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Comunicare con gli animali?

Cara Diana, complimenti per il tuo impegno, i tuoi libri, la tua rivista.
Il tuo nuovo libro “La gatta che venne dal bosco” è un gioiello, pieno di passione e poesia. Mi ha commosso e anche fatto fare qualche bella risata. Come sempre leggendo i tuoi libri si riflette su tante questioni importanti quasi senza accorgersi e ci si sente interiormente più ricchi.
Dovrebbero farlo leggere nelle scuole invece di tante altre letture pallose che allontanano i ragazzi dalla lettura (lo so per esperienza con i miei figli).
Ho una domanda per te: nelle ultime riviste hai pubblicato articoli sulla comunicazione con gli animali. Sarebbe bello ma… c’è da crederci?
Un saluto e un grazie dalla tua affezionatissima

Anna

(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)

Cara Anna, ti ringrazio sia per avermi scritto sia per l’appoggio che ci dai ormai da diversi anni.
Il fatto di far leggere "La gatta che venne dal bosco", così come già succede con "Paco, il Re della strada" e "Mamma storna" in diverse scuole, sarebbe un’idea carina. Speriamo che qualche insegnante raccolga il tuo suggerimento.
Per quanto riguarda la telepatia… be’… esiste: siamo noi umani che abbiamo perso la pratica, adottando sistemi di comunicazione molto più comodi ma che addormentano la nostra parte più istintiva. O comunque la pratichiamo senza rendercene conto e magari chissà che cosa comunichiamo, poverini, ai nostri animali di casa.
La nostra mente non è più abituata a comunicare col pensiero invece che con le parole… tante parole. Però sono convinta che ci siano ancora persone che, magari inconsapevolmente, la sanno praticare. Forse proprio la capacità di comunicare col pensiero potrebbe essere alla base del rapporto speciale che alcuni hanno con gli animali e altri no: noi che viviamo con loro, ma a anche veterinari, educatori, i volontari che operano nei rifugi. Perché tra di loro, tra di noi, c’è chi ha più successo con gli animali e chi invece proprio non ingrana?
In ogni caso anch’io ero scettica (e in fondo in fondo voglio continuare a esserla per… difesa) e ho messo alla prova Andrea Contri. Mi ha riferito cose che non poteva sapere di casa mia, dei miei animali. Lo stesso era capitato con Ida Caruggi, un’altra comunicatrice, anni fa.
La comunicazione con gli animali è una disciplina diffusa nei paesi anglosassoni, da noi non ancora. Forse perché l’idea che possiamo comunicare con loro potrebbe far vacillare tante abitudini, tante credenze, tante comode convinzioni.
Chi mai, ad esempio, mangerebbe un animale dopo averci fatto insieme una piacevole chiacchierata?
È il motivo per cui molti arrivano a negare agli animali la condizione di esseri senzienti e pensanti.
È un modo di non affrontare la realtà ma poter continuare a uccidere (ricordiamoci: mangiarli vuol dire ucciderli… la bistecca non nasce bistecca): uccidere animali senza crearsi sensi di colpa, in nome di abitudini alimentari che persone molto ma molto più autorevoli di me hanno dimostrato quanto siano anacronistiche, non salutistiche oltre che eticamente riprovevoli.
È anche il concetto che sta alla base della nostra campagna "TU CREDI… TI SBAGLI", contro la sofferenza degli animali, e "BUONA PASQUA ANCHE A LORO", contro la strage pasquale di agnelli e capretti..
Un caro saluto

Diana

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