Elaborare il lutto?
Carissima Diana, mi chiamo Laura ho quasi 50 anni (mamma mia) e sono medico.
Nonostante tutto ho dovuto aspettare un mese, e ancora non è passato niente, per scriverLe. Un mese dalla morte improvvisa del mio cane Snoopy, adorato, amato sopra ogni altra cosa e persona (forse appena un po’ meno di mio figlio, anzi nemmeno quello, forse solo in modo un po’ diverso).
Ancora adesso non ho capito perché… e non solo per la diagnosi (nessuno ha capito nulla, nemmeno noi) ma perché un cane beagle così giovane (appena 5 anni) così pieno di gioia di vivere e di allegria, confusione, divertimento e testardaggine (ma che bel carattere indipendente e tenero…) se ne sia andato via… passato a miglior vita. Lo vedo dovunque, sulla sua poltrona preferita, sul divano, non riesco ancora a fare le strade che percorrevo con lui tutti i giorni, vedendomelo davanti con quelle orecchie morbide e quella coda sempre in alto. Non mi sono ancora rassegnata (in odiosi termini medici si direbbe che non abbia ancora elaborato il lutto) e tutte le volte che torno a casa me lo vedo venire incontro e “volarmi” addosso per abbracciarmi. Perché un cane sano e felice quando ce ne sono così tanti che soffrono? Sono medico e come medico c’e’ una spiegazione razionale a tutto, perfino alla morte… ma dentro di me non è così. Dicono che l’amore incondizionato che noi abbiamo verso i nostri animali e quello che loro hanno nei nostri confronti sia sufficiente per la vita eterna, per una vita insieme anche oltre la morte… Spero solo che sia così come spero tanto che Snoopy da qualsiasi luogo si trovi sia dentro che fuori di me, mi possa ascoltare e mi aiuti a far passare un po’ meno dolorosamente questo terribile momento.
Non pretendo di capire, mi basterebbe però sapere che magari è proprio così… che un giorno me lo rivedro’ correre incontro con quel codino festoso e sentiro’ ancora il suo abbraccio.
Laura
(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)
Cara Laura, grazie per avermi scelta per il tuo bellissimo sfogo. Non credo ci conosciamo, ma probabilmente tu hai letto qualcosa di me o di mio che ti ha fatto capire che siamo sulla stessa lunghezza d’onda, e che io posso capire, perché anch’io ho amato e amo così tanto e anch’io ho sofferto e senz’altro (purtroppo) soffrirò ancora a causa di questo amore immenso. Un amore che riempie la vita di grandi e piccole gioie e di un solo enorme dolore, alla fine.
Guarda, proprio ieri sera il mio Joy, la mia roccia, ha avuto un piccolo problema. Credo che sia stato punto da qualche insetto. L’ho curato con i prodotti omeopatici che ho sempre di scorta e dopo mezz’ora, o anche meno, si era già ripreso. Ma per tutta quella mezz’ora e per tutto il tempo, dopo, durante il quale sono rimasta alzata per controllarlo, ho rivissuto gli istanti dolorosissimi della scomparsa del mio Boris. Ti confesso che da quel 7 di novembre del 2005 la mia vita è cambiata, io sono cambiata. E’ stato un trauma troppo grande, che non ho ancora superato e ormai sono rassegnata a non superare mai. Sono diventata più fragile, apprensiva, spaventata. Mi è stato strappato via troppo rapidamente, troppo violentemente, senza darmi il tempo di prepararmi. E ora ho il terrore di quando succederà di nuovo a uno dei miei piccoli, e però non potrei mai pensare di rinunciare ad averli accanto per non soffrire, un giorno, quando mi lasceranno. Posso solo augurarmi che succeda in un modo più gentile, e non così prematuro.
Ma scusami se parlo di me. E’ che la tua lettera ha dato la stura a pensieri che mi girano spesso nella mente.
Elaborare il lutto, tu dici. Be’, io ti confesso che non sono riuscita a elaborarlo. Per me la mancanza di Boris e il dolore per la sua perdita sono ferite ancora aperte, fanno parte di me, non si rimargineranno mai. Sono passati due anni e mezzo, ora con me c’è Joy, e anche Tommi, e i mici. Ma Boris era Boris, così come ora Joy è Joy, e Tommi è Tommi. Non so se riesco a spiegarmi. Quello che intendo dire è che ormai sono arrivata, col tempo, con gli anni, con la maturità, con un nuovo approccio nei loro riguardi, a stabilire con i miei cani un rapporto di una tale intensità che ognuno è unico, irripetibile, fortissimo, ma non per questo uno vale più dell’altro. Ho il terrore, te lo confesso, di dover soffrire di nuovo. La ragione direbbe: se hai terrore di una cosa, cerca di evitarla. Se hai paura di soffrire per un cane, smettila di voler vivere con un cane. Ma mi sentirei dimezzata, non mi sentirei completa.
E ora il senso d’incompletezza è forse quello che più ti sta colpendo. Io credo che sia inevitabile, quando si ama tanto, quando ci si attacca così tanto a loro, provare un senso tremendo di vuoto. Tu, come me, come tutti coloro che hanno amato un cane, hai ora tanti ricordi belli, felici, che presto riusciranno anche a farti sorridere. Però hai anche nella mente questa grande e legittima domanda che ti lacera: PERCHE’? Potessi darti una risposta te la darei volentieri, credimi.
Però credo di poter rispondere a un tuo dubbio, anzi una tua speranza: che Snoopy ora possa ascoltarti, aiutarti, un giorno correrti incontro. Io sono sicura di sì. Ovviamente non ne ho le prove, così come non ho le prove che Boris fosse e sia ancora il mio angelo custode. Ma voglio crederci, perché non posso pensare che l’energia che di certo è scaturita dal sentimento che ci legava sia andata distrutta. Da qualche parte deve pur esserci.
E così pure l’energia che tu e Snoopy avete creato amandovi di certo c’è ancora e si è semplicemente trasformata. Se la cerchi dentro di te senz’altro la troverai. Devi solo trovare il modo e i tempi perché succeda.
Oddio, mi sto accorgendo di fare discorsi da… new age, che non mi sono propri, non così tanto, perlomeno. Però mi rendo conto che il sentimento che ci lega ai nostri animali è qualcosa di trascendente, così come l’infinito: che non ha inizio (esisteva già prima che noi lo conoscessimo), e non ha una fine (e continuerà anche dopo di noi). E’ qualcosa che esula dalla nostra umana comprensione. Forse non devi preoccuparti di capire perché è successo o di superare il dolore. Forse, e so che non ti sto consolando, il dolore non lo supererai mai davvero, mai del tutto.
Io non l’ho superato, però si è modificato e, come tutti i grandi dolori che ho dovuto affrontare nella mia vita, ora fa parte di me, mi ha spiritualmente cambiata e arricchita. E’ quello che auguro succeda anche a te. Così come ti auguro di poter riversare il tuo amore su un altro cane che lo meriterà senz’altro. Non un altro Snoopy, ma un altro essere che sappia amarti come solo i cani sanno fare: con rispetto, generosità, abnegazione, purezza, dedizione totale.
Se già non l’hai fatto, mi piacerebbe che tu leggessi "Boris, professione angelo custode": tutti coloro che l’hanno letto dopo aver provato un dolore come il tuo, come il mio, mi hanno detto di essersi sentiti meno soli, più capiti nella grandezza a volte sconvolgente del propri sentimenti.
Scrivimi ancora, quando vuoi.
Un caro saluto
Diana