Fondo Amici di Paco: 20 anni di impegno (e amore) per gli animali
Nel suo editoriale sul numero estivo di Amici di Paco, Diana Lanciotti ripercorre le tappe che 20 anni fa la portarono a fondare il Fondo Amici di Paco, fino a farlo diventare una delle associazioni più apprezzate e autorevoli per la tutela degli animali.
Carissimi “amici di Paco”,
quest’anno il Fondo Amici di Paco compie 20 anni! La data esatta è quella del 27 giugno 1997, in cui presentammo ufficialmente alla stampa il nostro progetto. Allora c’erano poche associazioni che si occupavano di animali. E men che meno che si occupassero di animali domestici… cioè gli umili cani e gatti di casa: no, non era abbastanza chic. Era molto più chic e “trendy” occuparsi di animali esotici, tipo… le balene del Sahara, i pinguini del Nepal, i coccodrilli del Kazakistan,
Sporcarsi le mani (e le scarpe…) per occuparsi di cani e gatti? Giammai! A quello ci pensavano quelle fanatiche della gattare o delle… cagnare, che tanto si sapeva che erano tutte brutte, zitelle, sporche e… cattive!
Eh, sì, quello era il pensiero comune, e le persone meravigliose che già allora, nell’indifferenza generale, si prendevano cura di animali abbandonati, derelitti, gettati via come scarpe vecchie (anzi, con meno pietà) lo facevano senza ricevere aiuto o, addirittura, venivano osteggiate, vilipese, derise. Non era facile entrare in questo mondo che viveva ai margini del mondo e non rischiare di essere a nostra volta considerati dei perditempo… “con tutti i problemi veri che ci sono al mondo”… Certo, ce lo siamo sentiti dire qualche volta, ma sempre da persone che non muovono mai un dito per prendersi carico di qualche problema, che riguardi uomini o animali non importa. Su questo punto sono molto coerenti: criticano, ma non fanno niente per nessuno, che abbia due piedi o quattro zampe..
E così, quasi senza volerlo, e senza aver previsto o pianificato come sarebbe andata, quel giovedì mattina di fine giugno ci trovammo al Circolo della Stampa di Milano con una ventina di giornalisti a presentare il Fondo Amici di Paco e il mio secondo libro Paco, il Re della strada, allora edito da Mursia (che poi ne avrebbe fatto anche un’edizione scolastica per le scuole medie, dove per anni è stato tra i libri più amati da insegnanti e ragazzi). Ne sarebbe probabilmente venuto fuori uno dei tanti incontri stampa a cui giornalisti piuttosto annoiati partecipano su richiesta dei loro caporedattori o direttori e poi scrivono un pezzo, e dopo mezz’ora se ne sono già dimenticati… ma stavolta no. Stavolta c’era lui. Lui, con il suo carisma, il suo sguardo profondo e affascinante, lui con il suo cuore grande capace di far battere all’unisono tanti cuori.
C’era lui: il mio, il vostro Paco. Un cane come tanti, ma con quel qualcosa in più come raramente capita. Qualcosa che aveva stregato me e Gianni, cinque anni prima, al canile di Verona, e quel giorno stregò tutti i giornalisti presenti. Che, suo e nostro malgrado, ne fecero un personaggio, parlando di lui come il salvatore di tutti i suoi simili meno fortunati di lui. E il bello è che lo diventò davvero, il nostro Pachino: quanti cani e quanti gatti si sono salvati dall’abbandono e dalla morte, quanti hanno trovato famiglia grazie all’esempio di quel cagnolino bianco e nero dall’aria saputa che, attraverso la sua storia, ha aperto i cuori e le menti di tutti coloro che fino allora “non ci avevano mai pensato” che abbandonare un cane (o un gatto) è un gesto incivile, disumano, di una crudeltà infinita?
L’abbandono, per un cane, è come una bomba, che ti scoppia dentro e ti riduce a brandelli prima il cuore e la mente, e poi il fisico.
Avete mai provato a pensare che cosa possa significare per un cane essere abbandonato? Magari, magari fino a poco prima dormiva sul divano di casa, magari aveva una bella cuccia morbida e imbottita, riparata dalle intemperie, magari aveva una ciotola sempre pronta a riempirsi di leccornie, magari c’era sempre una mano pronta ad allungarsi in una carezza… E poi, di colpo, scoppia la bomba. E il nostro amato Billy, o Fuffy, o Teddy, si ritrova di colpo scaraventato su una strada, a difendersi da mille insidie, a cercare di sopravvivere dopo non essersi mai dovuto preoccupare se non di vivere bene, comodo e felice di amarci e di essere amato. Perché, guardate che la cosa strana è che non sempre chi abbandona un cane è un “crudelone” incallito, privo di sentimenti e scrupoli. Se lo fosse, probabilmente non avrebbe mai preso un cane. No: a volte chi abbandona un cane lo fa perché l’amore a un certo punto è surclassato dall’impegno, dalla fatica, dal tempo che manca e che si vorrebbe dedicare ad altro… A volte c’è “solo” tanta superficialità nell’abbandono, c’è il falso mito che “tanto qualcuno lo prenderà”, e che un cane trova sempre il modo d’arrangiarsi…
E invece no! E i canili e i gattili che straripano di cani e gatti buttati via come scarpe vecchie ne sono la testimonianza. Ma noi siamo qua, dopo vent’anni, ancora in nome del nostro straordinario Paco, che ha cambiato la vita di tante persone e tanti animali, dimostrando sulla sua stessa pelle quanto possa essere atroce l’abbandono e quanto possa essere meraviglioso avere un cane (o un gatto) per amico.
Non abbandonate i vostri cani e non abbandonate neanche noi: continuate ad aiutarci per far sì che l’abbandono sia solo un capitolo nero della storia dell’umanità, cancellato dall’amore e dal rispetto.
Buona estate a voi e ai vostra quattrozampe!Diana Lanciotti (da Amici di Paco n° 66)