Un partito animalista?
Cara Diana, vorrei sapere da te che cosa ne pensi dell’ultima idea ell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla di fondare un partito animalista. Io la considero una trovata propagandistica, ma vorrei sentire te, che sei sempre molto equlibrata sulle questioni animaliste.
Grazie per tutto quello che fate e… auguri per i 20 anni del Fondo Amici di Paco! Io nel mio piccolo li ho festeggiati facendovi una donazione e spero che siano tanti a farlo perché ve lo meritate!!!
Federica
Cara Federica, l’idea di cui parli si è concretizzata il mese scorso con la fondazione del “Movimento Animalista”. Per provarne la bontà, il quotidiano Libero ha pubblicato un sondaggio. Te ne riporto alcuni passi:
“Se domani vi fossero le elezioni, il 15,3 per cento degli elettori prenderebbe “probabilmente,” in considerazione Il Movimento animalista fondato e presieduto da Michela Vittoria Brambilla, il 2,3 per cento lo farebbe “sicuramente”, il 35 per cento è convinto che l’ex ministro del Turismo voglia “veramente fare qualcosa in più per gli animali”. Sono i principali risultati di un sondaggio realizzato dalla Ferrari Nasi Consulenze su un campione rappresentativo di 800 casi, tra il 29 e il 31 maggio, e pubblicato sul numero odierno di “Libero”.
Il Fondo Amici di Paco si è sempre tenuto fuori dalla politica, e personalmente ho sempre trovato sbagliato attribuire, come è stato fino a pochi anni fa, l’attenzione ai temi animalisti a una parte della politica.
Vent’anni fa, quando io e mio marito fondammo il Fondo Amici di Paco, la tutela degli animali era una faccenda per pochi, che non rientrava negli interessi delle istituzioni, dei media e, di conseguenza, dell’opinione pubblica. La parola animalista rimandava alle “battaglie” dei simpatizzanti dei movimenti più estremisti che per rivendicare i diritti degli animali si incatenavano ai caselli autostradali, imbrattavano le vetrine delle pelliccerie e lanciavano uova e slogan animalisti contro le signore impellicciate alla prima della Scala. Col risultato di allontanare dalla “causa animalista” chi non condivideva certi metodi, e confinare l’animalismo in una sorta di ghetto.
Il randagismo era qualcosa di lontano, da non indagare per non scoprire certe nefandezze. Piuttosto che occuparsi di… cagnacci (e gattacci) randagi, faceva più fine occuparsi delle Foche del Burundi, degli Elefanti dell’Alaska, delle Renne del Timbuctù… insomma di animali rari, esotici, in via d’estinzione. Oppure c’erano, isolate, quasi ai margini della società, le classiche “gattare” (o “cagnare”) che si dedicavano ai cani e ai gatti senza famiglia in modo defilato e dimesso, con la riprovazione dei benpensanti (per i quali c’è sempre qualcosa di più importante che occuparsi di animali). Le si identificava sempre con donnine malvestite, mal lavate, mal istruite, possibilmente zitelle o vedove, incattivite nei riguardi degli esseri umani, con niente di meglio da fare al mondo che ”star dietro” ai cani e ai gatti. Non sto dicendo che fosse realmente così, ma era comunque l’idea prevalente che molti si facevano su chi si occupava di animali, soprattutto i più comuni, come i cani e i gatti.
Grazie al Fondo Amici di Paco riuscimmo a sdoganare l’animalismo, dimostrando che per occuparsi di cani e di gatti si può essere persone ben inserite nella società, con un lavoro e magari anche un’istruzione. E, anche, che si può parlare di tutela degli animali senza urlare, lanciare uova, insultare. Senza, come dico sempre io, “prendere a pugni nello stomaco” ma cercando di “persuadere con dolcezza”, che è poi diventato il motto del Fondo Amici di Paco (e che rappresenta anche il mio personale modo di essere e di porgermi verso chi non la pensa come me).
Ora l’animalismo è cambiato, però non ha perso del tutto l’aspetto becero e litigioso, ma dall’altra parte ha acquistato modi e toni che mi sanno un po’ troppo di opportunismo, di voler cavalcare la tigre. Si è scoperto che l’animalismo non è più quello “brutto e cattivo”, ma è semplicemente un voler bene agli animali… e far leva sui sentimenti dei portatori sani di questi sentimenti potrebbe… portar voti.
Insomma, non vorrei (spero di no) che ci fosse del calcolo, in questa iniziativa. Come cittadina ed elettrice, non ritengo necessario un partito che sia così monotematico. E credo che, al di là dei sondaggi (dove comunque non leggo questo grande entusiasmo da parte degli intervistati), nemmeno la stragrande maggioranza degli italiani ne senta la necessità.
La politica deve occuparsi a tutto tondo delle questioni legate ai cittadini, e i cittadini non sono o solo animalisti, o solo ambientalisti, o solo… pensionati. Proprio l’insuccesso del partito dei pensionati (sinceramente non so se esista ancora) dovrebbe far capire che gli elettori chiedono alla politica di occuparsi di TUTTI i loro problemi, non solo di una parte. E i partiti devono, a mio avviso (ma magari mi sbaglio), rispecchiare questa eterogeneità di interessi, questa ampiezza di aspettative. Certo, una che da vent’anni si impegna (anche in mezzo al silenzio generale degli inizi) per il bene degli animali dovrebbe vedere di buon occhio la nascita di un “partito animalista”, tanto che in molti mi stanno chiedendo se vi aderirò. No, non lo farò.
In realtà credo che i partiti in genere abbiano fatto il loro tempo, e che anche le divisioni tra destra e sinistra siano superate da un pezzo. Bisogna trovare un’idea di politica che superi le piccole divisioni, i mille torrentelli e i mille subinteressi e si rifaccia a una visione più ampia, lungimirante e superiore, che vada al di là del proprio ombelico, che contempli il bene e il benessere di tutti: uomini, animali, ambiente.
Non ci riuscirà, credo, un “Movimento animalista” nato sulla base di qualche sondaggio da cui si è scoperto che milioni di italiani vivono con cani, gatti & C. e vogliono loro un gran bene.
Basta per fondare un nuovo partito? Sinceramente non credo.
Diana