Berlusconi se ne va: c’è poco da stare allegri

È inutile illudersi: ci troviamo davanti a un vero e proprio colpo di stato. Un colpo di stato perpetrato non, come molti credono, ai danni dell’ex presidente del consiglio, ma ai danni di tutti noi italiani, noi poveracci che tiriamo la carretta per foraggiare i potenti veri, che nulla hanno da spartire con Berlusconi, uno che proprio perché fuori dal giro dei potenti è stato odiato, preso di mira e poi silurato. Il siluro che ha centrato in pieno Berlusconi è il tanto osannato Supermario, il Mario Monti ora assurto alla gloria grazie a una ben orchestrata campagna pubblicitaria di cui sono servili complici i giornalisti, sempre proni e pronti a svendersi al maggior offerente. Il siluro, però, per centrare il bersaglio ha bisogno di un lanciamissili, e un lanciamissili ha bisogno di una mano che lo manovri. La mano che ha sparato il siluro Supermario non è altro che la Goldman Sachs, a quanto pare, la banca statunitense grande manovratrice di pedine sulla scacchiera internazionale. Gente che fa il bello e il cattivo tempo a livello planetario. Gente che gestisce le fortune e le sfortune del mondo intero, capace di decidere, col solo movimento di ingenti quantità di denaro, i destini di una nazione. Ora è toccato a noi. Quei signori là, dalle loro torri d’avorio negli Stati Uniti, hanno deciso che l’Italia così com’era dava fastidio e si poteva buttarla sull’orlo del baratro, mettendo poi uno di loro a far credere di esserne il salvatore. Ed ecco il siluro Superrmario. A dirlo non sono io, ma gli analisti, quei pochi rimasti a ragionare con la loro testa. In proposito vi invito a leggere un interessante articolo del Giornale. Questo è il link https://www.ilgiornale.it/news/ecco-perch-l-europa-nella-rete-goldman-sachs.html In questo articolo, tra l’altro, si legge che Le Monde, quotidiano francese, “parte da Mario Monti e Mario Draghi per accusare la banca d’affari statunitense di gestire un occulto direttorio europeo capace di manovrare, in base ai propri interessi, gli uomini chiamati prima a generare e poi governare la crisi dell’euro.” Niente di nuovo. Ho sempre pensato che il mondo è in mano a quattro grosse potenze: le banche, le società petrolifere, le case automobilistiche, le aziende farmaceutiche. Sono queste quattro potenze che governano il mondo, decidendo dei nostri destini, dei nostri soldi, e persino… della nostra salute. E’ così. E’ triste, ma è così. Guardatevi intorno e capirete che, al di là e al disopra dei governi nazionali, sono loro che ci governano. Loro che muovono tutto. Leggetevi anche altri due articoli, sempre del Giornale e uno di Libero: http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu…comments=1 e http://www.ilgiornale.it/interni/sbag…comments=1 e http://www.libero-news.it/news/869025…Mario.html Qualcuno ha conservato la propria lucidità, a quanto pare, e non si lascia abbindolare. Tutti quelli che invece ora festeggiano la “dipartita” di Berlusconi (che ha sì le sue colpe, ma sono peccati veniali, in confronto ai peccati mortali che questi grandi banchieri e intrallazzatori della finanza hanno sul groppone), e inneggiano all’arrivo del “salvatore della patria” Mario Monti, non hanno capito niente. Non hanno capito che né Monti né Napolitano che l’ha messo lì mettendo a segno un vero e proprio golpe, né nessuno dei loro compari hanno a cuore le sorti dell’Italia. Per loro gli italiani sono solo pecore da tosare, marionette da far muovere per il proprio divertimento. E, badate bene, il loro divertimento inizia dove loro si arricchiscono e noi ci impoveriamo. Prima di festeggiare l’arrivo di Supermario, pensateci bene. Sarebbe come festeggiare un colpo di stato ordito da una tirannia: la tirannia della finanza, che ha annientato in un colpo solo la validità del voto elettorale, del consenso popolare, della libertà di decidere, svilendoli, vanificandoli, calpestandoli. E il risultato è che da oggi siamo tutti meno liberi e, soprattutto, non siamo più padroni in casa nostra. I veri padroni sono questi uomini grigi, tristi, unicamente dediti al potere e all’arricchimento. Così tanto da non aver nemmeno il tempo di lavarsi la faccia. Li vedete, no?, con le loro facce lustre e i capelli raggrumati. Dà fastidio guardarli. Da oggi, mi raccomando, tenete d’occhio le vostre tasche e mettete al sicuro i portafogli: questi cercheranno di portarci via fino all’ultimo centesimo. Facendoci credere di farlo per il nostro bene… Diana Lanciotti   Ecco perché l’Europa è nella rete di Goldman Sachs Da Monti a Draghi, dal governo greco a quello irlandese: ecco come funziona il potere occulto della banca Usa Gian Micalessin – Mer, 16/11/2011 – 08:27 La Goldman Sachs? Una banca d’affari che in Europa ha «tessuto una rete d’influenza unica sedimentata nel corso dei lustri grazie a una fitta trama sia pubblica, sia sotterranea». A dirlo non sono i soliti quattro gatti appassionati di trame e complotti internazionali, ma quelli di Le Monde. La bibbia dei “gauche caviar” d’Oltralpe parte da Mario Monti e Mario Draghi per accusare la banca d’affari statunitense di gestire un occulto direttorio europeo capace di manovrare, in base ai propri interessi, gli uomini chiamati prima a generare e poi governare la crisi dell’euro. La caccia di Le Monde ai Goldman’s Boy parte proprio da Mario Monti. Come ricorda il quotidiano francese il nostro premier in pectore ha collezionato non solo l’incarico di consigliere internazionale della Goldman Sachs, conferitogli nel 2005, ma anche le cariche, non proprio ininfluenti, di presidente della Commissione Trilaterale e di socio del Bilderberg Group. Ma l’appartenenza alla Trilaterale e al Bilderberg sembrano dei requisiti irrinunciabili per tutti i Messia delle disastrate nazioni europee. Non a caso Peter Denis Sutherland presidente non esecutivo della Goldman Sachs International, membro del Bilderberg Group e presidente onorario della Trilaterale, è stato chiamato a dirigere le operazioni per il salvataggio dell’economia irlandese. Peccato che la Commissione Trilaterale, ideata nel 1973 da David Rockfeller, venga spesso accusata di non essere non soltanto un “think tank” dedito al coordinamento delle politiche di Asia, Europa e Stati Uniti, ma un centro di potere occulto creato – scriveva il senatore repubblicano Barry Goldwater – per sviluppare «un potere economico mondiale superiore ai governi politici delle nazioni coinvolte». Ben peggiori sono però, ricorda Le Monde, i sospetti che circondano Mario Draghi l’attuale governatore della Bce, titolare tra il 2002 e il 2005 della carica di vice presidente della Goldman Sachs International. In quel fatale 2005 la Goldman Sachs rifila alla Grecia gli strumenti finanziari indispensabili per nascondere i debiti e metter piede nell’euro. A render possibile il raggiro targato Goldman Sachs contribuisce non poco Lucas Papadémos, il premier greco, membro come Mario Monti della Commissione Triennale, chiamato oggi – al pari del “Supermario” nostrano – a salvare la patria in pericolo. Una patria accompagnata da lui stesso sull’orlo del precipizio quando, da governatore della Banca Centrale di Atene, affida a Petros Christodoulos, un ex gestore di titoli della Goldman, lo scellerato maquillage dei conti ellenici. Tra i Goldman’s Boys nostrani Le Monde dimentica Romano Prodi. A puntare il dito sull’ex premier dell’Ulivo ci pensa già nel 2007 il Daily Telegraph accusandolo di esser stato sul libro paga della Goldman una prima volta tra il 1990 e il 1993 e poi di nuovo dopo il 1997. Ma alla luce dello scenario disegnato da Le Monde è assai interessante anche il “cursus honorum” di Massimo Tononi, il 47enne manager bocconiano nominato nel 2006 sottosegretario all’Economia del governo Prodi dopo una fulgida carriera in Goldman Sachs. Tornato alla Goldman dopo quell’esperienza, Tononi è oggi il presidente di Borsa Italiana, la società di proprietà del London Stock Exchange che controlla Piazza Affari. Una carica assunta lo scorso giugno, poche settimane prima del fatidico decollo dello spread. Uno di quei casi che solo Dio sa spiegare. Non a caso Lloyd Craig Blankfein, presidente dal 2006 della Goldman Sachs e grande finanziatore delle campagne elettorali di Obama, spiega così il suo mestiere di banchiere. «Io faccio il lavoro di Dio». N.B. Questo è uno dei 160 articoli contenuti nel nuovo libro Antivirus. Emergere dall’emergenza di Diana Lanciotti – Paco Editore.