Diana Lanciotti parla di Costa Paradiso su la Verità
Oggi La Verità, quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, dedica una pagina a un’intervista a Diana Lanciotti su Costa Paradiso, località sarda nel nord Gallura, al centro di una querelle tra proprietari e Comune di Trinità d’Agultu che da anni… sembra a un passo dalla soluzione
Storia di un paradiso (non) perduto
La località sarda che fu il nido d’amore della coppia Vitti-Antonioni e il rifugio di personalità dello spettacolo, della cultura e della moda, vive un momento di tensione a causa di una diatriba tra i proprietari delle case del comprensorio e il Comune che offre soluzioni non condivise. Insieme a Diana Lanciotti, giornalista e scrittrice gardesana che ha coronato il sogno di vivere nel posto che ama, cerchiamo di conoscere meglio queste problematiche, per capire quali sono le prospettive e le soluzioni.
Spesso ci si dimentica che in Italia ci sono luoghi di una bellezza che non ha nulla da invidiare alle più gettonate mete esotiche. Uno di questi si trova in Gallura, nel nord della Sardegna. È Costa Paradiso, un comprensorio unico, affacciato sul Golfo dell’Asinara, famoso per i tramonti spettacolari e le rocce che nei millenni il vento e il mare hanno scolpito in forme incredibili.
Nato negli anni ’60 dall’intuizione di Pierino Tizzoni, imprenditore italo-svizzero che lo concepì come insediamento residenziale privato, questo comprensorio che non ha eguali in tutta la Sardegna ha visto prestigiosi architetti come Alberto Ponis misurarsi nella progettazione di case create per non invadere l’ambiente ma per compenetrarsi con esso, o come Dante Bini, noto per le particolari costruzioni ispirate alle conchiglie marine, al quale il regista Michelangelo Antonioni fece progettare una casa avveniristica da condividere con Monica Vitti: la famosa Cupola, che proprio quest’anno è stata candidata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano tra i “Luoghi del cuore”.
Otto milioni di metri quadrati di rocce monumentali, corbezzoli, lentischi, cisti, lecci, ginepri, eriche, elicrisi, ginestre, rosmarini e lavande selvatiche, dove le case si inserivano sommessamente, in punta di piedi, senza superare lo skyline o disturbare la vista. Così ben mimetizzate che per vederle devi sapere dove sono. La fortuna urbanistica del luogo deriva anche dalla scoscesità del terreno che, anziché essere un limite, consente a ogni abitazione di godere di un panorama mozzafiato sul mare.
Costa Paradiso fu il buen retiro di personalità della cultura, dello spettacolo, della moda, della politica, del giornalismo. Il già citato Michelangelo Antonioni, l’attrice Macha Meril, il pittore Sergio Vacchi, i fratelli Giuffré, il pellicciaio Sergio Soldano, la stilista Luisa Spagnoli, l’attrice Gina Lollobrigida, il console americano Hartley, Cino Tortorella (il famoso “mago Zurlì”). Personaggi diversi, protagonisti di una grande avventura appena agli inizi, accomunati dall’amore per un posto che a poche ore dalla “civiltà” offriva un totale isolamento, in una natura selvaggia. Grazie all’unicità del territorio e alla privacy favorita da case acquattate tra le rocce e la macchia, Costa Paradiso divenne la risposta antimondana e distintiva (dove la distinzione era data dalla sobrietà e dal rispetto per l’ambiente) alla Costa Smeralda. Mondanità e prime pagine dei giornali, da una parte, difesa a oltranza della pace e della privacy dall’altra (i paparazzi sulle tracce della coppia Antonioni-Vitti venivano tassativamente tenuti fuori dalla sbarra e i guardiani erano incaricati di negare che lì sorgesse la casa del regista). Negli anni Settanta, la cementificazione selvaggia sfiorò anche questo angolo di paradiso: un’inspiegabile modifica del piano regolatore permise di accorpare le cubature e di costruire piccoli e medi condomini, snaturando l’idea originale che prevedeva una sola casa per ogni lotto.
Di Costa Paradiso, com’era e com’è oggi, ci parla Diana Lanciotti, pubblicitaria, giornalista e scrittrice con all’attivo ventun titoli venduti in migliaia di copie (come la quadrilogia di Paco, i romanzi d’amore e avventura nel filone del “romanticismo d’azione”, il giallo vegetariano La vendetta dei broccoli). Alcuni dei suoi libri (tra cui Black Swan e Mamma storna), sono in parte ambientati nella località gallurese. Ed è proprio qui che la scrittrice gardesana ha deciso di vivere, insieme al marito Gianni Errico, architetto, dopo quasi trent’anni di assidua frequentazione. La Lanciotti è anche la fondatrice del Fondo Amici di Paco, associazione nazionale no profit per la tutela degli animali, da 23 anni una delle realtà più attive a livello nazionale, sia sotto l’aspetto degli aiuti concreti ai rifugi che della sensibilizzazione. Il suo amore per la Sardegna la porta ad aiutare in modo particolare i rifugi sardi che salvano dall’abbandono migliaia di cani e di gatti.
L’incanto della prima volta
«Chi arriva a Costa Paradiso per la prima volta», racconta Diana, «resta incantato dalle rocce, dalla natura, dagli scorci mozzafiato che cambiano spostandosi anche solo di qualche metro. Rispetto all’inizio, in cui le case erano poche e compenetrate nell’ambiente, oggi una parte del territorio è densamente edificata, anche se non si arriva ai livelli di altre zone d’Italia. Il cambiamento lo nota chi, come me, ha visto questo posto mutare nel tempo, ma per fortuna la parte più costruita occupa solo una porzione del territorio. Basta spostarsi di poco per immergersi in una natura ancora selvaggia, dove le case sono presenze discrete e le rocce e la vegetazione sono gli elementi “architettonici” più visibili. Dico sempre che nessun architetto e nessun paesaggista saranno mai in grado di imitare la bellezza e la perfezione della natura. Costa Paradiso ne è la prova. Ci sono scorci e angoli che continuano a emozionarmi come quarant’anni fa, quando arrivai qua per la prima volta, in una limpida giornata di maestrale. Un’amica ha definito Costa Paradiso un “festival di emozioni”: non saprei trovare una definizione più adatta.»
Vacanze, ma non solo…
«Un po’ per il clima, un po’ per l’unicità del posto, sempre più persone decidono di passare a Costa Paradiso buona parte dell’anno, se non tutto. Qua non esiste la monotonia, né la solitudine intesa come triste isolamento, neanche fuori stagione. Le rocce e il mare, a seconda della luce, assumono sembianze continuamente diverse e regalano novità ogni giorno. Sono tanti gli stranieri che l’hanno scelta per passare periodi sempre più lunghi: un posto in pieno Mediterraneo a un’ora di aereo, dove si sta in maniche corte quando a casa c’è mezzo metro di neve. Un bagno energizzante di luce, colori e profumi. Molti hanno comprato casa qui e fanno vivere l’isola per tutto l’anno fuori dal periodo estivo ed è questo il target su cui puntare, rendendo più allettante il soggiorno, qualificando il servizio e le strutture. »
La forza rigenerante del maestrale
«Fuori stagione il mare sferzato dal maestrale esprime tutta la sua potenza, mentre in estate quando è calmo rivela fondali tra i più belli al mondo. È il maestrale che ha permesso a questo posto di diventare com’è, scavando le rocce in straordinarie sculture. Qualcuno ha detto che il maestrale ripulisce l’aria ma anche i pensieri. Per capirlo, basta sedersi su uno scoglio durante una maestralata e inspirare l’aria pulita che purifica e rigenera. Si potrebbero passare ore senza annoiarsi, sentendosi parte di una natura ancora selvaggia. Il clima è buono per tutto l’anno e può capitare di superare i 24 gradi in gennaio. E c’è chi ne approfitta per fare il bagno in mare…»
Passato e presente
«Del passato resta l’incanto di una natura prorompente, con le rocce di granito rosa scolpite dal maestrale nelle forme più impensabili, e la vegetazione che si compenetra con le rocce stesse. E poi i tramonti: ogni giorno dell’anno Costa Paradiso mette in cartellone uno spettacolo diverso, che ho immortalato in migliaia di fotografie. È un posto magico, soprattutto fuori stagione, quando si può goderne la maestosità silenziosa, che mette soggezione e invita alla riflessione. È proprio fuori stagione che Costa Paradiso, come il resto della Sardegna, dà il massimo. Chi viene solo in agosto non immagina quanto da ottobre fino a giugno sia verdissima e fioritissima. Rispetto al passato, si è conservato lo spirito di appartenenza a un luogo che ti cattura come pochi altri. I legami e le amicizie che nascono qui hanno un collante fortissimo: la condivisione di una passione per un posto unico.»
Case vecchie e case nuove
«Le case più vecchie, quelle progettate dall’architetto Alberto Ponis, sono le più connaturate col luogo. Dopo di lui qualcuno ha provato a costruire ignorando il genius loci, piazzando case che in un contesto tanto particolare ci stanno come i cavoli a merenda. Per fortuna è in corso un attento recupero delle prime case, un restauro filologico ma nello stesso tempo con contenuti di modernità che le rendono più godibili secondo i nuovi standard costruttivi e le nuove esigenze abitative. Mio marito ha seguito e sta seguendo con grande impegno e passione proprio la riqualificazione di alcune delle splendide case di Ponis che l’usura del tempo e le sopravvenute necessità della committenza avevano reso poco fruibili. La Cupola di Antonioni, invece, ha cambiato proprietà e col tempo e l’incuria è ridotta a un’astronave abbandonata e fatiscente. Ciononostante, conserva il suo fascino. Basterebbe un attento restauro per riportarla all’originario splendore. La particolare natura del terreno, in gran parte roccioso, con formazioni così affascinanti da diventare le vere protagoniste che fanno passare le case in secondo piano è una sfida per i progettisti, che quando sanno accettare il vincolo naturale senza volersi sovrapporre alla natura riescono a esprimere la loro più alta creatività.»
La querelle della rete fognaria
«Da qualche anno tra la Comunità di Costa Paradiso, che rappresenta oltre duemila proprietari ed elegge un proprio C.d.A., e il Comune di Trinità d’Agultu, di cui il comprensorio fa parte, è in corso una diatriba sul completamento della rete fognaria che non è più adeguata a servire un così elevato numero di utenze. In questo senso, Costa Paradiso sta scontando anni di amministrazioni distratte rispetto ai veri problemi. L’attuale Consiglio di Amministrazione, con il consenso dei proprietari, sta cercando di risolverli nel rispetto delle leggi vigenti. Purtroppo il Comune e parte dell’imprenditoria stanno frenando il normale iter che prevede il coinvolgimento degli enti preposti (in questo caso Egas e Abbanoa). La situazione si sta trascinando da troppi anni. Sono tante le questioni in sospeso e le domande che sorgono: come mai il TAR, che dovrebbe decidere a chi spetta l’onere dell’impianto fognario, da otto anni continua a rinviare la sentenza, lasciando che il territorio viva in buona parte in una situazione di illegalità, con scarichi non consentiti? Come mai il Comune per anni ha rilasciato permessi di costruire anche su terreni non allacciati alla rete fognaria? Come mai gli enti preposti, pur avendo partecipato a diversi tavoli della trattative, non danno seguito agli accordi presi e non si assumono i propri obblighi? Come mai i proprietari, attraverso la Comunità che li rappresenta, da anni si prendono in carico la gestione (con conseguenti spese e responsabilità) di opere pubbliche che non competono loro, come il depuratore e le strade? Come mai questa parte d’Italia viene ignorata da chi dovrebbe far rispettare la normativa? Eppure non è il Far West… Siamo più di duemila proprietari e come cittadini italiani che pagano le tasse e hanno investito sul territorio abbiamo il diritto e il dovere di abitare in case a norma di legge e di chiedere a chi deve provvedere di farlo al più presto. Non esiste da nessuna parte che tocchi al privato cittadino farsi carico di opere pubbliche, soprattutto quando c’è di mezzo la salute e la legge stabilisce chiaramente i ruoli. È assurdo che un territorio, di cui Costa Paradiso dovrebbe essere il fiore all’occhiello, non riesca a uscire da questo impasse e che qualcuno alimenti ingiustificate diffidenze raccontando che i proprietari delle case vogliono accollare ai cittadini di Trinità le spese della fognatura. Non è vero: la fognatura andrà fatta seguendo la normativa, con il coinvolgimento degli enti preposti, come nel resto d’Italia. La legge è chiara. Gli interessi in gioco sono importanti, ma ce n’è solo uno che conta: quello di un territorio splendido da cui qualunque intento speculativo va tenuto lontano. Per il bene di tutti.»
P.C.
Nel riquadro:
UN LIBRO FUORI DAL CORO PER CAPIRE L’OGGI PARTENDO DA IERI
“Ci stiamo ammalando di rassegnazione, ed è il male peggiore, che dobbiamo combattere per uscire più forti di prima… a salvarci in questa fase e anche in futuro sarà la capacità di pensare con la nostra testa, di non accettare a priori il Pensiero Unico Dominante”. Così scrive Diana Lanciotti nella prefazione di Antivirus. Emergere dall’emergenza (Paco Editore), in cui ha raccolto una serie di riflessioni, a partire dall’emergenza covid, all’immigrazione, alla politica, alla società, mantenendo quell’indipendenza di pensiero che i suoi lettori apprezzano. Al suo fianco potremo ripercorrere gli ultimi 15 anni della storia dell’Italia e degli Italiani. Per accorgerci che tutto era già scritto (o prevedibile) e capire perché siamo arrivati a questo punto e cosa possiamo fare per incidere sul destino nostro e della nostra nazione.
«Proprio in questo periodo», commenta Diana, «stanno tornando alla ribalta tematiche che avevo affrontato a partire dal 2005. Articoli di 10 o anche 15 anni fa sembrano scritti oggi, e ciò dimostra che molti degli eventi che ci stanno coinvolgendo rientrano in un disegno che ci vede pedine più che protagonisti… Prenderne atto è il solo modo che abbiamo per riprenderci in mano il nostro destino e non lasciarlo nelle mani di chi pensa di poter comandare i popoli con l’inganno, il sopruso, secondo le leggi della Grande Finanza e non dello Stato sovrano.»
Il ricavato di Antivirus. Emergere dall’emergenza è devoluto al Fondo Amici di Paco per sostenerne la 18a Campagna Antiparassiti a favore dei cani e dei gatti senza famiglia. Per informazioni, ordini e per sostenere le iniziative del Fondo Amici di Paco: www.amicidipaco.it, paco@amicidipaco.it, tel. 030 9900732. Per devolvere il 5×1000 al Fondo Amici di Paco e aiutare tanti animali in difficoltà il codice fiscale da indicare è: 01941540989.
Un commento
Elisa
Cara signora Diana, la conosco come paladina degli animali e la ammiro da sempre e ora la ammiro per questa sua importante battaglia di civiltà per salvare un posto che purtroppo da anni ho dovuto abbandonare ma è sempre nel mio cuore. La sua battaglia è anche la mia.
GRAZIE!
E.G.