I PRIMI DIECI ANNI DEL FONDO AMICI DI PACO (giugno 2007)

Il Fondo Amici di Paco compie 10 anni

Ogni anno sulle strade italiane vengono abbandonati in media 150.000 cani. Gli incidenti stradali provocati da animali abbandonati sono in media 4.000 l’anno.
Il periodo delle vacanze estive e quello che va da novembre a febbraio registrano la maggior recrudescenza degli abbandoni. Molti cani acquistati o adottati a Natale, o a Pasqua, sono già finiti per strada. Il loro destino, si sa, è quasi sempre impietoso: sono mille i modi in cui un cane abbandonato può finire, e tutti molto brutti. Sono davvero pochi quelli che riescono a cavarsela senza essere investiti o addirittura ammazzati volutamente. Pochissimi, poi, quelli che sopravvivono e riescono anche a trovare l’amore di una famiglia.
Paco è uno di questi. È uno dei pochi che ce l’hanno fatta e, grazie alle sue avventure narrate in prima persona da lui, per mano della sua mamma adottiva Diana Lanciotti, ha svelato a migliaia di umani la faccia triste e a molti sconosciuta del randagismo.
Stiamo parlando di Paco, il grande e indimenticato ispiratore del Fondo Amici di Paco, scomparso sei mesi fa all’età di sedici anni, dopo una folgorante “carriera” di cane al servizio dei suoi simili meno fortunati di lui.
Questa è la sua storia e la storia di un’associazione che, in dieci anni, ha cambiato radicalmente il modo di pensare degli umani nei confronti dei cani, dei loro sentimenti e dei loro diritti.

Dieci anni fa, esattamente nel giugno 1997, nasceva il Fondo Amici di Paco, associazione nazionale per la tutela dei cani. I fondatori, Diana Lanciotti, pubblicitaria, scrittrice e giornalista e il marito Gianni Errico, architetto e pubblicitario, presero questa decisione dopo aver adottato al canile di Verona un cagnolino di circa un anno, che chiamarono Paco.
Fu un incontro voluto dal destino. Fino allora Diana e Gianni, pur amando tantissimo gli animali (Diana in particolare ha sempre convissuto con cani e gatti), non sapevano nulla di randagismo e di abbandono, se non quel poco che ogni tanto trapelava dai giornali, che però all’epoca ignoravano il fenomeno. E continuarono a ignorarlo, finché Diana e Gianni, ispirati da Paco, non decisero di fare qualcosa di importante e concreto per risvegliare l’opinione pubblica e puntare il dito verso la piaga dell’abbandono.
Lo fecero fondando il Fondo Amici di Paco e coinvolgendo tantissimi giornalisti, che da allora iniziarono a parlare e denunciare le crudeltà umane ai danni dei nostri migliori amici. E trovando migliaia di sostenitori che risposero con entusiasmo al loro appello a non restare insensibili di fronte alle sofferenze di tanti animali.
Ma lasciamo la parola a Diana Lanciotti, la fondatrice dell’associazione e mamma adottiva di Paco, per spiegarci la realtà del Fondo Amici di Paco.

Diana, se c’è ancora qualcuno che non conosce la vostra associazione, che cosa vorresti che sapesse?
Il Fondo Amici di Paco è nato da un’idea mia, di mio marito e… di Paco, per sostenere varie attività a tutela dei cani abbandonati o maltrattati. Attraverso Paco e la sua storia siamo riusciti a suscitare un grande interesse intorno al problema dell’abbandono. Dopo essermi scontrata per la prima volta con realtà terribili come l’abbandono, il randagismo, i maltrattamenti, ho scoperto che c’è tantissimo da fare per alleviare le sofferenze e la solitudine di tanti cani, per evitare che tanti diventino randagi solo perché qualcuno ha deciso di disfarsene come si fa con una scarpa vecchia. Paco è stato anche lui trattato come una scarpa vecchia, tanti anni fa.

Paco da allora è diventato un simbolo per tutti, un dog-symbol, come l’hai chiamato una volta tu scherzosamente.
Sì, perché Paco è (ora dovrei dire “era”, ma faccio molta fatica) un cane in carne e ossa, non solo un simbolo virtuale, e come tale è riuscito a conquistare tantissimi cuori, diventando l’emblema di tutti i cani randagi, colui che in questi anni ha fatto qualcosa di grande e importante per salvare e aiutare tanti cani e gatti senza famiglia e, soprattutto, diffondere il messaggio di amore, comprensione e solidarietà verso tutte le specie viventi. Ed è proprio questo il principale obiettivo del Fondo Amici di Paco.

E direi che in questi anni l’obiettivo è stato centrato pienamente. Il Fondo Amici di Paco è diventata una delle più note associazioni a tutela degli animali, una delle più attive e delle poche che fanno concretamente qualcosa e, oltre a sensibilizzare, danno aiuti concreti ai canili e ai gattili.
Sì, è tutto vero. Siamo un’organizzazione piccolissima, ma tanto attiva. Il fatto di aver avuto Paco come ispiratore e testimonial ci ha aiutati a far riflettere tante persone, che sono rimaste conquistate dalla figura di Paco.

So che, nonostante il tuo amore per gli animali, non condividi il detto “più conosco gli uomini più amo le bestie”.
Infatti. Anche se spesso la cupidigia, l’egoismo, la falsità, la cattiveria di certi umani esaltano per contrasto l’abnegazione, la generosità, la lealtà degli animali. Però non dobbiamo generalizzare. Anzi, credo che l’amore per gli animali aiuti ad aprire il cuore verso i propri simili. L’amore crea amore, indipendentemente dal soggetto a cui è rivolto. Purtroppo non tutti sono disposti a sforzarsi per conoscere e capire gli animali, per comprendere quanto sia importante averli accanto. Ma chi lo fa, sa che possono darci veramente tanto, chiedendoci così poco…

A Paco è andata bene, ha trovato voi ed è diventato il “Paco nazionale”, il più famoso e amato trovatello d’Italia. Ma per le migliaia di randagi che circolano per le nostre strade (si calcola che siano circa 400.000, senza contare il numero impressionante dei rinselvatichiti), che cosa si può fare ancora?
Continuare sulla strada intrapresa dalla nostra e da altre associazioni che agiscono per la tutela degli animali. E poi parlarne, scriverne, non solo libri, ma anche articoli sui giornali. La scuola, in particolare, è un luogo fondamentale per insegnare l’amore per gli animali. Nei ragazzi più giovani non si sono ancora formati pregiudizi, e la capacità di apprendimento (anche dei buoni sentimenti) è massima. È per questo che da anni promuoviamo un Premio Letterario per le scuole medie.

Paco è mancato sei mesi fa, a 16 anni. Ora che Paco non c’è più, quale sarà il futuro del Fondo Amici di Paco?
Un futuro di continuità. Sinceramente dopo la sua morte mi sono sentita un po’ demotivata, ma ho ricevuto tante attestazioni di solidarietà, tanti incoraggiamenti a continuare, e mi sono convinta che sarebbe assurdo e ingiusto mollare e vanificare dieci anni di impegno e grandi conquiste. Paco è venuto su questa terra non solo per essere il mio cane, ma per essere il cane di tutti coloro che amano gli animali, di tutti quelli che l’hanno amato e sostenuto, in questi anni, e hanno sofferto con noi quando l’abbiamo perso. La scomparsa di Paco è stata una grandissima perdita, per tanti, ma Paco non è stato una meteora. È stato un esempio, uno sprone, una guida. Il Fondo Amici di Paco va avanti, in nome e nel ricordo di Paco, un cane che rimarrà per sempre nel nostro cuore e nel cuore di tutti quelli che in questi anni l’hanno seguito e aiutato a “dare una zampa” ai suoi simili meno fortunati di lui. L’importante è che nessuno ci faccia mancare il suo sostegno.

Diana, vorrei concludere riportando ciò che hai scritto in chiusura al tuo bellissimo libro fotografico “Occhi sbarrati-Reportage dal canile”, ambientato al Rifugio dei Fratelli Minori di Olbia:
“I cani. Sono quegli esseri meravigliosi capaci di farmi commuovere con uno sguardo o lo sventolio della coda, di farmi sentire la persona più importante della terra, la più perfetta, buona e, soprattutto, amata. Sono quelle anime semplici alle quali basta una carezza per sentirsi felici, quando noi umani la felicità non la raggiungiamo neanche con l’impegno di tutta una vita. Sono quelle creature prive di sovrastrutture mentali, candide, pulite, che non ti giudicano mai, se non in positivo, anche quando compi le azioni più turpi, e anche se le commetti ai loro danni. Ed è proprio questa loro capacità di assolverci sempre, qualsiasi cosa facciamo, che deve obbligarci a essere migliori per meritare il loro amore, e non considerarlo un fatto dovuto e scontato. Dicono che se fissi a lungo un cane, lui abbassa gli occhi per primo. Questo atteggiamento fa parte del suo bagaglio di animale addomesticato. Ma ci sono tanti uomini che, guardando negli occhi un cane, dovrebbero abbassare per primi lo sguardo.”
Grazie, Diana.

Paola Cerini – giugno 2007 www.amicidipaco.it