Quattro Chiacchiere

A proposito di carne

Carissima Diana,
come faccio sempre appena ho dieci minuti di tempo mi sono collegata al tuo sito e mi sono letta le  varie lettere che ti sono state mandate ultimamente. Tra tutte, quella che mi ha colpita di più è stata la risposta che hai dato a Milena riguardo all’essere vegetariani o come meglio dici tu al “non mangiare carne e pesce” o come dico sempre io al “non mangiare niente che abbia dovuto essere prima ucciso” (anche se qualcuno mi dice che anche l’insalata e il pomodoro sono esseri viventi e quindi mangiandoli “ammazziamo” anche loro!)
Come ben sai anch’io da più di 10 anni non mangio “animali” in senso lato (qualcuno ancora si stupisce che il prosciutto sia stato un povero maiale!) e anche se cucino carne e pesce per mio marito e mio figlio cerco, visto che chi decide i pasti sono io, di  proporre questi tipi di pietanze il meno possibile.
Sono perfettamente d’accordo con te quando dici che le persone non devono essere incoraggiate, in qualche modo “costrette” ad intraprendere questo stile di vita; deve essere un percorso fatto per prima cosa con la testa: solo quando si prende una reale coscienza di che cosa vuol dire mangiare carne e pesce, si scopre quale e quanta sofferenza ci sia dietro una “bella bistecca”, quante porcherie ci siano dietro gli allevamenti intensivi, quali “schifezze” si ingeriscano senza sapere mangiando la carne e quante malattie ne siano conseguenti, solo allora, assieme all’amore per tutti gli esseri viventi, si arriva al punto di diventare “vegetariani”.
La scorsa estate ho praticamente “divorato” il libro di Jonathan S. Foer: è stato per me una folgorazione!
Certo negli anni mi era documentata e sapevo cosa succede negli allevamenti, ma la sua descrizione e soprattutto il modo pacato , senza voler convincere con la forza nessuno, esponendo in maniera quasi scientifica tutte le ricerche che ha condotto, mi hanno ammaliato e aperto un mondo (da incubo).
Un libro che tutti dovrebbero leggere non perché si debba necessariamente essere tutti vegetariani (sarebbe troppo bello!!!), ma perché questo è un testo che spiega in modo semplice e diretto quello che mangiamo e soprattutto quello che diamo da mangiare ai nostri figli, spiega come funziona la filiera e il business degli allevamenti… Spiega! In maniera semplice, diretta.
Se tutti incominciassero, anche solo per la propria salute e quella dei propri cari, a limitare il consumo di carne già saremmo un bel pezzo avanti!
Un caro abbraccio

Patrizia

(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)

Carissima Patrizia, in questi giorni sto rileggendo il libro “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” di Foer. Lo rileggo non perché non l’abbia capito, ma perché mi sono accorta che certi passaggi la prima volta li ho un po’ sorvolati, forse perché la mia mente si rifiutava di accettare (pur sapendole perfettamente) certe cose. E, mi sono detta, se lo faccio io, di rifiutare la verità, io che da anni ho deciso di non mangiare carne e pesce (e ovviamente derivati), chissà chi non è predisposto all’argomento come lo rifiuta. Eppure, davvero, questo doloroso e bellissimo libro dovrebbero farlo leggere nelle scuole, invece di tante letture pizzose che allontanano i ragazzi dalla lettura, anziché avvicinarli.
E’ importante che qualcuno racconti le cose come stanno, visto come viviamo oggi, ormai lontani anni luce dalla natura e dai suoi ritmi, visto il grande inganno che l’industrializzazione della produzione di carne e la pubblicità hanno creato.
Il fatto che la carne sia “prodotta” non più in casa (ad esempio andando nell’aia a tirare il collo alla gallina o tagliando la gola al maiale, come succedeva quando gli animali erano allevati direttamente da chi poi li consumava, e allora poteva esserci in un certo senso una maggior forma di rispetto, o di consapevolezza), ma che ormai sia “prodotta” altrove, lontano dagli occhi e dalle coscienze, e arrivi sulle tavole sotto forma di qualcosa che richiama solo di sfuggita ciò che quel pezzo di arrosto o quella fetta di prosciutto erano in origine (un animale vivo e vegeto!), crea una forma di indifferenza che solo il non sapere continua ad alimentare.
Gli allevamenti intensivi hanno snaturato tutto, imponendo agli animali ritmi di vita e di crescita paradossali, che causano solo sofferenza e malattie (per gli animali e per i consumatori, che mangiano carne intrisa, oltre che di sofferenza, di sostanze tossiche).
Agli allevamenti intensivi, quindi, si deve il primo grande inganno a cui accennavo. Il secondo viene dalla pubblicità, che ci propina immagini felici di persone che mangiano salumi, arrosti, tonni in scatola, senza mai associare ai “prodotti” la loro origine, senza ricordare che la fetta di salame che oggi mangiano tanto allegramente un tempo era un maiale vivo e vegeto (animale intelligentissimo, tra l’altro, anche se sono pochi a saperlo).
Ci sarebbe da parlarne per mesi.
Ci sarebbe da parlare dei soldi che i produttori di carne e derivati pagano in pubblicità, motivo per cui mai troveremo un programma televisivo o un articolo di giornale in cui si “parli male” dell’alimentazione carnivora. A chi interessa realmente della salute pubblica? Molto più importante è la… salute dei portafogli, purtroppo, che più sono pingui e meglio è.
Ma già un buon passo sarebbe leggere il libro di Foer, fare un doveroso sforzo per capire se la scelta carnivora abbia o no ancora un senso, ai nostri tempi. Oppure leggere “China Study”, il libro del dottor T. Colin Campbell che spiega, in modo finalmente indipendente e chiaro, i rischi per la salute derivanti dall’alimentazione a base di proteine animali. E lo fa con una mole di prove scientifiche da far vacillare anche le certezze più granitiche del più incallito dei carnivori. Peccato che, forse, nessun carnivoro avrà l’umiltà di leggerlo, di confrontarsi con idee diverse dalle proprie.
Perché a volte sembra proprio una guerra di religione, tra chi “crede” nei benefici della carne e chi “crede” solo ai danni che può fare.
Come ho già preannunciato, tra qualche tempo uscirà “La vendetta dei broccoli” un mio giallo “vegetariano” dove, senza prendere a mazzate nessuno, cerco di far vedere le cose da una prospettiva diversa. Sarà il mio contributo a ciò in cui credo con assoluta convinzione: che per nutrirsi non c’è bisogno di ammazzare esseri viventi.
Un caro saluto

Diana

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