Attualità

Caccia alla volpe: addio?

Cara Diana, prima di tutto i miei complimenti per la tua opera di scrittrice e promotrice di iniziative a favore degli animali. Io vivo con 5 gatti, 1 criceto, 8 tartarughe e 1 marito, cercando di rispettarci e comprendere le esigenze gli uni degli altri.
Ho letto con gioia che in Inghilterra, paese restio a rinunciare alle proprie tradizioni, è stata abolita la caccia alla volpe.
Notizia sulla quale ci sarebbe da esultare se non si leggesse in ogni cronaca dalla Gran Bretagna che molti cacciatori hanno dichiarato pubblicamente che non rinunceranno mai a questo “nobile sport”. Sembra che per loro sia come rinunciare all’ossigeno.
Ma sapendo che di cretini è pieno il mondo (non solo l’Italia…) non mi sono stupita più di che di tali dichiarazioni.
Mi sono invece stupita e indignata ieri leggendo su Libero, quotidiano che compro da qualche anno e apprezzo per la sua posizione a favore degli animali, le considerazioni del signore inglese che scrive nella rubrica fumo di Londra. Non solo dà dei pecoroni agli italiani che rispettano la legge contro il fumo ma addirittura approva gli inglesi che si ribellano alla nuova legge contro la caccia alla volpe.
Scriverò a Vittorio Feltri per dirgli che sono offesa dalle dichiarazioni di quel signore e che mio malgrado non comprerò più il suo quotidiano.
Scusa per lo sfogo ma vorrei sapere tu cosa ne pensi.
Alessandra T.

Cara Alessandra, anch’io ho letto con crescente disagio le sparate di Nicholas Farrel, sotto il titolo: “Pecore italiane e leoni inglesi” , in cui inneggia alla ribellione contro la legge antifumo, in Italia, e contro la caccia alla volpe, nel Regno Unito.
Le ho prese per una provocazione, come probabilmente sono, ma in quanti avranno fatto altrettanto oppure si saranno sentiti legittimati alla “disobbedienza”?
Quanti irriducibili si sentiranno ora più forti e in diritto di contravvenire alla legge?
Facile divertirsi alle spalle di legislatori “restrittivi” (che sembrano sempre i più cattivi e retrogradi perché impediscono a pochi di fare i propri comodi ai danni di tanti) e mettersi dalla parte delle “vittime”. Facile raccogliere consensi in questo modo.
Farrel giudica ingiustificata l’abolizione della caccia e adduce motivazioni assolutamente risibili: perché la praticherebbero il principe Carlo e la sua promessa consorte Camilla e perché le volpi sarebbero animali nocivi e, quindi, non fa nessuna differenza ucciderle con un colpo di fucile o una muta di cani.
Si può evitare di inorridire leggendo queste dichiarazioni? Non credo. Credo invece che tu faccia bene a scrivere a Feltri, com’è capitato anche a me in passato. Pur essendo sua grande estimatrice, a volte resto scioccata dal fatto che sullo stesso numero, ad esempio, si pubblichi la nostra campagna (intendo quella del Fondo Amici di Paco) contro l’uccisione di agnelli e capretti a Pasqua, e nella pagina successiva si dia spazio alle ricette per cucinare nei modi più appetitosi l’agnello pasquale.
Contraddizioni che si giustificano con l’animo pluralista e libero, appunto, di Libero, ma che secondo me spiazzano e disorientano i lettori che vorrebbero trovare nel loro quotidiano di riferimento una certa coerenza (che non ha niente a che fare con il conformismo).
Te ne dico un’altra: nel 2003 Libero pubblicò un articolo di una signora “esperta” di moda che si sdilinquiva parlando delle pellicce viste sulle passerelle della moda. Ho scritto a Feltri il mio disappunto. Eccoti la lettera. Purtroppo non mi ha risposto. Forse con tutte quelle che riceve non l’ha letta.

“Gentilissimo dottor Feltri,
Libero è il mio quotidiano sin dal primo vagito (suo, non mio…) e lo acquisto e leggo ogni giorno con… affetto, sì, credo si possa definire così.
Dal “mio” Libero lungi da me pretendere idee e opinioni preconfezionate a cui adeguarmi (leggerei ben altro) ma mi capita ogni tanto, su qualche fatto o vicenda, di sentire il bisogno di andare a cercare su Libero un chiarimento o comunque un conforto alle mie idee.
Insomma, a volte mi dico “aspetta che vado a leggere su Libero che cosa ne pensano…”
Mi aspetto, da Libero, libertà d’opinione, ma anche una certa coerenza nella linea editoriale. Ed è con una sorta di stupore (ma forse dovrei definirlo fastidio) che sul “mio” Libero di ieri leggo la bella e confortante notizia sulla pronuncia della Corte di Cassazione che sancisce “per legge” che anche i cani hanno un’anima (oh bella, io lo sapevo già da un pezzo… Però fa piacere che anche i magistrati, persone tutte d’un pezzo abituate a dirimere ben altre controversie, se ne siano accorti) e nella pagina di fianco trovo un articolo dedicato alla moda delle pellicce.
Credo di averlo letto strabuzzando sempre più gli occhi riga dopo riga e alla fine poco c’è mancato che me li ritrovassi schizzati direttamente sulla pagina.
Ma come? Sul “mio” Libero devo leggere questa specie di osanna alla pelliccia, a queste cafone della moda (altro che guru!) che amerebbero indossare cappotti prodotti con le pelli di 200 (duecento!) chincillà? E in più la redattrice dell’articolo indulge a propinarci altre dieci o dodici ricette su come l’animale ti viene usato per abbellire la borsa, il cappellino, i guanti, lo stivaletto… Perché, ci informa la signora, la pelliccia non è più “il capo da sciura”, ma “privata da quell’odiosa aureola da simbolo del lusso che ne aveva fatto l’oggetto di strali e pomodori dei Sessantottini, la pelliccia è ora un capo accessibile per tutti”.
Ma che bella notizia! Ne avevamo giusto bisogno…
Frecciate a parte, dottor Feltri, ma che cos’è successo? Non mi dica, per favore, perché so che non lo pensa, che si tratta di pura informazione su una tendenza di moda, perché da una giornalista che scrive su Libero, il “mio” Libero, mi aspetterei perlomeno un atteggiamento critico verso il fenomeno pelliccia, anche se Fendi e altri sono magari potenziali investitori pubblicitari.
Lei sa, spero, che lungi è da me qualsiasi polemica con Lei, che stimo come ho spesso avuto modo di scriverLe, però, per favore, mi dica che c’è stato un errore… che l’impaginatore ha sbagliato giornale, e che quello era un pezzo per il Corriere di Vaccarolo o La Gazzetta di Costermano!!
Aspetto Sue notizie e con rinnovata stima La saluto
Diana Lanciotti
Vicepresidente Fondo Amici di Paco – 6 dicembre 2003″

Cara Alessandra, scrivi a Feltri e fammi sapere se e che cosa ti risponderà.
Un caro saluto

Diana

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