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Viki aspetta proprio te!

SU AMICI DI PACO 61 L’APPELLO PERSONALE DI DIANA LANCIOTTI PER UNA DELIZIOSA CAGNOLINA CHE QUALCUNO HA DECISO DI NON VOLERE PIU’, E CHE HA AVUTO LA FORTUNA DI INCONTRARE PERSONE SENSIBILI…

Non ho gli anticorpi contro l’abbandono. Me ne sono resa conto alcuni giorni fa.
Mi telefonano per dirmi che hanno trovato una cagnolina che gira sperduta. Di solito mi chiamano solo per chiedere dove portare un cane ritrovato: sanno che non tocca a me intervenire. Però la signora mi conosce e vuole evitare che, chiamando i vigili, finisca in qualche canile dove i cani sono stipati come sardine: «Per favore, vieni tu a vedere.»
Non so se sa che quando mi chiedono aiuto dentro di me scatta qualcosa che impedisce alla mia lingua di formulare la parola “NO”, e anzi mi fa dannare se non riesco a dare una mano. Per fortuna mai nessuno finora mi ha chiesto di aiutarlo ad andare sulla Luna, sennò adesso sarei lì a strolicare per cercare il modo di spedirlo fin lassù con un’astronave costruita in giardino…
In pochi minuti sono lì. Lei è carina, carina da morire. Una lupettina che appena mi vede mi fa le feste, mi lecca le mani, mi fa gli occhi dolci. Accipicchia! Un’altra che deve aver sentito parlare della mia malattia inguaribile: l’amore straziante per gli animali, e se ne approfitta così senza scrupoli.
Dicono che segue tutte le macchine che vede. Probabilmente è proprio da una macchina che l’hanno scaricata per farle intraprendere quest’avventura, un’avventura da cui sono sempre troppo pochi quelli che escono vivi o comunque psicologicamente intatti. Non è un’esagerazione quello che dico sempre: che l’abbandono, per un cane, ha il potere devastante di una bomba, che lo lascia a pezzi nel fisico e nello spirito. La strada non è un bel posto dove stare, per nessun cane. Men che meno per questa cucciolona che, dall’aria vispa e la pancetta ben nutrita, denota di essere fresca fresca di abbandono.
Probabilmente è ancora nella fase della fiducia cieca che si tratti di un gioco, di un fatto momentaneo, e che presto quei burloni dei suoi padroni torneranno a riprendersela, e tutto tornerà alla normalità. Ma appena si renderà conto di quel che significa essere gettati via come una scarpa vecchia, e doversi arrangiare in un mondo che non è fatto per le cagnoline lasciate sole per strada, la libertà di cui ora gode di correre su e giù per la strada non le sembrerà più una cosa così bella.
Ma come si fa a pensare di portarla al canile?
Per fortuna il rifugio più vicino è l’Arca Sarda, a Santa Teresa Gallura, un rifugio che chiamarlo canile sarebbe un’offesa. Non molti cani, sistemati da principi, in box ampi e ben tenuti. Gli manca poco: solo una famiglia. Dici niente!
Conosco bene l‘Arca Sarda (è uno dei rifugi che aiutiamo da tanto tempo grazie al sostegno di tanti generosi “amici di Paco”), e so che Mariangela, Valeria e Marinella accoglieranno questa cagnolina con amore e si impegneranno a trovarle una nuova casa.
Telefono a Mariangela. Non ha posto, ma per me lo trova. Sa che non la chiamerei se avessi altre opportunità.
La carico in macchina. Lei sembra tranquilla, fiduciosa… Io mi sento un verme, come se fossi io ad averla abbandonata, invece di qualche persona che adesso non sta di certo piangendo per lei, come invece faccio io.
Non mi è mai capitato di andare a portare un cane al rifugio, ma solo di andarci per prenderne uno e portarmelo a casa.
Oddio, santo cielo… come si fa?
Arrivo davanti al cancello. Mi vengono incontro Valeria e Marinella. Mi chiedo come facciano loro a sopportare tanto dolore.Perché lo so che, anche se ormai dovrebbero essere vaccinate contro questo tipo di sofferenza, loro soffrono ogni volta. È per questo che bisogna ammirarle e ringraziarle, queste persone che dedicano tutto o quasi tutto il loro tempo a salvare tanti animali.
La cagnolina non è più tanto vispa, ora. Che abbia capito? Ma certo che ha capito: loro leggono dentro di noi, e lei ha letto in me lo strazio che mi sta dilaniando.
Al telefono ho detto a Mariangela che non posso tenerla. Mi sembrava di raccontarle una scusa, ma lei sa bene che non posso ed è stata lei a ricordarmelo: «Diana, tu non puoi: hai già due cani, e poi sei sempre in movimento…» Grazie, Mariangela, avevo bisogno di qualcuno che me lo ricordasse, sennò adesso mi sarei complicata la vita, creando una situazione insostenibile. Cosa che bisogna sempre evitare, quando si tratta di cani: adottarne uno deve essere una decisione ponderata, non una scelta d’impulso. È quello che dico sempre a tutti… ma allora perché mi sento in colpa? Forse per lo stesso motivo per cui 23 anni fa, scegliendo Paco al canile, mi sentii in colpa per i 149 cani che restavano là. Allora tutto si risolse (si fa per dire) con la nascita del Fondo Amici di Paco, per aiutare tanti cani meno fortunati di Paco… ma ora? Ora si risolve con un appello che faccio a tutti voi, sapendo che tra di voi c’è qualcuno che saprà rendere felice Viki. Sì, l’abbiamo chiamata Viki, il diminutivo di Maria Vittoria, la signora che, invece di girarsi dall’altra parte l’ha tenuta con sé finché ha potuto, e ha pianto quando ho caricato Viki in macchina per portarla al rifugio. Ma non c’erano alternative. La strada non è un posto sicuro per un cane.
Aspetto la vostra telefonata. Anche Viki l’aspetta. Ecco il numero: 030 9900732.

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