Nostalgia della Sardegna
Da quando sono emigrata dalla Sardegna 13 anni fa (facendovi ritorno solo purtroppo per me il periodo delle ferie estive e se posso Natale) ho cominciato ad apprezzare la mia terra più di quando invece ci vivevo e mi pareva allora una prigione. Non vedevo l’ora di andarmene, mi sembrava un mondo chiuso e io volevo conoscere il resto del mondo. Negli anni ho cambiato idea, sono cambiata io, è cambiata la Sardegna.
Ora che sono lontana mi sono cari i ricordi e leggo tutto ciò che è stato scritto sulla mia Sardegna. Come ha detto qualcuno pare che gli scrittori non solo sardi si siano accorti della Sardegna. Era ora.
Ho letto i tuoi romanzi proprio perché la Sardegna fa parte delle ambientazioni che hai scelto e raccolgo tutti i tuoi scritti sulla Sardegna e li leggo e rileggo. Mi fai sentire orgogliosa di essere sarda e venire voglia di tornare. Un giorno chissà se ci riuscirò.
Mi era piaciuta la risposta a quella ragazza che abita all’estero e che presto tornerà in Sardegna ma non riesco più a trovarla.
L’hai cancellata o è andata persa? Vorrei poterla rileggere, particolarmente dove parlavi del maestrale che qua nel cuore della Padania soprattutto quando ci sono le nebbie mi manca. Un tempo lo odiavo, quando lo sentivo arrivare mi rifugiavo in casa. Ora quando lo sento soffiare (d’estate è così raro però) gli corro incontro a braccia spalancate.
Grazie di aver scritto meraviglie sulla Sardegna. Quest’anno ci tornerò a fine novembre. Si sposa una mia cugina e non voglio mancare. Sarebbe bello incontrarti là.
Milena
Cara Milena, per tanto tempo purtroppo la Sardegna è stata una prigione per tanti. Offriva poche chance e chi voleva trovare lavoro doveva andarsene. Ora per fortuna molto è cambiato e, al contrario, c’è chi vorrebbe venirci a stare pur non essendoci nato.
Alcuni tuttora la considerano una prigione; vanno via, ma appena stanno lontani per un po’ sono assaliti dalla nostalgia.
Quando dico alle persone di qua che vorrei trasferirmi definitivamente, qualcuno approva e si unisce a me nell’elencazione dei vantaggi di vivere qua.
Alcuni, invece, mi guardano come se fossi una marziana: “Ma come?” mi chiedono. “Ma là in continente voi avete il teatro, i cinema, avete tante opportunità, potete fare un’altra vita”. Appunto. Possiamo, l’abbiamo fatta ma… ora che la conosciamo possiamo rinunciarci.
Capisco che chi non ha avuto le occasioni e le opportunità che in continente sono più “a portata di mano” ne senta il bisogno e consideri pazzo, o almeno strano, chi, avendole avute, vi rinuncia. Ma io troverei strano che chi conosce la Sardegna, come ormai penso di conoscerla io, non finisse per farci un pensierino all’idea di mollare tutto e venirsene a stare qua. L’ultimo che ho sentito (anzi letto) fare questo ragionamento è Luca Goldoni, giornalista e scrittore. Uno che ha girato il mondo, ma che nel suo recentissimo libro dedicato alla Sardegna confessa che il suo sogno è di trasferirsi definitivamente qui e… trascorrere solo qualche week end in continente.
Ho recuperato la risposta che avevo scritto a quella ragazza di cui parli (che mi ha chiesto di ritirare la sua lettera perché conteneva riferimenti personali). La ripubblico qui sotto per te.
Oggi fuori c’è un maestrale di quelli tosti. E il mondo intorno a me, sconquassato da questo vento portentoso, inneggia alla vita. L’aria è pulita, piena di vita ed energia.
Ti auguro tanto, se davvero lo vuoi, di poter tornare.
Un caro saluto e tanta felicità alla cugina che si sposa
Diana
“Io ci passo molti periodi soprattutto fuori stagione, in questa terra bellissima. E non verrei mai via. Anche ora, anche se dovrei già essere a casa da giorni, sono qua. Quando è stato il momento di rientrare non ce l’ho fatta. Non sono riuscita a staccarmi da quella che ormai è la mia vera casa e sto rimandando più che posso il momento del rientro. Un rientro temporaneo, in attesa di tornare qui. Nella tua e, se mi permetti e se mi permettono i sardi, nella mia terra.
Tutti i capodanno da ormai una decina d’anni li faccio qui, “rinunciando” (senza nessuna fatica) ai festeggiamenti rumorosi, per assaporare la quiete che in quel periodo qua raggiunge l’apice. O per assaporare il gusto salato del maestrale che invade ogni angolo del mondo, questo mondo, e ti snebbia il cervello da qualsiasi brutto pensiero. Quante volte ho sentito dire: “In Sardegna non ci vado perché c’è troppo vento”… Io ci vengo proprio perché c’è il vento, questo vento impetuoso, che nessuno potrà mai imbrigliare o ridurre in catene, questo vento che è padre e madre di questa terra meravigliosa, e che l’ha scolpita, forgiata, modellata a suo piacimento e continuerà a farlo, costruendo e consumando meravigliosi edifici di roccia, che resisteranno ben più di qualunque meschino deturpamento edilizio creato dalla mano insipiente di qualche progettista di bassa lega. E quando costui o quelli come lui non ci saranno più, quando non saranno più qua a rovinare la bellezza di questi luoghi magici, il vento ci sarà ancora, a creare scolpire, limare, levigare. A cancellare le nefandezze umane.
Il vento e la natura sono architetti, giardinieri e paesaggisti sublimi e ineguagliabili e la Sardegna ne è la migliore dimostrazione. Purtroppo non tutti se ne accorgono, e credono di poter fare meglio. Eppure, per tanto che l’uomo costruisca e devasti, la Sardegna non si lascia intimorire. La sua natura è troppo forte per lasciarsi sopraffare.
Quando verrai a novembre, ma credo che tu lo sappia già, troverai ad accoglierti la natura che piano piano si riprende, che si risveglia dal torpore estivo e, partito anche l’ultimo turista, rialza la testa e riprende a fiorire. Troverai i frutti dei corbezzoli già maturi (che sono così buoni quando fa freddo e te li puoi gustare freschi e succosi), troverai la macchia che rinverdisce e il sole che anziché bruciare ti accarezza con il suo tocco tiepido e consolatore.
Forse, allora, qua troverai le risposte ai tuoi perché. In questi silenzi, in queste immensità non deturpate dai cartelli stradali o dai grattacieli, ti ricongiungerai con la natura e la natura, gentile com’è, ti darà le risposte che cerchi.
Qua ho lasciato il mio Paco, e anche Oreste, il mio piccolo e dolcissimo storno che è volato via in un giorno di vento. Hanno scelto il posto più bello dove restare. Se un giorno incontrerai uno storno che fa “sgrek” quando ti vede e magari ti vola su una spalla, sappi che è lui, che è venuto a conoscerti e a darti il suo benvenuto. Anzi, il bentornata”.