La via della Seta: burattinai e burattini
Ormai di tutto quello che fa questo governo di sbandati non si capisce se lo fa in malafede o per semplice incapacità.
Col loro non decidere, tentennare, favorire, colludere con i potenti amici cinesi (per timore di spezzare i preziosi fili della Via della seta, in cui immagino siano impigliati tanti di quelli che inneggiano alla Cina facendo finta che non sia da lì che arrivano i guai, passati, presenti e futuri) hanno inguaiato l’Italia e gli Italiani. Gli unici non inguaiati sono loro, che ogni mese si portano a casa i loro lauti stipendi, sfilati direttamente dalla tasche di Pantalone, cioè il popolo italiano.
Terrorizzati dal Covid (uno dei prodotti cinesi esportati con più successo negli ultimi tempi) tutti sembrano essersi dimenticati che non più di un anno fa l’ineffabile Giuseppi ha fatto il diavolo a quattro per aderire alla Via della seta, cioè un accordo economico per “implementare gli scambi commerciali con la Cina” di cui proprio Conte e Di Maio erano i maggiori propugnatori in Europa, che invece guardava la questione con distacco se non diffidenza.
La rassegna stampa
Riporto, per rinfrescarci la memoria, qualche titolo e qualche estratto di articoli sull’argomento, di circa un anno fa. Indico anche i link, invitandovi ad approfondire la lettura.
Il Corriere:
Via della Seta, Conte: «Italia-Cina, intesa limpida: l’obiettivo è crescere»
Il premier: è una scelta economica compatibile con l’Alleanza atlantica. Altri Paesi collaborano con Pechino, non sarà un cavallo di Troia. (link)
ANSA:
Di Maio: Italia primo paese G7 a firmare con Cina – “Posso assicurare che (la firma dell’accordo sulla via della Seta, ndr) è una grandissima opportunità per tutti noi, in cui ho creduto dal mio primo viaggio in Cina: è una cornice nella quale crescere insieme, sono veramente contento che domani si possa procedere alla firma come primo paese del G7”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio introducendo i lavori del business forum Italia-Cina a Palazzo Barberini.
Tajani: non svendiamo un pezzo di sovranità ai cinesi – “Non possiamo svendere un pezzo di sovranità italiana e europea ai cinesi”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ospite a Unomattina, nel giorno della visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping. “La posizione del Parlamento europeo – ha aggiunto – vuole che ci siano regole uguali in Europa e Cina. Non possono venire in Europa a fare ciò che vogliono se il loro mercato non è libero”.
Toninelli: nessuna vendita di asset – “È una grande opportunità fatta con intelligenza perché c’è un grande vantaggio competitivo per l’Italia di esportare prodotti in Cina senza svendere nessun asset italiano”. Così il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Danilo Toninelli a Milano per una visita alla sala operativa di Rfi commenta l’intesa con la Cina. “Sono cose che vengono fatte bene in trasparenza nell’interesse nazionale e credetemi che nessuno deve preoccuparsi”.
Financial Times: sostegno italiano mette a rischio l’unità Ue – “Il sostegno italiano alla nuova Via della Seta mette a rischio la solidarietà europea”. È quanto titola il Financial Times nel dare notizia della visita a Roma del presidente cinese Xi Jingping, che secondo il quotidiano finanziario “solleva questioni circa la capacità europea di formare una posizione unitaria nei confronti della Cina”. (link)
AGI:
Conte ha spiegato all’Ue perché non bisogna temere la Via della Seta
L’Europa continua a chiedere che nei rapporti con Pechino ci si muova con un unico passo, ma l’Italia non ha intenzione di cambiare posizione sul maxi-progetto commerciale
Francia e Germania hanno chiesto cautela sugli investimenti cinesi nel Vecchio Continente. E’ possibile che la Cancelliera Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron abbiano insistito su questo fronte con il presidente del Consiglio italiano che aveva già illustrato ai giornalisti l’intenzione di informare tutti sull’atteggiamento dell’Italia. Non sarà comunque Giuseppe Conte a firmare il memorandum sulla nuova Via della Seta. I circa 30 accordi saranno firmati dal ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio, con il suo omologo cinese. Roma comunque non cambierà posizione sul maxi-progetto lanciato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping che nel pomeriggio di giovedì è arrivato in Italia.
La volontà del premier è quella di ‘blindare’ l’intesa che, ha ricordato più volte, non è vincolante. “Dobbiamo essere in grado – ha spiegato in un’intervista a ‘Die Welt’ – di costruire una partnership con Pechino basata sull’uguaglianza senza deviare un passo dai nostri valori e principi, senza mettere in discussione i nostri legami, le nostre norme e le nostre alleanze storiche”. (link)
“Non devo convincere nessuno”, è stata la premessa del presidente del Consiglio al suo arrivo a Bruxelles alle domande dei cronisti sul rischio dell’isolamento del nostro Paese sui rapporti con la Cina. Alla diffidenza di Parigi e Berlino si somma il gelo della Lega. “Per me la priorità è la Basilicata non la Cina”, ha tagliato corto oggi Salvini, “per me è più importante la sicurezza nazionale”.
Sul dossier restano quindi le distanze nella maggioranza. “Così andiamo a sbattere, rischiamo di compromettere il nostro rapporto con gli Stati Uniti”, sottolinea un ‘big’ del partito di via Bellerio. Ma il Movimento 5 stelle non ha alcuna intenzione di rivedere gli accordi. Sarà lo stesso Di Maio a presentarli sabato mattina a villa Madama. L’incontro tra il governo e la delegazione cinese durerà un paio di ore e non è prevista conferenza stampa. (link)
Sole 24 ore:
Conte: il Memorandum occasione per business italiano
In Cina, ha spiegato il premier italiano agli imprenditori presenti in ambasciata, «si stanno vivendo straordinari cambiamenti; ci sono grandi opportunità da cogliere per nostro Paese». L’ Italia, ha aggiunto Conte, è presente con le varie iniziative prese dal nostro Governo e in seguito all’ultima visita del presidente Xi a Roma che «ha scandito un messaggio molto importante nelle relazioni tra i nostri due Paesi, con il vicepresidente Di Maio che ha sottoscritto il memorandum per la Via della Seta e ora la nostra partecipazione qui per il secondo Forum». C’è molta attenzione nei nostri confronti da parte del Governo cinese, ha osservato sempre Conte, perché «loro considerano strategico il rapporto con il nostro Paese», il primo del G7 a firmare un memorandum di questo tipo. (link)
(Una nota: alla luce delle fandonie che Giuseppi ci ha propinato ultimamente, rileggere le sue rassicurazioni sulla bontà del trattato e i suoi proclami sui “valori e principi” fa rabbrividire. E alla luce di quanto ha combinato la Cina nei riguardi del mondo, infettato dal virus cinese, leggere che i Cinesi considerano strategico il rapporto con l’Italia fa agghiacciare.)
Qui Finanza:
Conte a Pechino: al via il secondo Forum sulla Nuova Via della Seta
Ricordiamo che in marzo la visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping ha prodotto una serie di accordi per rafforzare la cooperazione bilaterale, commerciale e culturale tra i due Paesi. Un totale di 19 accordi istituzionali e 10 commerciali cominciando dai porti al commercio elettronico fino alla carne suina, per un valore di circa 2,5 miliardi di euro. Lo stesso presidente cinese Xi Jinping aprendo i lavori del forum di Pechino ha promesso standard finanziari “di alta qualità” per la nuova Via della Seta, l’ambizioso piano infrastrutturale di connessione tra Asia, Africa ed Europa. Ha promesso inoltre “sostenibilità commerciale e fiscale dei progetti perché possano centrare i target”: aprendo i lavori del secondo Forum della “Belt and Road Initiative”, Xi, senza menzionare i dubbi espressi dall’esterno sulla “trappola del debito”, ha detto inoltre di volere “una cooperazione aperta, verde e trasparente” rafforzata dalla “tolleranza zero alla corruzione”. (link)
Il Presidente cinese Xi Jinping sbarca a Roma per firmare il tanto discusso memorandum sulla Via della Seta, mentre il Premier Giuseppe Conte e il suo Governo sono all’opera per evitare tensioni interne strizzando contemporaneamente l’occhio a Washington che guarda, interessata e con più di qualche timore, all’operazione. Stando ai rumors, nei giorni scorsi, Trump – che però è a sua volta impegnato con Pechino per mettere fine alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina – avrebbe chiamato più volte l’ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg, per far pressione e far saltare la visita. Missione fallita visto che il Governo ha tenuto duro. (link)
(Una nota: alla luce delle fandonie che la Cina ha propinato al mondo ultimamente, rileggere le dichiarazioni del presidente cinese circa la trasparenza e la lotta alla corruzione fa rabbrividire.)
La Cina alla conquista del mondo, col beneplacito di Conte & friends
Ci sono centinaia di articoli che dimostrano che un anno fa Conte e i suoi amichetti 5 Stelle (gli “antisistema”, che una volta seduti sulle seggioline del potere hanno “sistemato” i loro deretani nel modo più confortevole) ci hanno gettati tra le braccia della Cina, questo mostro famelico che, mascherandosi dietro sorrisini e inchini, si sta impossessando del mondo (forse anche attraverso virus… made in China).
L’accordo con la Cina, voluto e difeso a spada tratta da Conte e compagnia stonante, ha diviso la politica interna e internazionale. Il timore era (ed è) che la Cina si compri pezzi di infrastrutture statali (in primis porti e aeroporti), ma anche industrie e marchi, e che l’accordo si riveli a tutto vantaggio della Cina e a svantaggio dell’Europa. A Bruxelles in molti temono infatti che Pechino diventi “un concorrente e un rivale sistemico”.
Mentre Di Maio spendeva ogni energia (!) per rassicurare sul fatto che la Via della Seta è una grande opportunità per l’Italia, Salvini metteva in guardia circa i rischi di mettere nelle mani di investitori stranieri infrastrutture vitali per l’Italia, come i dati, le reti, i porti, gli aeroporti.
Va ricordato che i Cinesi sono già praticamente padroni del porto del Pireo, in Grecia, e delle società che gestiscono il trasporto dei container per i porti di Bilbao e Valencia, in Spagna, e di Zeebrugge in Belgio. Posizioni strategiche per gli scambi e i controlli del territorio.
Attualmente la Cina detiene il 49% del porto di Vado Ligure, sito strategico per il trasporto di container, e mira all’acquisizione del porto di Trieste.
Gli artigli del dragone cinese si stanno allungando anche verso la Polonia, la Lettonia, la Repubblica Ceca, la Serbia, l’Ungheria, paesi che la Cina ha praticamente obbligato a indebitarsi con le banche cinesi per la costruzione delle loro infrastrutture commerciali finalizzate agli scambi con la Cina (la Via della Seta appunto). E, manco a dirlo, la quasi totalità dei progetti è stata affidata a società cinesi.
Chi credeva che la Via della seta favorisse l’interscambio paritario di merci tra Europa e Cina se l’è finora presa letteralmente sui denti. Dei container pieni di merce cinese che arrivano ogni settimana su 25 treni speciali al porto di Duisburg, in Germania, almeno la metà se ne torna vuota in Cina. Significa che la disparità, per cui in Europa si vendono molti più prodotti cinesi che in Cina prodotti europei, è enorme nonostante i proclami e le difese d’ufficio di Conte & friends.
È chiaro che la bilancia degli scambi pende tutta a favore della Cina e gli “affari d’oro” che gli strenui difensori della Via della Seta magnificavano si stanno rivelando le classiche menzogne di questi mentitori seriali. Nonostante il flop, i prestiti accesi dai paesi europei con le banche cinesi vanno restituiti. Se non lo fossero, potrebbe ripetersi quanto capitato allo Sri Lanka, costretto a cedere le proprie infrastrutture per onorare i debiti verso la Cina, dopo essere stato praticamente obbligato dalla stessa a indebitarsi con le banche cinesi.
L’Italia, vero obiettivo?
E noi, che siamo nel mirino della Cina da tempo, come andremo a finire? Qualcuno va dicendo che il massacro della Grecia fosse solo una prova generale e che il vero obiettivo fosse l’Italia. Un bocconcino appetitoso per le ingorde smanie espansionistiche dell’ “amica Cina” e, non scordiamolo, dei cugini d’Oltralpe.
Questi legami, documentati, forse spiegano l’atteggiamento di amichevole e complice condiscendenza da parte dell’OMS (finanziata dalla Cina) che, come afferma il giornalista e saggista Federico Rampini, è solo un “organismo politico e burocratico”. Qualcuno dice un vero e proprio baraccone. E comunque non è di certo un’istituzione che si preoccupi della salute dei popoli.
Gli stessi legami di stampo affaristico con la Cina spiegherebbero anche il folclore nostrano che ha vivacizzato i primi stentati passi nel nostro paese del… salvifico (dal punto di vista di chi l’ha diffuso nel mondo) covid: “abbracciamo un cinese”, “mangiamo gli involtini”, Mattarella che va a trovare i bambini cinesi a scuola per non farli sentire discriminati, la presenza assidua nei talk show di cinesi che andavano in tv a fare il pianto greco dicendosi vittime di razzismo, l’invio alla Cina di mascherine e presidi vari inviati graziosamente dal Ministro degli Esteri Gigino di Maio per dimostrare amicizia e affetto al popolo cinese. Mentre qua in Italia il virus era già diffuso e quelle mascherine avrebbero fatto comodo a noi. Già, ma da noi gli “scienziati” dicevano che non servivano. Anzi: erano addirittura pericolose.
Pare che si tratti delle stesse mascherine che abbiamo poi… acquistato dalla Cina, che non è affatto vero che ce le ha regalate, anche se la piaggeria dell’informazione e della politica verso i cinesi ci ha raccontato che erano “doni”.
Insomma, tutte queste dimostrazioni di solidarietà e amicizia con la Cina potrebbero non aver nessun risvolto umanitario, ma puramente commerciale.
Il viaggio di Di Maio in Cina
A proposito di Di Maio, il Giggino nazionale, è proprio di inizio novembre 2019 il suo viaggio in Cina (vien da chiedersi: ma vedendolo, il Covid, che all’epoca era già pimpante, l’ha scansato?) per siglare “accordi che erano fermi da tempo”. La nostra gloria nazionale, che in questi giorni si è detta “orgoglioso di rappresentare gli Italiani all’estero” (al contrario degli Italiani, che sono tutt’altro che fieri di essere rappresentati da lui) ha partecipato “in via straordinaria” alla cena di benvenuto offerta nientepopodimeno che dal presidente cinese Xi Jinping ai capi di Stato e di governo (N.B. Giggi’ non è capo di Stato o di Governo…)
Con l’occasione Giggino si è speso con veemente energia per auspicare una rappacificazione tra Stati Uniti e Cina: «Le tensioni commerciali tra Usa e Cina non aiutano i mercati internazionali e non aiutano le nostre imprese.»
Insomma, anche a non voler malpensare, tutto questo amoroso trasporto per la Cina richiamerebbe qualche riflessione.
Il punto sulla Via della Seta
A distanza di mesi nessuno più ne parla. Ma che fine ha fatto la Via della seta?
È di pochi giorni fa (del 9 aprile) questa notizia ANSA, passata sotto silenzio:
“La Cina ha inaugurato una nuova linea ferroviaria per il trasporto merci con l’Europa, in partenza da Xi’an, capoluogo della provincia nord-occidentale dello Shaanxi…. Il primo convoglio merci in transito su questa rotta, carico di pannelli solari, è partito ieri dalla stazione Xinzhu di Xi’an diretto a Barcellona, in Spagna.”
Notizia buttata lì, che dimostra come l’avanzata cinese in Europa, non a bordo di aerei militari o carrarmati ma di treni carichi di merci, non si sia fermata neanche col coronavirus. Anzi. Dopo una breve (o “tattica”?) battuta d’arresto, mentre l’occidente è ancora messo al tappeto dal virus made in China, l’economia cinese sta camminando alla grande.
Insomma, che siano telefonini, scarpe da ginnastica, borsette, bambole, o… virus, l’esportazione di prodotti made in China non conosce crisi.
Domande in libertà (finché ce la concedono…)
Col tempo scopriremo forse che il Covid 19 è arrivato proprio percorrendo l’autostrada preferenziale (altro che semplice “via”) della Seta, aperta da Conte & friends ai potenti amici cinesi?
Che i… fili della seta sono quelli con cui da lontano i nostri politici… filocinesi vengono manovrati?
Che un minuscolo organismo arrivato proprio dall’ “amica Cina” ha messo in ginocchio l’Europa, Italia in primis?
E per questo ora l’Italia è in vendita a prezzi di ribasso?
A vederlo come un disegno studiato a tavolino non ci vuole molto. Come dicono i criminologi? Tre indizi fanno una prova. Qua ne abbiamo altro che tre…
Sarà da verificare chi, oltre ai Cinesi, trae e trarrà vantaggio da questa svendita dell’Italia.
Diana Lanciotti
P.S. Ovviamente al popolo cinese va comprensione e rispetto, per il suo dover sottostare a un potere repressivo e oppressivo.
7 commenti
Rodolfo
I Cinesi grande popolo e grande democrazia… svegliamoci questi vogliono comandare il mondo… volete i ns figli schiavi dei dittatori cinesi. Siamo sulla buona strada…Apriamo gli occhi su cosa fanno in Italia.. comprano attività pagando con una valigia di soldi contanti(da dove arrivano?)lavorano 12/14 ore al giorno, sabato, domenica, feste comprese e anche di notte… certamente sono tutti in regola… chiediamo alla ns agenzia delle entrate al ns stato una situazione esatta dei contributi e tasse pagate dai titolari di attività gestite dai cinesi. Vogliamo i dati… in Italia parliamo di Ristoranti,bar,negozi,centri massaggi o centri di prostituzione sono la stessa cosa (ne abbiamo in tutte le città non mi risultano che siamo controllati come igiene, come normativa. Penso che non rilascino molte fatture) poi abbiamo supermarket che vendono solo mercanzia ed alimenti che vengono dalla Cina… controlli?? Poli produttivi come quello di Prato che hanno il monopolio del tessile hanno ucciso le ns aziende… si sono sostituiti ai ns produttori…
Questi signori se vogliono stare in Italia devono sottostare alle ns regole pagare le tasse, i contributi, come dobbiamo fare noi… Altrimenti chiudono le loro attività e se ne tornano a casa. Ci hanno mentito su Covid 19… hanno messo in ginocchio il mondo. Vanno chiesti i danni: uniamoci agli Americani con una linea comune di risarcimento. Svegliamoci. Ministro Di Maio e Conte che volete aprire la via della seta Italia-Cina mi fate ridere (ex venditore di lattine allo stadio… di grande esperienza internazionale, e un avvocato non eletto dal parlamento, che si crede un grande statista e una massa di tecnici e ministri improvvisati, grandi parassiti e senza nessuna esperienza lavorativa… I Cinesi ci mangiano con pochi spiccioli… con il benestare di questi sciagurati…
Ho sentito parlare nelle trasmissioni serali il ns sottosegretario agli esteri Manlio di Stefano parlare dell’importanza che l’industria italiana della componentistica dell’auto ha per la Germania… Ha detto che il 75 per cento dei componenti delle auto tedesche sono fatte in Italia…. non sa che vanno dal 5 al 10 per cento a seconda che siano parti (vedi gomme, cambi, vetri, fanali ecc…) Questa stessa percentuale è stata ripresa da Di Maio altro genio… Questa gente non sa quello che dice, non sa che occupando dei posti vitali per la gestione del paese ed essendo degli emeriti incapaci con dei curriculum inadeguati, senza nessuna esperienza, stanno facendo dei danni incalcolabili al paese a tutti noi ai ns figli…
Paolo Fontana
Cara Diana, ai miei occhi la Cina appare un paradosso politico economico che forse non e’ stato abbastanza approfondito dall’Occidente. Ancora non mi rendo conto di come possano convivere e cooperare uno Stato totalitario saldamente nelle mani di un Partito Comunista, e un’ economia industriale di proporzioni colossali basata su un capitalismo privato tra i piu’ avidi e aggressivi del mondo – eppure nello stesso tempo ligio al dirigismo centralista del suddetto Partito. Mi pare che questa contraddizione alla base della fenomenale espansione cinese non sia stata sufficientemente studiata in Occidente e che se ne conoscano poco gli intimi meccanismi. Come pure resta sostanzialmente oscuro dove vadano a parare i piani dei suoi astutissimi governanti, che certamente perseguono una strategia a lungo termine, di cui questa “via della seta” e solo uno dei tanti mezzi dispiegati per il loro fine. Noi abbiamo delocalizzato e appaltato ai cinesi gran parte della manifattura grazie alla sciocca politica globalista della WTO e alla supina adesione a questa da parte dei nostri Paesi dopo gli anni 80. I bassissimi costi (la qualita’ da mediocre all’inizio e’ poi divenuta discreta) sono stati visti come una manna sia dai consumatori sia dai produttori che attingevano alla componentistica cinese. Ma a poco a poco tanti settori industriali italiani sono spariti per la impossibilita’ di reggere una concorrenza tanto sleale. Diversamente dai tedeschi non possiamo neanche rifarci vendendo ai Cinesi grandi quantita’ di automobili di lusso e costruendole anche in loco..Ricordo che molti anni fa Tremonti invoco’ il ritorno ai dazi nei confronti dei Paesi come la Cina. Non sarebbe una cattiva idea. L’esempio attuale delle mascherine sara’ banale ma e’ istruttivo: dimostra che non avere piu’ una produzione nazionale di tanti prodotti oltre a deindustrializzare e impoverire il Paese, crea una dipendenza che puo’ avere conseguenze drammatiche. Speriamo di averlo capito.
Mario Pellone
Siamo un paese in pericolo . Il virus ci può mettere in grave difficoltà. Penso che la nostra unica possibilità di salvezza è di restare in Europa con una squadra nuova che sappia farsi rispettare.
Y. Z.
Io di norma non sono complottista… ma è un’idea che mi è balenare in testa e che mi convince sempre più.
Y.Z.
S.L.
Penso che tutti abbiano tanta rabbia contro questi idioti. Ci stanno rovinando.
S.L.
Maria Vittoria Martellini
Diana carissima, definire I nostri governanti “dilettanti allo sbaraglio” sarebbe solo sminuire le loro grandi responsabilità che si sono assunti quando pomposamente Giuseppi si definì avvocato e difensore dei diritti degli Italiani.
Purtroppo abbiamo toccato con mano la loro pochezza, incapacità, impreparazione, inadeguatezza e mancanza totale di comprensione dei reali problemi di ogni categoria sociale.
Oggi il presidente del consiglio chiede scusa per non essere stato capace, in tre mesi,di far arrivare un euro nelle tasche degli Italiani obbligati a chiudere ogni loro attività.
SI DOVREBBE SOLO DIMETTERE se avesse un minimo di dignità e rispetto per noi.
Ma il “nostro” è privo di tali sentimenti, a lui piace proclamare, concedere, permettere a reti unificate cascate di miliardi mai stanziati prima… appunto mai arrivati!
A questo punto parlare di “via della seta” (nome così delicato e sottile) è come raccontarci una bella favola dove i carissimi democratici del dragone cinese, sempre leali, sinceri e generosi, regaleranno a noi italiani affari d’oro, occasioni economiche imperdibili e guadagni assicurati.
Basta guardare cosa ci hanno raccontato sul virus che li ha infestati per primi senza mai dire la verità su tempi, contagi, contagiati, morti ecc.
Però abbiamo certezze e garanzie: nella persona di Di Maio con grandissima esperienza da imprenditore (vendeva bibite e panini allo stadio..)
Possiamo stare tranquilli e dormire fra due cuscini.
Ma forse è ora di svegliarsi!!!!
Michela Cadamuro
Seguo regolarmente tutti gli ultimi articoli della giornalista Diana Lanciotti e devo dire che mi conforta ciò che dice della nostra realtà politica. Nessuno della stampa… orientata e imposta dai vari gruppi di potere dal suo editore si può permettere di esprimere il disastro dell’attuale governo. Questi articoli di Lanciotti li condivido interamente e trovo che le stigmatizzazioni siano perfette e veritiere. Mi conforta moltissimo perché c’è una voce libera fuori dal coro che spero faccia opinione.
Michela Cadamuro