A chi vanno i nostri soldi
Buona sera Signora Lanciotti,
ho preso contatto da poco con il Vs. gruppo tramite l’ordinazione del libro del canile di Olbia. Mi è saltato l’occhio su una recensione del libretto perché il cane nero sulla copertina potrebbe essere il ns. amatissimo GIULIO PRINCIPE DELLA SARDEGNA: stessi colori, stesse macchie, stessa forma della testa, stesso destino (prima che l’abbiamo trovato!).
Il libro è bellissimo e tocca veramente il cuore; mi piace tantissimo e Lei è veramente una persona speciale e l’amore e la sua dedizione a questi randagi è ammirevole.
Il destino degli animali in genere mi sta a cuore e mi piacerebbe di sostenere le Vs. iniziative, però chiedo – prima di impegnarmi – qualche dato in più:
si può vedere il bilancio della onlus / AMICI DI PACO? In internet non ho trovato niente. Non ho capito bene dove andranno eventuali donazioni o il ricavo degli abbonamenti del giornale.
Purtroppo ho sentito tante volte notizie brutte in riguardo a dove sono finiti le offerte delle persone con intenzioni buone, che non ho più tanto fiducia.
Non è solo un mio problema, purtroppo la ns. società ci fa diventare diffidenti e alla fine tante persone non aiutano più perché hanno dubbi della destinazione dei loro sostegni.
Per questo scrivo oggi direttamente a Lei.
Le donazioni andranno alla LIDA di Olbia o a chi????? Come è il collegamento con AMICI DI PACO????
Può documentarmi sul Vs. lavoro, quanto sono i ricavi con il giornale e le vendite e quanti donazioni ricevete nel arco di un anno e – importantissimo – dove vanno a finire questi soldi.
Vedendo che la agenzia delle entrate ha accettato LIDA DI OLBIA come indirizzo per il 5 per mille, mi sembra una cosa seria, però vorrei sentire cosa mi può dire Lei personalmente.
Cordiali saluti,
Angelika
Gentilissima signora Angelika,
la ringrazio per l’interesse che dimostra per le nostre iniziative e per le belle parole che mi ha rivolto. Per quanto riguarda Giulio, sarebbe bello che si trattasse dello stesso cane che fotografai il 31 dicembre del 2005 al rifugio I Fratelli Minori di Olbia. Potrebbe essere lui? Mi racconta la sua storia?
Per quanto riguarda la sua richiesta di informazioni: il rendiconto annuale del Fondo Amici di Paco è depositato presso la Regione Lombardia, ai cui controlli le organizzazioni come la nostra sono sottoposte. Non abbiamo obbligo di pubblicazione e le dirò che ne abbiamo parlato in passato ma abbiamo preferito non farlo.
Non di certo per tenere nascosto qualcosa (anche perché trattandosi di animali e non di esseri umani le cifre che girano non sono gran cosa) ma per una serie di motivi che cerco di esporle.
Come credo lei sappia la nostra è un’associazione che opera a livello nazionale, che non ha canili o gattili ma aiuta i rifugi che già esistono e hanno veramente bisogno di aiuto. Cerchiamo di aiutare quelli che ci danno garanzie di trattare al meglio i loro animali, di non lucrare sulle loro vite, di assicurare loro condizioni di vita “umane” e di fare il possibile per trovare loro delle famiglie.
In questa ottica si colloca, ad esempio, la nostra Campagna Antiparassiti, promossa ogni anno per assicurare la profilassi contro i parassiti a cani e gatti, e mantenerli quindi in salute per agevolarne l’adozione (come può immaginare è molto più facile far adottare un cane o un gatto sano che uno malato).
Purtroppo i fondi che raccogliamo attraverso le iscrizioni, le donazioni e le vendite dei Regali di Paco non sono mai abbastanza per soddisfare tutte le richieste di aiuto che riceviamo. Ed ecco uno dei motivi per cui preferiamo non rendere pubblico il nostro bilancio: se io do 10 al rifugio A e 5 al rifugio B, creo degli scontenti. Non tutti si rendono conto che se decido di dare di più a uno anziché all’altro ci sono delle necessità oggettive. Quello che vogliamo evitare è di creare contrasti tra le varie realtà che aiutiamo. Il mondo animalista è straordinariamente meraviglioso ma a volte un po’ strano (glielo dice una che non si ritiene animalista, ma semplicemente e perdutamente innamorata degli animali).
Il Fondo Amici di Paco è nato nel 1997, 17 anni fa, quando le associazioni che aiutavano agli animali erano pochissime, molto grandi e poco operative. Da allora, grazie all’esempio di questa nostra piccola ma attivissima realtà ne sono sorte migliaia, ed è merito di Paco che con la sua storia ha saputo sgretolare il muro di indifferenza, non conoscenza e superficialità che nascondeva la realtà del randagismo.
I nostri sostenitori che ci conoscono da anni sanno di potersi fidare di noi: noi (io e mio marito) ci mettiamo la nostra faccia, dietro ogni cosa che facciamo, non ci nascondiamo dietro la sigla di un’organizzazione o i meandri di un apparato. La nostra è una piccolissima associazione che però grazie al fatto che non ha una sede per cui pagare affitto, luce, gas, attrezzature, personale, mezzi di trasporto, può devolvere in beneficenza tutto quanto raccoglie.
Non ci sono spese fisse o vive da sostenere.
Le faccio un esempio: quando i nostri volontari vanno in posta a portare le lettere con le tessere o qualunque altra corrispondenza del Fondo Amici di Paco, i soldi per i francobolli vengono direttamente dal mio portafoglio. E le buste, la carta per le fotocopie, la fotocopiatrice stessa, i computer, i tavoli, le sedie, il riscaldamento, la luce, l’aspirapolvere, l’acqua, i detersivi per pulire i pavimenti… i pavimenti stessi, i muri, il tetto, insomma tutto quello che serve per far funzionare la nostra associazione è messo a disposizione gratuitamente dalla Errico & Lanciotti, l’agenzia di pubblicità che porta il cognome di mio marito e il mio (ne siamo i titolari dal 1990), per le attività del Fondo Amici di Paco. Che, quindi, come dicevo, non ha spese.
È il nostro modo di fare volontariato: mettere a disposizione di una causa in cui crediamo le nostre strutture, le nostre attrezzature e la nostra professionalità. Tutta la comunicazione del Fondo Amici di Paco, dalla realizzazione creativa della rivista, ai libri, alle campagne, tutto è realizzato gratuitamente dalla nostra agenzia. Ripeto: per noi è il nostro modo di fare volontariato.
Mi dispiace che lei non abbia fiducia nelle associazioni no-profit. Forse per colpa di pochi che si sono comportati scorrettamente, gettando discredito sull’intera categoria che invece è fatta di persone che operano correttamente e con genuina passione.
Però la capisco: come ho raccontato in “Paco. Diario di un cane felice”, all’epoca dell’uscita del primo libro di Paco (allora edito da Mursia) mi rivolsi a una grossa associazione per la difesa dei cani a cui mi ero iscritta un anno prima (senza mai ricevere notizia delle sue iniziative) per proporre di devolverle i diritti d’autore del mio libro. Mi sentii rispondere di no: i signori ritenevano troppo bassa la cifra che avrei raccolto con le vendite del libro per potermi… concedere di dichiarare che avrei versato a loro i diritti provenienti dal libro. «Anche se arrivasse a 20 milioni (di lire) non sarebbe interessante, per noi», mi sentii rispondere. «Noi concediamo il nostro marchio solo per operazioni dai 250 milioni in su.»
Fu così, per caso, non voluto e non programmato, che nacque il Fondo Amici di Paco: per poter devolvere direttamente i fondi raccolti, senza passare per grosse e ricche associazioni, evidentemente tanto ricche da potersi permettere di rifiutare, anzi disprezzare, 20 milioni di lire. Venti milioni che, tradotti in euro, cioè circa 10mila euro, a noi farebbero gola in ogni momento per poter comprare cibo, medicinali, antiparassitari da donare ai canili e ai gattili che ogni giorno affrontano decine di emergenze e a volte appaiono così lontani da associazioni organizzate come veri e propri apparati ministeriali.
Però per fortuna stiamo parlando di casi isolati. La maggior parte è fatta di realtà genuinamente e realmente meritevoli di aiuto.
Lei mi chiede se le donazioni andranno alla LIDA di Olbia, cioè al rifugio I Fratelli Minori di Olbia. Certo, tutto quello che raccogliamo per aiutarli va a loro. Ne abbiamo parlato anche sul numero 56 di “Amici di Paco”, che forse lei ha ricevuto. E comunque trova anche sul nostro sito le cose che stiamo facendo per loro.
In proposito le riporto quanto scritto nella lettera che i nostri sostenitori ricevono:
“Anche se tv e giornali non ne parlano più, l’emergenza non è finita, i problemi sono ancora tanti e ci vorrà tempo, fatica e denaro per risolverli. Perciò noi vogliamo continuare ad aiutare i rifugi sardi: per il rifugio di Olbia stiamo partecipando alla “Missione tettoie”, cioè al ripristino delle coperture dei recinti. Un bel contributo l’abbiamo già inviato (che ha permesso di acquistare e installare le tettoie del lotto A), ma è solo una piccola parte dell’intera spesa prevista, che ammonta a 165 mila euro! Sembra tanto, lo so, ma il rifugio è davvero enorme, per poter ospitare così tanti cani senza famiglia.
Per quanto riguarda il rifugio dell’Arca Sarda di Santa Teresa Gallura, la cifra è invece per fortuna molto più bassa e l’abbiamo in parte già raccolta.
Per aiutare questi e altri rifugi sardi in difficoltà, oltre a promuovere una raccolta fondi abbiamo deciso di devolvere per tutto il 2014 il ricavato di due miei libri: Occhi sbarrati-Reportage dal canile, libro fotografico ambientato al rifugio di Olbia, per aiutare proprio quel rifugio, e La gatta che venne dal bosco per aiutare gli altri canili sardi alluvionati.”
Come vede anche in questo caso non ho parlato di cifre. Però qualcun altro l’ha fatto, e si è saputo che la somma finora inviata dal Fondo Amici di Paco per la “Missione tettoie” è di 10.766,50 euro.
Qualcuno ha commentato che è poco, rispetto alla cifra totale, altri hanno detto che è una pazzia dare tutti quei soldi per gli animali…
Vede? Non si accontenta mai del tutto nessuno.
Qualcuno ha già avanzato delle richieste (“Avete dato tanto a Olbia… a noi no?”) altri come le dicevo ci hanno criticati.
Per noi, le assicuro, è una cifra enorme. Tanto che… non l’abbiamo ancora raccolta. Allora, mi dirà… come avete fatto a versarla? L’abbiamo fatto, come è successo in altri casi, anticipando risorse personali in attesa di poter ricevere aiuto dai nostri sostenitori. Come è successo per l’alluvione del 18 novembre: il giorno dopo, saputo dei danni ingenti subiti dal rifugio, abbiamo immediatamente attinto al salvadanaio personale, nella speranza che i nostri sostenitori ci aiutassero a riempirlo di nuovo e che ci aiutassero a mandare altri aiuti. A volte non c’è il tempo di aspettare di raccogliere aiuti, ma bisogna intervenire subito. Ma non si può fare sempre. I tempi di crisi non permettono di essere generosi come si vorrebbe.
Lei mi chiede che collegamento c’è tra il rifugio di Olbia e il Fondo Amici di Paco: un legame di affetto, amicizia e fiducia, innanzitutto. Conosciamo Cosetta e i suoi ragazzi e sappiamo quanto si sacrificano per i cani e i gatti del rifugio. Aiutarli per noi è una necessità, una gioia. Li aiutiamo come aiutiamo altri rifugi, ma confesso che con loro c’è un legame speciale, rinsaldatosi nel tempo, vedendo con quanto amore e quanta passione si dedichino ai loro ospiti a 4 zampe e come a volte lavorino in condizioni proibitive. Il mio Tommi, arrivato dopo la scomparsa di Paco, viene da lì.
Personalmente, poi, ho un legame particolare con la Sardegna, e conoscendo le difficoltà con cui operano i volontari faccio di tutto per poterli aiutare.
E loro sanno di poter contare su di noi:
https://www.dianalanciotti.it/campagna-antiparassiti-25-aprile-al-rifugio-i-fratelli-minori-di-olbia/
Ma come le dicevo non aiutiamo solo loro. Aiutiamo altri rifugi in tutta Italia.
Solo che… per presentarle la nostra realtà dovrei riassumerle 17 anni di impegno, a volte anche molto pesante, a comunque splendido. Allora le chiedo un piccolo sforzo: dopo aver letto questa mia lettera, visiti il nostro sito www.amicidipaco.it andando indietro a scoprire le nostre iniziative condotte negli anni passati. Se vuole posso mandarle qualche copia arretrata della nostra rivista, dove oltre alle informazioni sulle nostre iniziative troverà le testimonianze dei rifugi che aiutiamo.
Per quanto riguarda il 5×1000 sia la Lida di Olbia che il Fondo Amici di Paco sono sin dall’inizio nell’elenco degli aventi diritto. E, come lei dice, è una cosa seria.
La ringrazio e la saluto cordialmente
Diana