I nostri migliori amici

Il mio gatto Bianco

Cara Diana,
questa vuole solo essere una lettera di sfogo, perché dove mi giro trovo solo persone che mi dicono “ eh, ma dovevi immaginarlo che sarebbe finita così…”.
La mia brutta storia: tre giorni fa ho trovato il mio gatto, sordo, morto sul marciapiede dietro casa.
Era stato investito. Ho urlato, e l’ho portato subito a casa, dove anche mio marito si è messo a piangere. L’abbiamo sepolto in giardino, ma da allora io non riesco a darmi pace: non avrei dovuto farlo uscire mai, visto che era sordo, come tutti mi dicevano? Io mi sento schiacciata da un senso di colpa che mi soffoca, non riesco più a mangiare, e non posso neanche sfogarmi troppo con mio marito perché lui dice che non è stata colpa mia. Il mio micio era un gatto intraprendente, non voleva assolutamente restare chiuso in casa, gridava per mezze ore, davanti alla porta, per uscire. Io poi abito in una casa con giardino, con tanti giardini intorno, ed era già più di un anno che lui usciva regolarmente senza che fosse mai successo niente. Il mio quartiere è in una zona tranquilla, con poco traffico, in riva alla laguna di Venezia. Un bel posto. Ero sempre un po’ in apprensione, quando usciva, ma confidavo nel fatto che lui era un gatto molto sicuro di sé, agile, giovane, a volte anche violento con gli altri gatti del vicinato, ottimo cacciatore. Ma forse sono stata troppo superficiale, troppo ottimista, e quando l’ho visto sdraiato sul marciapiede, mi è crollato il mondo addosso. Vorrei tanto avere una tua opinione, un po’ di consolazione, anche, se qualcuno mi vuol scrivere sarò felice. Avrei dovuto farlo vivere tutta la vita chiuso in casa, o è stato meglio avergli fatto gustare la libertà, il divertimento, la caccia, gli odori del mondo, anche se è finita così? Io sto impazzendo, mi sento responsabile della sua morte, ma poi penso che lui sarebbe stato un gatto molto infelice, chiuso in casa. Cosa ne pensi tu? Il mio piccolo mi manca da morire, riuscirò un giorno a pensarlo senza questo senso di colpa? Scusami per lo sfogo, ma ho bisogno di parlare con qualcuno che mi capisca, e so che tu mi capisci. Ho bisogno di parlare anche con il vasto mondo di amanti degli animali che ti segue sempre, come faccio io, per sedare quaesta mia coscienza che mi sta urlando dietro. Aiutatemi. Mi sento un’assassina.
Grazie.
Antonella

(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)

Cara Antonella, ho tergiversato un po’ prima di risponderti. So che avresti avuto bisogno di una risposta subito, però volevo valutare meglio la situazione. Davanti al tuo grido d’aiuto, davanti alle tue autoaccuse sarebbe stato facile dirti: “no, non hai sbagliato”, senza prima aver riflettuto, solo per darti un… contentino. Invece ho voluto rifletterci.
E, dopo aver riflettuto, mi sono convinta che tu non abbia colpe. Certo, chi sono io per stabilirlo? Chi sono io per giudicarlo? Sono semplicemente una persona che, come te, ama e soprattutto rispetta moltissimo gli animali. Tu amavi moltissimo il tuo micio, e in più lo rispettavi. E rispettare gli animali, la loro natura, le loro esigenze, a volte vuol dire rinunciare al nostro egoismo che ci porterebbe a tenerli sotto una campana di vetro.
Sai, io sin da piccola ho amato i gatti a pelo lungo e perciò per anni la mia casa è popolata da Persianoni. Uno è morto giovanissimo (il mio Patrik), la Micia se n’è andata a 16 anni due anni fa, Qubì se n’è andato a 18 anni suonati un paio di mesi fa. Ora ci resta Maciste, fratello di Qubì, che ha 18 anni e mezzo, e si vede. I Persiani sono micioni tranquilli e casalinghi, quindi finché ho avuto in casa solo quella razza non ho mai avuto problemi. Nel senso che loro hanno deciso che fuori (dove avrebbero un bel po’ di spazio tranquillo e sicuro) ci sono i draghi che mangiano i gatti pigri come loro. Quindi, per non rischiare, vivono sempre tappati in casa. E’ una loro scelta e ti dirò che a me sta bene, visto che mi dà grande tranquillità.
Però da quattro anni è comparsa nella nostra vita la Maggie, elegante sorianina venuta dal bosco. Selvatichina, priva di imprinting umano. Lei mi ha scelta come mamma, ma ti dirò che pur affezionandomi a lei non l’ho mai sentita “mia” come gli altri micioni. Ho sempre tenuto un po’ le distanze. Forse perché, essendo una girovaga, ho voluto proteggermi dai dispiaceri. Sapendola un po’ zingara ho cercato di non lasciarmi coinvolgere troppo da lei. E se un giorno sparisse? Io che sono abituata (a parte Patrik) ad avere gatti che invecchiano serenamente tra un divano e una poltrona?
Quelle volte che la Maggie non ha fatto ritorno a casa di notte ci sono stata male. Figurarsi se mi fossi attaccata tanto a lei come agli altri…
Non potrei infatti pensare di limitare la sua libertà. Lei è nata libera e vuole continuare a esserla.
Però… però ultimamente è successa una cosa strana: da qualche mese la Maggie si è “imborghesita”. Esce dalla porta per rientrare immediatamente dalla finestra, dorme sui divani e da un paio di mesi ha scoperto che la poltrona della mia scrivania è bellissima, se condivisa con me. E così (anche in questo momento) io me ne sto per ore seduta sul bordo della poltrona a lavorare e lei, dietro di me, occupa il settanta per cento della poltrona. E la sera occupa il cento per cento delle mie cosce. Cos’è successo? Non lo so. So solo che mi sono arresa al suo assedio. Tutti in casa erano innamorati della Maggie. Io no. Ora ci sono cascata anch’io, e non ti so dire come e quando è successo. Ma ora la Maggie è alla pari di tutti gli altri: Maciste, Joy, Tommi. Non c’è più differenza, nel mio cuore. Però… però so che se quando tornerà la bella stagione lei mi chiederà di uscire io non mi opporrò. Avrò molta paura per la sua incolumità, questo sì, però non me la sentirò di circoscrivere, imprigionare la sua natura libera.
E’ quello che hai fatto tu. E’ una scelta. Non è né buona, né cattiva. E’ solo quello che loro ci chiedono. E noi, che siamo loro schiavi, li accontentiamo.
Se non volessimo mai correre rischi dovremmo ricorrere a un bel gattino di pezza… ma dopo, chi ce li distruggerebbe i divani?
Sii serena. Lui sa che tu non hai voluto fargli del male. E prima o poi sarà lui stesso a fartelo sapere.
Un gatto non è mai “solo” un gatto. Dice così chi non ha ma avuto la tua fortuna. Pensalo con gioia
Un caro saluto

Diana

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