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Finalmente un pediatra che la racconta giusta sull’abuso di antibiotici e antipiretici…

Come ormai ogni anno è arrivata l’influenza. Quest’anno (ma se vi ricordate ogni anno si dice la stessa cosa) sembra più “cattiva” del solito. In particolare sta attaccando i bambini, che già a dicembre hanno avuto una “ricaduta”, come si dice.
In rete ho trovato l’articolo di un pediatra, il dottor Raffaele Troiano, che cura il sito Faro pediatrico e impartisce consigli molto pratici ai genitori. Dopo aver descritto la sintomatologia di questa influenza, il dottor Troiano parla del ricorso esagerato agli antibiotici. Ma leggiamo insieme i suoi consigli (http://www.faropediatrico.com/articolo/influenza-201718-febbre-lunga-e-in-due-tempi)

Vi lascio immaginare quanta apprensione ci sia tra i genitori in questi giorni, specie tra quelli che per vari motivi hanno iniziato un antibiotico e stanno osservando che la febbre persiste nonostante l’antibiotico.
Perché mai iniziare l’antibiotico se si tratta di influenza? Voi tutti ben sapete che l’antibiotico non cura i virus dell’influenza, ma vi sono 2 condizioni in cui un bimbo con influenza si ritrova comunque, di fatto, ad assumere un antibiotico:
su prescrizione pediatrica in caso di complicazioni: l’otite, ad esempio, è tra le complicazioni dell’influenza che più spesso conducono alla prescrizione di un antibiotico
su autoprescrizione genitoriale in caso di ansia eccessiva: non poche volte mi capita di vedere genitori che sulla base di precedenti esperienze o di consigli in famiglia, avviano di loro sponte una terapia antibiotica; con l’influenza di quest’anno accade però che poi vanno in panico dopo 2-3 giorni perchè la febbre non passa nonostante l’antibiotico, e iniziano le corse al pronto soccorso
Altra vittima dell’ansia genitoriale in questi giorni è il povero fegato dei bambini che si ritrova costretto a metabolizzare tonnellate e tonnellate di tachipirina (l’antipiretico più largamente utilizzato) ritrovandosi esposto al rischio di ipertransaminasemia ed epatotossicità, specie laddove la somministrazione diventi compulsiva ogni 4 ore e per giorni e giorni.
Sento quindi la necessità di riassumere un po’ di chiarimenti per aiutarvi ad affrontare questo picco influenzale con maggior serenità:
L’influenza è una patologia autorisolutiva nella maggior parte dei casi e in gran parte di essi non necessita di antibiotici nè di antivirali
I virus influenzali non muoiono con gli antibiotici: questi ultimi sono necessari solo in caso di complicazioni rilevate dal vostro pediatra
Non è detto che il bimbo sfebbri con antibiotico: se avete iniziato l’antibiotico per una complicazione (es: un’otite) la febbre potrebbe persistere nonostante l’antibiotico. La febbre infatti potrebbe non essere sostenuta dalla complicazione che state curando con l’antibiotico ma piuttosto dal virus influenzale che continua il suo decorso naturale, fregandosene dell’antibiotico.

Evitate abusi di paracetamolo (es: Tachipirina, Efferalgan…) non superate le 5 somministrazioni al giorno se lo date a dose minima, ovvero il peso per 0,5 ml se sciroppo oppure 15 mg pro kg se supposta, distanziando di almeno 4 ore le assunzioni (es: se pesa 16 kg, 8 ml di sciroppo o supposta da 250 mg)
non superate le 4 somministrazione al giorno se lo date a dose massima, ovvero il peso per 0,6 ml se sciroppo (come indicato dietro alcune scatole) oppure 20 mg pro kg se supposta distanziando di almeno 6 ore le assunzioni (es: se pesa 16 kg, 10 ml di sciroppo o supposta da 300 mg)
non superate i 3 giorni di somministrazione continuativa senza consultare il vostro pediatra se proseguire nella somministrazione e soprattutto come. Ricordate che se il bimbo ha 38-39° e mostra di tollerare bene la febbre (gioca, mangia etc) potete anche fargliela tenere: meglio che si tenga un po’ di febbre piuttosto che il suo fegato venga stressato da 8-10 giorni di paracetamolo ogni 4-5 ore.

Il dottore non dice, perché non si può dire (almeno pubblicamente) che tutte queste ondate di influenza, che invece di avere un solo picco stagionale com’era una volta ora hanno tanti picchi o… un picco costante (che è una contraddizione, ma è la verità), potrebbero essere collegate a virus che … vengono da lontano. In camera caritatis, infettivologi ed epidemilogi da tempo collegano questa diffusione di virus sempre più “cattivi” e a lunga permanenza all’arrivo di immigrati o comunque al contatto con popoli presso i quali questi virus da noi sconosciuti sono diffusi. Popoli magari abituati a convivere con malattie a noi estranee e portatori sani ai danni dei nostri sistemi immunitari, incapaci di riconoscere è perciò combattere questi microrganismi. Ma non si può dire, perché non è “politcamente corretto” e si rischia di essere bollati come razzisti.
Chiudo con una domanda (e un auspicio): a quando un geriatra che la racconti giusta sull’abuso di benzodiazepine negli anziani (ma non solo)?

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