Libri

Codice da Vinci

Gentile signora Diana,
che cosa ne pensa del successo del Codice da Vinci?
Saluti
Emanuele R.

Gentile Emanuele… un’invidia…
Scherzi a parte, non è il mio genere, però l’ho letto per dovere professionale. Le rispondo con il commento al libro che ho scritto su www.internetbookshop.it:
"La storia prende abbastanza. Nel panorama generale di deprimente piattume, del resto, non è difficile emergere con qualcosa di un po’ diverso dalle solite zuppe. Il problema è che manca completamente la suspense, la storia zoppica e promette ma non mantiene.
E poi la scrittura (e/o la traduzione?) è piatta e sciatta: il mio pennarello rosso da editor fremeva a ogni frase con la voglia pazza di riscriverla in modo un po’ meno asilesco (o asinesco…)
Va bene scrivere storie avvincenti, cari autori d’oltreoceano, ma che cosa ne direste di condirle con un po’ di "bella scrittura"?"

Forse ho esagerato? Sono stata cattiva?
Qulacuno potrà pensare che la mia è tutta invidia, come scherzando dicevo all’inizio. Ma non è così: quando si vuole imporre un libro ai primi posti della classifica (ed è indubbio che la volontà c’era in partenza. Gli addetti ai lavori sanno bene che cosa è stato fatto in termini di promozione… non poteva che essere un successo, con la strategia di marketing che la Mondadori ha seguito) si dovrebbe dare ai lettori un testo di buona qualità. Invece dal punto di vista stilistico e formale il livello è bassino. Se il signor Brown non sa scrivere bene, dovevano almeno intervenire in fase di editing. Ma ormai si usa prendere pacchettini bell’e pronti e buttarli sul mercato senza averci speso tempo e soldi per migliorarli.
Peccato.
Un caro saluto

Diana

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