Basta guardarli per capirli
Gent. Sig.ra Diana,
mi permetto di rubare un po’ del suo tempo, e la ringrazio in anticipo se avrà la compiacenza di leggere per intero quello che mi accingo a scriverle. Innanzi tutto mi presento: mi chiamo Teresio V., ho 56 anni, sono sposato, ho una bambina di 12 anni e due amici cani, Neal e Benjie, che sono con noi, Neal dal settembre 2003 (quando aveva già più di due anni) e Benjie dal maggio 2005 (a soli 2 mesi). Domenica scorsa, verso le ore 18, io, mia figlia, mia moglie con Benjie al seguito eravamo fermi di fronte al chiosco dei gelati, quando vedo alla mia destra una “montagna” di pelo rosso bruno che mi guarda immobile vicino ad un signore. Non le dico la curiosità suscitata negli astanti, che facevano a gara per tirare ad indovinare di che razza era quella specie di animale che doveva comunque essere un cane.
Io, sicuro delle mie conoscenze (verificate però poi con una precisa richiesta al padrone) dissi a mia figlia: “Vedi, quello è un Leonberger” e dentro di me pensai “Se quello tirasse al guinzaglio come uno dei miei, sarei rovinato Ma sicuramente lui non tirerà!!”
Anche in questi casi Dio dà il freddo secondo i panni: un cane sa come comportarsi molto meglio di quanto pensiamo noi umani.
Appena giunto a casa, guidato da quell’incontro ho cercato un libro che avevo regalato a mia moglie per il suo compleanno “BORIS, professione angelo custode” (e che lei non ha ancora letto) e quel muso, visto poco prima, mi ha fatto scattare in mente qualcosa. che lì per lì non avevo compreso… ma ora sì… un muso simile mi guardava dalla copertina del suo libro e sapevo con certezza che dovevo leggerlo.
Infatti ora che sono appena agli inizi, eccomi a scriverle, con il solo intento di raccontare e testimoniare alcune cose a chi sicuramente le capirà, senza quel sorriso di sufficiente compiacimento che, in genere trovo in coloro i quali considerano un cane solo un amabile compagno di giochi e nulla più.
Come ben lei sa, completamente diversa e coinvolgente è la comunicazione intima e totale che si instaura tra un uomo ed il suo cane, “un flusso continuo di informazioni da Cuore a Cuore”.
Mi viene da ridere quando sento frasi come ” gli manca solo la parola” riferite ad un cane…
Meno male, sostengo io, di parole e di “parolai” è pieno il mondo. A cosa servono a loro? Basta saperli guardare e si capisce tutto.
Purtroppo sono le persone che dovrebbero cercare di non perdere buone occasioni per TACERE!
Quanti miei cari vicini di casa pensano che avere un cane può andare bene ma due è troppo.
A volte (molto poco) abbaiano quindi disturbano e sono quindi cattivi… Pensi che il miglior augurio che mi sono sentito fare, dopo aver portato a casa dal canile Benjie, che era stato abbandonato con altri 3 cucciolotti di due mesi, suonava pressappoco così: “Aspetta, aspetta, adesso che è piccolo va tutto bene … giocano., ma tra qualche tempo, visto che sono due maschi si sbraneranno tra loro.”
Ora il piccolo ha quasi due anni e mezzo e Neal ha piu’ di sei anni e non vivono lontani l’uno dall’ altro; nella loro grande casa cantina, pur avendo a disposizione due grosse ceste come cucce, quasi sempre dormono nella stessa vicini vicini (alla faccia di chi mi vuole male!)
Neal e’ con noi dal settembre 2003. Non ho ancora capito se noi abbiamo scelto lui o lui ha scelto noi per il cammino che dovevamo fare insieme. Lui è il mio cane di razza “coktail” ed il suo nome originario era Bill e non Neal (ho voluto cambiarglielo, come spero di avergli cambiato la vita), se lo meritava proprio! Lo trovai rispondendo ad uno dei tanti annunci (chissa’ perche’ proprio a quello…) apparsi su di un giornale locale. Il tipo che mise l’annuncio (lo seppi molto dopo) era solito ad imprese del genere… aveva di continuo alcuni meticci che dopo un po’ cercava di piazzare. senza essersi preso cura di loro.
Infatti mi disse che i suoi cani erano così sani da non aver mai visto un veterinario… e Neal, che sembrava tutt’altro che ben messo, il giorno dopo, rivelò agli esami del sangue di avere contratto la filaria. In principio mi arrabbiai e pensai: “Caspita, perche’ mi doveva capitare un cane malato… potevo andarci più cauto…”
E qui viene il bello! Io ero cosi’ stupido ed egoista da farmi queste domande… mentre Neal ci guardava stupito e sembrava dire “Vi amo già tutti e tre. Non importa se e quanto vivrò. Non capite che il mio tempo non è come il vostro. Non si misura in ore, giorni e anni ma solo in affetto ricevuto. Con voi sarò e sarete contenti, qualunque cosa accada.”
Grazie soprattutto a mia moglie Paola, che accudisce continuamente i nostri cani, Neal non solo rimase con noi, ma seguendo il consiglio della nostra veterinaria, e dandogli il Cardotek non solo per 6 mesi, in via preventiva, ma per un anno intero, inaspettatamente guarì. Alla nostra veterinaria era capitato solo una volta nella sua carriera, forse la malattia era appena iniziata, forse quel cane si meritava di vivere… ed il Cielo aveva voluto così. Che grande lezione di speranza mi ha dato e voglio che molta gente lo sappia.
“SPES ULTIMA DEA”, mai mollare …. Me lo ha insegnato quel piccolo cane! Il suo cuore era libero da minacce e libero di amarci come spero faccia per ancora molto tempo. Ma il suo compito non era finito. Infatti nel maggio 2005 ero in ferie, quando, aprendo un settimanale notai un articolo con una foto di 4 cuccioli abbandonati. Lessi l’articolo e capii che i cagnolini dopo aver vagato in campagna erano finiti in un canale di
scolo… poi in un tombino di un cortile, quindi recuperati dai vigili del fuoco e trasferiti nel canile di Cossato. Scherzando dissi a mia moglie: “Ne prendiamo uno…”
Aspettavo mi mandasse a stendere… ed invece spiazzandomi mi rispose: “Telefona al canile e vediamo .”
Dopo 15 giorni Benjie era con noi tra la gioia di mia figlia Martina e del suo fratellino Neal.
Benjie, il mio adorato Border mix!! L’avevo tanto desiderato un cane così forse un tantino piu’ socievole con gli estranei.
Perché a noi tre salta letteralmente in braccio.
Benjie ha seguito alcuni corsi di addestramento e fa un mucchio di cose. Però è un po’ timido e diffidente con gli estranei, non sopporta di essere toccato da altre persone. E chi puo’ sinceramente dargli torto, con quello che ha passato!
Avrei molte riserve da fare sugli addestratori o sedicenti tali che ho conosciuto. Reclamizzano tanto il metodo gentile, ma poi quanto a metterlo in pratica, ho fondati dubbi.
Ultimamente ha imparato” al volo” molti comportamenti senza alcun premio oltre che una carezza della sua adorata Paola che lo cura e lo coccola come un bimbo. Per gli addestratori è poco motivato al cibo e a volte un po’ scostante e poi non possiede nobili discendenze…
Come faccio a far capire a certa gente che le cose Benjie le fa solo per farci piacere e non per far piacere ad altri? Ecco la sua grande lezione: “La cosa piu’ importante è ESSERE non APPARIRE.”
Grazie di cuore per avermi letto.
Teresio V.
P.S. Prima di cominciare a leggere il suo libro su Boris non conoscevo il legame che esisteva tra Boris, Paco e la loro mamma… (quando si dice Angeli!!!) e a ben riflettere per quel poco che so e voglio informarmi meglio Paco rappresenta per me il massimo come cane sia esteticamente che caratterialmente. E’ splendido!
P.P.S. Nel frattempo ho finito il libro! Quindi so che Boris e Paco non ci sono più e che un “pezzettino” di Lei se n’è andato con loro. Ma la loro energia non si è distrutta, è dentro Diana. Tenga duro per Joy! Se è vero che i puri di cuore vedranno Dio, quanti cani ci saranno in Paradiso e quanti pochi uomini!
Gentilissimo signor Teresio, la ringrazio per la sua testimonianza. I cani, se sappiamo accoglierli e amarli, sono in effetti capaci di insegnarci tante cose: oltre alla fedeltà, che è la loro caratteristica più lampante, la tenacia e l’umiltà, ad esempio.
Neal e Benjie sono cani fortunati, ma fortunati siete anche voi ad averli incontrati e a ricevere ogni giorno il loro amore.
Se qualcuno deride i suoi sentimenti per i suoi cani, peggio per lui. Vuol dire che la vita non ha voluto premiarlo facendogli provare l’affetto di un cane.
Per quanto riguarda Paco, in effetti era un cane splendido, esteriormente ma soprattutto interiormente. Il fatto che lei lo definisca “cane ideale” mi fa venire in mente che quando sono andata in canile e ho incontrato lui, in realtà avevo in mente tutt’altro tipo di cane: un “biondino pelosino”. E Paco, che era semplicemente pelosino, è stato la dimostrazione vivente che con i cani non si finisce mai di ricevere sorprese, quasi sempre bellissime. Non era il cane che cercavo, ma era molto ma molto meglio di quanto potessi sperare.
Lo stesso Tommi, che è arrivato dopo Paco (anche lui dal canile) a pensarci esula totalmente dalla mia idea di “cane ideale” (scusi il bisticcio di parole). Eppure gli voglio un bene dell’anima e non potrei più pensare di non averlo accanto ogni giorno a farmi sorridere e commuovere con la sua esuberante dolcezza. Credevo che dopo Paco non avrei amato così tanto e così presto un altro cane, e pensavo lo stesso dopo la scomparsa di Boris. L’amore che provo per Tommi e per Joy, invece, non è in nulla inferiore a quello che provavo per loro. E’ questo il grande miracolo che i cani rinnovano ogni volta che li accogliamo in casa e soprattutto nei nostri cuori.
Un caro saluto a lei e alla sua bellissima famiglia
Diana