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La musica sta cambiando

C’è voglia di riscossa. Ogni giorno di più. Me ne accorgo dalle telefonate e dalle email che ricevo. Dalla rassegnazione si è passati alla voglia di riprendersi la propria vita. Responsabilmente e costruttivamente.
Ero partita a scrivere sulla questione coronavirus, sulla nostra vita cambiata, con l’articolo “Il valore della rinuncia”. Era il 24 febbraio. Eravamo spaventati, pronti al peggio, disposti a ogni sacrificio. Da pochi giorni un virus che sembrava uscito da un film catastrofico, un castigo della natura contro la debosciaggine dell’uomo moderno, un dio vendicatore incarnatosi in un pipistrello cinese, ci aveva colti alla sorpresa, e tutto era cambiato. I nostri punti di riferimento di colpo annientati, spazzati da uno tsunami che ti raggiunge anche se cerchi di metterti in salvo sulla montagna.


Eravamo tristi, addolorati, terrorizzati. Dal dirci che non era niente, poco più o poco meno di un’influenza, dal dirci che eravamo “prontissimi”, la nostra Sanità là fuori con la spada sguainata per respingere colpo su colpo l’assalto del virus, dal dirci che potevamo continuare ad “abbracciare i cinesi”, dal dirci che non dovevamo rinunciare all’aperitivo, politici e “scienziati” sono passati a dirci che era una “minaccia peggiore del terrorismo”. Così l’ha definita l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quel carrozzone assegnapoltrone (e soldi) che credevamo si occupasse seriamente della salute dei popoli, e invece abbiamo scoperto essere né più né meno un’organizzazione politica e burocratica mossa non tanto dalla compassione verso gli esseri umani, quanto dagli interessi di certi esseri umani.
Eravamo sbandati. All’inizio ci siamo aggrappati alla versione più edulcorata, di chi minimizzava. Poi abbiamo capito. Abbiamo capito vedendo le file di bare e sentendo i racconti dei medici e degli infermieri in prima linea a combattere il nemico a cui i loro colleghi “famosi”, i nuovi divi della tv, avevano spalancato le porte con le loro rassicurazioni, successivamente ritrattate. Fuori tempo massimo, però.
Praticamente, questi signori che per qualche giorno di troppo ci hanno ammannito le loro personali versioni basate sulla più assoluta ascientificità, si sono dissociati da sé stessi. O, addirittura, hanno negato di aver detto l’opposto di quanto ora affermano. Schizofrenia da eccesso di “scienza”. O di presenza (in tv).
Ma ho già parlato anche troppo di questi personaggi nefandi, che sono uno dei motivi per cui dobbiamo sperare che il virus se ne vada alla svelta: così potremo finalmente liberarci dalla loro asfissiante onnipresenza in tv, sui giornali, nelle librerie. Torneranno a essere dei semplici operai di laboratorio, abituati a osservare il mondo attraverso il microscopio, frammentato in microparticelle, perdendosene la visione globale.
Un’accoppiata funesta, quella di politici e “scienziati”.

Siamo poi passati alla fase della retorica, del “patriottismo”, in cui si cantava sui balconi un inno finora relegato alle partite della nazionale di calcio, la fase in cui si cercava il lato “poetico” e salvifico di questa pandemia, in cui ci si sentiva tutti fratelli, in cui ci si emozionava davanti alla natura che si riprende i suoi spazi, che noi cattivoni le abbiamo sottratto. Ma la Natura, la nostra grande Madre, non c’entra niente in questa oscura vicenda. Lei stessa, che è sempre padrona della situazione, si è trovata spiazzata da questo colossale pasticcio partorito dalle menti bacate di chi ha pensato (e tuttora pensa) di poter disporre della vita altrui.
Io che amo la Natura, e guai a chi la tocca, dico che in questo momento dobbiamo lasciare da parte le visioni poetiche e smettere di sentirci in colpa, noi, perché viviamo in un certo modo. Oh, certo: dovremmo rivedere tanti comportamenti dissennati, che hanno portato al degrado dell’ambiente. Ma avremmo dovuto farlo né più né meno, anche senza l’arrivo di un virus quasi sicuramente uscito da un laboratorio.
Non è la natura che si difende, come qualcuno vuol raccontarci. La colpa non è nostra, anche se questa convinzione non ci esime dal fare un esame di coscienza sui nostri stili di vita.
Ma, ripeto, non è questo il momento della retorica, del poesiume, del buonismo.
È il momento di agire, e non più subire.

Sono passati più di due mesi dall’inizio del terrore, dall’averlo toccato con mano. Molti sono piombati nella rassegnazione, che è lo stato d’animo peggiore, è la porta aperta a qualunque malattia. È essa stessa malattia.
So cosa significa pensare di non venirne fuori, e se la forza non l’hai dentro di te per fortuna c’è chi può dartela. La Natura, Dio, i miei genitori mi hanno dato questa forza. L’ho tirata fuori per me, un tempo, e ora per tante persone disperate che, convinte di trovare la salvezza, si stavano rifugiando nell’accettazione di tutto: delle teorie più strampalate, delle imposizioni più liberticide, delle balle colossali raccontate da chi sparge terrore a piene mani per manovrarci più facilmente. Il Pensiero Unico Dominante aveva incominciato a mettere radici. Gli stessi giornalisti (alcuni, per fortuna non tutti), ridotti  a lustrascarpe del potere, hanno rinunciato ad avere idee proprie, sostituendole con quelle preconfezionate distribuite gratuitamente dalla politica e dalla “scienza”. Da “sentinelle della verità” a cani da guardia del potere.
Dire, o cercare, la verità è diventato polemica. “Non facciamo polemiche” è diventato un diktat, la frase d’apertura di ogni tentativo di esprimere un’opinione che si discosti di mezzo millimetro da quella dell’interlocutore o comunque del Pensiero Unico Dominante. Una trappola in cui sono cascati persino i politici dell’opposizione, troppo preoccupati di non sembrare “polemici” da appiattire per un periodo troppo lungo la dialettica e l’azione.
Persino il Papa si è messo a invitare i fedeli a seguire… fedelmente le disposizioni del governo. Forse non essendo informato che se avessimo seguito sin dall’inizio le disposizioni del governo saremmo tutti morti.
Così ho incominciato a scrivere. A scrivere facendo appello alla forza che ognuno di noi ha ma che non sempre sa di avere. Tanti altri giornalisti, di quelli che si rifiutano di lustrare le scarpe al potere, hanno fatto lo stesso. E anche tanti “influencer” sui social. Anche loro consci che il dissenso è un diritto ma anche un dovere civico.
Piano piano le teste si sono rialzate. In tanti hanno capito che mantenere la mente libera e il senso critico non è da irresponsabili: è un atteggiamento costruttivo se si vuole trovare una soluzione e non solo subire scelte raffazzonate imposte da chi ci considera sudditi da comandare o pecore da tosare.
La musica sta cambiando. Dall’iniziale cacofonia, si sta trasformando in un inno alla vita, alla libertà. Ora ci manca solo un direttore d’orchestra all’altezza della sinfonia.

Diana Lanciotti

3 commenti

  • Rodolfo

    Cosa dobbiamo fare? Un grande piano industriale per la ns bella Italia. Ora siamo in una situazione prefallimentare e l’attuale pandemia ha fatto venire a galla tutti i problemi del paese,dobbiamo fermarci e fare un grande piano industriale gestito non da politici che purtroppo non hanno mai lavorato e non sanno come deve essere fatto un bilancio… ma da tecnici che nulla hanno a che fare con il mondo politico….. Noi Italiani vogliamo dei dati, dei numeri, vogliamo capire… Ora i soldi vanno in un grande contenitore pieno di buchi fatti dai vari enti, partecipate, aziende pubbliche, partiti e partitini ecc. Tutti parlano e tutti pensano come rimpinguare il proprio portafoglio… Risultato un deficit pubblico spaventoso… abbiamo interessi sul debito enormi da pagare con le generazioni future e ora con questa pandemia altri debiti da fare… Non abbiamo soluzioni, il paese è da ricostruire. Dobbiamo essere onesti con noi stessi o lo facciamo noi o verrà il commissario europeo a farci capire come devono essere tenuti in ordine i conti e allora forse capiremo…
    Abbiamo sentito in questi ultimi anni tante parole spese da tanti politici, comici… e il risultato sempre lo stesso debito pubblico che che aumenta inesorabilmente, PIL che diminuisce… Siamo il fanalino di coda dell’Europa. E ora l’attuale maggioranza andata al potere con abili giochetti di Palazzo. Un’accozzaglia disordinata non amalgamata di omuncoli disperati che vogliono fare i ministri. Cosa saranno capaci di fare: NIENTE.
    Mi viene da piangere. Signori miei prendetene atto abbiamo toccato il fondo…
    Conte e soci andate a casa…

  • Paola

    Cara Diana. La musica sta cambiando, scrivi. Me lo auguro tanto, ed è la sola speranza che mi può confortare. Riprendiamoci la nostra vita, facciamo sentire a chi ci sta rubando un pezzetto di vita al giorno, che ne abbiamo abbastanza dei tanti soprusi che ci sono stati imposti in questi due ultimi mesi. Urliamo forte la nostra rabbia contro chi vuole imporci questo modo di vivere antidemocratico. La nostra è e rimane una democrazia, con un parlamento eletto dal popolo, a difesa della libertà inalienabili di ciascuno di noi. Ribelliamoci a chi vorrebbe decidere della nostra vita infischiandosene dei nostri diritti.

  • Tranquillo

    Penso si stia arrivando al punto di non ritorno !
    Non è così ke si amministra una nazione !
    stanno letteralmente buttando i soldi ( tantissimi !) dalla finestra per acquisti da folli !monopattini ( per farne che?).. banchi con rotelle buttati …..tutto questo acquistato in Cina ! Almeno avessero acquistato in Italia , avrebbero dato lavoro agli italiani !…. spero salti per aria tutto !

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