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Campagna Antiparassiti 2013: una visita all’Arca Sarda e considerazioni sulla Sardegna

 

Sabato io e Gianni siamo stati al rifugio dell’Arca Sarda, a Santa Teresa Gallura, per portare gli antiparassitari acquistati grazie alla generosità dei sostenitori del Fondo Amici di Paco.
L’Arca Sarda, nata inizialmente come Arca 2000 per aiutare le colonie feline di Capo Testa, nel 2011, grazie anche alla generosità di un’associazione tedesca, la Respektiere, ha potuto realizzare il sogno di un rifugio (gattile + canile) che potrei definire modello, dove cani e gatti vivono in grandi spazi all’aria aperta ma con confortevoli cucce, anzi veri e propri monolocali, ad accoglierli. Mi hanno colpito in particolare le casette per i gatti, ognuna offerta da un singolo sostenitore dell’associazione tedesca, a cui è stata “intitolata ” la casa.
E così ci sono gatti nella “casa Inge”, altri in “casa Ola”, e così via.

Finora io e Mariangela Sposito, la fondatrice dell’associazione, ci eravamo sentite al telefono o via mail, in occasione delle precedenti campagne antiparassiti. E’ il quarto anno che aiutiamo l’associazione sarda a mantenere in salute i cani e i gatti da loro assistiti con una capillare azione di prevenzione.
Andare al suo rifugio è stata davvero una bella sorpresa. Sapevo che le ragazze dell’Arca Sarda sono brave, ma constatarlo di persona è stato un piacere e una conferma.


Sapete quanto io tenga alla Sardegna, questa meravigliosa terra a cui sento di appartenere pur non essendoci nata, e sono felice quando qui conosco persone che si impegnano per il bene degli animali, sfatando la leggenda creata da tanti “continentali” ignoranti (nel senso che ignorano), disinformati e a volte in malafede, per cui i sardi sarebbero un popolo di torturatori di animali.
Ne ho parlato proprio l’estate scorsa, sbugiardando gli autori di una campagna di diffamazione che per l’ennesima volta era incentrata su notizie messe in giro ad arte per screditare la Sardegna e inneggiare al boicottaggio.
Se non avete letto ciò che scrissi allora, ecco qua il link:
https://www.dianalanciotti.it/2012/08/cane-picchiato-ad-alghero-protestiamo-ma-diciamo-no-al-boicottaggio/

Anche quest’anno, con i primi caldi, tra le fioriture di ginestre, mimose e cisto, fanno capolino i maestri della mistificazione: svegliatisi dal lungo letargo invernale, hanno deciso che anche quest’anno una strigliatina alla Sardegna ha da darsi.
E così ecco che parte l’ennesima campagna denigratoria, nella quale stavolta si racconta che… i cani dei rifugi sardi (tra cui l’Arca Sarda) vengono esportati in Germania per la vivisezione. E’ una leggenda vecchia di anni che, nonostante le smentite e le documentazioni prodotte, ogni tanto attecchisce in qualche cervello, terreno fertile per i condizionamenti.
Tutto stavolta nasce da un manipolo di signore continentali che, arrivate qua con il solito approccio “mi sun de Milan e tu sei sardo e devi imparare da me”, hanno scoperto che invece le cose funzionano anche senza di loro, e bene, e sentendosi escluse hanno sparso la voce che dietro le adozioni di cani sardi in Germania ci sarebbe qualche traffico.
Sapevo, per averne parlato più volte con Cosetta e averne avuto le prove, che i cani del rifugio I Fratelli Minori di Olbia adottati in Germania vivono felici e amati con le loro nuove famiglie. Le foto sono state anche pubblicate sulla rivista “amici di Paco” e sul sito del Fondo Amici di Paco. E sul sito del rifugio ci sono tutte le storie a lieto fine di questi cani fortunati.
Ho comunque approfittato della mia visita all’Arca Sarda di Santa Teresa per farmi spiegare anche da Mariangela Sposito come funzionano le cose, e lei mi ha mostrato le foto dei cagnolini adottati in Germania e della vita felice che là conducono, trattati come principini, come qualcuno qua da noi non ha saputo fare. Potete vedere le foto sul sito http://www.arcasarda.com/home.
Tutto documentato, tutto alla luce del sole. Basterebbe aver voglia di informarsi prima di mettere in giro voci false e mistificatrici.

Ho notato che ad avercela tanto con la Sardegna sono prevalentemente persone che hanno una visione distorta dell’isola e dei suoi abitanti. Persone che credono della Sardegna ciò che i media fanno loro credere: che sia un ritrovo di “vip” (che in realtà spesso sono dei veri VIC, veri inqualificabili cafoni), la culla della mondanità, luogo di spassi e gozzoviglie. Basta sfogliare uno di quei giornali di gossip in agosto per vedere paparazzato proprio sulle spiagge della Sardegna uno stuolo di personaggi che Dio ce ne scampi: donnine siliconate, calciatori, veline, eccetera. Quanto basta per farsi un’idea sbagliata della Sardegna.
Proprio recentemente, a proposito del mio rapporto con la Sardegna, ho scritto queste parole:

“Frequento la Sardegna da trentun anni e Costa Paradiso da diciannove. Ci abito per gran parte dell’anno…
Sì, sono “continentale”, ma per molti aspetti mi sento sarda. In qualche vita precedente devo essere nata e vissuta in quest’isola magnifica dove, ogni volta che arrivo, mi sento di nuovo a casa. Tornare in continente diventa ogni volta più doloroso, è un andare in esilio. Ritornare qua, in Sardegna, è fare ritorno a casa.
Non ho altro da dire, credo, per esprimere quanto io ami e sia legata a questa terra.
Una terra troppo spesso incompresa e maltrattata.
Innanzitutto dai continentali, molti dei quali la conoscono solo per il mare, il sole, le spiagge.
Mi sono battuta più volte contro i pregiudizi di certi continentali nei confronti della Sardegna (è successo anche lo scorso agosto, e ne ho parlato sul mio sito. Sotto allego il link*, se avrete voglia di leggere).
Per molti continentali la Sardegna significa solo vacanza, folla, mondanità. Nulla sanno dei silenzi, della quiete selvaggia, del suono del mare, del vento, dei profumi che invadono il naso, il cuore, la mente.
Ecco, finisco per diventare “poetica”, come succede ogni volta che mi concentro sulle sensazioni che la “mia” Sardegna mi suscita.
Ci sono però anche quelli che quest’isola la vivono come una gabbia, e la odiano e cercano di fuggirne e, se proprio sono costretti a restarvi perché qui sono nati e la vita non offre alternative, la usano e la calpestano senza il minimo rispetto. Sono una minoranza, per fortuna.
La maggioranza è di persone che amano questa terra meravigliosa: gente che ci è nata e sa quanto sia bello appartenervi e gente che, pur non essendoci nata, se n’è lasciata conquistare in modo profondo, irrecuperabile.
Si parla tanto di “mal d’Africa”, ma io credo che esista anche un “mal di Sardegna”, che non ti lascia mai, anche quando sei distante chilometri e chilometri da qui. C’è gente che ci viene dall’altra parte del mondo, da anni, e continua a venirci. Un motivo ci sarà, no?
Purtroppo questa terra, proprio per le sue caratteristiche, per il fatto di essere un’isola ed essere stata a lungo “isolata”, ha dei problemi.
L’atteggiamento “colonialista” tenuto da molti continentali, che arrivano qua credendo di venire in un paese del Terzo Mondo e assumono tutti gli atteggiamenti e i comportamenti del caso, si scontra con la possessività e la rigidità di certi abitanti dell’isola (solo una parte, per fortuna) che essendo qua nati se ne sentono padroni indiscussi per puri meriti di nascita.
In realtà la Sardegna mal si presta ad avere padroni. Non si può pretendere di possederla. E’ lei, tutt’al più, che ci possiede. E’ una terra che ha un’anima talmente palpitante, viva, forte, da diventare a volte violenta.
Nessuno può illudersi di essere padrone di questa terra, né chi ci arriva comprandone una porzione, né chi ci nasce.
La Sardegna non ha, non accetta “padroni”. Nessuno può arrogarsi il diritto di dire: è mia. Tutt’al più potrà dire: sono suo. Io appartengo alla Sardegna.
Appartenere alla Sardegna, e non già possederla, significa amarla, rispettarla, aiutarla. Non di certo sfruttarla, soffocarla, impoverirla, isolarla.”

Aggiungevo:

“Sarebbe ora di lasciar da parte gli atteggiamenti di superiorità che a volte i continentali assumono nei confronti dei sardi e gli atteggiamenti ostili che a volte i sardi riservano ai continentali.
Trascorro buona parte dell’anno qui in Sardegna e ho instaurato rapporti di amicizia e collaborazione con molte persone del luogo, per cui non posso che ringraziare gli amici e i collaboratori sardi per avermi aiutata a integrarmi in questa splendida realtà. Questo è un mondo meraviglioso da scoprire, ricco di umanità, culture e usi, e invito tutti i “continentali” a spogliarsi delle vesti di villeggianti, uscire dai propri personalismi, per avvicinarsi a questa terra e ai suoi abitanti con mente aperta e disponibilità d’animo.”

Si eviterebbe di creare conflitti e contrapposizioni e si potrebbe aiutare quest’isola meravigliosa a essere conosciuta per quella che è, non per come la dipingono i giornali di… disinformazione o qualche continentale che arriva qua e s’inventa storie strane di traffici clandestini sulla pelle degli animali.
Evviva la Sardegna!

Diana

P.S. Domani andrò al rifugi I Fratelli Minori di Olbia a consegnare tre scatoloni di antiparassitari.
Grazie ai nostri sostenitori.

 

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