B-day: chi ha vinto?
Cara signora Lanciotti ho letto condividendola in pieno la sua lettera all’on. Bocchino e vorrei conoscere la sua opinione dopo il Bday,cioè le votazioni di Camera e Senato sulla fiducia. Glielo chiedo da ex militante come lei (a quanto ho capito) di una parte politica nella quale ho creduto per lungo tempo e nella quale non mi identifico più oramai da tempo.
Secondo lei oggi chi ha vinto?
Un sincero augurio
Federico
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Gent.mo Federico, la penso esattamente come la pensavo ieri. Mi passa il termine? Che è uno schifo.
Mentre l’Italia ha bisogno di riforme, di un rilancio dell’economia, di approvare leggi ferme da tempo, di diventare una nazione coesa dove tutti si impegnano per far marciare le cose al meglio… questi qua tutt’al più cercano di farla… marcire!
Oggi ho seguito un po’ a singhiozzo le varie fasi delle dichiarazioni di voto e poi del voto. Dovevo lavorare, perché quei signori che stanno là dentro in mezzo al loro tanfo (già, non so perché, ma da tempo, ogni volta che vedo l’interno dell’aula del Senato e della Camera ho la sensazione che là dentro si debba soffocare per la puzza… non lo so come mai, o forse lo so anche troppo bene: tutta quella gente ammassata là dentro a vegetare, a crescere come i funghi o la muffa sulla schiena di questa povera Italia, deve rilasciare un fetore insopportabile), quei signori, dicevo, mica mi danno una mano a raggranellare quei soldi che poi mi serviranno a pagare le tasse e i loro immeritati stipendi.
Quindi, dovendo (al contrario di quei signori) lavorare, ho potuto seguire qualcosina, ma non tutto. Però ogni tanto seguivo su internet l’evolversi della vicenda.
E così ho appreso che il buon Fassino (era da tempo che non si faceva sentire… e forse era meglio se continuava a non farlo) nel suo discorso di ieri si è rivolto a quel concentrato di buone maniere della Mussolini reiterando l’offesa che l’altra sua degna compare Carfagna le aveva affibbiato un paio di settimane fa. Si ricorda? Non si parlava d’altro, in quei giorni, del significato più preciso e recondito della parola vajassa. Sono stati scomodati personaggi insigni e di vario genere a dire la loro su quell’epiteto, se si doveva considerare cioè un’offesa grave grave, o solo gravina, o poco più che una battuta infelice, o addirittura un complimento. Fatto sta che le due "signore" in questione (Mussolini e Carfagna) hanno perso l’occasione, in quel frangente, di dare un esempio di civiltà, classe e stile, dando invece di sé e dell’intera classe politica che si arroga il ruolo di nostra rappresentante l’immagine più squallida e trista che potessero dare. Ma del resto perché meravigliarsi? Quella gente è così, gente senza arte né parte che ha trovato o creduto di trovare nella politica una sorta di riscatto morale, l’opportunità di emergere in quella società che, se non si fossero buttati in politica, li avrebbe fatti sfigurare per la loro inadeguatezza e inettitudine. Mettendosi in politica sono sfuggiti al confronto nel mondo del lavoro, che li avrebbe visti in buona parte perdenti. Ma ve li vedete a lavorare seriamente, tutti questi che hanno fatto della politica il loro mestiere? Ma ve li immaginate a tirarsi su le maniche e mettersi a guadagnare il pane faticando?
Tornando al discorso che stavo facendo: dopo l’elegante disquisire dell’ossuto deputato del PD, ovviamente (e qua posso anche capirla) la Mussolini (che non si è mai distinta per la sua… distinzione) ha dato via di matto, facendo una delle sue solite scenate da… sceneggiata napoletana. Del resto zia Sofia deve averle insegnato bene come si interpreta una popolana. Lei come attrice era bravissima… peccato che sua nipote interpreti lo stesso ruolo da politica. Quindi sono volate di nuovo offese, minacce. E ancora una volta abbiamo assistito a uno spettacolo indegno, a una lite da asilo infantile, da pollaio, scusandomi con bambini e polli, che in quanto a dignità e decoro ne hanno di certo di più di certi politici.
E poi, ancora, oggi ho assistito alla solita ridicola sarabanda dei sì, no, forse, agli avanti tutta e ai dietrofront fulminei, al rimangiarsi di parole appena dette, ai tentennamenti di quelli che sembravano i più granitici, e alle solite sparate del solito Di Pietro.
Ho fatto il pieno di disgusto a vedere in un colpo solo, in rapida successione, senza la possibilità di riprendere fiato, tutte quelle facce da… (io metto i puntini, lei ci metta la parola che ritiene più consona), che ormai non posso più vedere. Questi mentecatti, questi parvenu della politica che, solo perché sono saliti (per quali meriti nessuno lo sa) su uno scranno, ora credono di valere più dei "comuni cittadini".
Non ne posso più di questa gente, di gente che in un momento delicato per l’Italia invece di pensare all’Italia dà origine a una crisi che non doveva esserci, a gente che invece di rimboccarsi le maniche e cooperare per far funzionare le cose è solo capace di sabotare, minare quel poco di solido che ancora c’è.
Non stravedo affatto per Berlusconi: speravo che potesse fare di meglio e di più, e mi ha delusa. Però credo ancora che se lo lasciassero lavorare, e la smettesse di essere quel vanesio che è, e usasse la testa più spesso che altre parti del corpo, forse potrebbe ancora tirarci fuori dalla melma in cui ci troviamo.
Però sono contenta che il governo non sia caduto. Non era il momento, e non ce n’era il motivo. Il motivo era solo che alcuni di quelli che sono stati votati nelle file del PdL hanno deciso che non gli stava più bene, perché quel cattivone di Berlusconi non gli dava i privilegi che loro pretendevano. E allora hanno deciso di fare i duri e andarsene per la loro strada, pensando di tirarsi dietro un codazzo… che invece si è rivelato semplicemente un codino spelacchiato.
Hanno fallito, e ben gli sta. Ben gli sta perché mica gl’interessava davvero, come vogliono farci credere, delle sorti dell’Italia. A loro interessano solo le loro pance e i loro portafogli. Non se ne salva uno, o comunque davvero pochi.
E poi oggi, con grade gioia ho rivisto e risentito Bocchino (sta diventando il mio idolo…), del quale avevo già parlato ieri pubblicando nella risposta alla lettera precedente di questa rubrica le considerazioni che gli avevo scritto. A forza di sentirlo mi sto convincendo che un giorno qualcuno farà la raccolta dei suoi discorsi, così come hanno fatto per quelli di Mussolini… Sono così… trascinanti… Sì, verso un burrone.
Prima di cambiare canale per non vederlo più, ho fatto in tempo a cogliere una serie di perle che potrebbero a pieno diritto entrare in uno stupidario della politica che, se lo pubblicassero, andrebbe a ruba: un libro che raccolga tutte le bestialità, le ignorantate, le menzogne che escono dalle bocche dei politici come acqua che scorre. E che riflettono il livello sottozero della classe politica che ci ritroviamo purtroppo sul gobbone. Vuole sapere che cosa ho scritto a Bocchino? Ecco qua:
"Gentile dr. Bocchino, oggi mi è ricapitato di sentirla durante le dichiarazioni di voto alla Camera e mi sono chiesta se lei i suoi discorsi, prima di leggerli in pubblico, se li rilegga. Grazie al mio lavoro di copywriter, giornalista e scrittrice ho imparato che ciò che si scrive di getto va poi lasciato decantare per ritornarci sopra a mente fredda, con il dovuto distacco. Solo così è possibile accorgersi delle bestialità che certe volte, involontariamente, si arriva a scrivere sotto l’impeto della… creatività.
Certo, capisco che la fretta di questi giorni le abba impedito di fare le cose con calma, però, arrivare a ripetere come una litania che, da quando lei è entrato in politica nel 1985, Gianfranco Fini è sempre stato il suo leader, e ripeterlo fino all’ossessione come se fosse un merito… Sono convinta che lei non si sia reso conto della strana sensazione che il suo proclama di fedeltà incrollabile e indissolubile verso il "suo" leader ha procurato in chi la stava ascoltando.
Ma le pare davvero un’argomentazione seria, da utilizzare in un momento così importante come è una dichiarazione di voto alla Camera e non, piuttosto, durante una partita di chiacchiere al bar con gli amici? Lei si vanta della fedeltà a oltranza a Fini: mai sentito dire che solo i…… non cambiano? Anche per me, quando facevo politica prima di lei a fine anni ’70, Fini era il mio leader. Ma se un leader a un certo punto sbarella, che senso ha e che valore ha continuare a proclamarsi a lui nei secoli fedeli? Mica è una religione, no?
L’altra sua affermazione che mi ha fatto cambiare canale è stata che, quando voi scendevate in piazza a lottare contro il comunismo, Berlusconi era impegnato a costruire palazzi…
Embe’? Forse che lavorare è diventato un delitto? Vorrebbe farci credere che è più corretto fare politica e farsi mantenere (da perfetti nullafacenti come i politici stanno dimostrando di essere) dai cittadini che sgobbano e sudano sette camicie per pagare le tasse e anche i vostri lucrosi e immeritati stipendi?
Mi permetta un consiglio: legga e rilegga e pensi e ripensi a ciò che dice. Ne sta inanellando una dietro l’altra… Di che cosa?… veda lei.
Grazie per l’attenzione
Diana Lanciotti"
Lei, gentile Federico, mi chiede secondo me chi ha vinto, oggi. Nessuno. L’Italia no di certo, e neanche la politica.
Forse però la mancata (anche se di poco) batosta potrà indurre i politici di centrodestra a mettersi d’accordo, a ricompattarsi e a cercare almeno per un po’ di collaborare, a cercare strade sicure per questa povera Italia sballottata di qua e di là. Dovrebbero sforzarsi di farlo, non fosse altro che per ringraziare il cielo dello scampato pericolo di doversene tornare a casa e, ahiloro, essere costretti a trovarsi un lavoro onesto.
Cordialmente
Diana