadini erano chiamati a dare le proprie indicazioni circa gli sprechi e i privilegi della politica e della pubblica amministrazione. Si temeva che non sarebbe stato raggiunto il quorum, e invece i sardi si sono recati compatti e, immagino, arrabbiati, per dire un unanime e deciso no a sprechi e privilegi e chiedere un modo di amministrare più trasparente ed efficiente.
Hanno quindi detto un no deciso e unanime alle nuove 4 province istituite nel 2002 i cui costi gravano da anni sull’economia dell’isola. E poi, come riportato nel comunicato AGI, hanno detto il loro no deciso e unanime ad altri sprechi (stipendi eccessivi dei consiglieri regionali, numero degli stessi ecc.)
Una notizia succulenta, mi pare, da dare e ridare a ogni tg per dare risalto e valore a una volontà chiaramente espressa. Eppure nessuno ne parla. E’ come se quello che è successo domenica nelle urne sarde sia successo su un altro pianeta, lontano milioni di anni luce da noi.
Invece si è trattato della prima e reale occasione in cui i cittadini, chiamati a dire la loro contro la casta di politici, amministratori e pseudotecnici che ci sta dissanguando, hanno potuto dire BASTA. Giriamo pagina, cambiamo storia, cambiamo i protagonisti, andatevene a casa.
Loro, i sardi, hanno avuto la fortuna di poterlo fare, di potersi pronunciare sulla gravissima e ormai intollerabile questione di chi ci amministra pensando solo alla propria pancia da riempire. E spero che vedranno presto esauditi i loro voti. Lo spero, anche se ne dubito… sarà difficile che certi individui assetati di potere si tolgano dai piedi così facilmente: immagino si aggrapperanno alle poltrone con unghie e denti.
Nel resto d’Italia non abbiamo avuto la stessa fortuna di dire la nostra tramite referendum, anche se molti si sono espressi alle amministrative votando contro certa politica con la "p" minuscola. Molto minuscola.
Resta il fatto che la Sardegna andrebbe presa come riferimento, come simbolo della voglia di cambiare che è ormai dilagante in tutta Italia, anche se solo una parte d’Italia ha potuto dimostrarla a chiare lettere.
La notizia di una presa di posizione così netta e inconfutabile andrebbe sviscerata in ogni tg e in ogni trasmissione in cui si tratti di politica. Eppure tutti zitti, come se niente fosse successo.
Forse sperano che non ce ne siamo accorti e che non venga voglia, anche a tutti noi che non abbiamo potuto farlo con i referendum, di gridare il nostro BASTA.
Ma noi ce ne siamo accorti, eccome.
Evviva la Sardegna anticasta. Evviva i sardi che hanno avuto il coraggio di cantargliele. Speriamo se ne vadano tutti presto, da Monti in giù, prima che qualcuno decida anche di suonargliele…

Diana Lanciotti

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