Buone notizie: arriva il G20 e il virus va in ferie
Buone notizie: per qualche giorno in Italia il Virus si è preso una breve vacanza, ed esattamente dal 30 al 31 ottobre, cioè la durata del summit del G20 a Roma. Del resto come farebbe, essendo tutte le vestali del dio Vaccino occupate a lustrare le scarpe dei “Grandi della Terra”? Come farebbe a imperversare senza il sostegno h24 della grancassa mediatica che riempie di lui pagine di giornali e ore e ore di dirette tv, dedicate ormai esclusivamente alla “narrazione” della pandemia?
E così il Virus (che ormai non c’è neanche più bisogno di chiamarlo Coronavirus: è diventato il Virus per antonomasia, altri non ne esistono più, debellati a suon di proclami di virostar e soubrette varie che vanno in tv da mane a sera a fare il tifo per lui…) se ne va a riprendere fiato, a ricaricarsi lontano dalle luci dei riflettori. Ci mancherà, lo so: ormai ci aveva abitati a darci il risveglio e la buonanotte, attraverso i sorrisi delle conduttrici e dei conduttori di tg o talk show, sempre solertissimi a far sì che nessuno si scordi che siamo ancora sotto assedio e non bisogna mollare la presa, ma restare imbavagliati, distanziati, inoculati, e non smettere di odiare chi esprime qualche dubbio e si fa qualche domanda. Perché, si sa, la libertà di essere schiavi inizia là dove finisce la libertà di pensiero.
E se lui starà via qualche giorno, mica possiamo rimpiazzarlo con altri. Ormai ci è rimasto solo lui: il classico virus solo al comando. Non avremo altro virus all’infuori di lui… perché senza il dio Virus non ci sarebbe il dio Vaccino (il vaccino anticovid, diventato Il Vaccino per antonomasia).
Ma non temete: il nostro si è congedato solo per poco, per rigenerarsi, rinfrancarsi. Per essere pronto per la quarta o quinta o sesta ondata. Perdonatemi, ma ormai ho perso il conto.
In questi giorni i lustrascarpe del potere non possono occuparsi di lui: sono troppo occupati a edulcorarci la vista e l’udito con le immagini e i proclami dei “Grandi della Terra” e mostrarci quanto ci tengano all’ambiente e alla nostra salute.
Si vede, no, da come stanno seduti a tavola nella sfarzosa sala quirinalizia apparecchiata che manco il Re Sole… Leggendo il sobrio menù da picnic tra amici (salmone marinato all’aneto con polvere di olive come antipasto, a seguire risotto alla zucca, filetti di spigola con verdure della tenuta presidenziale di Castelporziano, sfoglia di pomodoro e sedano rapa, contorno con cuori di carciofi e patate farcite e, per finire, crema di mandarino al vapore) e immaginandoli tutti a piluccare controvoglia, si vede, no, come si occupano e preoccupano della fame del mondo?
E si vede, no, come sono occupati e preoccupati di abbattere l’inquinamento con le 80 auto del corteo di Biden, o a bordo degli aerei di stato con cui sono accorsi a Roma accompagnati da mogli, figli, nipoti e codazzi di inservienti e guardie del corpo. Si vede, no, da come circolano con macchinoni che per fare un chilometro prosciugano un intero pozzo petrolifero. Si vede, no?
E se non lo vedete, siete degli ingrati e non riuscite ad apprezzare i grandi (non potrebbe essere altrimenti, trattandosi dei “Grandi della Terra”) sforzi che questi benefattori dell’umanità stanno compiendo per regalare al mondo una “nuova economia” visto che, evidentemente, quella che loro stessi hanno messo in piedi ha fatto cilecca. Ma adesso che ci sono loro, gli stessi che c’erano anche prima, siamo sicuri che stavolta funzionerà. Anzi: andrà tutto bene.
Però è bello vederli, vedere quanto ci tengono a noi e a regalare alle nuove generazioni un mondo migliore. Lo vedi, soprattutto dalle facce che sprizzano simpatia ed empatia di Draghi e di Ursula von der Leyen, quanto abbiano a cuore le sorti del mondo. Chi non vorrebbe avere due zii così?
Lo vedi anche quando si mettono in posa per la foto di gruppo con i medici e gli infermieri: loro, “i Grandi della Terra”, eroicamente senza mascherina, con straordinario sprezzo del pericolo, i sanitari tassativamente imbavagliati.
Lo fanno per noi, ed è bello.
È bello assistere a scene di ordinaria quotidianità, le stesse che viviamo noi ogni giorno o quando andiamo in gita con la famiglia: è bello vedere un ometto dall’aria dimessa (quello che Cossiga definì vile affarista) portare a spasso per Roma i compagni di G20 mostrandogli con motivato orgoglio le italiche bellezze; è bello vederlo radunarli per un improvvisato selfie davanti alla fontana di Trevi ma poi, scoprendo che nell’iPhone10 (perché i “Grandi della Terra” mica hanno l’ultimo modello: devono dare il buon esempio contro il consumismo e gli sprechi) non ci stanno tutti, chiamare con urgenza qualche decina di fotografi e giornalisti sottratti in tutta fretta alla gita fuori porta e al pranzo domenicale in famiglia, e scongiurarli di immortalare i “Grandi della Terra” mentre come qualunque coppia di fidanzaiini del Wisconsin si producono nel lancio della monetina a spalle girate nella Fontana di Trevi, promettendosi amore eterno e obbedienza cieca ai voleri della Finanza mondiale.
E passi che l’intera zona era vietata al traffico, Roma blindata e assediata da uno schieramento mai visto di forze dell’ordine, e truppe di cameramen e fotografi che neanche al matrimonio di Diana e Carlo (mica i vostri vicini di casa, quelli del barbecue domenicale… no: i principi inglesi…)
Non staremo mica lì a guardare il capello…
Lo vediamo, no, che fa tutto per noi, l’ometto dall’aria dimessa, perché lui a noi Italiani ci tiene. A noi, e soprattutto ai nostri depositi in banca.
E lo vediamo, sempre lo stesso omino dimesso e l’altro altrettanto dimesso che l’ha voluto, ricevere con sommo spirito di sacrificio alla suddetta sontuosissima cena i “Grandi della Terra”? E il più agé parlare al cuore dei suoi pari, “Grandi della Terra”, col ben noto tono vibrante, intenso e accorato che muove anche le corde più intime dell’animo, le più nascoste.
Sono lì per noi, vogliamo capirlo?
In realtà sono lì, grazie e malgrado noi, a farsi belli agli occhi del mondo con i soldi nostri.
Ma nessuno dei lustrascarpe del potere che ricordi ai GRANDI (PARASSITI) della Terra che le meraviglie italiane, che due uomini non eletti mostrano come se fossero roba loro, appartengono al popolo italiano, non a chi è mantenuto da noi e vive nel lusso sulle nostre spalle e alla facciaccia nostra. Nessuno che ricordi loro che, forse, prima di pensare ai problemi mondiali sarebbe meglio guardare i guai di casa nostra, magari partendo dalla “mafia dei rifiuti” che, con la connivenza di leggi a maglie sempre troppo larghe, trasforma i rifiuti e i residui fognari in fanghi tossici impunemente scaricati sui campi agricoli inquinando le falde acquifere e le coltivazioni di prodotti che finiscono sulle nostre tavole, come ha ben spiegato ieri sera a “Indovina chi viene a cena” su Rai3 Sabrina Giannini, una dei pochi giornalisti d’inchiesta che denunciano le verità più scomode. Ma cosa volete che importi a chi è abituato a trovarsi in tavola ogni giorno “verdure della tenuta presidenziale di Castelporziano”?
Purtroppo di Sabrine Giannini ne restano poche. Sono molti di più i giornalisti disposti per pochi soldi a calpestare l’essenza della propria professione. Quelli che non sprecano tempo a esprimere uno straccio di pensiero critico verso chi gli garantisce vitto e alloggio, sennò a casa. E mentre criticano Bolsonaro, presidente eletto dal popolo, sorvolano sul fatto che, in un paese che si professa democratico come l’Italia, da anni siamo governati da primi ministri non eletti ma imposti dall’alto. E che il Parlamento sia sostanzialmente esautorato.
Anzi, dato che anche loro lavorano per il nostro bene, per distrarci da questi pensieri scomodi che magari ci farebbero venire il mal di testa ci deliziano descrivendoci lo shopping della dame al seguito dei ”Grandi della Terra”, capitanate da “Lady Serena” (che, scopriamo, non è l’eroina di un fumetto manga, ma la moglie dell’ometto dall’aria finto dimessa).
Prendiamo a caso due titoli del Corriere:
“G20 Roma, dal Colosseo (con Lady Serena) al Quirinale: Roma incanta”.
E ancora: “G20, La giacca di lady Johnson, la “Bestia” di Biden, la mortadella di Bolsonaro.” Un titolo che cattura, e val la pena di approfondire leggendo anche il sottotitolo: “I leader nella Nuvola. Selfie per le signore Johnson (in giacca Zara da 70 euro) e Sanchez. Tedeschi gli unici due consorti. Mortadella per Bolsonaro”.
Questo sì è giornalismo di alto livello, no?
E per finire in bellezza, leggiamo uno stralcio di cronaca della prima giornata:
“Al di là della zona rossa di dieci chilometri che protegge come un tesoro il G20 e i suoi protagonisti, una Roma blindata e presidiata da 8000 agenti trattiene il fiato. Il traffico si ferma e i romani cedono il passo ai protagonisti dello storico summit tra curiosità, orgoglio e anche nervosismo per la viabilità paralizzata, le transenne, le auto rimosse, le deviazioni, i cortei (pacifici) di protesta e l’incredibile sfilata di suv, jeep e blindati a protezione di Biden e della sua auto-bunker chiamata «la bestia».”
Bisogna dire che come danno le notizie i nostri lustrascarpe del potere non c’è nessuno. Loro sì che sanno castigare il malcostume dei politici e i soprusi e gli abusi di potere.
Alla fine di questo fallimentare e puramente di facciata incontro tra i “Grandi della Terra”, di questa ridicola parata degli ipocriti, rimarrà l’immagine di una quindicina di marionette (anche se non si vedono, i fili ci sono… non per niente Putin non c’era, per non prestarsi a queste pagliacciate) che, chi più e chi meno convinta, lanciano una monetina nella fontana più bella e famosa del mondo alla facciaccia dei popoli che arrancano per venir fuori dai disastri economici e sanitari creati proprio dai governi presieduti da loro, i “Grandi della Terra”.
Non sono mai stata rivoluzionaria. Ribelle, sì, tanto. Però mai come in queste occasioni mi sovvien con simpatia e nostalgia alla mente la data del 14 luglio del 1789. Ma già, quelli erano altri tempi: non c’era la tivù e non c’erano i lustrascarpe del potere ad addormentare i cervelli, e i cittadini riuscivano ancora a pensare con la propria testa e a lottare per la libertà.
E così, dovendo rinunciare alla presa della Bastiglia, vado a prendermi una pastiglia. Contro la nausea che davanti a certe immagini sta salendo implacabile.
Per fortuna domani sarà tutto finito e il nostro buon vecchio Virus tornerà a farla da padrone sui giornali e in tivù.
Diana Lanciotti