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Salvini: galeotta fu la ciliegia. Ovvero: una ciliegia tira l’altra

Non si può dire che Salvini quando ci si mette non sappia far parlare di sé.
Ieri il Matteo nazionale è salito agli onori della cronaca grazie o a causa (ma credo più grazie che a causa) di un filmato andato in rete in cui lo si vede seduto a fianco di Zaia durante una conferenza stampa. Davanti a loro due vaschette di ciliegie, duroni di Marostica regalati da un fan leghista. Chi conosce i duroni di Marostica sa quanto siano buoni e sa anche che… una ciliegia tira l’altra.
Infatti…


Infatti Salvini non ha smentito nessuna delle due verità e non si è tirato indietro, mostrando di gradire assai l’omaggio fruttaiolo.
Dov’è la notizia? Dov’è lo scandalo?
Non ci sono… anzi, non ci sarebbero. Senonché Salvini, mentre Zaia parlava al microfono della morte di tre bambini in un ospedale veneto, non si è limitato ad assaggiare con sobrio compiacimento le ciliegie, ma si è praticamente abbuffato ingoiandone una dietro l’altra, con espressione tra il vacuo e lo stranito. Sembrava non riuscire a controllarsi o non del tutto conscio di quanto stava facendo.
Il video ha ovviamente fatto il giro del web, scatenando la riprovazione dei soliti antagonisti di sinistra che hanno dato sfoggio della ben nota abilità nel loro sport preferito: cavalcare la tigre dell’odio e del disprezzo antileghista.
Però anche nelle file dei sostenitori di Salvini si è creato qualche malcontento.
Io stessa, che nell’attuale accozzaglia di politici salvo (seppur con riserve) Meloni e Salvini, ho criticato l’atteggiamento di questo e ho commentato su Twitter: “Diciamo che non è stato un bello spettacolo. Certe volte sembra che non sia presente a sé stesso. Possibile che non sia capace di osservarsi con occhio critico? A tutti gli attuali politici manca il carisma del leader. E anche un certo spessore culturale.”
Dopodiché per un paio d’ore sono stata investita di rimbrotti (chiamiamoli così). Il senso dei quali era: “Come ti permetti di criticare il Capitano?”

In realtà sono da sempre convinta che le critiche, se costruttive, siano un grosso stimolo per migliorarsi. Il direttore dell’azienda in cui ho lavorato tanti anni fa mi disse: «Si guardi da chi le fa solo lodi. I veri amici sono quelli che hanno il coraggio di criticare.»
Una lezione di cui ho fatto tesoro e che applico sempre, a me stessa e alle persone a cui tengo. Anche Salvini per certi aspetti fa parte delle persone a cui tengo: concordo su buona parte della sua politica e vorrei che potesse un giorno condurre (lui o qualcuno della squadra del centrodestra) l’Italia fuori dal pantano in cui da anni i politici e i tecnici cialtroni ci hanno sbattuti.
Però ci vuole la giusta statura, se si vuole essere il leader di tanti, non solo di una parte di adoratori che insorgono se solo si osa mettere in discussioni certi comportamenti del “Capitano”. Ad esempio le vacanze sbracate al Papeete, la citofonata al quartiere Pilastro lo scorso gennaio, le reiterate immagini di vita privata ostentate sui social…
Tempo fa ho scritto: “Dare alla politica una dimensione nazional popolare come fosse il Festival di Sanremo è volerla svilire. Dai nostri politici dovremmo pretendere, oltre che competenza e onestà, Carisma, Classe, Stile. E morigeratezza nell’esposizione sui social. Non è che fornendoci una dimensione più umana e quotidiana ci rassicurino. Anzi. Sinceramente mi sentirei più tranquilla con un Putin al timone dell’Italia… e se gli proponessimo un interim?”
Ma a dirlo ti senti rispondere: “Matteo è fatto così… Salvini è una persona normale e non guarda alle “etichette” piace per questo… Salvini piace perché è cosi, ruspante genuino, uno di noi, ti abbraccia quando ti incontra, va in mezzo la gente, ascolta chiunque… sono critiche da portinai.”
La questione in realtà non è come l’hanno posta alcuni, che mi hanno addirittura… accusata di preferire Conte a Salvini. Non è così. Non è che se non sei con Salvini (almeno in certi casi) sei contro Salvini e sei con Conte e compagnia stonante.
Per carità, piuttosto che quel damerino con la pochette che disgraziatamente ci siamo ritrovati come presidente del consiglio datemi dieci Salvini.
Piuttosto che certi politici con la puzza sotto il naso, tipo Calenda che quando azzecca un paio di ragionamenti giusti ci tiene a ricordarti che lui fa parte dell’intellighenzia e non condivide la “politica caciottara” (come lui stesso la definisce) dei suoi avversari, datemi cento Salvini.
Piuttosto che gente di sinistra, che essendo di sinistra dovrebbe essere più vicina al popolo e invece il popolo le fa schifo, datemi mille Salvini.
Ma da un politico a cui affidare il futuro di una nazione mi aspetto comportamenti diversi e una maggiore padronanza della situazione in ogni circostanza. Faccio fatica a entrare nello schema: “o ti piace così o no”.

Credo, piuttosto, che quando si fa politica si debba osservare sé stessi con occhio critico e astenersi da comportamenti poco consoni… macchiettistici, che offrono il fianco alle critiche degli avversari ma anche di chi potrebbe diventare un tuo elettore. Altrimenti si mantiene il consenso di chi preferisce “uno di noi” al potere, ma ci si aliena chi, da un leader a cui affidare il futuro della nazione e perciò anche il proprio e della propria famiglia, pretende qualcosa di più. Ad esempio un po’ più di stile, un po’ più di classe. Dando ovviamente per scontato che la sostanza ci sia.
Le critiche costruttive servono per migliorare, se fatte col cuore e non con l’odio. Come elettrice di centrodestra, preferirei che Salvini ma anche la Meloni fossero meno attaccabili per certi loro scadimenti e curassero di più l’immagine. Che, credetemi, è molto importante. Forma e sostanza, nel loro caso, potrebbero essere le carte vincenti.
L’eleganza dei modi, la sobrietà, l’educazione, così come la cultura, non hanno mai guastato, soprattutto quando si è un personaggio pubblico. Soprattutto in un’epoca in cui il lassismo dei costumi e l’abbrutimento dei comportamenti imperversano, avere un leader che sappia distinguersi anche per l’autorevolezza e la serietà dei modi non dovrebbe dar fastidio a nessuno.
Se devo farmi abbracciare, mi faccio abbracciare da mio marito, non dal politico che deve rappresentarmi. Non mi interessa avere un “premier per amico”, ma pretendo un premer che sia una figura rappresentativa, preparata, competente, irreprensibile. Che non sia “uno come me”, ma che sia meglio di me: che ne sappia molto di più e sappia sempre essere all’altezza della situazione.
È pretendere troppo, forse?
Certo, visto il generale imbarbarimento della politica, suggellato dall’avvento dei 5 stelle, potrebbero sembrare pretese assurde. Però non demordo, non dispero.
Ci vorrebbe un misto tra De Gasperi, Meloni, Churchill, Putin, Trump, Reagan, Salvini, Berlusconi, al netto dei difetti e al cubo dei pregi. Ma non potendolo avere, ci “accontentiamo” di ciò che il momento (o il convento) passa.
E però è nostro diritto e ancor più nostro dovere chiedere ai leader a cui daremo il nostro voto di fare di più e di meglio.
E, per quanto riguarda noi elettori, smettiamola di accapigliarci per… le ciliegie di Salvini. Lasciamo perdere, almeno in politica, la tifoseria da stadio e teniamo vivo e costruttivo il confronto. Usiamo l’energia, la stessa che mettiamo nei social a farci la guerra e offenderci, per farci valere e far capire a chi ha usurpato il potere, a chi ha svilito l’Italia, che sta per arrivare la resa dei conti.
Altro che dircele e darcele tra di noi…

Diana Lanciotti

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