#Iostoacasa. La politica e i cittadini ai tempi del coronavirus
Sono passate appena due settimane da quando ho scritto “Il #coronavirus e il valore della rinuncia”. Sembra una vita. Nel frattempo, tante vite si sono interrotte e molte più vite (ma non tutte) sono cambiate.
L’andamento schizofrenico della politica e della comunicazione ha ingenerato stati d’animo altalenanti e contraddittori: dal “è solo un’influenza” al “è poco più di un’influenza”, fino ad arrivare a un “penitenziagite” evocatore dell’Apocalisse. Dall’ “abbraccia un cinese” al “statti tappato in casa e non abbracciare manco tua moglie e non accarezzare il gatto”; dal “Milano non si ferma” al “non aprire quella porta”; dal “tocca solo ai malmessi” al “moriremo tutti”; dal “fatti un aperitivo” al “beviti ‘sto brodino”.
Da un estremo all’altro e ritorno, senza passare dal centro.
Sarebbe bello poter dire “la verità sta nel mezzo”. Ricorrere ai vecchi e cari luoghi comuni è una certezza, in tempi d’incertezza. In realtà, chi lo sa che cosa succederà? Abbiamo dei politici che fanno disgusto per la loro incompetenza che fa a gara con una presunzione stratosferica. Politici di cui non riusciamo a fidarci, neanche quando ci dicono (una volta su dieci… o forse meno) la verità. Politici che hanno inanellato una figuraccia dietro l’altra, e inseguito l’errore con protervia e pervicacia. Per incapacità o dolo, a deciderlo sarà la storia. Non la Storia, quella con la S maiuscola che se ne sta in disparte quando in campo scendono le mediocrità, ma la nostra storia quotidiana, se e come si evolverà se e quando questo colossale pasticcio con ingredienti tragici si risolverà.
Nel frattempo ci saranno altri morti. Che è vero che, come ci diciamo per allontanare la paura, sono già affetti da comorbilità (cioè da altre patologie) per cui il coronavirus è la classica goccia che fa traboccare un vaso, perdipiù già crepato. Ma… se non fosse arrivato il coronavirus queste persone magari sarebbero vissute ancora. Magari per alcune di loro lasciare un cammino di sofferenza potrà essere una liberazione… ma siamo sicuri lo sia per tutti? Eppure ogni giorno virologi e infettivologi dibattono a suon di percentuali se sia meglio morire perché già malati o vivere nonostante si sia malati. Dissertazioni che acuiscono la distanza che tanti medici hanno messo negli anni tra Medicina e Paziente, distanza che, tragicamente, i loro colleghi in prima linea in questo terribile momento stanno colmando, con gli interessi.
La politica, anche se definire “politica” questa rappresentazione penosa messa in scena da saltimbanchi e parvenu prestati alla politica è una forzatura, sta dando il peggio di sé. Mai come in questo momento si sente il bisogno di una chiarezza, di una lungimiranza, di una competenza che mancano come l’acqua nel deserto. Ci tocca fare il tifo per chi è meno peggio (è da tanto che in tanti votiamo chi è “un po’ meglio” del peggio che impazza), ma non abbiamo una figura di riferimento forte, carismatica, su cui poter fare affidamento. A cui credere.
Nessuno degli attuali competitor politici assomma in sé le caratteristiche del leader e dello statista che i tempi chiedono.
Il presidente del Consiglio Conte (finché non apre bocca… e lì ti cascano le braccia) un minimo di presenza scenica (il phisique du rôle) ce l’avrebbe. Ma tutto si ferma lì. Come dire: sotto la giacca (o sotto il maglioncino) niente.
Il Presidente Mattarella… si è sempre detto che in Italia il Presidente della Repubblica ha solo funzioni di rappresentanza. Almeno quella la si pretenderebbe. Sarebbe il minimo sindacale. Ma non so quanti si sentano rappresentati dall’attuale inquilino del Colle.
Gli attuali ministri… Dio ce ne scampi. Una manica di impresentabili. L’unico che forse se n’è reso conto è il Ministro della salute Speranza, che brilla per la sua assenza in un momento in cui dovrebbe essere la faccia e la voce di riferimento, e lascia che a rimetterci la faccia sia il suo vice Sileri, che almeno è un medico (e non un laureato in Scienze politiche come Speranza… facile chiedersi che c’azzecca la sua laurea con il Ministero della Salute). Un viceministro preparato dal punto di vista sanitario e che si vede quanto sia a disagio con la giacchetta del politico (e non si capisce perché non si sia ancora smarcato da questa armata Brancaleone, salvando credibilità e autorevolezza).
Lo stato disastroso della politica non è cosa di oggi, comunque. Era già chiaro quando, pur di non vedere più certe facce, tanti elettori avevano dato retta a un ex comico e portato in Parlamento tutta una pletora di bibitari e disoccupati senza arte né parte. Adesso il comico si è messo da parte (con o senza arte), ma in ogni caso ce ne ritroviamo un altro a capo del Governo, che però non fa ridere.
L’opposizione… all’interno del Governo: cioè Renzi. Non c’è bisogno di commentare chi si commenta già da solo attraverso parole e azioni. Un pallone gonfiato che si è finalmente afflosciato. E dire che c’è stato un momento in cui pareva che saremmo morti tutti “renziani”. Che forse era meglio che morire di coronavirus a causa dei “contiani” che non hanno saputo gestire l’emergenza e l’han buttata in politica, giocando con la salute dei cittadini.
L’opposizione… fuori dal Governo. Ci tocca sperare in Salvini e Meloni. Per carità, bravi ragazzi. Lei in particolare. Caruccia, brava a parlare, idee chiare, decisione e coerenza. Ma… immaginiamola a governare un Paese strano, complicato e multisfaccettato come l’Italia. Dovremmo prima farle sottoscrivere un formale impegno ad astenersi dai social e dai selfie (oltre che dal candidare cacciatori)… Non se ne può più.
Dare alla politica una dimensione nazional popolare come fosse il Festival di Sanremo è volerla svilire. Dai nostri politici dovremmo pretendere, oltre che competenza e onestà, Carisma, Classe, Stile. E morigeratezza nell’esposizione sui social.
Non è che fornendoci una dimensione più umana e quotidiana ci rassicurino. Anzi.
Sinceramente mi sentirei più tranquilla con un Putin al timone dell’Italia… e se gli proponessimo un interim?
“Sistemati” i politici, passiamo a noi, cittadini del paese più bello del mondo.
A fianco di persone straordinarie, che hanno fatto grande la nostra nazione nonostante le badilate in testa della politica e della finanza internazionale, ci sono delle persone incoscienti o perlomeno superficiali, così distanti da quel ”valore della rinuncia” di cui parlavo due settimane fa. E così si vedono coppie scappate dalla zona rossa per andare a sciare in Trentino Alto Adige (dove gli alberghi stanno chiudendo per l’arrivo del contagio) per non perdere la caparra; ottantenni seduti al bar a fare colazione dichiarare rassegnati “siamo anziani, cerchiamo di uscire meno del solito…”, come se il virus si aggirasse a orari prestabiliti; ventenni che si stipano lungo i Navigli, come se non avessero a casa parenti anziani che, per la leggerezza di figli o nipoti, rischiano la pelle. Ma si sa… tanto tocca sempre agli altri. E ancora: residenti al Nord, che per non restare intrappolati in quarantena scappano nelle seconde case al Sud, che poteva restare il polmone sano d’Italia, e se si ammala sono guai ancora più seri; residenti al Sud che, a causa del papocchio combinato (ad arte o per incapacità?) da chi non ha saputo gestire l’emergenza, fuggono dal Nord, portandosi appresso valigie e contagio. E, di questi, alcuni che approfittano del rientro non programmato per precipitarsi a salutare gli amici al bar, anziché mettersi in quarantena.
Ma il più “simpatico” è stato quel signore con la mascherina, in fila per visitare il Colosseo, che alla domanda dell’intervistatrice ha risposto: “Sì, sì, mi sono messo la mascherina perché ho la tosse, e non si sa da dove viene, così tutelo gli altri…”
Insomma, tutti a giocare sulla vita degli altri, a scommettere che sono sempre gli altri a rimetterci (e chissenefrega: siamo in tanti!). Una specie di lotteria Coronavirus, dove il premio consiste nel non beccarselo… nonostante la giocata rischiosa.
Purtroppo è così: ci sono sempre quelli che “Tocca solo agli altri”. Dopo ‘sto disastro sarà il caso di farci tutti un esame di coscienza e darci una regolata. Sennò sarà stato tutto inutile.
A proposito, se qualcuno se lo chiedesse: #Iostoacasa. Certo, non mi è difficile perché da più di vent’anni ho casa e ufficio uniti. Ma lo farei in ogni caso. Un sacrificio ora può salvare tante vite. La nostra e quella degli altri.
Diana Lanciotti