Un gatto nell’anima
Buonasera signora Diana,
ho appena terminato di leggere “Boris. Professione angelo custode.” Uno dei pochi libri della libreria di Paco che ancora non avevo letto. Nonostante io non sia socia della sua associazione lei gentilmente mi manda la sua rivista una o due volte all’anno. Io compro i suoi libri in libreria (li ho tutti) ma questa volta ho approfittato dello sconto e li ho ordinati direttamente a voi.
E’ da tanto che avevo il desiderio di scriverle e spesso ho iniziato le lettere che poi sistematicamente distruggevo un po’ perché mi è difficile descrivere i miei sentimenti e un po’ perché non vorrei portarle via con le mie chiacchiere del tempo prezioso. Ma questa volta scrivo e… spedisco.
Io ho un gatto nell’anima. Amo tutti gli animali ma con i gatti ho rapporto speciale. Li accolgo in casa dai canili, dalla strada, da chi li abbandona.
Vorrei raccontarle una storia, la mia storia e quella di Silvio. Un giorno una vicina di casa mi suona il campanello e mi dice che nel cespuglio del giardino condominiale c’è un gatto morto. Mi chiede se posso pensare io allo smaltimento del corpo. Scendo e trovo quello che un giorno doveva essere un gran bel micio ma ora era solo un involucro nero pieno di ossa. Faccio per raccoglierlo quando mi accorgo che respira. Tralascio tutta la lunga storia clinica ma arrivo alla fine del discorso dicendo che Silvio è diventato un magnifico gattone simil-Silvestro. Bisognoso di continue cure. Abbiamo percorso insieme 4 anni delle nostre vite. Lui è diventato la mia ombra dimostrandomi ogni giorno il suo incondizionato amore. Scelgo solo uno dei mille esempi che le posso fare: quando uscivo lui si sdraiava sulle mie pantofole, lì lo lasciavo e lì lo ritrovavo al mio rientro senza alcuna differenza se rientravo dopo un’ora o dopo 8 ore.
Un brutto giorno è peggiorato. Così repentinamente. Avevo perso da pochi giorni una gattina che aveva condiviso con me 18 anni della sua vita ed ero già provata da questa assenza. I miei veterinari hanno tentato di tutto per vari giorni ma Silvio peggiorava a vista d’occhio. Loro ad un certo punto si sono arresi e mi hanno messo davanti l’unico atto da fare per il suo bene.
Io non accetto il fatto di fare un eutanasia se non in casi gravissimi, quando vedo la sofferenza nei loro occhi. Quando posso li seguo fino all’ultimo giorno della loro vita dedicandomi completamente a loro: cure, amore, presenza. Non ero pronta a lasciare Silvio. L’ho tenuto al caldo in casa, lasciandogli ogni spazio possibile, parlandogli, leggendo nei suoi occhi.
Lui non chiedeva più nulla, né cibo, né acqua, ma mi cercava con gli occhi e questo mi bastava per ricacciare le lacrime indietro. Dopo qualche giorno ha iniziato a star male così una mattina ho guardato i suoi occhi che erano velati, l’ho messo in una coperta e l’ho portato in ambulatorio. Non serviva nessun trasportino tanto era senza forze e l’ho messo sul sedile accanto me. Quando ci siamo fermati è uscito dalla coperta si è arrampicato con una forza ritrovata al momento sul finestrino dell’auto e riconosciuto il posto si è lasciato andare un miagolio, si è girato verso di me, mi è salito in braccio e … ha fatto la pasta sulle mie gambe. Poi mi ha guardata e si è afflosciato come un palloncino bucato. Da quel momento non si è più mosso ma i suoi occhi non mi hanno mai lasciata. Sono rimasta a piangere con lui tra le braccia un buon quarto d’ora in auto poi mi sono fatta forza e sono entrata in ambulatorio. Questo ricorda è vivo nella mia mente come un fatto successo 10 minuti fa, e anche in questo momento piango. Lo sogno. Sento il suo odore. Chiamo gli altri gatti con il suo nome. Ed è passato più di un anno. Nel portafoglio al posto delle foto dei miei nipotini ho la sua foto anche se non mi serve guardarla per vederlo. Lui è qui com me. Sempre.
Ecco signora ce l’ho fatta a raccontarlo. E ad una persona che mi capisce.
Mille volte mi sono detta che dovevo riportarlo indietro e mille volte mi sono detta che ho fatto la cosa giusta, soffriva troppo e senza speranza. I due ragionamenti cozzano contro ed io, nel mezzo, non so se ho meritato la fiducia di Silvio fino in fondo. Me lo chiedo ogni giorno. Dopo 2 mesi ho perso una gatta di 21 anni. E’ morta serenamente nel suo cesto. Era malata ma il veterinario mi aveva assicurato che non soffriva. Lei come tutti i gatti ha un posto nel mio cuore ma Silvio ce l’ha nell’anima.
Termino questa lunga mail con due domande.
Pensa in futuro di fare di un libro della libreria di Paco un audio libro?
Mi si presenta sempre il problema di dove seppellire i miei amici, ha già toccato questo argomento in qualche suo articolo?
Scusi se sono stata prolissa. La ringrazio per tutto quello che fa per i nostri amici.
Sono volontaria alla Cuccia di Monfalcone (che attraversa un momento difficilissimo) e so quanto ne hanno bisogno.
Se mi permette l’abbraccio.
Maria Rita
(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)
Carissima Maria Rita, la ringrazio per aver voluto condividere con me questa sua dolorosa ma nel contempo bellissima esperienza. Se li amiamo così tanto (come meritano) è giusto condividere con loro tutto, della nostra e della loro vita. Gioie, quindi, ma anche dolori. Tra le pagine più belle che ho stampate nel cuore ho tanti momenti felici con i miei cani e gatti, ma anche gli ultimi momenti passati con loro. Stare con loro fino alla fine è giusto e doveroso nei confronti di creature che ci vogliono tanto bene.
Il suo Silvio non ha nulla da rimproverarle, ne sono sicura. In questi casi è sempre il destino a decidere, ed è il legame così forte che si è creato con loro a dirci ciò che dobbiamo fare.
A me è successo quasi un anno fa, con il mio Maciste. Non ne ho ancora parlato perché è successo proprio pochi giorni prima della mia operazione alle tonsille, che pur risolvendomi in parte i problemi causati dall’operazione nefanda e scriteriata del 2009, mi ha tenuta occupata fisicamente ed emotivamente per tanti mesi ancora. Solo da poco ho ricominciato a fare una vita quasi normale. Bene, è successo che Maciste, che avrebbe compiuto ventun anni il 2 agosto 2012 (di lui ho parlato in “C’é sempre un gatto”: era figlio della mia Micia e del mio amatissimo Patrik), ha iniziato a deperire rapidamente proprio pochi giorni prima che io entrassi in ospedale. Non era messo tanto bene da un paio di mesi, e aveva bisogno di essere accudito come un gatto di quell’età che non sta bene richiede. Le lascio immaginare. L’ultima settimana l’ha passata tra alti e bassi, e io ogni giorno mi dibattevo nei dubbi: intervenire o lasciare che le cose andassero avanti da sole. Il dottore diceva che non soffriva e io, non so se egoisticamente o no, ho preferito tenerlo con me, anche se era una gran pena. So che lei capisce. Poi un giovedì mattina, dopo una notte passata con negli occhi l’immagine di lui ormai inerme sulla sua trapuntina e nel cuore mille e più sensi di colpa, mi sono alzata decisissima a telefonare al dottor Dalzovo per chiedergli di venire ad aiutarlo… E invece sono entrata nel mio studio, dove l’avevo sistemato da una settimana per averlo sempre accanto, mi sono avvicinata, lui ha mosso impercettibilmente la testa, ha fatto un sospiro e dopo un attimo non c’era più.
Il mio meraviglioso Maciste…
Andandosene così, mi ha graziata, mi ha evitato di prendere quella decisione (che in cuor mio avevo già preso), una decisione che, come lei mi conferma, anche se giusta, anche se ineluttabile, lascia straziati. Se n’è andato esattamente una settimana prima della mia operazione. Sono sicura che sentiva dentro di sé che lui, ridotto come poverino si era ridotto, mi avrebbe creato dei grossi problemi: per tutto un mese ho avuto da badare a me e solo a me stessa. Avere lui da accudire mi sarebbe stato davvero impossibile, e però se non l’avessi fatto ci sarei stata male. Ma lui ha voluto sollevarmi dall’impegno.
Caro, caro il mio Maciste.
Non si senta in colpa, per Silvio. Non ha fatto altro che amarlo fino alla fine. E non ha ancora smesso. E lui da Lassù la ricambia. Un abbraccio
Diana
P.S. Un audiolibro… è una possibilità molto interessante. Adesso che ho ripreso in mano la mia vita cercherò di informarmi sulle possibilità.
Per quanto riguarda la sepoltura, le confesso che è un problema che finora non mi si è presentato. I miei cari sono tutti con me: Paco e Joy in Sardegna, Boris e tutti i gatti a Padenghe.
Però so che era cambiata la normativa che un tempo impediva la sepoltura in giardino. E che ci sono molte ditte che danno un servizio di tumulazione o cremazione e che esistono anche diversi cimiteri per animali. Le prometto che mi informerò e magari ne faremo un articolo, visto che è un problema purtroppo comune a tanti.