L’8 marzo non è uguale per tutte…
L’8 marzo, nei giardini del Quirinale, si è tenuto un esclusivo ricevimento offerto dal presidente Mattarella in occasione della Festa della donna. Era presente tutto il gotha femminile di ministre uscenti… trombate non sarebbe un termine carino, perciò diremo… mandate a casa dal recente voto degli Italiani. Erano invitate tutte: la Boldrini piangens (che però non ha potuto partecipare), la sedicente (ma non) laureata rossochiomata Valeria Fedeli, la velina (nel senso che ne ha il cartaceo spessore) Maria Elena Boschi, la vaccinara (nel senso di vaccino, non di coda) Beatrice Lorenzin, più qualche attrice “politicamente impegnata”, di quelle che non mancano mai.
Davanti alla folta rappresentanza del gentil sesso, Mattarella è partito con il solito mieloso panegirico sull’importanza delle donne in ogni comparto e, ovviamente, in Parlamento, dove la loro funzione è vitale, imprescindibile, centrale…
È a questo punto che il nostro si è impappinato, ha volto lo sguardo sugli astanti e battendosi la fronte con aria costernata ha esclamato: «Giorgia! Ma dov’è Giorgia?»
Al che si precipitava Camillo, uno dei commessi (non viaggiatori, ma uno dello stuolo biancoguantato che serve la maestà del presidente della Repubblica italiana) e vedendo il sovrano in stato di agitazione gli allungava un bicchiere d’acqua a temperatura controllata.
«Giorgia chi, presidente? Qua non c’è nessuna Giorgia.»
Ma il presidente continuava a chiamare Giorgia a gran voce, la voce spezzata dall’angoscia.
Chiamato al capezzale del monarca, il medico di corte lo sottoponeva a un esame approfondito, dopo il quale sentenziava: «Non ha niente, tutti i parametri sono a posto. Non so cosa gli è preso. Lasciamolo riposare un’oretta, poi vediamo.»
Ma per tutta l’ora successiva il Presidente degli Italiani e delle Italiane non smetteva un attimo di invocare «Giorgia!»
«Lo stiamo perdendo», ripeteva tra i singhiozzi Camillo.
«Ma presidente, chi è Giorgia?» chiedeva infine Gigi di Maio dopo averlo ristorato, di nascosto dal medico, con una Coca Cola che gli era avanzata da quando distribuiva bibite allo Stadio san Paolo di Napoli.
«Giorgia… Giorgia Meloni. Come mai non è venuta?»
«Veramente, Presidente, non è stata invitata», rispondeva Camillo.
«No! non è possibile! Chi si è dimenticato?» La voce tonante del Presidente faceva tremare i quadri antichi dal valore inestimabile appesi alle pareti sontuosamente tappezzate d’oro.
«Veramente è stato lei, presidente, a non volerla invitare…»
«Io… ma cosa dici, Camillo?» Lo sguardo del presidente fiammeggiava implacabile.
«Maestà… pardon, presidente. Lei ha detto: non voglio quella fascista. Si ricorda?»
«Ma no, ma no, mi riferivo alla Mussolini! La Meloni la volevo qua: è l’unica donna leader di un partito. Ce ne fossero… Il suo posto è accanto a me… sul trono…»
In realtà non credo che le cose siano andate proprio così. Fatto sta che al grande ricevimento al Quirinale, voluto dal Presidente degli Italiani e delle Italiane per festeggiare le donne, Giorgia Meloni, unica leader donna di partito italiano, non è stata invitata.
Dimenticanza? Scelta? Ostracismo? Mancanza di sedie? Di bicchieri? Finite le tartine?
In ogni caso, cara Giorgia, non ti sei persa niente, ma ti sei guadagnata qualche ora di serenità accanto alla tua bimba. Vuoi mettere?
Diana Lanciotti
P.S. Esilarante nella forma, ma tragico nei contenuti, questo articolo di Libero che rivela la vera natura del “nostro” presidente della Repubblica.
E uno così, a chi ci aspettiamo che dia l’incarico per la formazione del nuovo Governo? Piuttosto che al Centrodestra lo dà al Gatto con gli stivali…
N.B. Questo è uno dei 160 articoli contenuti nel nuovo libro Antivirus. Emergere dall’emergenza di Diana Lanciotti – Paco Editore.
2 commenti
Giusi
Fantastico Diana!!!
La legge del contrappasso vuole che quest’uomo che non rappresenta veramente gli Italiani debba dare l’incarico proprio a Giorgia Meloni, votata dagli Italiani. Chissà come gli rode.
Grazie per averci ricordato questo triste episodio e… aspettiamo di vedere il seguito.
Un abbraccio
Giusi
Maria Vittoria
Diana carissima,
esilarante e divertente come sempre, anche graffiante con la sua sottile ironia,con una satira impietosa verso chi purtroppo occupa ancora inopinatamente la carica più prestigiosa della nostra Repubblica .
Certo oggi si è dovuto ricordare bene il nome e pronunciarlo a denti stretti: GIORGIA!!!
Mi auguro solo che lei ora sappia dare seguito a tutto ciò per cui il suo nome è diventato così famoso e familiare nelle nostre case!
Maria Vittoria