Attualità

Fuga dalla Sardegna

Ciao Diana. Al contrario di Silvia e Giovanna che osannano la Sardegna io sono scappato dieci anni fa e non vi farò ritorno mai più. Diplomando geometra facevo pratica nello studio di un geometra a xx (località citata). Era una persona onesta lo ammiravo e ho imparato tanto da lui. Però la sua onestà ogni giorno era messa a dura prova: pressioni politiche, piccoli ricatti, minacce di ritorsioni… Leggendo il tuo post mi sono ricordato tutti i rospi ingoiati da lui e da me in quel periodo. Ho resistito un anno poi ho detto: no, non ci sto. Io in questo ambiente non lavorerò mai, se devo vendermi o piegarmi per poter lavorare piuttosto me ne vado. Me ne sono andato. Ora lavoro a xx (località citata nell’Italia del nord) in un’azienda e mi occupo di tutt’altro. Ma almeno se faccio bene il mio lavoro non c’è nessuno che mi prende in disparte e mi minaccia perché… sono troppo bravo e corretto. Questa è la mia esperienza. Ho lasciato. Con questo non voglio dire di boicottare la Sardegna ma di ammettere che ha ancora tanta strada da fare.
Scusami Diana ma non condivido il tuo entusiasmo, e nemmeno quello di Silvia (sicura di volerci ritornare?) o di Giovanna.

Carlo

(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)

Caro Carlo, come scrivevo a Silvia, che hai citato, ma che successivamente mi ha chiesto di ritirare la sua lettera in quanto conteneva fatti personali (approfitto per ricordare di specificare, per favore, se non si desidera la pubblicazione delle lettere, come indicato nella presentazione di questa rubrica), non è facile da capire, la Sardegna. E forse non basta una vita per dire di capirla e conoscerla veramente. E’ un continente ricco di contraddizioni, affascinante e difficile. L’esperienza che tu citi riflette, temo, un malcostume diffuso, non solo e tanto qui, quanto in tutti i luoghi dove ci sono interessi, torte o anche solo dolcetti da spartirsi e si lascia troppo spazio allo strapotere politico.
Ma è così un po’ dappertutto, temo. Mio marito tanti anni fa rinunciò a fare l’architetto proprio perché aveva riscontrato gli stessi tuoi problemi. E non era in Sardegna. Poi, dopo esperienze in altri settori, ha deciso di seguire di nuovo la sua passione. Semplicemente, si è detto, se troverò ostacoli anziché piegarmi lavorerò meno, oppure mi impegnerò di più a far valere il mio lavoro e i miei diritti. Perché se lavori correttamente prima o poi i risultati li ottieni. Magari meno eclatanti che se salissi su questo o quel carro, o se ti piegassi a certe odiose pastette, però se sei nel giusto hai la legge dalla tua e nessuno può impedirti di lavorare o tutelare i tuoi interessi.
Certo, mollare sarebbe più facile, saresti più sereno e non ti porteresti dentro il senso della frustrazione o la rabbia verso chi tenta (ma non è detto che gli riesca) di compiere i suoi meschini soprusi, o di intimidirti con minacce o vessazioni.
Sai, tutta questa discussione nasce dal fatto che io ho parlato di una mia esperienza personale, citando il comportamento scorretto di una persona sarda ma, attenzione, anche di altre due persone che sarde non sono. Come vedi, ogni mondo è paese. La corruzione, la scorrettezza, la connivenza con i prepotenti non hanno confini regionali, ma sono presenti ovunque. Non è fuggendo che si migliorano le cose, ma è restando e mettendo in minoranza chi crede di avere più santi in paradiso degli altri e di potersela sempre cavare impunemente. Perché se finora gli è andata bene, non è detto che gli vada sempre così…
Un caro saluto

Diana

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