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Stato dichiara guerra ai cittadini (poveri)

Da ieri è in vigore il SID. Questa sigla che di primo acchito farebbe pensare a qualcosa legato ai servizi segreti, significa in realtà Sistema interscambio dati.
Un sistema messo al servizio del Fisco per controllare (qualcuno dice spiare) i conti correnti e tutti ma proprio tutti i movimenti finanziari dei cittadini italiani (leggi: di quei fessi che invece di portare i propri averi al sicuro all’estero li hanno tenuti qua…)

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Un sistema basato su controlli puntigliosi e implacabili. Tanto che la lettura più giusta della sigla SID potrebbe essere: Spio In Dove (mi pare).
Non sto a elencare il meccanismo di funzionamento di questa grande trovata, una delle tante messe a punto in nome dell’eterna e sempre persa lotta all’evasione in Italia. Basta leggere su qualunque quotidiano di ieri e oggi per capirne di più.
Vorrei solo commentare che ancora una volta siamo di fronte a una guerra contro i poveri.
Da qualche parte ho letto che Petrolini avrebbe affermato, a suo tempo, che "I soldi vanno presi dove si possono prenderli, quindi tra i poveri: non hanno molto ma sono in tanti…"
Non so se la frase sia davvero sua, ma sta di fatto che dice la verità e rappresenta con puntualità feroce ciò che sta succedendo in Italia: una nazione che sta andando allo sfascio per colpa di politici incompetenti, ladri e delinquenti e di tecnici magari competenti ma ancora più ladri e delinquenti. Una nazione in cui il lavoro è una chimera per tanti, in cui il risparmio ce lo stanno succhiando via peggio dei vampiri, in cui la proprietà e l’iniziativa privata vengono viste con sospetto e invidia, in cui i consumi sono così depressi che neanche quintali di Prozac potrebbero risollevarli.
E che cosa fanno, i grandi geni che decidono in materia fiscale? Che cosa fanno in un momento di recessione, depressione, disperazione? Ti mettono controlli tali per cui uno si sente legato anche solo ad andare una volta in più al cinema o in pizzeria.
Saremo tutti controllati da questo Grande Fratello (che più che un fratello mi pare un gran figlio di…) che saprà tutto ma proprio tutto dei soldini che abbiamo e di come li spendiamo.
Alla faccia della democrazia, della libertà personale, della privacy.
Siamo in pieno stato di polizia.
E per di più, con questo sistema, stanno terrorizzando tutti, anche quelli che di paura non dovrebbero averne nemmeno un briciolo.
Proprio stamattina mio padre (89 anni) dopo aver letto sul giornale la notizia dell’avvento del SID mi ha chiesto preoccupato se è il caso, per lui, di… togliere i soldi dal conto corrente. Non è affatto rimbambito, il mio caro papà, ma come sta succedendo a tanti si è spaventato. Lui, lui che in vita sua come medico dipendente non ha mai potuto sottrarre al fisco un centesimo (e comunque non l’avrebbe mai fatto, anche potendo), con queste notizie terroristiche ha paura. Ha paura di questo fisco inquisitore che ancora una volta si sta muovendo come un elefante in una cristalleria e trascinerà in un rovinoso patatrac gli ultimi vasi rimasti interi di questa fragile Italia in caduta libera.
Gli ho spiegato che solo gli evasori hanno da temere, e l’ha capito. Ma sono sicura che ci sta pensando, e come lui ci penseranno altri. E allora, per paura di fare passi falsi, molti non compreranno quel paio di scarpe che serviva e rimanderanno l’acquisto finché non si bucano le suole di quelle che portano, e non porteranno la moglie a una cenetta a lume di candela, e non compreranno il motorino per andare dal fruttivendolo e ritorno, e continueranno a usare la macchina che inquina, ma intanto c’è. E via di questo passo, di rinuncia in rinuncia.
È questa forse la tanto anelata "decrescita felice" di cui straparlano Grillo e tanti dei suoi?
Più che decrescita felice la chiamerei affossamento totale e senza scampo.
Un avviso ai grandi geni che hanno concepito il SID: forse non ci avete pensato, ma i veri grandi evasori dall’Italia se ne sono andati da un pezzo. Siete arrivati tardi.
Ma sono sicura che lo sapete.
E sapete anche di poter contare su di noi e sulla nostra fedeltà all’Italia: ci siamo noi, polli da spennare. Siamo milioni.
Non abbiamo molto, ma siamo in tanti…

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